Sergio Intorre

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Il Cristo deriso della chiesa di San Calogero a Naro

DOI: 10.7431/RIV12072015

La chiesa di San Calogero a Naro, che i canonici di San Giorgio realizzarono contestualmente alla costruzione del loro collegio nel 1575 ingrandendo un edificio già esistente1, nella cui cripta la tradizione colloca la dimora del Santo durante la sua vita, custodisce una statua marmorea raffigurante Cristo deriso (Fig. 1). L’opera, come riferisce Fra’ Saverio Cappuccino, venne “lavorata da perita mano nella città di Trapani pello prezzo di onze 40 in tempo ch’era provinciale il M.R.P. Francesco Saetta dei Minori Conventuali”2. Saetta, che succedette a Padre Melchiorre Milazzo, importante figura di committente che arricchì la chiesa di San Francesco di un gran numero di opere d’arte di grande valore artistico3, fu in carica dal 1779 al 17824, periodo al quale va dunque riferita l’opera in questione. La statua, realizzata in marmo rosa, raffigura Cristo seduto con i polsi legati davanti al corpo, mentre viene fatto oggetto di scherno dai soldati romani, coerentemente con il testo evangelico: “Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: “indovina: chi ti ha colpito?” E molti altri insulti dicevano contro di lui…”5. Il particolare marmo utilizzato, ricco di venature, simula il sangue che sgorga dalle ferite di Cristo, conferendo pathos alla composizione, tratto tipico della produzione barocca spagnola, e il suo utilizzo da parte di un artista trapanese rimanda all’intenso traffico di opere ed artisti tra la Sicilia e la penisola iberica documentato fin dal XV secolo6. L’opera si inquadra nel contesto artistico trapanese del XVIII secolo, in particolare nella produzione di botteghe come quelle dei Tipa7, famosi per “lo scolpire in tenero e in piccolo”8, che realizzarono composizioni analoghe a quella qui studiata, impiegando l’alabastro rosa (la cosiddetta pietra incarnata), che presenta venature simili a quelle del marmo. Andrea, in particolare, si distinse, oltre per la realizzazione di presepi con piccole sculture in avorio9, come gli esemplari attribuitigli custoditi presso il Museo Interdisciplinare Regionale “A. Pepoli” di Trapani10 e quelli di collezione privata di Trapani11, proprio per la lavorazione dell’alabastro12. Ad Alberto Tipa, vissuto tra il 1732 e il 178313, sono stati invece attribuiti l’Ecce Homo del Museo Diocesano di Mazara del Vallo14 (Fig. 2) e il Cristo alla colonna di collezione privata di Palermo15 (Fig. 3), entrambi in alabastro rosa, che ricordano l’opera qui studiata. All’artista è stato inoltre già attribuito il Cristo alla colonna del Palazzo vescovile di Trapani16 (Fig. 4). Un’attribuzione più recente la assegna a Giacomo Tartaglio17, sulla scorta del confronto con il Cristo deposto della cattedrale di San Lorenzo di Trapani dello stesso autore18 (Fig. 5). Un successivo restauro eseguito dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Trapani ha però portato alla luce la data “1656” sulla base dell’opera19, elemento che esclude gli autori fin qui citati. Tartaglio, attivo a Trapani insieme al fratello Giuseppe fino al 1751, anno della sua morte20, è documentato come autore della statua di Santa Rosalia, anch’essa in alabastro, per la chiesa del Collegio dei Gesuiti dello stesso centro21. Al contesto della loro bottega può essere ricondotto il Cristo deposto di collezione privata di Palermo22 (Fig. 6), affine al Cristo deposto di Trapani precedentemente citato, oltre che per il materiale impiegato, per la resa anatomica del corpo del Redentore. Un altro interessante raffronto è quello con il Cristo alla colonna della collezione Correnti (Fig. 7), già nella collezione Baroni Agnello di Ramata23. L’opera in argento, alabastro, alabastro rosa e diaspro, anch’essa di maestranze trapanesi, si caratterizza per gli accesi toni drammatici ottenuti grazie all’uso della pietra incarnata e può essere datata alla metà del XVIII secolo. Il Cristo deriso di Naro si inserisce nel contesto artistico fin qui descritto come esempio di persistenza fino alla fine del XVIII secolo delle caratteristiche tecniche e stilistiche che hanno reso unica la produzione trapanese lungo tutto il Settecento. Un influsso rococò è riscontrabile proprio nel volto della statua, che denota una certa leziosità, a differenza degli esemplari precedentemente citati, improntati a reminiscenze classiche ravvivate da toni drammatici ancora barocchi. L’opera costituisce un’ulteriore testimonianza sia del livello artistico raggiunto dalle maestranze trapanesi, sia della varietà dei materiali impiegati nella realizzazione dei manufatti. Il repertorio sacro e in particolare la figura di Cristo, che aveva trovato già nel XVII secolo formulazioni pregevoli nelle opere dei corallari, su tutte il Crocifisso attribuito a Matteo Bavera del Museo Interdisciplinare Regionale “Pepoli” di Trapani24, si arricchisce nel passaggio al secolo successivo di materiali come l’avorio e l’alabastro, dando vita ad un repertorio scultoreo unico e peculiare, che rinnova profondamente la cultura figurativa del periodo. I temi iconografici legati alla Passione di Cristo si coniugano felicemente con l’attitudine polimaterica degli artisti trapanesi nei celebri gruppi dei Misteri25, i cui influssi sono leggibili nell’opera di Naro. In particolare, il gruppo con l’Incoronazione di Spine, realizzato da Antonio Nolfo nel 176426 in sostituzione del seicentesco gruppo originario ormai “in stato da non potersi rimediare e ristorare”27, rivela come si fosse ormai verificato un completo allineamento tra il linguaggio artistico siciliano e quello spagnolo, come risulta evidente dal raffronto tra l’opera trapanese e il Paso che Francisco Salzillo realizzò tra il 1776 e il 1777 per la chiesa della Cofradía de Jesus di Murcia28. L’opera di Nolfo anticipa addirittura i caratteri principali dell’esemplare spagnolo, contrapponendo la dolcezza del volto e dell’anatomia del Cristo alla rudezza priva di grazia dei suoi aguzzini, uno dei quali arriva ad oltraggiarlo con il gesto della mano a fico, qui privo della sua consueta valenza apotropaica. Anche il Cristo deriso di Naro mostra questi tratti distintivi, nella ricerca sia di un contrasto netto tra la bellezza della figura del Redentore e la brutalità che lo circonda, sia della rappresentazione della sofferenza nell’atto del sacrificio salvifico.

