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Inediti manufatti tessili del periodo Liberty a Palermo
DOI: 10.7431/RIV22082020
Alcuni inediti manufatti in tessuto decorati con diverse tecniche artigianali – dal ricamo al merletto alla pittura – e di destinazione privata, recano interessanti motivi ornamentali propri del Liberty palermitano, ponendoci degli interrogativi sul contesto culturale e i canali di trasmissione che li hanno generati. E’ noto che il repertorio iconografico liberty del capoluogo siciliano si deve a pittori e designers non comuni, che agiscono sotto la guida di Ernesto Basile, il cui operare modernista si pone in relazione alla teoria della “unità operativa delle arti” e in linea col dibattito sulla rivalutazione delle arti applicate di William Morris e delle Arts and Crafts1. Nelle nuove dimore, sorte tra la fine del secolo XIX e gli inizi del XX, in primis quelle dei Florio, uno stuolo di animali esotici, lacustri e da cortile, di fanciulle danzanti, di putti e di fiori, che talora fanno solo da sfondo a temi più impegnati, viene profuso tanto nelle pitture d’interni, quanto nelle ceramiche, i vetri o i ferri battuti, con un effetto finale di una omogeneità di altissima qualità formale ed estetica.
Per quanto riguarda il settore meno noto dei tessili, anch’essi protagonisti dell’arredo liberty, il tramite dell’adesione alla nuova cultura si può individuare nell’opera di benemerite dame dell’aristocrazia e dell’alta borghesia palermitana che si propongono di rinnovare le “arti industriali femminili”, sulla scia di quanto avveniva in altre regioni italiane2. Il movimento, che si proponeva una rifondazione delle arti manuali, in contrapposizione alla meccanizzazione del secolo XIX, era mirato ad una emancipazione lavorativa e sociale delle donne ed era teorizzato da pubblicazioni tematiche, spesso sponsorizzate dalle reali di casa Savoia, circolanti pure nel capoluogo siciliano, dove sono ancora oggi reperibili presso dimore nobiliari3.
A Palermo la nobildonna Teresa Maglione Oneto, ricamatrice essa stessa, rielabora nuovi modelli per ricamatrici e merlettaie di professione, intonati al gusto modernista e fornisce la sua collaborazione all’opera di Ernesto Basile e di Vittorio Ducrot4; e l’abile artigiana della moda Jeanne Durand, facendo tesoro dell’esperienza acquisita nell’atelier materno, fonda nel 1906 una “Sezione ricamo” nella fabbrica Ducrot, appartenente alla famiglia del marito Vittorio, volta al rinnovamento dei motivi tradizionali dell’arte del pizzo e del ricamo e all’ideazione di nuovi disegni per tappezzerie e tessuti, finalizzati all’impiego nello stabilimento palermitano5. Ed è facile supporre che, grazie all’impulso dato da queste antesignane, gli innovativi motivi decorativi del tempo venissero recepiti anche dalle donne palermitane che effettuavano in privato i “lavori femminili” su oggetti utili all’abbellimento della propria casa e sulla propria biancheria da corredo, raggiungendo talora un grado di piacevolezza e perfezione pari a quello delle professioniste.
Una traccia del rinnovato interesse riservato al settore dei tessuti si può individuare anche nelle decorazioni pittoriche del tempo, che raffigurano spesso coltri, drappi e merletti, come si nota ad esempio a Villino Favaloro (Fig. 1), ove leggiadre coperte di piquet bianco disseminate da margherite ed ornate da bordure di pizzo traforato, incorniciano i consueti motivi floreali ed eclettici coevi (inizi sec. XX)6.
