Adriano Amendola

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Le arti decorative nella Roma Barocca: l’ebanista Giovanni Antonio Fagnini guardaroba di casa Caetani e il tabernacolo della chiesa di San Marcello al Corso

DOI: 10.7431/RIV01082010

Giovanni Antonio Fagnini è ricordato nel 1707 quale munifico committente di un  tabernacolo per la chiesa romana di San Marcello al Corso nella Roma sacra e moderna di Francesco Posterla: «un singolare Reliquiario, composto di pietre pretiose, e tutto disfacibile, il di cui ornamento dovizioso di gioie stimabili fu lodevole invenzione di Carlo Francesco Bizaccheri, che seppe unire le sue spiritose idee alla generosità del Sig. Gio. Antonio Fagnini, di cui fù tutta la spesa»1.

Il tabernacolo, reliquiario in bronzo dorato, lapislazzuli e pietre dure, è ancora collocato nella sua ubicazione originaria (Fig. 1), la quarta cappella a destra, dove si trova dal 1691, come ricorda l’iscrizione sulla fascia bronzea inferiore2 (Fig. 2), seppur manchevole dei due putti e dei due angeli inginocchiati che ne coronavano la sommità, come testimonia una fotografia dei primi anni Sessanta del Novecento (Fig. 3).

Aprendo i due sportelli, l’interno si presenta ornato di sei colonne tortili in ebano, disposte simmetricamente e sormontate da capitelli bronzei, a formare un piccolo altare, con una fascia di pietre commesse e un grande zaffiro bianco incastonato al centro della lunetta, sebbene privo di alcune delle decorazioni originali a causa di rimaneggiamenti otto-novecenteschi (Fig. 4). I lati esterni sono in legno, con una cornice intagliata dorata e due maniglie in ferro per il trasporto (Fig. 5). Il reliquiario è posto al centro di una grande predella, donata da Fagnini nel 16893, con il fronte in lapislazzulo, riquadri bilobati in agata e cornici in bronzo dorato (Figg. 67); il ripiano è invece rivestito di rame.

L’originale ideazione dell’architetto Bizzaccheri e i pregiati materiali scelti esprimono in modo tangibile l’agiatezza e la cultura del committente che, con il ricercato manufatto, intendeva manifestare la sua devozione al Santissimo Crocefisso4.

Il ritrovamento del testamento e dell’inventario dei beni di Fagnini e di altri documenti correlati permettono oggi di far luce su questa singolare figura di ebanista, sul suo legame con l’istituzione religiosa e ancor più su quello, sconosciuto, con la famiglia Caetani di Sermoneta. Vedovo della moglie Caterina Aversa e privo di eredi, Giovanni Antonio destinò i suoi averi all’arciconfraternita del Santissimo Crocefisso, ad eccezione di due candelieri d’argento da tavola offerti alla «Cappella della Santissima Concettione posta nella terra di Talara [Tellaro] dello stato di Genova», di uno «studiolo con pitture sotto cristallo che fingono pietra» assegnato al conte de Fosquin e di un lascito di dieci scudi al collega «mastro Cristofaro ebanista abitante al corso incontro alle Convertite»5. Nei codicilli aggiunti al testamento sono infine donati «all’eccellentissima Signora Donna Anna e Donna Camilla Costanza sorelle Caetani oblate in Tor de Specchi li Ritratti dell’Eccellentissimi Signori Duca Francesco e Duca Filippo Caetani di felice memoria pregandole ad accettare questa mia piccola dimostratione in segno del grande affetto che gli porto e che ho portato all’Eccellentissima loro casa»6.

A distanza di due decenni dalla morte del duca Francesco IV Caetani (1683) e del principe Filippo II (1687), Fagnini mostrava di essere ancora molto legato al casato di Sermoneta, tanto da nominare tra i suoi esecutori testamentari il loro computista di casa, Marco Diversi7. Un’indagine tra i documenti dell’Archivio Caetani ha permesso di stabilire il tenore di questo legame8, dovuto al fatto che Giovanni Antonio Fagnini fu al servizio della nobile famiglia dal 1650 quando, in veste di ebanista, fu impiegato nell’esecuzione di un prezioso scrittoio, dono per il Re di Spagna, presso la cui corte i Caetani erano tenuti in grande considerazione.

L’importante commissione valse a Fagnini una retribuzione di oltre millesettecento scudi e il viaggio a Madrid, per sovrintendere al trasporto delle casse in cui il mobile fu imballato e per  curarne il successivo assemblaggio. Il duca Francesco IV Caetani apprezzò l’operato dell’ebanista e gli propose l’ambito incarico di guardarobiere della casa. Fagnini naturalmente accettò l’offerta, che era irrinunciabile in termini di prestigio, oltreché di stipendio. Il guardaroba, nella scala gerarchica delle figure professionali che ruotavano intorno ad una famiglia nobile, era colui che, al pari del maestro di casa, gestiva i beni mobili del padrone, il loro acquisto, l’eventuale cessione, la riparazione o sostituzione e, in caso di morte o spostamento, la loro inventariazione; egli si occupava in senso lato degli interessi economici della famiglia9. Nel palazzo Caetani di Roma, a via del Corso, attuale palazzo Ruspoli, la guardaroba occupava alcune stanze del secondo piano riservato alla servitù; a partire dalla seconda metà del Seicento, ad essa fu riservato un grande ambiente denominato “Guardaroba da basso”, nel quale furono stipate, in occasione dell’inventario del 1665, anche le piccole sculture antiche dell’antiquarium10.

Fagnini fu alle loro dipendenze per circa quattro decenni, come provano il carteggio con il duca e con il principe e le filze di giustificazioni di spesa da lui eseguite, conservate in Archivio Caetani. Divise in più fascicoli e raccolte in un unico faldone, le ricevute relative agli anni dal 1674 al 1681 restituiscono il tenore dei legami che l’ebanista intrattenne per conto della famiglia Caetani. Il guardaroba provvedeva a registrare tutte le spese per i suoi signori, dallo strumento matematico per il “duchino” Francesco Gaetano, figlio del principe Filippo II, ai lavori più importanti; Fagnini si servì regolarmente dell’operato di artisti ed artigiani, come l’ebanista fiammingo Bartolomeo Roth, pagato undici scudi «per una cornice di ebano con francia di ebano rosso con il Patente intagliato di rame indorato»11, e tre scudi «per una cornice di pero con fregio di legno rosso grande due palmi in circa, serve per un quadro di tre Maggi ovvero la Natività»12. Ricorrono inoltre con frequenza i nomi degli argentieri Guglielmo di Sciolivè e Stefano Sassi13, pagato «per una boccia con il collo lungo per pigliare l’acqua» e per altri manufatti d’argento cesellato.

Un intero fascicolo di giustificazioni è occupato dalle ricevute di pagamento per i fanali della processione del Santissimo Crocefisso per il Giubileo del 167514; la solenne cerimonia, che si svolse l’11 aprile, consisteva nel trasporto dell’antico Crocefisso miracoloso da San Marcello al Corso a San Pietro in Vaticano. Il duca Caetani in veste di capo processione affidò il compito di allestire le macchine all’architetto di casa Carlo Fontana15. Gli inediti documenti permettono di conoscere meglio questi apparati effimeri di cui non si conserva memoria grafica, ma che furono dettagliatamente descritti da Ruggero Caetano ne Le memorie de l’anno santo 167516. Si ricavano inoltre nuove notizie sugli artisti e gli artigiani coinvolti nella loro realizzazione in cartapesta e latta, su strutture portanti in legno; se era noto che a Carlo Fontana spettavano i disegni dei quattro fanali, dalle note contabili rinvenute si evince che egli si occupò anche della realizzazione dei modelli, comprese le fiaccole in terracotta; i pezzi furono inoltre argentati e dorati da Girolamo Orlandi e decorati in parte dal pittore Giuseppe Bartolomeo Chiari17.

