Daria Gastone

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Il corredo d’altare della «Cappella dei Miracoli» nella Cattedrale di Volterra e la committenza della Compagnia del Santissimo Sacramento nel XVIII secolo

DOI: 10.7431/RIV18082018

«Ed eccoci all’altare della Cappella con bell’ornato di pietra fiesolana composto di due colonne d’ordine corinto che sostengono un architrave nel cui fregio sono scolpiti dalla parte del Vangelo lo stemma vescovile e dalla parte dell’Epistola quello gentilizio Serguidi. […] Il detto altare […] oggi è formato tutto di marmi bellissimi, specialmente fini e pregevoli nella esterna incrostatura del ciborio; ed ha un paliotto di giallo di Siena con rapporti di marmo bianco statuario, lavoro fatto eseguire a proprie spese da monsignor Vescovo Giuseppe Gaetano Incontri nel 1814, quando rispose sotto la mensa dell’altare le venerate reliquie delle Sante Vergini e Martiri Attinia e Greciniana»1.

Con queste parole, nella sua Illustrazione della Cattedrale di Volterra edita nel 1869, il canonico Gaetano Leoncini descriveva la Cappella «dei Miracoli», ormai «comunemente» intitolata al «Santissimo Sacramento»2 (Fig. 1), aperta nel braccio destro del transetto del Duomo volterrano su impulso del vescovo Guido Serguidi (1574-1598)3. Fautore di una pronta attuazione dei dettami scaturiti dal Concilio di Trento, il prelato avviò, dal 1580, un complesso programma di riqualificazione strutturale dell’interno della principale chiesa cittadina diretto dall’architetto Francesco Capriani, in ordine alle rinnovate istanze di funzionalità e decorum imposte dalla liturgia post-conciliare4.

Nitida espressione delle finalità edificanti sottese alla committenza del presule, la campagna decorativa che interessò il sacello vide all’opera Leonardo Ricciarelli, autore dell’ornato in stucco dorato che, sul soffitto voltato, accolse le scene raffiguranti episodi della vita di Cristo dipinte da Giovanni Balducci; a quest’ultimo si devono le due tele disposte, nel 1591, alle pareti laterali, l’una illustrante Gesù che scaccia dal tempio i mercanti, l’altra La moltiplicazione dei pani, mentre Santi di Tito dipinse la Resurrezione di Lazzaro collocata nel dossale dell’altare privilegiato (1592)5.

Durante i primi decenni del XVIII secolo, la Cappella – «di proprietà» dei fiorentini Riccardi, eredi dei Serguidi6, ma di patronato dei Martelli di Firenze7 – venne sottoposta ad una importante opera di restauro promossa dalla Compagnia del Santissimo Sacramento istituita nella Chiesa Cattedrale8; la vicenda si colloca nel più ampio quadro del processo di rinnovo dell’arredo interno degli edifici ecclesiastici che ebbe luogo, anche a Volterra, nel corso del Settecento, connotandosi per lo  spiccato orientamento verso le maestranze attive nei coevi cantieri artistici fiorentini9.

I lavori vennero inaugurati nel 1720, per far fronte alle critiche condizioni strutturali del sacello che, nonostante gli sforzi già profusi dal sodalizio laicale10, appariva deteriorato dal «tempo» e dall’umidità11; incaricato della gestione delle operazioni, promosse «per pura Carità, e’ per onor di Dio», fu il cavaliere Giulio Bardini, coadiuvato dagli altri deputati e dal governatore, il cavaliere e canonico Raffaello Maffei12.

Una volta restaurate le tele e messe a punto le opere di muratura (1720-1721)13, venne commissionato un rivestimento parietale in seta costituito da due parati, l’uno d’uso quotidiano e l’altro d’impiego solenne; interventi di ripristino e ridipintura riguardarono i «corniciamj» e l’«architettura dj stuccho»14, mentre più tardi, negli anni Quaranta del secolo, il fiorentino Agostino Veracini si dedicò al restauro del ciclo pittorico sviluppato sulle pareti15.

Cospicui interventi furono dedicati al corredo dell’altare, all’epoca ancora dotato di un «unico grado di legno a rabeschi dorati»16, sormontato da un tabernacolo ligneo elevato in posizione mediana17; i due arredi, rimossi dalla propria collocazione in un momento imprecisabile18, vennero sostituiti da un nuovo gradino marmoreo, corredato di ciborio in «Pietre mischie, con rappostj (sic) di bronzo doratj»19, in lavorazione dal 172120 (Fig. 2).

Nel 1716, il pittore Giuseppe Tonelli (Firenze, 1668-1732)21 si occupò della ricognizione «del disegno da lui fatto del Ciborio» per l’altare del Sacramento22; tuttavia, l’isolato cenno documentario non trova ulteriori riscontri nelle carte rinvenute sulla definitiva elaborazione del manufatto, riferita allo scultore Girolamo Ticciati23, coadiuvato dalle maestranze specializzate contestualmente operose nel capoluogo toscano24.

La custodia eucaristica ad impianto architettonico, qualificata dall’accostamento di pietre policrome e bronzo dorato, rievoca la più alta produzione suntuaria scaturita dalla manifattura granducale fra Sei e Settecento (Fig. 3); il suo aspetto composito venne ulteriormente impreziosito dall’opera dell’argentiere fiorentino Lorenzo Loi, che realizzò lo sportello – ormai perduto25 – ed una «nuvola d’argento» raggiata con la colomba dello Spirito Santo26. Il rilievo risulta compiuto nel 172627; in questo anno, Giulio Bardini acquistò a Firenze, presso il «Negozio di Seta» di Stefano Baci, l’occorrente alla confezione del rivestimento interno al tabernacolo e del suo baldacchino a «drappelloni»28, elaborato dall’intagliatore Giovanni Antonio Noferi (Firenze, 1687-post 1754) e dal doratore Ranieri Agostini29.