Alcuni di questi ameni manufatti si sono insperatamente tramandati fino a noi e sono ancora rinvenibili in collezioni private o familiari, ragguagliandoci sul livello qualitativo raggiunto da queste anonime artiste tessili. Così è per un sorprendente arazzo (Figg. 2 – 3 – 4), già passato sul mercato antiquario ed oggi in collezione privata, in raso bianco impeccabilmente ricamato in fili di seta policroma nei punti raso e pittoresco, realizzato per fasce concentriche cucite tra loro, che reca nel pannello centrale il motivo di un pergolato ricoperto da uva e pampini nascenti da due vasi di ceramica decorata, che alloggia al suo interno una zolla di terra fiorita con un trampoliere in piedi e un altro uccello in volo. Altri pavoni, da soli o in coppia sono presenti lungo le fasce ondulate applicate attorno al quadrilobo centrale, entro un giardino paradisiaco costellato da fiori di ogni specie, nascenti da zolle di terra, dalle tinte tenui e sfumate improntate al massimo naturalismo. Una terza bordura esterna di forma rettangolare contiene ancora ghirlande e vasi fioriti ai quattro angoli. L’opera, di estrema fantasia e raffinatezza formale, si configura probabilmente come un tappeto per tavolo ovale, che ci piace immaginare dovesse ornare il giardino d’inverno di una dimora gentilizia palermitana, come poteva essere quello di villa Chiaramonte Bordonaro, la cui “serra” è decorata da Rocco Lentini in un incipiente stile liberty, con rose centifolie che fanno capolino da eleganti inferriate in ferro battuto7. Ma il manufatto a ricamo sembra riecheggiare altre opere emblematiche dell’ultimo quarto del secolo XIX, quali le pitture parietali di villa Florio ai Colli di Antonino Leto, ove il motivo dominante è appunto quello di un pergolato con rampicanti entro cui alloggiano personaggi della famiglia Florio, che si affacciano su un prato popolato da cigni ed animali da cortile, mentre altre inferriate incorniciano estensioni di terreno con pavoni, frammisti ad elementi antichizzanti, quali vasi in terracotta su alte colonnine8. Su queste basi l’opera a ricamo, probabilmente eseguita a più mani sotto una regia sapiente e colta, sembra databile tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, prima che la stilizzazione novecentesca del liberty prendesse il posto del naturalismo di fine Ottocento.
Pure la tradizionale tecnica ottocentesca del ricamo a petit point dà risultati di alta qualità nell’ambito degli arazzi e rivestimenti da salotto, come si nota dal delizioso cuscino poggia piedi (Fig. 5), di provenienza nobiliare, ricamato in lana policroma nei toni sfumati del rosa, del rosso e del verde, con una composizione floreale già di gusto Art Nouveau , sito in un’altra collezione privata della provincia palermitana, nota per l’eccezionalità dei suoi pezzi.
È possibile che simili lavori fossero praticati personalmente dalle aristocratiche proprietarie, dato che il ricamo a mezzo punto assieme a quello a punto in croce erano i capisaldi dell’insegnamento dei “lavori donneschi” nei collegi femminili9, nei quali esistono ancora le prove di ricamo delle allieve, come questo inedito imparaticcio conservato al Collegio di Maria all’Olivella, firmato “Antonina Oneto” e datato al 1888 (Fig. 6), appartenente probabilmente ad una giovane dello stesso casato di Teresa Oneto, di cui s’è detto sopra.
Altri manufatti, contenenti firme e date, gelosamente tramandati in collezioni familiari, fissano dei punti fermi sull’acquisizione dei motivi del Liberty presso ricamatrici appartenenti alla media borghesia palermitana. Così è per un quadretto, con la data 1904 e la sigla GP, scioglibile in Grazia Provenzano (Fig. 7), ricamato in lana policroma a mezzo punto e fili tagliati con effetto a rilievo, che raffigura un pappagallo appollaiato su un ramo fiorito, particolarmente vicino a certe composizioni con volatili misti a rose del tardo Ottocento.