In questa occasione si consolidarono i rapporti tra Carlo Fontana e Fagnini, come provano alcune lettere in cui l’architetto si rivolge all’ebanista guardaroba, discutendo dei compensi e della complessa esecuzione dei fanali18; tra i due probabilmente nacque un sodalizio professionale che si protrasse nel tempo; del resto Fontana non era nuovo a simili collaborazioni, come dimostra il monumentale stipo realizzato su suo disegno per i Colonna dall’ebanista Giacomo Herman e dagli intagliatori d’avorio Stainhart19. Per i Chigi l’architetto progettò inoltre alcune credenze, realizzate dall’intagliatore berniniano Antonio Chiccari20. Destinati necessariamente ad una élite, a causa dell’elevato costo delle materie prime utilizzate, come ebano, avorio, bronzo, marmi antichi e pietre semipreziose, i manufatti più richiesti ad un ebanista erano edicole, studioli, casse per orologi e mobili da parata; caratterizzati dalla presenza di elementi architettonici come timpani, colonne e pilastri, essi erano il prodotto della collaborazione di più artisti, con diverse competenze e, principalmente, dell’architetto che forniva il progetto.

La nomina di Provveditore dell’arciconfraternita del Santissimo Crocifisso di Giovanni Antonio Fagnini conferma che i rapporti con l’istituzione religiosa, avviati durante la preparazione dei fanali per la processione del 1675, si fecero nel tempo molto saldi e profondi, tanto che l’ebanista acquistò dalla congregazione un’abitazione su via dei Banchi «sul cantone del vicolo al Pavone»21, ancora esistente (Fig. 8), con il patto di restituirla alla morte22. Nell’inventario di Fagnini sono elencati, custoditi nei cassetti di una scansia, «diversi ferri ad uso di ebanista», i «disegni di diversi studioli» e, in uno scrittoio, un fascicolo di «ricevute diverse d’artisti et altri». Purtroppo il documento non restituisce i loro nomi, ma è lecito supporre che l’ebanista avesse collaborato oltre che con Bizzaccheri, con l’architetto di casa Caetani, Carlo Fontana. L’elenco dei beni, redatto il 7 maggio 1708 dagli esecutori Giuseppe Vollar e Francesco Pellegrini in presenza del camerlengo dell’arciconfraternita monsignor Alessandro Tanara e del procuratore dell’eredità Giovan Francesco Marcusi, ci restituisce la paternità di un solo dipinto, un bozzetto di Pieter Van Bloemen detto lo Stendardo raffigurante una Pietà. È però difficile pensare che tra i quarantasette dipinti posseduti da Fagnini vi fossero solamente opere di bassa qualità, visti i continui contatti avuti con gli artisti in veste di guardaroba per i Caetani.

La descrizione, partendo dal corridoio a «capo le scale», delinea la successione di due stanze, entrambe parate con i dipinti alle pareti come l’ambiente di passaggio, di una loggetta e una cantina. L’allestimento dell’arredo sembra piuttosto importante e le dieci sedie elencate indicano che Fagnini riceveva ospiti in casa; va notata la presenza, nel corridoio prima di accedere alla stanza, di una Giuditta in tela d’imperatore e di una bambocciata descritta come un «sopraporto rappresentante diverse figure, una cavalla et alcuni banditi con cornice filettata d’oro di palmi 3 ½ e cinque»23. Nella sala erano presenti ventisette opere su tela e carta e, come indicano alcune coppie di dipinti, alternate per formato ad altre che costituiscono gruppi tematici. Si può facilmente intuire che l’allestimento delle pitture sulle pareti dovesse seguire un dettame di simmetria. Tra i dipinti elencati si segnalano i due ritratti del duca e del principe di Sermoneta, già menzionati, e i «due disegni di studioli in carta di palmi 2 et 1 ½ con cornicetta di pero negro». La camera serviva anche per desinare, come indicano le posate, le stoviglie e «una scatola con alcuni bicchieri et una Cioccolatiera piccola di rame e tre chicchere di porcellana di Genova».

La seconda stanza era divisa in due ambienti da un «padiglione di interliccio verde con francie e suoi ferri», il secondo dei quali occupato da due letti, uno più piccolo per il domestico e l’altro padronale più grande con «sua coperta di saia violacea foderata di tela con sua francia verde e gialla e sopra detto letto una trabacca a telaro consistente in sei bandinelle e suo cielo, con francie simili alla detta copertina, e detta trabacca è di panno color violaceo usato con suoi quattro vasetti di legno dorati e tornaletto di panno simile».

Il primo vano era arredato con argenti cesellati e mobili di pregio come «un studiolo di pero con cinque cassettini voti con la mostra di pietra di Fiorenza con un sportello in mezzo» che, aperto, mostrava il fronte interno tutto intarsiato «di varie pietre con adorni di rame indorato e con quattro cipolle indorate»; sopra di esso una croce «con quattro castoni torchini» con decori in argento sopra il piedestallo «intersiato di pietre, cioè lapislazzaro con in mezzo la cornicetta di rame dorata e dentro la medesima alcuni paesini parimente di pietra dura con otto pometti d’ottone dorati et altri filetti di rame dorato attorno».

Trovava posto nella sala anche un prezioso canterano in noce con sopra «due palle di pietra grosse di diaspro esistenti sopra due peducci d’ottone», uno studiolo di «granatiglia con due colonnette di diaspro, capitelli di rame indorati» con quattro cassetti che sembravano otto grazie ad un gioco illusionistico, realizzati per metà in ametista e per metà in diaspro; completava il complesso allestimento una «urnetta di pero con quattro fogliami di legno indorato e quattro mostre di christallo e quattro peducci di legno dorato fatta per tenere reliquie dentro», posta sulla sommità. All’apice di una cassetta di legno era collocato inoltre un altro monetiere «di cipresso selvatico» con sei cassetti con decori in legno intarsiato e dipinto.

Era poi descritto lo studiolo lasciato al conte de Fosquin con «sei cassettini faciendo la mostra di dodici con suoi scudetti dorati, e le mostre di detti cassettini sono dipinti in figura di pietra sopra cristallo», seguito da un’altra croce di pero con decori in rame dorato e nel piedistallo «sei pomettini di rame dorato, sei castoni, quattro colonnette di diaspro con suoi capitelli di rame dorati con mostra di diaspro fiorito nel mezzo et a capo della medesima mostra due dita di lapislazzaro con suoi filettini di rame dorato, et tra le colonne due mascherini di rame dorato, e con suo frontespitio piccolo di rame dorato con in mezzo una corniola». La presenza nella sala di due crocefissi decorati e di un disegno «d’un Crocefisso di carta con vetro avanti di palmi 3 et 2», indicano che Fagnini era specializzato anche nella realizzazione di complessi oggetti devozionali.

Tra i dipinti, a pendant della Pietà di Van Bloemen di sette palmi per cinque, è descritto un dipinto raffigurante una «Madonna Santissima con il Bambino in braccio, il Beato Felice»; vi era poi una rara immagine votiva della Madonna nera di Capocavallo in rame e due opere rappresentanti «il Presepio e l’altro il trasporto di Gesù Bambino in Egitto tutti due pitture sopra pietra di Fiorenza», realizzati in pietra paesina.

L’elenco restituisce l’aspetto ricercato e privato dell’abitazione di Fagnini, ove erano esposti gli amati dipinti, gli studioli, gli argenti, il corredo da ebanista e un vestito «di panno grigio ferro nuovo ad uso di servitore», ricordo dei suoi trascorsi di guardarobiere.

Legenda

ASV: Archivio Segreto Vaticano

ASR: Archivio di Stato di Roma

AC: Archivio Caetani

BCSMC: Biblioteca della Chiesa di San Marcello al Corso

Appendice documentaria

I. Testamento di Giovanni Antonio Fagnini.

ASR, Trenta Notai Capitolini, ufficio 1, notaio Franciscus Floridus, vol. 850, Testamenti, ff. 369r-378r.