Come ricordano le settecentesche Notizie delle Pitture e Sculture che si vedono nelle Chiese della città di Volterra, il «celebre maestro Noferi Fiorentino»30 aveva già realizzato, per la confraternita volterrana, una coppia di «Angeli a Cornucopi» in legno dorato31, identificabili, verosimilmente, nei due esemplari commissionati per sorreggere sei lampade pensili da realizzarsi secondo i disegni provvisti dal deputato Bardini32 (Fig. 4); l’artefice – iscritto all’Accademia del Disegno e collaboratore dello scultore Giovacchino Fortini, nonché operoso per la Corte medicea e per la famiglia Riccardi33 – appartenne alla cultura artistica fiorentina d’epoca tardo barocca alla quale parteciparono Lorenzo Loi e Girolamo Ticciati. Quest’ultimo (Firenze, 1679-1745), poliedrico allievo di Giovanni Battista Foggini, si formò presso l’Accademia fiorentina istituita a Roma da Cosimo III e, fra il 1708 ed il 1712, operò a Vienna al servizio dell’imperatore Giuseppe I, per poi tornare a Firenze, dove si qualificò fra i maestri dell’Accademia del Disegno34; cimentatosi, dapprima, nella medaglistica, si dedicò alla scultura in bronzo ed in marmo35, realizzando, fra l’altro, la pala marmorea raffigurante Gesù che si stacca dalla croce per avvicinarsi a Santa Caterina de’ Ricci destinata all’altare maggiore della Chiesa dei Santi Vincenzo e Caterina de’ Ricci di Prato (1733-1734)36.

L’accurato disegno preparatorio all’elaborazione di quest’ultima opera37 – comprendente anche la struttura dell’altare che la accoglie – se ne discosta per la modifica conclusiva di alcuni dettagli, non soltanto in riferimento alla redazione finale della scena figurata, ma anche per quanto attiene alla resa definitiva dell’architettura del dossale38 (Fig. 5).

Si rileva, invece, l’affinità che sussiste tra il prospetto grafico appena citato ed il tabernacolo della Cappella del Santissimo Sacramento di Volterra, sia in rapporto all’articolazione strutturale dell’insieme, sia in relazione ai peculiari accostamenti cromatici ed all’esecuzione di specifiche componenti dell’ornato; fra queste, riveste un particolare interesse il connotativo gruppo di nubi animato dalla colomba dello Spirito Santo39, elemento che campeggia al centro del frontone centinato nel ciborio come nel disegno, ma risulta sostituito da una protome cherubica alata disposta al vertice dell’altare marmoreo delle monache domenicane di Prato.

Tale corrispondenza evidenzia la contiguità operativa fra il progetto già ricondotto a Girolamo Ticciati ed il lavoro eseguito da Lorenzo Loi che, vicino alla Corte medicea nel primo Settecento40, si dimostrò abile «traduttore in argento»41 di prototipi formulati da artisti contemporanei, cooperando con Giovacchino Fortini42 in qualità di «uomo celebre e raro nella sua arte»43.

La consuetudine instaurata tra la Confraternita del Santissimo Sacramento di Volterra e l’argentiere, sostenuto dalla cooperazione dei «Compagni» attivi nell’officina situata sul Ponte Vecchio, si colloca in un momento nodale della sua vicenda professionale; l’artefice, prossimo all’esecuzione di cospicue suppellettili destinate agli enti religiosi di Prato44, ricevette, dal sodalizio laicale volterrano, l’importante commissione di una muta di sei candelieri d’argento, esemplari di corredo agli otto già realizzati, dal fiorentino Girolamo Gorgieri, nel 171545.

L’accordo preliminare alla realizzazione dei manufatti, formulato il 3 giugno del 1728 da Giovanni Guidi, Giulio Bardini, Lorenzo Loi e consoci46, ne stabiliva puntualmente i caratteri formali, definiti da un modello concordato al quale attenersi in corso d’opera; alla consegna, prevista per la celebrazione della festa del Corpus Domini del 1729, gli argentieri avrebbero ricevuto duecento ducati, a saldo della somma di ottocento già stanziata per la loro elaborazione47.

I sei arredi compiuti, già sottoposti a «pesatura al Saggio»48, giunsero a Volterra nel gennaio del 1731, quando Francesco Morganti venne compensato per il loro trasporto dal capoluogo toscano, per la «riportatura di Casse a firenze, portatura di Modello, e danari per l’Argentiere»49; i pagamenti riferiti alla loro esecuzione si scalano fino al 173850, intrecciandosi a quelli correlati ad altre impegnative committenze connesse alla celebrazione del culto eucaristico51, come il «Gruppo d’argento per la nuova Residenza del Venerabile»52, realizzata a Firenze dall’intagliatore Guagni (1734)53 e l’ostensorio d’argento consegnato da «Lorenzo Loi, e Compagni» nel 173854, sebbene dai medesimi «accresciuto» nel 174355.

Il più tardo incarico ricevuto dagli artefici fiorentini si colloca allo scadere del sesto decennio del secolo56 e consiste nell’allogazione di una muta di sei candelieri d’argento destinati al «secondo ordine» dell’altare confraternale57; i manufatti, alti circa «un braccio» e retti su basi ad impianto triangolare impreziosite dall’«intagliatura di due Calici, e millesimo»58, vennero portati a termine, intorno al 1766, da Francesco Loi59, subentrato al ruolo del padre Lorenzo, defunto nel 175860.