Referenze fotografiche

Fig. 1: Gero Baldacchino, Fotoclub “L’ora blu” – Naro
Figg. 2, 3 e 6: si ringrazia Enzo Brai per la foto concessa.
Figg. 4 e 5: Foto Pino Grispo
Fig. 7: si ringrazia la Direzione del Museo Diocesano di Monreale per la foto concessa.

  1. B. Alessi, Naro: guida storica e artistica, Agrigento 1976, p. 174. []
  2. Fra’ Saverio Cappuccino, Naro antica, ms. sec. XIX, Biblioteca Comunale di Naro, S.C. 13, p. 287. []
  3. Sulla committenza di Padre Melchiorre Milazzo v. S. Intorre, Scultura lignea a Naro, in “OADI – Rivista dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia”, n. 5 – Giugno 2012, DOI: 10.7431/RIV05042012. []
  4. D. Sparacio, Siciliensis Provinciae Ord. Min. Conv. Conspectus historicus. Addita notitia neo-Provinciae Melitensis eiusdem Ordinis, Roma 1925, p. 66; F. Costa, La chiesa e il convento di S. Francesco dei Frati Minori Conventuali a Naro (Agrigento), in Francescanesimo e cultura nella provincia di Agrigento, atti del convegno di studi (Agrigento, 26-28 ottobre 2006), a cura di I. Craparotta e N. Grisanti, Palermo 2009, p. 37. []
  5. Luca XXII, 63-65. []
  6. A questo proposito v. D. Ligresti, Sicilia aperta (secoli XV – XVII) – Mobilità di uomini e idee, Quaderni – Mediterranea. Ricerche storiche, collana diretta da Orazio Cancila, n. 3, Palermo 2006. []
  7. M.C. Di Natale, ad vocem, Tipa, in Arti Decorative in Sicilia. Dizionario biografico, a cura di M.C. Di Natale, II, Palermo 2014, pp. 587 – 588. []
  8. A. Gallo, Notizie dei figularj degli scultori e fondetari e cisellatori siciliani ed esteri che sono fioriti in Sicilia da più antichi tempi fino al 1846 raccolte con diligenza da Agostino Gallo da Palermo, ms. XV. H. 16, ff. 1r-25r; ms. XV. H. 15, ff. 62r-884r, Biblioteca centrale della Regione siciliana di Palermo, ed. a cura di A. Anselmo, M.C. Zimmardi, Palermo 2004, ms. XV. n. 15, f. 312r. []
  9. M.C. Di Natale, ad vocem, Tipa, in Arti Decorative…, 2014, pp. 587 – 588. []
  10. L. Novara, scheda III.2 e G. Bongiovanni, schede III.4 e III.5, in Materiali preziosi dalla terra e dal mare nell’arte trapanese e della Sicilia occidentale tra il XVIII e il XIX secolo, catalogo della Mostra (Trapani, Museo Regionale “A. Pepoli”, 15 febbraio – 30 settembre 2003) a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2003, pp. 154-157. []
  11. M. La Barbera, scheda III.3, in Materiali preziosi…, 2003, pp. 155-156. []
  12. G.M. Di Ferro, Biografie degli uomini illustri trapanesi dall’epoca normanna sino al corrente secolo, II, Trapani 1830-1850; rist. anast., Sala Bolognese 1973, p. 243. []
  13. M.C. Di Natale, ad vocem, Tipa, in Arti Decorative…, 2014, pp. 587 – 588. []
  14. M. Vitella, scheda IV.3, in Materiali preziosi…, 2003, p. 181. []
  15. M. Vitella, scheda IV.4, in Materiali preziosi…, 2003, pp. 181-182. []
  16. M. Serraino, Trapani nella vita civile e religiosa, Trapani 1968, p. 138. []