[f. 369r]

Aperitio Codicillorum Dominis Johannis Antonij Fagnini

Die secunda mensis Maij 1708

Requisitus pro parte et ad instantiam Venerabilis Archiconfraternitatis Sanctissimi Crucifixi in Ecclesia Sancti Marcelli de Urbe et pro ea Admodum Reverendi Domini Josephi Vollari et Domini Francisci Pellegrini illius Officialium ego Notarius publicus infrascriptus accessi me que personaliter contuli ad Domum per quondam Johannem Antonium Fagninum, dum in humanis agebat, inhabitatam, positam Romae prope Venerabile Oratorium eiusdem Archiconfraternitatis Sanctissimi Crucifixi; quo perventus super quadam tabula extensum vidi cadaver dicti quondam Johannis Antonij Fagnini hac mane defuncti, prout Ego Notarius et testes infrascripti recognovimus; unde predicti Domini Officiales dicte Venerabilis Archiconfraternitatis petierunt et insteterunt penes me Notarium, ut codicillos predicti quondam Johannis Antonij Fagnini in actis meis sub die 24 februarij [f. 369v] proximi clausos et sigillatos, consignatos, aperirem, legerem et publicarem prout Ego idem Notarius utendo facultate et auctoritate mihi tributa in Consignatione dictorum Codicillorum illos aperiendi et publicandi absque ullo Iudicij decreto, sed propria auctoritate, predictos codicillos coram infrascriptis testibus aperunt, disigillavi et alta ac intelligibili voce perlegi et pubblicavi tenoris etc. ne dum praemisso, verum etiam omni alio meliori et validiori modo etc. super quibus etc.

Actum Romae in suprascripta Domo ut supra posita iuxta suos fines etc. ibidem presentibus Reverendo Patre Francisco Maria Manfredi vice paroco Sancti Marcelli predicti et Domino Thoma Andreoli filio Domini Francisci Januensis Testibus etc.

Pro Domine Francisco Florido Curie Capitolino Notario

Lib[eratu]s substitutus rogatus [f. 370r] Die 24 febbruarij 1708

In mei etc. Johannes Antonius Fagninus quondam Johannis Francisci Lunensis Sarzanensis mihi etc. cognitus sanus omnipotentiis Dei gratia omnibus Animae potentiis, licet corpore langues in lecto iacens, asserens et affirmans in actis mei etc. alias et sub die 16 januarii 1707 suum ultimum nuncupativum testamentum clausum et sigillato consignasse in quo suos heredes istituisse et diversa legata fecisse prout in eo, et quiam mens humana et deambulatoria […]

[f. 370v]

Nel nome della Santissima Trinità, Padre, Figliolo e Spirito Santo, Amen.

Havendo io Giovanni Antonio Fagnini infrascritto, altre volte e sotto li 22 di settembre 1706; o altro più vero tempo, fatto il mio ultimo testamento, chiuso e sigillato e consegnato per gl’atti del Floridi Notaio Capitolino, nel quale ho disposto de miei beni et heredità: ho fatto alcuni legati et istituito il mio erede come più ampliamente apparisce in detto testamento al quale etc. e perché la mente umana è deambulatoria sino alla morte, volendo alcune cose aggiungere, mutare e disporre, ora che mi trovo per la Dio grazia, sano di mente, loquela et intelletto; benchè indisposto di corpo, di mia spontanea volontà e in ogni miglior modo, ho deliberato fare, come attualmente faccio li presenti codicilli, nel modo seguente, cioè: In primis codicillando e in ogni altro miglior modo lascio alla mia Cappella della Santissima Concettione posta nella terra di Talara dello stato di Genova, due candelieri d’argento da tavola, li più grandi delli quattro che possiedo.

Item codicillando e in ogni altro miglior modo, lascio alla Compagnia del Santissimo Crocifisso di San Marcello di Roma gli altri due candelieri da tavola d’argento più piccoli, per [f. 371r] servitio della capella ove sta disposto il sudetto Santissimo Crocefisso.

Item codicillando e in ogni altro miglior modo, lascio alla Signora Felicita Andrioli mia cugina scudi cento moneta romana da darglisi dal mio erede per una sola volta, subito seguita la mia morte, annullando tutto ciò che a detta cugina, avessi io lasciato nel mio ultimo testamento o vero in qualche scrittura privata da me sottoscritta.

Item codicillando come sopra, lascio al Signor Giovanni Tomaso Andrioli scudi quindeci moneta romana da darglisi dal mio erede.

Item codicillando e in ogni altro miglior modo, lascio all’illustrissimo signor Conte de Fosquin il mio studiolo con pitture sotto cristallo che fingono pietra.

Item codicillando come sopra, lascio a mastro Cristofaro ebanista abitante al corso incontro alle convertite scudi dieci moneta romana per una sola volta, da darglisi dal mio erede, subito seguita la mia morte, annullando tutto ciò che a detto Cristofaro avessi io lasciato che si dasse, con qualche scrittura da me sottoscritta come sopra

Item codicillando come sopra, lascio ad Antonio del Toggio, mio servitore scudi venti moneta romana, per una sola volta, da pagarglisi dal mio erede, come sopra: annullando parimente tutto ciò che in qualsivoglia scrittura privata gli avessi lasciato.

[f. 371v] Item codicillando e in ogni altro miglior modo, ordino e voglio che dalla somma del denaro da me lasciato nel mio testamento ad Antonio Teresani se ne diano alla di lui moglie scudi dieci moneta romana; et altri scudi venticinque moneta romana si siano o in denari o in pane alli più poveri abitanti della terra di Talara, da distribuirsi dalli Priori, pro tempore, della compagnia della Santissima Concettione di detta terra e il rimanente sia solo del medesimo Teresani.

Item codicillando come sopra, lascio a Filiberto Alberti mio antico e presente servitore, oltre ciò che gli lascio nel mio ultimo testamento tutto il rimanente de miei mobili, da me non disposti nel mio ultimo testamento e nel presente codicillo; con che però voglio e dichiaro sia detto Filiberto tenuto et obbligato subito seguito la mia morte, di sborzare per una sola volta a gl’infrascritti, dal ritratto di detti mobili o vero dalli denari da me lasciatigli per legati del mio ultimo testamento, come segue: cioè scudi venticinque moneta romana all’illustrissimo Signor Conte de Fosquin, per disporne nella conformità, che gli ho lasciato detto a bocca. Al signor Marco Diversi, mio esecutore testamentario, come in appresso scudi dieci moneta romana. Al Signor Francesco Prati scudi cinque moneta romana. Al Barbiere che presentemente mi serve scudi dieci moneta romana, che in tutto for- [f. 372r] mano la somma di scudi cinquanta moneta da pagarsi alli sudetti dal mio servitore Filiberto. Di più voglio, ordino e comando che detto Filiberto non possa essere astretto a rendere conto alcuno di tutto ciò che li è pervenuto dal mio, assolvendolo e liberandolo da tal rendimento di conto, come anco da qualsivoglia debito ascendente a qualsisia somma, che per causa di detto maneggio potesse restare in qualsisia modo debitore.

Item dichiaro e voglio che unitamente con i vestiti da darsi alli fratelli del Santissimo Crocefisso di San Marcello, come nel mio testamento, vi si aggiunghino le calzette di lana nera.

Item il pane da darsi alli fratelli sudetti interverranno il giorno del mio funerale alla messa cantata, sia fabricato del grano, solito darmisi in pagamento de frutti decorsi delli luoghi di monte da me posseduti dall’Eccellentissima Casa di Sermoneta.

In oltre prego la bontà del Signor Marco Diversi computista dell’Eccellentissimo Signor Duca di Sermoneta volersi assumere il peso di essere uno de miei esecutori testamentarij, in compagnia del molto reveredo Signor Giuseppe Voller e Signor Francesco Pellegrini, nominati e dichiarati nel detto testamento alli quali raccomando etc. e questo dico che sia la mia volontà quale voglio che vaglia per ragione di codicillo o vero donatione per causa di morte e per qualsi- [f. 372v] sia altra ragione, modo, via, capo e forma che de jure vaglia o possa valere come se il relitto fosse a pia causa non ostante quello habbia Io disposto in detto testamento o altra mia dispositione o potuto disporre, che sia, o possa essere pregiuditiale o contrario a questi miei codicilli et ultima volontà e dichiaratione non solo questo ma in ogni altro miglior modo in fede Roma questo di 23 di febbraio 1708

Io Giovanni Antonio Fagnini Mano propria

Io Francesco Merisi sono stato a presente et ho veduto quanto il signor Giovanni Antonio Fagnini ha reso tutto al presente.

Io Bastiano Tino accetto e sono stato presente quando il signor Giovanni Antonio Fagnini a sottoscritto come sopra

Callatum concordat salva semper. In fidem hac die 20 Junii 1708

Clemens A. de Aurelis Archivista.