In questa congiuntura, altri esponenti del clero volterrano si rivolsero all’orafo, autore, plausibilmente, dei tre vasi per «la consacrazione degl’Olj Sagri il Giovedi Santo»61 che Jacopo Gaetano Inghirami donò, alla sacrestia del Duomo, nel 176762.

Tramandatosi per generazioni, il legame professionale stretto fra la committenza di Volterra ed i Loi volse al termine, nel 1769, con la scomparsa di Francesco63. L’inventario post mortem della sua bottega64, sottoscritto da Lattanzio Loi, Zanobi Biagioni e Matteo Bolognesi65, denota l’alta specializzazione del laboratorio, capace di distinguersi, per il prestigio raggiunto, nel più ampio quadro della produzione orafa fiorentina del XVIII secolo66. In tal senso si legge la presenza di «forme» e modelli plastici conservati tra le «Masserizie» e gli «Attrezzi» custoditi nell’officina67, nonché l’esplicito riferimento a contenitori adibiti alla conservazione di prospetti grafici di carattere, verosimilmente, progettuale68, tracce archivistiche che rivelano competenza e versatilità operative, aspetti già ampiamente comprovati, ma avvalorati dalla vicenda volterrana.

Appendice documentaria

«a 3 Giugno 1728

Sie’ fermato, e stabilito d’accordo in questo suddetto giorno tra gl’Illustrissimi Signori Cavaliere Giovanni Guidi, e signore Cavaliere Giulio Bardini Deputati della Congregazione del’ Santissimo Sagramento Della Citta dj Volterra con Faculta ancora ad: essi Concessa dagl’Altri Signori Deputati di Dett’ Congregatione assent da Una et Lorenzo Loi e Compagni Argentierj in questa Città di Firenze Dall’altra che il Medesimo deva fabbricare numero sei Candeglieri d’altare Di Argento Grandi Di peso Circa libbre sedici L’uno Lavorati secondo il Modello gia accordato Con Detti Signori Deputati piu Tosto Migliorati All’ Prezzo di lire Cinque soldi sei e otto l’oncia largento e lire Una sold: diciotto e quattro per la fattura che fanno la somma di lire sette sold. cinque fra Argento e fattura per servizio Congregatione, e per Dovergli ricevere terminati Avanti la Festa Dell Corpus Domini  Del futuro anno 1729 e’ per il Pagamento hanno convenuto Sborsare prontamente a Detti Loi e Compagni ducati secento e ducati dugento alla Consegnia di detti sei Candeglieri et ogni rimanente del Valore a’ che ascenderanno detti Candeglieri pagarsi nel tempo e termine di un anno dal giorno della Consegna de Medesimi in fede di che sarà la presente sotto scritta da

Affermo

Io Lorenzo Loi e Compagni Argentieri in firenze a quanto sopra si Contiene et in fede mano propria».

ASCV, HI 134, Scritture diverse spettanti alla Compagnia del Santissimo Sacramento, f.n.n.

Avvertenza

Le datazioni espresse nei documenti secondo il computo del tempo del calendario ab Incarnatione Domini sono normalizzate, nel testo, secondo il computo del calendario Gregoriano.

Abbreviazioni

ASCV: Archivio Storico Comunale, Volterra

ASFi: Archivio di Stato, Firenze

BGV: Biblioteca Guarnacci, Volterra

Crediti fotografici

Fig. 1. Realizzazione Damiano Dainelli, su gentile concessione di Damiano Dainelli.

Figg. 2-4. Realizzazione dell’autrice, su gentile concessione dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Volterra.

Fig. 5. Su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali / Archivio di Stato di Firenze; è vietata l’ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo (autorizzazione alla pubblicazione, prot. n. 5575).

* Ringrazio l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Volterra nella persona di Andrea Falorni; Umberto Bavoni, Damiano Dainelli, il personale della Biblioteca Guarnacci e Archivio Storico Comunale di Volterra, il personale dell’Archivio di Stato di Firenze.