  17. R. Vadalà, scheda n. 12, in Jesus Hominum Salvator – La vita di Cristo nell’arte trapanese dal XV al XIX secolo, catalogo della Mostra (Trapani, Chiesa di Sant’Agostino, 4 luglio – 31 ottobre 2009), a cura di A. Precopi Lombardo e P. Messana, Erice 2009, pp. 76-77. []
  18. R. Vadalà, scheda n. 19, in Mysterium Crucis nell’arte trapanese dal XIV al XVIII secolo, catalogo della Mostra (Trapani, Chiesa di Sant’Agostino, 6 marzo – 13 aprile 2009), a cura di M. Vitella, Trapani 2009, pp. 120-121. []
  19. https://goo.gl/r2GIaQ. []
  20. L. Novara, Tartaglia (Tartaglio), in Corallari e scultori in corallo, madreperla, avorio, tartaruga, conchiglia, ostrica, alabastro, ambra, osso attivi a Trapani e nella Sicilia occidentale dal XV al XIX secolo, sezione a cura di R. Vadalà, ad vocem, in Materiali preziosi…, 2003, p. 396. []
  21. Ibidem. []
  22. C. Bajamonte, scheda IV. 28, in Materiali preziosi…, 2003, p. 196. []
  23. L’opera è stata esposta al Museo Diocesano di Monreale in occasione della mostra Signum Crucis. Memoria & contemporaneità (27 aprile-27 ottobre 2013), in coincidenza con l’ingresso a Monreale di Mons. Michele Pennisi, realizzata nell’ambito del progetto “AMEI per Costantino” e nata sull’onda delle celebrazioni del XVII centenario dell’Editto di Milano. []
  24. V. Abbate, scheda n. 30, in L’arte del corallo in Sicilia, a cura di C. Maltese, M.C. Di Natale, catalogo della Mostra (Museo Regionale Pepoli, Trapani, 1 marzo – 1 giugno 1986), Palermo 1986, pp. 182 – 183; v. anche D. Scandariato, scheda n. 47, in I grandi capolavori del corallo – I coralli di Trapani del XVII e XVIII secolo, catalogo della Mostra (Catania, Palazzo Valle, Fondazione Puglisi Cosentino, 3 marzo – 5 maggio 2013) a cura di V.P. Li Vigni, M.C. Di Natale, V. Abbate, Cinisello Balsamo 2013, p. 112, che riporta la bibliografia precedente. []
  25. Sui gruppi dei Misteri di Trapani v. Legno Tela e … La scultura polimaterica trapanese tra Seicento e Novecento, catalogo della mostra (22 dicembre 2010 – 31 agosto 2011) a cura di A. Precopi Lombardo, P. Messana, Trapani 2011; G. Cammareri, I misteri nella Sacra rappresentazione del Venerdi Santo a Trapani, Trapani 1998; F. Mondello, La processione del Venerdì santo in Trapani, a cura di G. Cammareri, Trapani 1992. []
  26. I. Bruno, Nolfo, in Corallari e scultori…, 2003, p. 388, che riporta la bibliografia precedente. []
  27. Archivio di Stato di Trapani, Contratto notarile del 16 febbraio 1764, riportato in https://goo.gl/xPiDIY, pp. 3-4; sui contratti di concessione dei gruppi dei Misteri di Trapani v. anche M. Serraino, La processione dei Misteri: la Casazza magna, Trapani 1980; G. Fardella, Annali della Città di Trapani, raccolti dal parroco D. Giuseppe Fardella Patrizio Trapanese, Biblioteca Fardelliana, Trapani, Ms. 193, sec. XIX (1810). []
  28. M.T. Marín Torres, La iglesia de Jesús: los pasos, in Museo Salzillo, Murcia 2006, pp. 102-108. []