[f. 373r]

Aperitio testamenti Domino Johannes Antonij Fagnini

Die secunda maij 1708

Ego Notarius pubblicus infrascriptus requisitus pro parte et ad instantiam Venerabilis Archiconfraternitatis Sanctissimi Crucifixi in Ecclesia Sancti Marcelli de Urbe, et pro ea admodum Reverendi Domini Josephi Vollari et Domini Francisci Pellegrini […]

[f. 374r]

Die Decimasexta januarii 1707

In mei etc. Domini Johannes Antonius Fagnini quondam Johannis Francisci Lunensis Sarzanensis mihi etc. cognitus sanus omnipotentiis Dei gratia omnibus potentiis tam animae quam corporis, pre manibus habens haec folia sic circum suta, clausas et sigillata mihi consignavit sua sponte ac alias omni coram infrascripti testibus et asseruit in eis ultimam eius voluntate contineri […]

[f. 375v] […]

Lascio all’eccellentissima Signora Donna Anna e Donna Camilla Costanza sorelle Caetani oblate in Tor de Specchi li Ritratti dell’Eccellentissimi Signori Duca Francesco e Duca Filippo Caetani di felice memoria pregandole ad accettare questa mia piccola dimostratione in segno del grande affetto che gli porto e che ho portato all’Eccellentissima loro casa.

[…]

Lascio alla figlia d’agata Aversa di Lusiano sorella della quondam Caterina Aversa già mia moglie scudi dieci moneta fra tutte per una sola volta da pagarseli in Roma come sopra perché così etc.

[…]

[f. 376v]

[…]

In tutti poi li miei beni mobili, stabili, e raggioni, crediti e altri qualsivoglia sorte e in qualunque modo a me spettanti et in qualsivoglia luogo posti et esistenti, istituisco, nomino e dichiaro mio Erede Universale la Venerabile Archiconfraternita del Santissimo Crocifisso di Roma di cui indegnamente sono fratello con questo però che puntualmente osservi tutto ciò che nel presente Testamento dispongo prohibendogli qualunque detruttione di Falcidia o altra che potesse pretendere et in caso che la sudetta Venerabile Archiconfraternita del Santissimo Crocifisso ricusasse o non volesse accettare la mia eredità con tutti li pesi contenuti nel presente testamento, ovvero non li osservasse puntualmente, gli sostituisco e voglio che succeda nella mia eredità con li medesimi patti in tutto e per tutto la venerabile Compagnia di Santa Maria della Pietà di Camposanto della natione tedesca.

Dispongo dunque che la sopradetta Venerabile Archiconfraternita del Santissimo Crocefisso mia erede come sopra oltre l’adempimento delli sudetti legati et altro come sopra, seguita la mia morte facci vendere con ogni celerità possibile con l’assistenza dei Signori Giuseppe Voller e Signor Francesco Pellegrini tutti li miei mobili, riscuoter crediti et unire tutta la mia eredità in denaro e facci depositarlo nel Sacro Monte della Pietà in credito della mia eredità, ad effetto e con ordine delli Signori Guardiani e Camerlengo della detta Archiconfraternita mia erede di pagarne legato et altro che per la mia eredità bisognarà et il restante di rinvestirlo in luoghi di monte o altri affitti fruttiferiche a detti Signori Guardiani con il parere e consenso del sudetto domine Giuseppe parerà e stimarà già proficui […]

[f. 378r]

[…]

Dichiaro ancora haver un credito di scudi doicentoventuno e baiocchi 92 per il quale credito ne ho un mandato o ordine di simil somma a mio favore sottoscritto dalla felice memoria dell’eccellentissimo Signor Duca Filippo Caetani sin da 31 maggio 1687

II. Inventario dei beni di Giovanni Antonio Fagnini.

ASR, Trenta Notai Capitolini, ufficio 1, notaio Franciscus Floridus, vol 368, ff. 28-37v/43-51v.

[f. 28r]

Inventarium bonorum pro Venerabili Archiconfraternitati Santissimi Crucifixi

Die septima maij 1708

Hoc est Inventarium omnium et singulorum bonorum et creditorum hereditariorum quondam Johannes Antonij Fagnini repertorum in domo per ipsus dum vixit, inhabitata Romae posita prope Verebile Oratorium Archiconfraternitatis Sanctissimi Crucifixi in Ecclesia Sancti Marcelli de Urbe confectum pro parte et ad instantiam dictae Venerabilis Archiconfraternitatis Sanctissimi Crucifixi uti heredis universalis testamentarii beneficiati dicti quondam Johannes Antonii Fagnini cum presentia et assistentia tamen Admodum Reverendi domini Josephi Vollari et domini Francisci Pellegrini illius executorum testamentariorum; nec non per llustrissis et Admodum excellentis domine Johannes Francisci [f. 28v] Marcus procuratoris eiusdem Venerabilis Archiconfraternitatis specialiter deputati et constituti ad formam fidei insertae in Istrumento Aditionis illius hereditatis adeptae per eadem acta mei etc. rogati sub die quinta correntis, ab quod etc.; nec non Philiberti Alberti et Antonij del Toccio amborum legatariorum dicti quondam Fagnini intimatis sub externa die ad huiusmudi effecto omnibus et singulis legatariis et aptis creditoribus, si qui sint, dicti quondam Johannes Antonii Fagnini, ad interessendum huiusmudi Inventario conficiendo ad formam intimationis contra eosdem legitime execute, quae hic inseritur tenoris etc. Et expectata hora undecima intimata et duodecima suscipienti pulsata et elapsa, et nemine ex dictis legatariis neque aptis creditoribus, si qui sint, dicti quondam Fagnini comparente et confectioni huiusmudi Invantarii assistere non curante. Pro inde suprascripti Domini executores testamentarii ac dictus dominus Procurator dicta Venerabilis Archiconfraternitatis accusarunt contumaciam dictorum intimatorum ut supra non comparentium minus quam presenti Inventario intervenire curantium, qua de re praemisso solito signo huiusmudi Crucis per dictum dominum Johannem Franciscum Marcum [f. 29r] Procuratorem prefatum eius propria manu confecto deventum fuit ad eorundem bonorum hereditariorum dicti quondam Fagnini Inventarium ut infra videlicet:

Nel corritore da capo le scale di detta Casa

[1] Un quadro di tela da imperatore rappresentante una Giuditta con cornice negra filettata d’oro.

[2] Altro quadro sopraporto rappresentante diverse figure, una cavalla et alcuni banditi con cornice filettata d’oro di palmi 3 ½ e cinque.

Una portiera di corame usata e rotta con suoi ferri, et occhietto sotto detto quadro.

Nella prima stanza

[3] Un quadro da testa senza cornice rappresentante San Francesco stimmatizzato.

[4] Altro da testa rappresentante la madonna Santissima del Carmine cornice negra ordinaria.

[5] Un quadro di palmi 2 e 1 ½ rappresentante li Farisei [f. 29v] leganti Nostro Signore con cornice negra.

[6] Un quadro tela da imperatore rappresentante Ecce Homo cornice negra filettata d’oro.

[7] Un quadro di palmi 3 e 2 di stampa in carta cornice negra ordinaria.

[8] Altro di palmi 2 e 1 ½ rappresentante la Madonna Santissima, San Gioacchino con bambino in braccio cornicetta rotta.

[9] Altro di palmi 5 e 3 ½ rappresentante Santa Maria Maddalena con sua cornice negra filettata d’oro.

[9] Altro di palmi 2 et 1 ½ rappresentante Nostro Signore in atto d’Ascensione con cornice negra e sue cantonate dorate.

[10] Un quadro di palmi 6 e 4 rappresentante la Madonna, Sant’Anna, Bambino e San Giovanni Battista con cornice negra filettata d’oro.

[11] Un quadruccetto un palmo lungo rappresentante il Volto Santo in corame.

[12] Una Cornice negra con dentro la figliolanza de Cappuccini

[13] Un ritratto della bona memoria Signor Duca Don [f. 30r] Francesco Gaetani [sic Caetani] con cornice dorata di palmi 5 e 4

[14] Un quadro da mezza testa rappresentante la Madonna con Bambino in braccio con cornice negra filettata d’oro.

[15] Un quadro da testa rappresentante il ritratto della bona memoria Signore Duca Filippo Gaetani [sic Caetani] con cornice dorata.

[16] Due quadrucci di carta cornicette negre.

[17] Un quadro da mezza testa rappresentante San Pietro piangente con cornicetta negra.