  1. G. Leoncini, Illustrazione sulla Cattedrale di Volterra, Siena 1869, pp. 61-62. []
  2. G. Leoncini, Illustrazione…, 1869, p. 55. Come ricorda Gaetano Leoncini, la Cappella «sotto l’invocazione dei Miracoli del Signore» era «detta altresì dei Serguidi» ed infine del Santissimo Sacramento (ibidem). []
  3. Sul presule, vicario generale dell’arcivescovo Antonio Altoviti a Firenze e vice nunzio apostolico, si veda G. Leoncini, Illustrazione…, 1869, pp. 283-285. []
  4. Si veda, in particolare, F.A. Lessi, Il nuovo volto della «ecclesia maior», in La Cattedrale di Volterra tra maniera e riforma, catalogo della mostra (Volterra, 15 luglio-20 ottobre 1994), Venezia 1994, pp. 11-35. []
  5. Si veda, in particolare, M. Burresi, Tra maniera e Riforma. L’arredo pittorico della cattedrale, in La Cattedrale di Volterra…, 1994, pp. 51-55. []
  6. BGV, [G. Guidi], Notizie delle Pitture e Sculture che si vedono nelle Chiese della città di Volterra, s.d. [1747-1750], ms. 19006 (riproduzione dell’originale), ff. 7r-v. []
  7. ASCV, HI 106, Sacramento. Deliberazioni, ff. 46r-v. []
  8. Per il generico riferimento ai settecenteschi interventi di restauro si veda G. Leoncini, Illustrazione…, 1869, p. 55; F. A. Lessi, Il nuovo volto…, 1994, p. 27; M. Burresi, Tra maniera e riforma…, 1994, p. 52. []
  9. Cfr. C. Giometti, La decorazione plastica, in Chiese di Volterra, a cura di U. Bavoni-P. G. Bocci-A. Furiesi, vol. III, Pontedera 2008, p. 235. Si veda, inoltre, R.P. Ciardi-F.A. Lessi, Sant’Andrea degli Olivetani: un “monastero barocco” a Volterra, Siena 1989, pp. 34, 42. []
  10. ASCV, HI 106, Sacramento. Deliberazioni, f. 46r [1 aprile 1720]: «Il Signore Cavaliere Bardinj rappresentò come per conservazione dej quadrj, che sono nella Cappella dej Serguidi, dove presentemente si tiene il Santissimo Sagramento, era stato necessario far qualche Spesa, e che avendone richiesto li Signori Martellj di Firenze Patronj della Cappella, questj non avevano voluto concorrere a’ cosa alcuna, sicchè era stato necessario far detta Spesa coj denarj della Compagnia, acciò la Cappella non ne restasse deturpata […]»; cfr. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, f. 107sx. []
  11. Durante l’adunanza del primo aprile 1720, il governatore Raffaello Maffei ed i deputati, cavalieri, Giulio Bardini, Curzio Inghirami e Michele Buonamici, poiché «detta Cappella de’ Serguidj a’ Causa dell’Umidità, e’ del tempo è in molte partj scalcinata, e’ maldipinta, onde qualunque adornamento si faccia sull’altare, non vj fa’ comparsa’, e vedendosj che non è da’ spettare alcuna riparazione alla medesima da Signori Martelli suoj Patronj Deliberorno per pura Carità, e’ per onor di Dio, e senza addossarsj verun obligo in avvenire, di risarcire le pitture, e stucchj di detta Cappella, in quella parte che sarà giudicato proprio, siccome di coprire con parato di Seta il restante della medesima, il qual’apparato perche deve starvj quotidianamente, ordinorno che si faccia doppio, cioè uno più nobile, e’ altro più ordinario, affine di mutarlo secondo le solennità, che corrono; e ne commessero al Signor Cavaliere Giulio Bardinj di tutti i predetti lavorj la pronta esecuzione», ASCV, HI 106, Sacramento. Deliberazioni, ff. 46r-v. []
  12. Ibidem. Sui Bardini di Volterra si veda V. Galardi, Antiche casate volterrane, Firenze 1988, p. 3; B. Casini, I cavalieri lucchesi, volterrani e samminiatesi membri del sacro militare ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa 1991, pp. 142-143, n. 155. []
  13. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, ff. 56r, 58r; cfr. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, f. 110sx. []
  14. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 58r; in questa occasione venne dipinta, sulla parete della Cappella, una «finestra finta» (ibidem). []
  15. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 99r. L’intervento degli anni Quaranta del Settecento è ricordato in BGV, C. Borgucci Verani, Compendio istorico e Nota delle pitture e sculture che si vedono nelle chiese della città di Volterra, s.d. [post 1755], ms. 5869, f. 208v; Guida per la città di Volterra, Volterra 1832, p. 100; G. Leoncini, Illustrazione…, 1869, p. 55; U. Bavoni, La Cattedrale di Santa Maria Assunta e il Museo Diocesano di Arte Sacra di Volterra, Firenze 1997, p. 42; F. A. Lessi, La pittura, in Chiese di Volterra, a cura di P. G. Bocci-F. A. Lessi, vol. I, Firenze 2000, p. 58. []
  16. G. Leoncini, Illustrazione…, 1869, p. 61. []
  17. Ibidem. []
  18. I due manufatti risultano già alienati nei primi anni Trenta del Settecento, ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 79v. Intervenne, presumibilmente, sul più antico ciborio ligneo, il maestro intagliatore Aurelio Trenta che, nel 1724, venne compensato per «fattura della Base fatta di nuovo al Ciborio della Cappella», ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 66r; cfr. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, f. 121dx. []