Alla stessa giovane, probabilmente coadiuvata da altre componenti della sua famiglia, è da attribuire un’originale coltre eseguita a più mani, in seta moirè azzurra, dipinta ad olio con bouquets di papaveri e rose (Fig. 8) e il motivo dei doppi nastri verdi intrecciati punteggiati da boccioli di rosa e fermati da fiocchi (Fig. 9), che riecheggia quelli tipici del Basile e del Gregorietti; in essa poi le liste di seta sono alternate ad ampi tramezzi a fuselli, con formelle costituite da foglie lanceolate a rilievo racchiudenti piccole margherite entro rotae. Alla stessa merlettaia appartengono pure alcune balze a fuselli ed a filet ricamato, con motivi simili di margherite entro cornici romboidali, destinate ad altra biancheria da corredo e rimaste inutilizzate.
Un altro settore interessato dalle nuove decorazioni, tra il Liberty e il Déco, è quello delle tappezzerie, di cui alcuni significativi esempi si conservano nei depositi della Galleria Regionale di Palazzo Abatellis. Qui un tendaggio in tela di lino avorio (Fig. 10) ricamato ad applicazione nei toni del bianco-giallo-marrone, con rialzi di viola e di rosso, è incentrato sul motivo di un cigno bianco fiancheggiato da iris e margherite, entro un paesaggio agreste popolato da felci, piantine e funghetti, ispirato ai tipici motivi floreali e i suggestivi paesaggi lacustri della decorazione palermitana del tempo. Infine, nello stesso museo, una mantovana in tessuto bicolore –panno beige e velluto verde scuro (Fig. 11) – presenta un altro ricamo appliqué con rami fioriti in tinte pastello entro una cornice ondulata a chiocciole, molto vicino ad alcune composizioni stilizzate del Gregorietti del secondo decennio del Novecento (Fig. 12), che preludono ormai allo stile Art Déco.
- E. Sessa, Basile Ernesto, in Arti decorative in Sicilia – Dizionario biografico, a cura di M.C. Di Natale, I, Palermo 2014, pp. 46-50. [↩]
- Cfr. I. Bruno, Dalle tappezzerie da parete in stoffa pregiata alla produzione industriale di carta e tessuto da parato, in La Camera Picta. Dalla decorazione pittorica alla carta e tessuto da parati in ville e palazzi palermitani dall’Ottocento al primo Novecento, Presentazione di M.C. Di Natale, Caltanissetta 2010, pp. 178-179, Figg.13-15. [↩]
- In Casa Arezzo di Trifiletti ad esempio si conserva, assieme ad antichi manuali e riviste di moda, tessuti e ricami, il volume Le industrie femminili italiane, Cooperativa nazionale sede centrale via Marco Minghetti Roma, con foto iniziale della regina Elena di Savoia, da lei firmata e datata al 1906. [↩]
- E. Sessa, Maglione Oneto Teresa, in Arti Decorative…, II, 2014, pp. 396-397. [↩]
- Idem, Durand Jeanne, in Arti Decorative…, I, 2014, pp. 230-231. [↩]
- cfr. I. Bruno, La pittura murale a Palermo tra neoclassicismo,romanticismo ed eclettismo, in La Camera Picta…, 2010, p.72, Figg. 73-74, Eadem, La stagione Liberty. Repertori,motivi e patterns nella decorazione di interni signorili , in La Camera Picta…, 2010, pp.106-107, Figg. 5-8. [↩]
- Eadem, La pittura murale…, 2010, pp. 53-55. [↩]
- Eadem, La stagione Liberty…., 2010, pp. 102-104. [↩]
- E. D’Amico, Ricami romantici nelle collezioni di Palazzo Abatellis, in “Kalòs- arte in Sicilia”, Anno 5, n.6 (novembre-dicembre 1993), pp. 30-33; Eadem, Samplers siciliani, in “Jacquard”, a cura della Fondazione Arte della seta Lisio, n. 24 1995, numero di Primavera, pp. 6-11. [↩]