[18] Un altro da testa rappresentante il Beato Pio V con cornice negra e cantonate dorate.

[19] Un quadruccio di carta fatto a barbaracolletto con sua cornicetta di legno

[20] Un quadro di palmi 4 e 3 rappresentante san Carlo Borromeo cornice negra filettata d’oro.

[21] Un quadruccio di palmi 2 et 1 ½ in tavola rappresentante Ecce Homo con cornice d’ebano negra.

[22] Altro in tavola di palmi 2 et 1 ½ rappresentante [f. 30v] la Madonna Santissima con Bambino in braccio cornice dorata.

[23] Un quadro di palmi 5 e 4 rappresentante la Madonna, San Giuseppe, San Giovanni Battista et il Bambino con cornice colorita filettata d’oro.

[24] Un quadro di palmi 4 e 3 rappresentante San Filippo, la Madonna e bambino con cornice negra filettata d’oro.

[25] Due disegni di studioli in carta di palmi 2 et 1 ½ con cornicetta di pero negro.

[26] Due paesetti in carta con cornicetta come sopra.

[27] Un quadro di palmi 4 e 3 rappresentante Santa Caterina della Rota cornice filettata d’oro.

[28] Uno specchio di palmi 2 ½ e 1 di luce con sua cornice di pero negra

Un buffetto di noce usato con due tiratori, vasi, piedi rintorti e ferri sotto tre sgabelli di noce con suoi appoggi vecchi e tarmati.

Quattro sedie di vacchetta d’appoggio usate assai.

[f. 31r]

Un credenzone d’albuccio in due pezzi cioè uno sopra l’altro in tutto palmi 10 e largo palmi sei con dentro

Un vestito di panno grigio ferro nuovo ad uso di servitore.

Un Busto di Dante [danae?] con suo batticchio [tatticho? batticolo]

Una posata d’argento cioè cucchiaro, forchetta a 4 corni e cortello con suo manico d’argento di peso che forchetta e cucchiaro di oncie sei compreso il coltello e lama d’esso.

Tre forchette d’ottone et un coltello.

Due candellieri d’ottone fatti alla spagnola piccoli di libre tre in tutto.

Una scatola con alcuni bicchieri et una Cioccolatiera piccola di rame e tre chicchere di porcellana di genova.

Un tavolino d’albuccio tutto tarmato.

Un tavolinuccio per mangiare al foro

Un credenzone di noce in due pezzi [f. 31v] alto palmi 9 largo 7 con serratura sopra e sotto e suoi scudetti dorati, con dentro di sopra:

Un giustacore usato et rotto di cordellone.

Un corpetto con sue maniche d’ormessino verde usato

Un brandeburgo di panno pavonazzo usato

Un faraiola da campagna di cammellottino usato foderato di saia pavonazza con due alamaretti d’argento da capo.

Un faraiolo di panno d’Olanda usato

Nel pezzo di sotto di detto credenzone:

Quattro para di mutande usate e rappezzate.

Quattro camiscie usate e rotte.

Altre tre camiscie usate quasi nuove.

Nove lenzuoli usati uno con reticella et uno con francetta d’essi

Un cortinaggio da letto di cortinella con sue francie e reticelle cioè sei bandinelle, tornaletto e cielo et una copertina di dobletta tutta rotta.

Sopra detto credenzone

[f. 32r]

Un forziero coperto di pelle e foderato dentro con tela turchina vota con sua serratura e chiave.

Un prete d’albuccio da scaldare il letto

Una bilancia di ferro con cappa di rame la quale porta dalla parte piccola libre quindici e dalla grossa sessanta.

Un cuccumo di rame di peso libre sette.

Una concolina di rame di libre noce

Un fagone di rame di libre tredici e mezza.

Una conserva di rame rotta di libre cinque.

Una concolina piccola rotta di rame di libre due e mezza

Un coperchio di rame di libra una e mezza

Un scaldavivande d’ottone di libra una e mezza.

Un boccaletto alla tedesca di stagno usato di libre due

Una cucchiara di rame sbusciata con manico di fello di libro in tutto libbre due e mezza

Un polzonetto di rame rotto con manico [f. 32v] di ferro di libbre tre in tutto

Altro più grande parimente di rame con manico di ferro in tutto libre sei.

Un mortarino di bronzo con suo pestello di bronzo in tutto libre quindici

Due piatti di stagno di libre in tutto libre tre

Una stagnata da bicchieri di libre cinque.

Una graticola tonda di ferro mezzana di un palmo di diametro

Due treppiedi tondi di ferro piccoli

Due altri a triangolo piccoli

Una paletto di ferro con pomo d’ottone con sue molle compagne da fuoco

Un grattacacio et un sgomarello piccolo et una cucchiara piano di ferro ad uso di cucina, tre spiedi di ferro, uno grande et uno piccolo; una cucchiara da schiumare di ferro e due palettine di ferro.

Due lucerne di latta.

Un caldarello di rame usato con suo manico [f. 33r] di ferro di libre otto.

Altro più piccolo di sei libbre.

Un secchio d’ottone con manico di ferro esistente al pozzo di libre in tutto libre quattro.

Una concolina piccola di rame di libre una e mezza.

Altro più grande di libre due.

Una tela turchina usata.

Nell’altra stanza

Una portiera nella porta d’essa di panno rosso usata con suo ferro et occhielli.

[29] Un quadro da testa rappresentante la Santissima Annuntiata con cornice negra filettata d’oro.

[30] Altro di palmi 7 e 5 rappresentante la Madonna Santissima con il Bambino in braccio, il Beato Felice con cornice negra filettata d’oro.

[31] Un quadruccio di palmi 1 ½ et 1 rappresentante diversi Angeli et un Bambino cornice colorita filettata d’oro.

[f. 33v]

[32] Un quadro di palmi 5 e 4 rappresentante la Maddalena con Nostro Signore in fa d’Ortolano con cornice negra filettata d’oro.

[33] Un Sant’Antonio da Padova in carta con cornicetta di pero.

[34] Un quadro da testa rappresentante San Francesco d’Assisi con cornice negra filettata d’oro.

[35] Altro di palmi 7 e 5 rappresentante la Pietà abozzo di Stendardo con sua cornice larga indorata.

[36] Un immagine d’un Crocefisso di carta con vetro avanti di palmi 3 et 2 con sua cornicetta di pero.

[37] Un quadro di palmi 8 e 6 rappresentante un Ecce Homo con due figure con cornice negra filettata d’oro.

[38] Un quadro da testa rappresentante San Girolamo con cornice negra filettata d’oro.

[39] Altro simile rappresentante la Madonna Santissima piangente.

[40] Due cornicette compagne dorate [f. 34r] alte palmi 1 e 2 senza tela.

[41] Due quadrucci compagni con cornicetta di pero negra rappresentanti cioè uno il Presepio e l’altro il trasporto di Gesù Bambino in Egitto tutti due pitture sopra pietra di Fiorenza.

[42] Una Madonna di Loreto in taffetano con cornice d’ebano di palmi 2 ½ e 2

[43] Un quadruccio di Santa Caterina della Rota à piede la Madonna con Bambino in braccio sopra cristallo la sua pittura con filetto d’ottone e cornice d’ebano.

[44] Un Reliquiario di palmi 2 et 1 ½ con cornice di fico d’India et ebano con due pometti d’ottone sopra.

[45] Una Madonna di Capocavano in rame con cornice di rame indorata sopra altra cornicetta di legno d’altezza palmi 1 ½ e larga uno.

Una conchiglia di rame dorato per acquasan- [f. 34v] ta di sotto di detta immagine.

[46] Una Concettione in carta con cornicetta di pero palmi 1 e ½

[47] Un Sant’Ignatio in carta con cornicetta di pero con sei pometti sotto dorati

[48] Un Crocefissetto di rame dorato rappresentante la Santissima Concettione sopra una Croce di fico d’India dentro in un ornamento fondo di carta attorno cornicetta con diversi adorni di rame indorato.