  19. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 59v: «Adj primo Luglio 1721 Al Signore Giulio Bardinj Deputato scudj cento sono per somministrare a diversj manifattorj che Lavorano intorno alle Cose ordinate per servizio, della Cappella Santissimo, cioè parato di seta, Cornucopi di Legno dorato, e Grado, e Ciborio di Pietre mischie, con rappostj (sic) di bronzo doratj, per doverne stare a conto Dico lire 700:–» e f. 26v. []
  20. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 59v. Il «Grado, e Ciborio dell’Altare […] di fini Marmj» vennero già segnalati fra le commissioni della Compagnia del Santissimo Sacramento in BGV, [G. Guidi], Notizie delle Pitture…, s.d. [1747-1750], f. 7r. []
  21. Sul quadraturista fiorentino Giuseppe Tonelli si veda, in particolare, F. Farneti, Giuseppe Tonelli, in F. Farneti-S. Bertocci, L’architettura dell’inganno a Firenze. Spazi illusionistici nella decorazione pittorica delle chiese fra Sei e Settecento, Firenze 2002, pp. 65-81. Il pittore a Volterra dipinse, a finta architettura, la volta della Chiesa di Sant’Andrea (1720), si veda R.P. Ciardi-F.A. Lessi, Sant’Andrea…, 1989, p. 73; F. Paliaga, La pittura, in Chiese di Volterra, a cura di U. Bavoni-P. G. Bocci-A. Furiesi, vol. III, Pontedera 2008, p. 38. []
  22. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra …, f. 50v; cfr. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, ff. 94dx, 95sx. Per la produzione grafica di Giuseppe Tonelli si veda Disegni e incisioni della raccolta Marucelli (sec. XV-XVIII), catalogo della mostra (Firenze, 15 ottobre 1983-5 gennaio 1984), a cura di G. Brunetti-M. Chiarini-M. Sframeli, Firenze 1984, p. 109; M. Chiarini, Scheda n. 12, in Disegni tardobarocchi della Biblioteca Marucelliana: per Rossella Todros, catalogo della mostra (Firenze, 19 dicembre 2009-31 gennaio 2010), a cura di S. Castelli-R. Maini, Firenze 2009, pp. 34-35; C. Brovadan, Disegni di Giuseppe Tonelli al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, in Quadrature e decorazione murale da Jacopo Chiavistelli a Niccolò Contestabili, a cura di M. Gregori-M. Visonà, vol. I, Firenze 2012, pp. 57-67. []
  23. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 69v: «Adi 17 detto [luglio 1726] A detto Signore Girolamo Ticciati Scultore lire Settecento a conto del sudetto nuovo Ciborio, e Grado di Marmi per la Cappella del Santissimo Sagramento lire 700.–»; cfr. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, ff. 136sx, 137dx; la nota di «Spesa del Ciborio e Gradi (sic) fatti di nuovo al Altare del Santissimo» registra la somma di ducati 100 assegnata a Girolamo Ticciati per il «Ciborio e’ Grado» [17 luglio 1726] (f. 136sx). []
  24. L’8 luglio 1730, il cavaliere Bardini ricevette lire 168.5.8 «per suo rimborso d’altrettanti da esso pagati fino dall’anno 1726 a diversi manifattori in Firenze, e’ altro occorso intorno al nuovo Ciborio di Pietre dure della Cappella del Santissimo in sei ricevute […]» ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 76r. Nel mese di giugno del 1727, Giuseppe Lorenzi ricevette un rimborso per le «Spese fatte per occasione del nuovo Grado, e Ciborio fatto nella Cappella del Santissimo, et altro cioè Per trasporto di detti marmi parte in Barocci, e parte a soma da Empoli a Volterra compresovi La gita del medesimo per spedire detti marmi lire 38.– Al Muratore per metter su detti marmi compresovi i Materiali lire 7.11.8. Per assettatura della Chiavicina d’Argento per il Ciborio, e cordoncino d’oro, e seta per detta lire 4.– […]» ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 71r; cfr. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, ff. 136sx, 140dx. []
  25. Per una parziale riproduzione fotografica della parte superiore dello sportellino centinato – disperso in un momento imprecisabile, ma prima degli anni Ottanta del Novecento – si veda E. Carli, Volterra nel Medioevo e nel Rinascimento, Pisa 1978, fig. 131. L’immagine consente di ricondurre l’arredo alla tipologia connotata dalla raffigurazione del Cristo risorto – oppure dell’Effusio sanguinis – tema d’antica tradizione che ebbe ampia fortuna anche nell’ambito della produzione orafa sacra fiorentina fra Sei e Settecento; per la plausibile affinità compositiva si veda, ad esempio, lo sportello del tabernacolo a tempietto in argento commissionato, tra XVII e XVIII secolo, dalle religiose del Monastero di San Vincenzo Ferrer a Prato (R. Fantappiè, Argenti, in Il Settecento a Prato, a cura di R. Fantappiè, Milano 1999, pp. 309 fig. 282, 318), nonché lo sportello di tabernacolo elaborato da Adriano Haffner (1755) per il ciborio d’argento della Cappella della Santissima Trinità nel Conservatorio delle Montalve alla Quiete (Firenze), A. Mazzanti, Scheda n. 386, in Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo. Tipologie e marchi, a cura di D. Liscia Bemporad, vol. III, Firenze 1992, pp. 516-517. []
  26. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 69v: «Adi 16 Luglio [1726] a Lorenzo Loi, e Compagni Argentieri lire dugento trentotto a conto d’uno sportellino da Ciborio, e di una nuvola d’argento con suoi raggi dorati, e in mezzo una Colomba per il nuovo Ciborio di Marmi fatto dal Signor Girolamo Ticciati lire 238.–». []
