Elvira D’Amico

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Un documento inedito sugli arredi siciliani del secolo XVIII. Il letto della figlia del marchese D’Amico (1791)

DOI: 10.7431/RIV15092017

Nel panorama degli studi sugli arredi delle antiche dimore gentilizie siciliane, il documento che qui si presenta, proveniente dall’Archivio privato del marchese D’Amico di Milazzo  e oggi alla Biblioteca comunale della cittadina1, costituisce un ulteriore tassello. Si tratta della stima del letto che don Giuseppe Farao, nobile calabrese, fa effettuare in occasione del suo matrimonio con donna Maria Rosaria D’Amico, celebrato nel 1791 nella chiesa di S.Maria Maggiore, a un passo dalla residenza di famiglia, il palazzo D’Amico, sito sul lungomare Garibaldi e oggi dimora di rappresentanza del Comune (Fig. 1). E’ verisimile che il letto fosse stato commissionato dal padre della sposa, il marchese don Tommaso Mariano D’Amico (Fig. 2), secondo un’usanza diffusa presso l’aristocrazia siciliana e viva a tutt’oggi.

Poco è rimasto nell’Isola di questa tipologia di sontuosi elementi d’arredo, realizzati in massima parte in tessuti pregiati e sovente impreziositi da ricamo. La ricerca d’archivio ha evidenziato che a Palermo era diffuso, agli inizi del ‘700, il “letto in aria alla francese”2, probabilmente riferentesi al letto con baldacchino rettangolare applicato alla testiera, ispirato agli elegantissimi prototipi di Versailles, ancora ravvisabile in rari palazzi palermitani o in alcuni collages in seta della Galleria Regionale della Sicilia (Fig. 3)3; mentre negli ultimi decenni del secolo era frequente il letto “all’imperiale”4,  indicante a questa data probabilmente il letto “alla polonaise”, con baldacchino a cupola in stile neoclassico, come era quello di palazzo Belmonte, riprodotto in un altro prezioso collage della stessa Galleria (1785)5 (Fig. 4).

Il manufatto milazzese, la cui stima ci dà precise indicazioni sulla foggia e i materiali di cui era composto, sembra riallacciarsi alla più tradizionale tipologia del letto “alla duchesse”, di stile Luigi XIV, con baldacchino quadrangolare delle stesse dimensioni del letto e chiuso da quattro cortinaggi di tessuto pregiato6, ancora visibile in alcuni sontuosi esemplari extra-isolani dell’ultimo trentennio del secolo (Fig. 5). Esso infatti  è composto di Domasco scremisi per i quattro portaloni e frisi, Trizzanello per fodera delli suddetti… , Richamo della cutra in oro e sita, Rochamo della spalera oro e sita, Melton color di perla per la coltra, Tila di Francia per fodera…, molla per lo celo…, Tila di Francia per il medesimo, melton… per le frise .

Inusitato è il termine melton (dal francese molleton?), che si potrebbe riferire a una sorta di tessuto felpato usato per le trapunte, ma anche al panno di lana Melton del tempo, mentre poca differenza vi è fra la molla (seta leggera) e il trizzanelo o terzanello, tessuto  onnipresente all’epoca, indicante un taffetas di qualità corrente, molto usato per le fodere . Il letto è anche dotato di varie tipologie di passamanerie, dalle frange – frinza a bastonetto, frinza piccola di Milano, frinzone in seta e oro-, al gallone di oro, ai frisi (sorta di decori intrecciati o inanellati), ai fiochi di oro e lazo, e ancora rifinito di sita cordella buchole e altre finimenti.Vi sono inoltre due bordure più grandi, una intera di fora tutta in oro , l’altra del letto di sita e oro . I ricami, in oro e seta, sono apposti sia sulla cutra (coltre) che sulla spalera (spalliera), come ravvisabile nei suddetti esemplari del tempo,  ma anche in cortinaggi siciliani dello stesso periodo (Fig. 6)

E’ verisimile che i materiali tessili, in particolare il damasco cremisi adoperato per il corpo principale del letto, fossero stati acquistati nelle rinomate drapperie di Messina, che, fra ‘600 e ‘700, ne producevano una eccellente qualità (Fig. 7)7.

Il documento milazzese viene firmato dai mastri Diego Lo Curcio e Gaspare Providenti, sconosciuti artigiani locali del settore tessile (tappezzieri?). Il letto, che risulta alla fine del valore complessivo di oltre 325 onze, ci dà la misura della ricchezza e del fasto raggiunti da questi manufatti pure in ambito messinese, testimoniando l’attaccamento alle fogge tradizionali da parte della nobiltà locale, fino almeno allo scorcio del XVIII secolo.

Appendice documentaria

Milazzo, Archivio storico comunale – Biblioteca comunale. Fondo D’Amico-Faranda

Copia pregestationis Capitulorum Matrimonialium fatta per Don Joseph Farao

Prezzo di un letto di domasco cremisi foderato di trizzanella a colore di perla riccamato in oro e sita con soi finimenti di frinzone di oro come seque

In primis

Melton color di perla per la coltra    c.6,2 alla raggione di onza una la canna …o.6,7,10

Tila di francia per fodera della medesima                                                              …o.1,4

Più molla per lo celo del cortinaggio come sopra a colore di perla c.9,4             …o.9,15

Tila di francia per il medesimo                                                                              …o.1,25

Melton  colore di perla per le frise   c.3,4                                                             …o.3,15

Fodera di trizzanello cremisi e tila di francia  per il friscio                                  …o.1,20

Domasco scremisi per le quatro portalone e frisi                   c.31 a tt.50           …o.51,20

Trizzanello per fodira delli sudetti portalone   friso     c.31                                  …o.16,17

Frinzza di oro a bastonetto   c.12 raggionata per onzzi 24 di peso                          …o.16

Gallone di oro canni 3   per onzi otto di peso                                                         …o.5,10

Frinzza piccola   c.10,4 di milano di oro di peso onzi 15  a tt.18                            …o.10

Bordura intera di fora tutta in oro  c.116,94

Bordura del letto di sita e oro  c.10                                                                         …o.40

Richamo della cutra in oro e sita                                                                            …o.20

Rochamo della spalera oro e sita                                                                            …o.20

Per fiochi dioro e lazzo                                                                                            …o.8

Mastria di sita cordella buchole e altre finimenti                                                    …o.10

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o.325,13,10

Mastro Diego Lo Curcio

Mastro Gaspare Providenti

  1. Documento segnalatomi dal dott. Massimo Tricamo, che ringrazio. Un ringraziamento va alla dott. Roberta Civiletto, per i preziosi suggerimenti. []
  2. E. D’Amico, Appunti per una storia del ricamo palermitano in età barocca. La committenza nobiliare , in Splendori di Sicilia.Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, a cura di M.C.Di Natale,Vicenza 2001, pp.204-221, p.216. []
  3. E. D’Amico, in Artificio e Realtà. Collages palermitani del tardo Settecento ,  a cura di V.Abbate  E. D’Amico, Palermo 1992, cat. 3. []
  4. E. D’Amico, Appunti per una storia del ricamo…,2001. []
  5. E. D’Amico, in Artificio e Realtà…, 1992, cat. 9. []
  6. Antiquariato. Enciclopedia delle arti decorative, diretta da A. Gonzales Palacios, III, Milano 1981, vol.3 (ad vocem). []
  7. R. Orsi Landini, Damaschi di Sicilia, in La seta e la Sicilia, a cura di C. Ciolino, Messina 2002, pp. 41-48. []