Deinde ob tarditatem hore fuit dimissus Inventarium […]

[f. 35r]

Actum Roma in dicta domo ut sopra descripta posit ibidem D. Domini Francesco Merix quondam Franciscus Caravaggio Mediolanense Diocesi et Antonio del Toccio quondam Gaudentii [f. 35v] de Domodossola Mediolanense diocesi nec non DD. Georgio Barlati quondam Nicolai Soroli Ceccarelli quondam Petrio Pacchi romano et Francesco Griglioni quondam Claudi par romano qui interfuerunt loco Creditorum et Lagatariorum absentius et sese subscripserunt ubi…

Noi sottoscritti semo stati presenti al sudetto inventario per li legatari e pretesi Creditori assenti io Francesco Griglioni mano propria

Io Antonio Ceccarelli mano propria

Io Giorgio Berlati mano propria

Die octava dicta

Continuatas fuit supradictum Inventarium ad Instia dicta Venerabile Archiconfraternitis […] quosupra noi et cum presentia et assistentia domini Josephi Vollari et Francisci Pellegrini Executorum testamentarium presenti ac domino Johannes Francisci Marcus illius Prioris ac Philiberti Alberti et Antonii del Toccio amborum legatariorum domino quondam Fagnini ut sopra in pro dictis die et horis

[f. 36r]

[…]

Nella sudetta altra stanza

Un buffetto di noce con due tiratori voti e sotto piedi rintorti e ferri sotto

Altro buffetto simile parimente di noce con due tiratori parimente voti con sopra

[49] Un studiolo di pero con cinque cassettini voti con la mostra di pietra di Fiorenza con un sportello in mezzo, quale aperto vi sono tre tiretti con la facciata di pero e la facciata di detto sportello intarsiata di varie pietre con adorni di rame indorato e con quattro cipolle indorate.

[50] Sopra detto Studiolo una Croce dentro una [f. 36v] scatola di legno la quale Croce è di pero con quattro castoni torchini e suo Crocefisso e titolo d’argento esistente sopra un piedestallo parimente di pero intersiato di pietre, cioè lapislazzaro con in mezzo la cornicetta di rame dorata e dentro la medesima alcuni paesini parimente di pietra dura con otto pometti d’ottone dorati et altri filetti di rame dorato attorno e detto piedistallo di palmi 1 ½ et 1 ½.

Due sedie di vacchetta d’appoggio usate.

Quattro sedie di paglia.

Un Canterano di noce alto palmi sei e largo l’istesso con quattro tiratori con sue maniglie di ferro e scudetti simili e sue serrature e chiave et il suo tiretto di sopra dentro del quale alcuni collari usati.

Nel primo tiratore

Un habito da Città d’amoerre [sic mohair] usato cioè [f. 43r] Calzoni, casacca e feraiolo.

Due cappelli di lana di Spagna usati.

Nel secondo tiratore

Un paro di calzoni e casacca di panno negro usati.

Un altro paro di calzoni stretti di saia schirlattata usato.

Due camiscie rappezzate.

Una tovaglia usata.

Un fazzoletto di seta color di rose usato

Nel terzo tiratore

Un Giustacore di draghetto d’Olanda foderato di felpa usato

Due para di calzoni et una camisciola di roverso bianco usati.

Nel quarto tiratore

Diversi ritagli di tela e panno.

Sopra detto Canterano

[51] Due palle di pietra grosse di diaspro e- [f. 43v] sistenti sopra due peducci d’ottone incastrati in detto Canterano.

[52] Sopra il medesimo un Studioletto di granatiglia dico granatiglia con due colonnette di diaspro, capitelli di rame indorati et altri sei scudetti et altri lavorini nella base parimente di rame indorato con quattro tiratori voti che fanno la mostra otto, colle facciate di 4 ametiste e 4 di diaspro con loro cornicette di pero e cinque di castoni sparse.

[53] Sopra il medesimo Canterano un urnetta di pero con quattro fogliami di legno indorato e quattro mostre di christallo e quattro peducci di legno dorato fatta per tenere reliquie dentro cassa d’albuccio alta detta Urna due palmi e mezzo incirca senza veruna cosa dentro

Et superveniente […]

[f. 44r]

[…]

Una cassetta d’albuccio usata di palmi 3 e 3 ½ con sua serratura e chiave vota.

[54] Sopra la medesima un studioletto alto palmi 2 e 3 di cipresso selvatico con sei tiratoretti et un altro lungo et una mostra in mezzo voti con loro cornicette di detto legno e mostre con legni commessi dipinti, che Filiberto Alberti servitore sudetto disse essere suo assieme con la sudetta cassetta qual studiolo esiste dentro una cassa di legno ordinario.

Un Scrittoio di noce con suoi piedi e suoi ferri sotto, con [f. 44v] due tiratori voti uno e l’altro con dentro una nota di mano d’esso testatore che apparisce fatta sotto li 27 ottobre 1705 contenente la nota di cinque cedole del Monte di Pietà di scudi novecentoventotto moneta in tutto, come anche la nota d’un ordine della Compagnia del Santissimo Crocefisso di scudi centoventotto e dentro detta nota fatta in mezzo foglio di carta solamente.

Una cedola del Monte della Pietà di scudi cento libera a favore del detto quondam Giovanni Antonio Fagnini sotto 14 maggio 1688 e sotto detta cedola altro credito di scudi trecentocinquanta sotto li 26 gennaio 1693, a conto de quali apparisce a tergo di detta cedola essere stati pagati scudi cinquanta [f. 45r] li 2 giugno 1693.

Altra cedola di scudi duecento liberi a favore del medesimo Fagnini del detto Monte fatta sotto li 12 maggio 1692 a tergo del quale apparisce esserne pagati scudi cento li 23 maggio 1704.

Altra simile di scudi centoventotto fatta li 3 luglio 1702.

Un ordine diretto al Monte della Compagnia del santissimo Crocefisso solvibile al detto quondam Fagnini fatto sotto li 4 dicembre 1705 di scudi cento.

Due altri ordini diretti come sopra solvibili al medesimo quondam Fagnini fatti sotto li 7 febbraio prossimo passato di scudi, cioè uno centoventotto e l’altro di scudi settantadue.

[f. 45v]

Un foglio di ricevute di pigione di casa incominciando il primo giugno 1704 pagato in diversi pagamenti persino a tutto il corrente mese di maggio.

Et a piede del foglio e nota sudetta di carattere del detto quondam Fagnini estinente la nota delle cedole et un ordine della Compagnia s’è osservato essere una nota di carattere del detto Signore Domino Giuseppe Vollori del seguente tenore – A di cinque gennaio 1708. Levato cedola li 24 marzo 1692 di scudi duecento.

Un libretto in ottavo ritagliato da una parte d’avanti con coperta di carta pecora contenente diverse note di mano d’esso testatore.

Un altro libretto in quarto foglio di mano del medesimo di carte venti [f. 46r] de quali ne sono solamente scritte tredici contenente diverse spese fatte dal medesimo et altre note.

Un foglio del detto con dentro molte ricevute concernenti li pagamenti de frutti de monti novennali della Compagnia di Telara da lui fatti d’ordine de ministri di detta Compagnia.

Una ricevuta di scudi settantacinque per quello di rubbia dodici e mezzo di grano pagati dal medesimo Fagnini all’Eminentissimo Signore Don Federico Cesi dal medesimo sottoscritta.

Nel medesimo Scrittoio nella parte di sopra che s’apre in mezo un fascetto di ricevute diverse d’artisti et altri.

Un altro fascetto di scritture cioè capitoli e conventioni fatte dal detto Fagnini colla Compagnia di Talara [f. 46v] per l’istitutione della Cappellania fatta suppellettilizzati e regole da essere diversi dalli cappellani d’essa et altre diverse scritture concernenti la medesima Cappella.

Sopra al sudetto Scrittoio una scantia di noce con suoi sportelli davanti, quattro cassettini di sotto, e due cassetti di sopra, in un cassettino di sotto due para di forbici, ciè uno grande et l’altro più piccolo.

In un altro due matasse di filo, e in un altro dieci fogli di carta da scrivere, e l’altro voto.

Nelli due di sopra sei collari e due para di manichetti usati

[55] Dentro poi alla detta scantia sette spartimenti aperti, in uno dei quali diversi disegni di diversi studioli, in un altro diverse lettere e gli altri voti.

In mezzo poi alla medesima scantia [f. 47r] undici cassettini chiusi, in uno dei quali diversi ferri ad uso di ebanista, nell’altro alcuni pometti di legno tinto, in un altro quattro castoni rossi et alcuni scudetti di rame imperfetti, in un altro alcuni ferri al detto uso, e gli altri voti.