  27. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, ff. 136sx, 137dx; la nota di «Spesa del Ciborio e Gradi (sic) fatti di nuovo al Altare del Santissimo» ricorda il compenso di ducati 34 consegnato a Lorenzo Loi per «uno sportellino e’ Nuvole d’Argento» [16 luglio 1726] (f. 136sx). []
  28. ASCV, HI 134, Scritture diverse spettanti alla Compagnia del Santissimo Sacramento, f.n.n. «31 Agosto I.M.I. 1726 Memoria di Spese fatte da’ me Cavaliere Giulio Bardinj in Firenze per Servizio della Compagnia del Santissimo Sagramento del Duomo di Volterra in’ occasione del nuovo Ciborio, Grado, e’ altro ordinato per il suo Altare». Si ricordano, «Lama d’argento» per «coprire il Ciborio», «Muer Bianco», «Cataluffo dorato, e’ Bianco per i drappelloni del Baldacchino», «Taffettà dorato per il Cielo di detto Baldacchino»; il rivestimento interno venne compiuto dal banderaio Sebastiano Nannini (ibidem). []
  29. Ibidem: «E a’ 31 Agosto a’ Giovanni Antonio Noferi Intagliatore lire trentanove per l’appresso lavori d’intaglio Per il telaio del Baldacchino sopra il Ciborio lire 12.– Per la Base che’ Sopra il ciborio, e serve per l’esposizione del Santissimo Sagramento lire 28.– […] E a di detto a’ Ranieri Agostinj doratore lire ventotto per doratura della detta Base con Suoj Viticci, e’ suo Baldacchino netto di tara lire 28 — […]». Sul doratore, che nel 1723 e nel 1733 dorò «vari ornamenti intagliati da Giovanni Antonio Noferi per l’Elettrice Palatina» si veda E. Colle-L. Livi Bacci, Regesto degli artigiani attivi per la Corte medicea, in I mobili di Palazzo Pitti. Il periodo dei Medici 1537-1737, a cura di E. Colle, Firenze 1997, p. 271. []
  30. BGV, [G. Guidi], Notizie delle Pitture…, s.d. [1747-1750], f. 7v: «Fuorj dej dettj Pilastri sono affissi due Lampadarj uno per parte di legno messo a’ oro lavoro singolare del celebre maestro Noferi Fiorentino intagliatore. Ogn’uno di questi è formato da un Putto, che regge un viticcio di tre branche, sulle quali sono tre Lampade sempre accese». []
  31. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra …, f. 59v e f. 26v; ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, f. 107dx. []
  32. ASCV, HI 106, Sacramento. Deliberazioni, f. 46r [1 aprile 1720]. []
  33. Per l’intagliatore Giovanni Antonio Noferi, attivo a Firenze nella prima metà del Settecento, si veda R. Spinelli, Ricognizione su Giuseppe Broccetti (1684-1733), in “Annali. Fondazione Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi”, II, 1989, p. 121 nota 79; E. Colle-L. Livi Bacci, Regesto…, 1997, pp. 296-297; S. Bellesi, Le commissioni per la famiglia Riccardi, in S. Bellesi-M. Visonà, Giovacchino Fortini. Scultura architettura decorazione e committenza a Firenze al tempo degli ultimi Medici, vol. I, Firenze 2008, pp. 166-168, 177 note 24-25; S. Bellesi, Scheda n. 42, in Il fasto e la ragione. Arte del Settecento a Firenze, catalogo della mostra (Firenze, 30 maggio-30 settembre 2009), a cura di C. Sisi-R. Spinelli, Firenze 2009, pp. 152-153. []
  34. Sullo scultore si veda, in particolare, la biografia dedicatagli da Francesco Maria Niccolò Gabburri, in K. Lankheit, Florentinische Barockplastik, München 1962, pp. 230-231; J. Montagu, Girolamo Ticciati, in Gli ultimi Medici. Il Tardo Barocco a Firenze, 1670-1743, catalogo della mostra (Detroit, 27 marzo-2 giugno 1974; Firenze, 28 giugno-30 settembre 1974), Firenze 1974, pp. 144-147, 424; S. Bellesi, Nuove acquisizioni alla scultura fiorentina dalla fine del Cinquecento al Settecento, in “Antichità Viva”, XXXI, 1992, 5-6, p. 45; S. Blasio, Ticciati, Girolamo, in Repertorio della scultura fiorentina del Seicento e Settecento, a cura di G. Pratesi, vol. I, Torino 1993, pp. 62-63; A. Giannotti, «Fisso nel punto, che m’avea vinto». Girolamo Ticciati, scultore ‘sicuro’ nella Firenze del Settecento, in “Atti e memorie dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere La Colombaria”, 1995, LX, pp. 104-122; S. Bellesi, Studi sulla pittura e sulla scultura del ‘600-‘700 a Firenze, Firenze 2013, pp. 163-164; A. Giannotti, Nuove opere del “celebre scultore” Girolamo Ticciati, “Nuovi Studi”, 22, XXI (2016), 2017, pp. 119-124. []
  35. Sull’opera di Girolamo Ticciati si veda, in particolare, K. Lankheit, Florentinische …, 1962, pp. 178-180; G. Brunetti, Una madonnina dimenticata di Girolamo Ticciati per il battistero, in “Antichità Viva”, XIII, 1974, 3, pp. 22-24; G. Brunetti, I bassorilievi di Girolamo Ticciati per il coro e per l’altare maggiore del battistero, in Kunst des Barock in der Toskana, “Atti del convegno”, München 1976, pp. 182-187; R. Roani Villani, Per Girolamo Ticciati, in “Paragone”, 409, 1984 pp. 70-74. Per il gruppo raffigurante Cristo e la Samaritana (1724) che appartenne all’Elettrice Palatina – unica scultura in bronzo dell’autore conservata (Madrid, Patrimonio Nacional, Palacio de Oriente) -, si veda S. Bellesi, Scheda n. 170, in La principessa saggia. L’eredità di Anna Maria Luisa de’ Medici Elettrice Palatina, catalogo della mostra (Firenze, 23 dicembre 2006-15 aprile 2007), a cura di S. Casciu, Livorno 2006, pp. 310-311; M. J. Herrero Sanz, Scheda n. 86, in Brillos en bronce. Colecciones de reyes, catalogo della mostra (Madrid, novembre 2009-gennaio 2010), Madrid 2010, pp. 293-295. []
  36. Per la pala d’altare, realizzata contestualmente ad una serie di rilievi raffiguranti le Storie di Santa Caterina de’ Ricci destinati al medesimo ente ecclesiastico pratese ed elaborati in collaborazione con Vincenzo Foggini, si veda, in particolare, S. Bellesi, La scultura, in Il Settecento a Prato …, 1999, p. 281. []
  37. Il disegno è stato riprodotto in S. Bardazzi-E. Castellani, Il Monastero di S. Vincenzo in Prato, Prato 1982, p. 124, fig. 105; S. Bellesi, La scultura…, 1999, p. 284, fig. 341. Per l’attribuzione a Girolamo Ticciati si veda, inoltre, M.G. Trenti Antonelli, Basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de’ Ricci, in Prato e la sua provincia, a cura di C. Cerretelli, Milano 1999, p. 83. Per un approfondimento sul disegno progettuale per l’edificazione degli altari fra Cinque e Settecento si veda R. Santamaria, «Iuxta modellum»: disegni progettuali di altari genovesi fra XVI e XVIII secolo, in S. De Cavi, Dibujo y ornamento. Trazas y dibujos de artes decorativas entre Portugal, España, Italia, Malta y Grecia. Estudios en honor de Fuensanta García de la Torre, Córdoba 2015, pp. 309-321. []
  38. S. Bardazzi-E. Castellani, Il Monastero…, 1982, p. 81 nota 48; S. Bellesi, La scultura…, 1999, p. 281. []
  39. Il gruppo appartiene ad una tipologia di antica tradizione anche nell’ambito della produzione orafa sacra fiorentina; per quanto riguarda il Settecento si veda, ad esempio, il ciborio in argento della Collegiata dei Santi Pietro e Paolo di Castelfranco (Pisa), arredo attribuito a manifattura fiorentina e, dubitativamente, a Giuseppe Broccetti (terzo decennio del XVIII secolo), M. Cecchi, Scheda n. 33, in Visibile pregare. Arte sacra nella diocesi di San Miniato, a cura di R.P. Ciardi, vol. II, Ospedaletto (Pisa) 2001, pp. 83-84. Si ricorda, inoltre, che il medesimo Lorenzo Loi realizzò un ciborio d’argento impreziosito da «uno Spirito Santo» per la Compagnia della Madonna del Carmine di Prato (1724), R. Fantappiè, Argenti …, 1999, p. 315. []
  40. ASFi, Carte di Eleonora Gonzaga, 1, n. 156. []
  41. M. Bietti, Scheda I. 119, in S. Bellesi-M. Visonà, Giovacchino Fortini…, vol. II, 2008, p. 237. []
  42. La collaborazione con Giovacchino Fortini è nota in riferimento all’attività svolta per la famiglia Riccardi fra il terzo ed il quarto decennio dei Settecento, S. Bellesi, Le commissioni…, 2008, pp. 167, 170, 178 nota 51. Per il disperso paliotto d’altare in argento destinato alla Cappella di San Filippo Benizi nella Chiesa della Santissima Annunziata di Firenze, elaborato da Lorenzo Loi su disegno di Giovacchino Fortini (1727), si veda D. Liscia Bemporad, L’Oreficeria, in Tesori d’arte dell’Annunziata di Firenze, catalogo della mostra (Firenze, 31 dicembre 1986-31 maggio 1987), a cura di E. Casalini-M.G. Ciardi Duprè Dal Poggetto-L. Crociani-D. Liscia Bemporad, Firenze 1987, p. 306; M. Visonà, Scheda III. 18, in S. Bellesi-M. Visonà, Giovacchino Fortini…, vol. II, 2008, pp. 295-296. []
  43. La citazione è tratta dalla trascrizione del brano documentario contenuto nelle Ricordanze del Convento della Santissima Annunziata di Firenze e relativo al paliotto per la Cappella di San Filippo Benizi, in D. Liscia Bemporad, L’Oreficeria…, 1987, p. 306; M. Visonà, Scheda III. 18…, 2008, pp. 295-296. []
  44. Oltre al ciborio già menzionato (supra, nota 39), si ricordano l’ostensorio del Museo dell’Opera del Duomo di Prato (1728-1730) e l’urna reliquiario di Santa Caterina de’ Ricci per il Monastero di San Vincenzo Ferrer (1740), R. Fantappiè, Argenti…, 1999, pp. 311, 317 fig. 390, 319-320. []
  45. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra …, f. 47v: «Adi primo settembre [1715] al Signor Cavaliere Giulio Bardini uno de Signori Deputati ducati cinquecento quarantuno lire 6.6.8 sono per altrettanti fatti da Lui pagare in Firenze al Signor Girolamo Gorgieri Argentiere per valuta, e spese di numero 8 Candeglieri d’Argento di peso in tutto libbre 43 once 5 denari 1, quali Candeglieri si sono posti sull’Altare del Santissimo Sagramento della Cattedrale per sostener l’otto Candele, chi (sic) continuamente vi tiene la Compagnia sono lire 3793.6.8», cfr. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, f. 89dx. []
  46. ASCV, HI 134, Scritture diverse spettanti alla Compagnia del Santissimo Sacramento, f.n.n., si veda, qui di seguito, l’appendice documentaria. []
  47. Ibidem; cfr. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 73v: «Adi 20 Luglio [1728] al signor Cavaliere  Giulio Bardini uno de Signori Deputati Ducati secento, tanti ad esso mandati a Firenze, che ducati 261.3.6.8 sotto di 25 Aprile prossimo passato, e ducati 338.3.13.4 questo suddetto giorno per Francesco Morganti, per pagarsi detta somma di ducati 600 al Signor Lorenzo Loi, e Compagni Argentieri sul Ponte Vecchio in conto de’ Candellieri d’Argento ordinanti per servizio della Compagnia, che sono ducati 600 lire 4200.». []
  48. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, ff. 132sx-dx: «Nota della Spesa fatta nej Candelieri d’Argento ordinati da Signori Deputati a Lorenzo Loi Argentiere in Firenze» [1728-1731]. []
  49. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 77v. []