Un tavolinetto di noce da mangiare a letto.

Una spalliera di vacchetta da levarsi al letto alcuni ferracci in un fondo di scatola con un martello di ferro.

un caldarello di rame per la colla con suoi piedi, e manichi di ferro di peso di una libra in tutto.

Quattro trivelli, due sgurfie, tre scelpelli al detto uso, quattro serrature usate, un studiolo di pero con quattro cipollette indorate di legno in piedi d’esso alto palmi 2 largo palmi 3 con sei cassettini faciendo la mostra di dodici con suoi scudetti [f. 47v] dorati, e le mostre di detti cassettini sono dipinti in figura di pietra sopra cristallo tutti voti

[56] Una croce di pero, ossia antano con tre ornamenti di rame dorate alle tre teste d’essa esistente sopra un piedistallo parimente di pero con sei pomettini di rame dorato, sei castoni, quattro colonnette di diaspro con suoi capitelli di rame dorati con mostra di diaspro fiorito nel mezzo et a capo della medesima mostra due dita di lapislazzaro con suoi filettini di rame dorato, et tra le colonne due mascherini di rame dorato, e con suo frontespitio piccolo di rame dotato con in mezzo una corniola d’altezza detto piedistallo di un palmo e mezzo, e largo l’istesso, racchiuso in una scatola.

Una cassa grande di noce con sua serratura alla tedesca con dentro una [f. 48r] saccoccia bianca nella quale vi sono otto foderette grandi usate, due camiscie usate, una tovaglia con francia attorno usata, tredici salviette sottili usate con sue francie, e due grosse nuove parimente con francia, un sciugatore di mussolina con franciette di seta color oro, bianca e paonazzo, tre sciugatori bianchi ordinari usati et un fazzolettino novo di zenzione fatto alla forestiera, e due, e cioè di merletto e di barbantina.

[57] Uno scatolino con di dentro del quale in una cartuccia una scaglietta di diamante piccolo sciolto, quattro bottoni d’argento filati, e mezza fibbia d’argento da armacollo di peso in tutto di oncia una.

Una borsa di seta lavorata a punto [f. 48v] francese et un’altra simile con sette patenti di luoghi del Monte Sermoneta in tutto fanno luoghi otto 16/100 contanti in faccia, e credito di detto quondam Giovanni Antonio Fagnini, et un foglio contenente un saldo dell’amministratione e servitio da detto quondam Fagnini prestato all’Eminentissima Casa Gaetani sotto a piè d’ogni facciata della bona memoria Eminentissimo Signor Duca Filippo Gaetani, dal quale apparisce esso Fagnini restar creditore della casa sudetta in scudi duecentoventuno e baiocchi 92 moneta, per li quali in fine di detto foglio vi è l’ordine diretto al Mastro di Casa per pagarli al detto Fagnini sotto li 31 maggio 1683 dal medesimo Eminentissimo Signor Duca Filippo Gaetani.

Due candellieri d’argento alla spagnola con sue palline di sotto di peso once ventuno

Altri due simili senza palline di peso once ventisette

[f. 49r]

Una sottocoppa d’argento di peso once ventisette

Una saliera d’argento di peso once tre lavorata cesellata

Una posata piccola d’argento, cioè cucchiaro, forchetta a quattro corni con uno rotto, e cortello con lama piccolo di peso oncie cinque e con la lama di esso cortello

Un candeliere d’ottone da olio con sua chiave di peso libre cinque e due once

Un lume da olio a tre pizzi con suo fusto d’ottone libre nove e cinque once

Uno scaldaletto di rame con manico di ferro e di legno in piè d’esso di libre otto e tre once in tutto

Un inginocchiatore di noce alto palmi quattro e lungo due e mezzo con suo tiratore e sportello voto con sue serrature e chiavi e sotto dove si inginocchia parimente voto

Due parti di padiglione di interliccio verde con francie e suoi ferri che [f. 49v] dividono detta stanza

Un letto cioè banchi e tavole di legno numero tre pagliericci, due matarazzi usati, due lenzoli oridnari usati e due coperte, cioè una di lana e l’altra di stoppa.

Altro letto grande con suoi banchi di ferro quattro tavole d’albuccio tre materassi usati, due pagliericci, un capezzale, tre coperte di lana vecchia con sua coperta di saia violacea foderata di tela con sua francia verde e gialla e sopra detto letto una trabacca a telaro consistente in sei bandinelle e suo cielo, con francie simili alla detta copertina, e detta trabacca è di panno color violaceo usato con suoi quattro vasetti di legno dorati e tornaletto di panno simile.

Uno specchio fatto a triangolo con cornicetta piana negra

Una cassetta a selaro di legno con suo vaso [f. 50r] dentro coperta di panno verde

Una carabinetta a fucile alta quattro palmi con fucile alla romanesca

una spada lunga alla spagnola con sua guardia di ferro

nella cantina

[…]

Nella loggetta

dieci piatti tra grandi e piccoli di terra [f. 50v] e sei pile di terra tra grandi e piccole esistenti sopra d’una canestra.

Crediti

Li frutti decorsi e non pagati delli due censi vitalitii che essa Venerabile Archiconfraternita del Santissimo Crocefisso haveva a favore di detto quondam Fagnini cioè una di scudi novecento e l’altro di milleseicento in sorte presente, quali frutti sono decorsi per il censo di scudi milleseicento dalli 19 di dicembre 1707 e per l’altro dalli 28 settembre 1707 non essendo compresi gli altri frutti decorsi per prima, per li quali vi sono l’ordini fatti dalla Compagnia a detto quondam Fagnini nel presente Inventario descritti.

Li frutti decorsi e non pagati dei Luoghi di Monte Sermoneta sopra descritti nella somma di scudi quattrocento moneta in circa si come s’apprende da domino Filiberto Alberti.

Un credito di scudi cento e due moneta dovuti dal detto Signor domino Giuseppe Vollori per resto della cedola di scudi duecento consegnata [f. 51r] del detto Fagnini al detto Signor domino Giuseppe con sua girata altrimente al Monte e notata di carattere del medesimo Signor domine Giuseppe à piè del foglio o nota di cedole di mano del medesimo Fagnini descritta di sopra havendo detto Signor domine Giuseppe consegnati e speso in più volte per servitio di detto Fagnini, li remanenti scudi novantadue e baiocchi 76 a compimento della detta cedola di scudi duecento e scudo uno e baiocchi 76 che parimente detto Signor domine Giuseppe ebbe dal detto Fagnini vivente.

Un libro in quarto con suo indice dove sono descritte diverse note di denari di carte centocinquantacinque ritrovato sotto uno di detti studioli.

Un cambio di scudi duecento alla ragione di scudi sei per cento et [***] consegnato da Giacomo Filippo Propagini a favore di detto Fagnini con frutti decorsi e non pagati per istromento rogato per gli atti miei li 23 luglio 1677.

Un censo contro il medesimo di scudi duecento alla ragione di scudi 50 per cento et —— con suoi frutti decorsi e non pagati per istromento rogato per medesimi atti sotto li 3 giugno 1671 e di due crediti si sono trovati di mano del medesimo Fagnini in un foglio dentro il libro descritto di sopra.

Si deve dal detto Fagnini per salario di un mese e mezzo ad Antonio del Toggio essendo soddisfatto per il possesso.

Si deve dal medesimo a Filiberto Alberti per salario del mese di aprile prossimo passato essendo soddisfatto per adietro.