  50. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, f. 172sx; cfr. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, ff. 75v, 78v, 83v, 86v. []
  51. Gli apparati allestiti, per cura della Compagnia, in occasione delle celebrazioni festive erano perfezionati da maestranze ed artisti d’ambito locale, fra i quali il pittore Domenico Tempesti (1732-1733), ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 79r; ASCV, HI 98 Sacramento. Campione, ff. 156dx, 159dx. Su Tempesti, attivo nel pisano fra il quarto ed il settimo decennio del Settecento si veda R.P. Ciardi, La seconda metà del secolo, in Settecento pisano. Pittura e scultura a Pisa nel secolo XVIII, a cura di R. P. Ciardi, Ospedaletto (PI) 1990, pp. 110-111, 145 nota 43. []
  52. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 82r [1734]; «a conto» dell’opera gli argentieri ricevettero lire 1750 (ibidem). []
  53. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 83r [23 luglio 1734], l’intagliatore fu coadiuvato dal doratore Magnelli, da «Baci, e’ Burchi setaioli», dal battiloro Cappelli e dal «Banderaio» Pintucci (ibidem); cfr. ASCV, HI 98, Sacramento. Campione, f. 172sx. []
  54. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 87r: «Adi 24 Luglio [1738], e fino sotto di 18 Giugno prossimo passato al Signor Lorenzo Loi, e Compagni Argentieri sul Ponte Vecchio in Firenze Lire mille centro trentaquattro in conto dell’Ostensorio, e’ altri Lavori ordinati Loro dai Signori Deputati lire 1134.–». Appare interessante ricordare che, proprio nel 1738, Lorenzo Loi venne compensato dalla Compagnia di San Michele di Castelfranco (Pisa) per la realizzazione di una muta di sei candelieri d’argento, M. Cecchi, Scheda n. 33…, 2001, p. 96 nota 156. []
  55. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 91v. []
  56. ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 158r. []
  57. Durante l’adunanza confraternale del 23 dicembre 1756, i deputati stanziarono ottocento scudi nella realizzazione dei manufatti, ASCV, HI 106, Sacramento. Deliberazioni, ff. 90r-91v. []
  58. ASCV, HI 142 Campione della Compagnia del Santissimo Sacramento in Cattedrale di Volterra, ff. 116sx-dx. []
  59. ASCV, HI 142 Campione della Compagnia del Santissimo Sacramento in Cattedrale di Volterra, f. 160sx; per Francesco Loi [1762], ASCV, HI 99, Entrata et Uscita de Camarlinghi della Compagnia del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Volterra…, f. 164v. []
  60. Argenti fiorentini…, vol. I, 1992, p. 421. []
  61. ASCV, HI 49, Libro delli Inventari della Sagrestia del Duomo di Volterra, f. 191r. Per le altre suppellettili sacre contestualmente donate da Jacopo Gaetano Inghirami alla Cattedrale di Volterra, si veda U. Bavoni, La Cattedrale…, 1997, p. 115; D. Gastone, Le oreficerie del Museo diocesano d’arte sacra. Introduzione al Regesto, in Il Museo diocesano d’arte sacra di Volterra. Catalogo, a cura di U. Bavoni-A. Ducci-A. Muzzi, Pisa 2018, p. 286. []
  62. ASCV, HI 49, Libro delli Inuentari della Sagrestia del Duomo di Volterra, f. 191r. Per gli arredi ed il rilevamento – sui rispettivi tappi – dei marchi di garanzia dell’Arte della Seta di Firenze, del saggiatore Vittorio Querci (1767-1779) e dell’autore, la bottega di Loi, si veda C. Baracchini, Scheda n. 19, in La Cattedrale di Volterra…, 1994, p. 92. La studiosa attribuisce i tre manufatti al primo Seicento fiorentino, considerando i tappi, contrassegnati dalla punzonatura, un rifacimento più tardo (ibidem). []
  63. Francesco Loi morì il 19 luglio 1769, Argenti fiorentini …, vol. I, 1992, p. 421. []
  64. L’inventario è stato in parte trascritto e pubblicato da G. Cantini Guidotti, Orafi in Toscana tra XV e XVIII secolo, vol. II, Firenze 1994, pp. 253-256. Oltre al «Ciborio» costituito da «51 Pezzi diversi, cioè Sportello, Frontone, Cornici, Colonne […]», la nota inventariale descrive, in giacenza nella bottega, manufatti d’impiego profano – come i vassoi incompiuti, la «saliera a due spartimenti, cernierata», il «Gotto dorato d’Augusta», le posate e le fibbie «da scarpa» – ma anche due reliquiari in filigrana ed un calice «centinato, tirato a tutto pulimento, a bontà di Marchio fiorentino», ASFi, Magistrato dei Pupilli del Principato, 2699, ins. 163, ff. 1287r-v; G. Cantini Guidotti, Orafi…, vol. II, 1994, pp. 253-254. []
  65. ASFi, Magistrato dei Pupilli del Principato, 2699, ins. 163, f. 1288v; G. Cantini Guidotti, Orafi…, vol. II, 1994, p. 256. []
  66. Argenti fiorentini …, vol. I, 1992, p. 421. []
  67. L’inventario ricorda «Bronzi diversi», otto «Staffe di Bronzo per formare», una «Mastra da Terra da formare», «Più, e diversi Gessi da formare, Modelli di Legno […]», «Diversi Modelli di piombo» e ancora «Diversi Modelli nello scrittoio», ASFi, Magistrato dei Pupilli del Principato, 2699, ins. 163, ff. 1287v-1288r; G. Cantini Guidotti, Orafi…, vol. II, 1994, pp. 255-256. []
  68. Si tratta di «Un Armadino con quattro Cassette, e una Cassa per tenere di disegni, il tutto nello scrittoio, assai Lacero», ASFi, Magistrato dei Pupilli del Principato, 2699, ins. 163, f. 1288v; G. Cantini Guidotti, Orafi…, vol. II, 1994, p. 256. []