[f. 51v]

Et stante terminante presentis Inventari […]

  1. F. POSTERLA, Roma sacra, e moderna abbellita di nuove figure in Rame, e di nuovo ampliata, ed accresciuta con le piu fedeli autorita del Baronio, del Ciaconio, del Panciroli, e d’altri gravi autori; nella quale si da esatta notizia delle sacre basiliche, chiese, ospedali, monasteri, confraternite, collegi, librerie, accademia, palazzi, giardini, ville, fontane, pitture, sculture, architetture, e statue che sono dentro e fuori la città […], Accresciuta al presente di varie erudizione, ed istorie, e divisa in 14 rioni […], con diligenza e studio di Francesco Posterla […], In Roma, per Francesco Gonzaga in via Lata, 1707, Roma 1707, p. 352. []
  2. «Gio.Antonio.Fagnini.Donavit.L’Anno.1691». []
  3. «Ioannes.Antonius.Fagninus.Donavit.Anno.MDCLXXXIX». []
  4. Su Carlo Francesco Bizzacheri si veda N. A. MALLORY, Carlo Francesco Bizzacheri (1655-1721), in «Journal of the Society of Architectural Historians», n. 33, 1974, pp. 27-47; M. CARTA, Un architetto collezionista: Carlo Francesco Bizzacheri, in «Paragone. Arte», n. 36 (429), 1985, pp. 112-130. Per la sua biografia si veda anche In Urbe Architectus. Modelli Disegni Misure La professione dell’architetto Roma 1680-1750, catalogo della mostra a cura di B. Contardi, G. Curcio, Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo 12 dicembre 1991-29 febbraio 1992, Roma 1991, pp. 323-324, con bibliografia precedente. []
  5. ASV, Archiconfraternita SS. Crocifisso in S. Marcello, E-XIX, 1-18, fasc. 7, Legato del sig. Giovanni Antonio Fagnini, ff. sciolti. Nelle carte l’ebanista, al quale Fagnini lascia per legato dieci scudi, risponde al nome di Cristoforo Aldgais. []
  6. ASR, Trenta Notai Capitolini, ufficio 1, notaio Franciscus Floridus, vol. 850, Testamenti, ff. 369r-378r. Per la trascrizione si veda appendice documentaria I. []
  7. ASV, Archiconfraternita SS. Crocifisso in S. Marcello, I-V, 4, fasc. 46, Testamento del sig. Giovanni Antonio Fagnini. Nel documento Fagnini dichiara: «[f. 7v] voglio, che l’Archiconfraternita mia erede, ne prendi scudi trentacinque, e ne facci celebrar messe numero trecentocinquanta, cioè messe doicento all’Altare del SS.mo Crocifisso in S. Marcello e messe centocinquanta all’Altare di S. Pietro in S. Pudentiana in suffraggio delle anime delle felici memorie dell’Eccellentissimi miei Padroni, siano in cielo come appresso; cioè messe cento per l’anima dell’Eccellentissimo Signor Duca Francesco Caetani, messe cinquanta per l’anima dell’Eccellentissima Signora Donna Anna Acquaviva sua consorte, messe cinquanta per l’anima dell’Eccellentissimo Signor Duca Filippo, messe cinquanta per l’anima dell’Eccellentissima Signora Duchessa sua consorte, messe cinquanta per l’anima dell’Eccellentissimo Signor Don Andrea Girolamo figliolo del suddetto Signor Duca Filippo e messe cinquanta per l’anima dell’Eccellentissima Donna Anna Barberini già consorte dell’Eccellentissimo Signor Duca presente Dio conservi […]» []
  8. Sulla committenza e sul collezionismo Caetani si veda A. AMENDOLA, I Caetani di Sermoneta. Strategie politiche e storia artistica tra Roma e l’Europa nel Seicento, tesi di dottorato in Strumenti e Metodi per la Storia dell’Arte, Sapienza Università di Roma, anno accademico 2008/2009. []
  9. Si veda N. GOZZANO, La quadreria di Lorenzo Onofrio Colonna. Prestigio nobiliare e collezionismo nella Roma barocca, Roma 2004, pp. 155-161. Sull’importanza della guardaroba nell’architettura palaziale del Seicento si veda M. G. AURIGEMMA, Display/Not Display: The guardaroba, intervento al workshop Display of Art in Roman Palaces in the Long 17th Century (1550-1750), The Getty Research Institute, Roma, American Academy, 1-2 luglio 2009. Eadem, Il posto delle cose, in Ludicra. Roma nel Rinascimento, a cura di M. Chiabò, M. Gargano, A. Modigliani, n. unico, Roma 2009, pp. 163-172. []
  10. Per la funzione della guardaroba in palazzo Caetani mi sia consentito rimandare ai miei saggi, L’abate Giovan Cristoforo Rovelli, Frans Luycx, François Du Quesnoy, Andrea Sacchi e il mecenatismo artistico dei Caetani nel Seicento, in «Storia dell’Arte», nn. 122-123, n.s. 22-23, 2009, pp. 147-176; I Caetani a Roma, Napoli e Caserta: un inedito inventario e un «giovane pittore casertano» aiutato da Andrea Sacchi, in «Ricerche sul ‘600 napoletano», 2009, pp. 7-18. []
  11. AC, Fondo Economico, Giustificazioni di Giovanni Antonio Fagnino, Guardarobba dal 1674 al 1681, n. 13, fasc. XXXII, 29 aprile 1678. []
  12. Ibidem, fasc. XXXVI, f. 34, 23 settembre 1678. []
  13. C. Bulgari, Gemmari, argentieri e orafi d’Italia, vol. II, Roma 1958, p. 380. []
  14. AC, Fondo Economico, Giustificazioni di Giovanni Antonio Fagnino, Guardarobba dal 1674 al 1681, n. 13, fasc. XIII. []
  15. BCSMC, Campione Universale, ff. 147r-v: «nel Giovedì Santo la sera si fece da Signori della Confraternita, o Archiconfraternita del nostro Santissimo Crocifisso la solenne Processione solita farsi in ogni Anno Santo da questa nostra Chiesa fino alla Basilicaa Vaticana con diversi fanali ricchi di lumi e con Macchina Maestosa, sopra la quale fu portato il sudetto Santissimo Crocifisso e riuscì una processione assai divota coll’intervento di diversi Signori Cardinali e di molti Prelati, ne vi fu alcun disordine, che non fu poco in sì gran moltitudine di popolo. Furono Capi processione il Signor Duca di Caserta Gaetani e di battenti». Si veda inoltre M. FAGIOLO DELL’ARCO, La festa barocca, Roma 1997, pp. 276-277. []
  16. R. CAETANO, Le memorie de l’anno santo 1675. celebrato da papa Clemente 10 e consecrate alla santita’ di N.S. papa Innocenzo 12 descritte in forma di giornale da l’abb. Ruggiero Caetano romano, In Roma : per Marc’Antonio, & Orazio Campana, 1691, Roma 1691, pp. 134-139. []
  17. AC, Fondo Economico, Giustificazioni di Giovanni Antonio Fagnino, Guardarobba dal 1674 al 1681, n. 13, fasc. XIII, f. 15. []
  18. Per la trascrizione completa del documento si veda A. AMENDOLA, I Caetani di Sermoneta…, 2008/2009, pp. 380-381. []
  19. O. POLLAK, Italienische Kunstlerbriefe der Barockzeit, in «Jahrbuch der Koniglich preuszischen Kunstsammlungen», XXXIV, 1913, pp. 16-17; A. GONZÀLEZ-PALACIOS, Il Tempio del Gusto. Le arti decorative in Italia fra classicismi e barocco. Roma e il Regno delle due Sicilie, Milano 1984, p. 60; Idem, Bernini e la grande decorazione barocca, in Gian Lorenzo Bernini Regista del Barocco, catalogo della mostra a cura di M. G. Bernardini, M. Fagiolo dell’Arco, Roma 21 maggio – 16 settembre 1999, Roma 1999, p. 189; R. VALERIANI, Gli Arredi, in Palazzo Colonna, a cura di E. A. Safarik, Roma 1999, p. 257; E. COLLE, Il mobile Barocco in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1600 al 1738, Milano 2000, p. 96. []
  20. F. PETRUCCI, Alcuni arredi seicenteschi del Palazzo Chigi di Ariccia, in «Studi Romani», XLVI, luglio-dicembre 1998, pp. 320-336. []
  21. ASV, Archiconfraternita SS. Crocifisso in S. Marcello, E-XIX, 1-18, fasc. 7, Legato del sig. Giovanni Antonio Fagnini, ff. sciolti. []
  22. AC, Fondo Economico, Giustificazioni di Giovanni Antonio Fagnino, Guardarobba dal 1674 al 1681, n. 13, fasc. XI, [f. 5]. []
  23. L’inventario di Giovanni Antonio Fagnini è conservato in ASR, Trenta Notai Capitolini, ufficio 1, notaio Franciscus Floridus, vol 368, ff. 28-37v/43-51v. Per la trascrizione si veda appendice documentaria II. []