Lisa Sciortino

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I tesori perduti del Duomo di Monreale nell’inedito inventario della Maramma della Cattedrale del 1838

DOI: 10.7431/RIV02082010

Tra le polverose carte gelosamente custodite presso il Palazzo Arcivescovile di Monreale, si conservano alcuni inventari, redatti nel tempo, che elencano scrupolosamente innumerevoli capolavori d’arte decorativa facenti parte del ricco corredo della Cattedrale normanna. Gli incendi, in particolare quello del 1811, i furti, l’inevitabile deterioramento dei tessuti, la vendita dei pregiati manufatti per sopperire ai problemi economici della chiesa, la consuetudine ampiamente praticata di rifondere i metalli preziosi per nuove suppellettili sacre o monili di vario genere, il reimpiego di gemme e perle per confezionare manufatti più alla moda, hanno smembrato e impoverito il grande patrimonio artistico messo insieme nel corso dei secoli e documentato dai manoscritti. Tra questi, particolarmente interessante è l’inedito Inventario e consegna delli Giogali d’oro, argento, roba, ed altro di questo Real Duomo di Monreale, datato 25 settembre 18381, qui trascritto per la prima volta. L’inventario fu redatto in occasione della consegna delli Giogali d’oro, ed argento ossiano Sacri Arredi, roba ed altro appartenenti al detto Duomo esistenti e conservati in detta Sagrestia 2 al nuovo Tesoriere, eletto il 25 agosto del 1838, il Reverendissimo Canonico Decano Cassinese Padre Don Domenico Gravina figlio del fù Illustre Principe di Comitini Don Giuseppe Gravina 3, lo stesso che, qualche anno più tardi, avrebbe pubblicato lo studio dal titolo Il Duomo di Monreale illustrato e riportato in tavole cromolitografiche 4.

Alcune delle opere d’arte elencate nell’inventario sono fortunosamente sopravvissute al tempo ed è pertanto opportuno citarle in questa sede.

Alla voce Reliquie sono elencati Primieramente un reliquiario a forma cilindrica legato in argento dorato colla manna del deserto e Un reliquiario della stessa forma con latte e capelli della Beatissima Vergine 5. Per uno dei due reliquiari il manoscritto avverte che il reliquiario a forma cilindrica con latte e capelli della Beatissima Vergine si ritrova vuoto, giacché il fiaschetto del latte, ed i capelli si posero in una teca d’argento della Beatissima Vergine 6. Le opere (Fig. 1), delle quali una è inedita7, sono in discreto stato di conservazione e identiche nella struttura. Il Millunzi8 riferisce che il reliquiario con il Sangue di Cristo e con la manna del deserto risulta già citato nell’inventario del 4 agosto 1507 come 71. Item un altru vasectu di cristaldu cun lo pedi di argento et una cruchecta di supra cum tri petri di vitro intra lu quali è de sanguine miracoloso domini. I manufatti si compongono di una base circolare, sbalzata e bulinata, ornata da una fitta serie di sferette d’argento disposte in modo concentrico e un esile fusto su cui si innesta la piccola teca cilindrica incorniciata da foglie trilobe ripetute. Una coppia di asticelle incernierate reggono la sezione apicale della teca9. Entrambe le teche sono sormontate da una crocetta in argento, con i capicroce che presentano castoni di pietre in parte mancanti aggiunte in un secondo momento. Il Crocifisso, in argento dorato, è realizzato in modo sommario. Le opere sono ascrivibili a manifattura palermitana della seconda metà del XIII secolo. Interessante è l’ipotesi di studio di Claudia Guastella10 che lega la realizzazione dei reliquiari alla committenza artistica di Pietro Gerra, Arcivescovo di Monreale dal 1286 al 129711, anche se ad oggi nessun documento consultato certifica tale commissione12.

Nel manoscritto si legge ancora: n. sei reliquiari grandi d’argento con reliquie di S. Columba V. e M., Santo Andrea Apostolo, S. Cataldo, S. Gregorio, S. Giacomo, e S. Nicolò 13. Si tratta degli inediti reliquiari a palmetta (Fig. 2), realizzati per una visione frontale, che presentano una decorazione con sinuose volute ed elementi vegetali che si rincorrono e contrappongono. Su tutti i manufatti si riscontra l’aquila di Palermo a volo alto, la sigla del console della maestranza degli orafi e argentieri SPC42, da riferire a Salvatore Pipi che ricoprì tale carica dal 26 giugno 1742 al 31 agosto 174314, e quella dell’argentiere GR* di difficile identificazione.

Nell’inventario è annoverata Una cassettina d’osso con bassi rilievi, e collo stemma dell’Ecc.mo Cardinal Torres II 15 (Fig. 3). Il prezioso manufatto16, già riportato in precedenti inventari17, presenta applicazioni di bassorilievi in avorio su supporto ligneo, su modello dei sarcofagi cristiani. Ai quattro angoli sono raffigurati guerrieri, mentre sui lati sono coppie di figure in conversazione. Sul coperchio, due piccole fasce a motivi geometrici incorniciano elementi vegetali e, al centro, due angeli in volo reggono lo stemma del Cardinale Ludovico II Torres, a Monreale dal 1588 al 1609, verosimilmente apposto in un secondo momento. La cassetta reliquiaria aveva originariamente destinazione laica ed è ascrivibile alla produzione della Bottega veneziana degli Embriachi18. L’inventario in esame riferisce pure della cassettina di cristallo grande suggellata semplicemente collo stemma in argento di Monsignor Arcivescovo Roano, S. Basilla V.M. compagni di S. Placido 19 (Fig. 4), costituita da una sottile struttura di legno, ricoperta di velluto, e sormontata dallo stemma in argento traforato e inciso dell’Arcivescovo Giovanni Roano, chiamato a reggere la Diocesi di Monreale dal 1673 al 170320.

L’inventario non manca di citare la pregiata cassettina di smalto lavorata21 (Fig. 5), già ricordata da Gaetano Millunzi22. Il cofanetto, diversamente da quanto ritenuto, ossia che contenesse il reliquario della Sacra Spina e fosse, assieme ad esso, dono di Filippo III di Francia fatto in occasione della sepoltura del padre Luigi IX proprio nel Duomo normanno, è invece individuato da Claudia Guastella come un reliquiario a sé, destinato a contenere le reliquie dei Quattro Santi Coronati23. Di piccole dimensioni e con apertura posteriore, il manufatto, decorato da smalti champlevés, è costituito da otto placche di rame dorato applicato su una struttura lignea, secondo l’impianto tipico delle cassettine limosine. Le placche inferiori comprendono il rivestimento dei piedini, privo di smalti ma decorato con un reticolo inciso. L’opera doveva verosimilmente concludersi con un fastigio a traforo analogo, ad esempio, a quello delle coeve cassette reliquiarie di San Epifanio e Urbano e del Beato Matteo del Museo Diocesano di Agrigento24. Tale ipotesi è suggerita dallo spessore vuoto che il montaggio delle piastre lascia al culmine. Le due placche che costituiscono il recto dell’opera presentano un fondo smaltato di blu contornato dall’emergente rame dorato decorato con un’incisione ondulata. La placca inferiore presenta un fondo ornato con fiori a cerchi concentrici giallo, verde e rosso e tre angeli con le teste fuse e applicate. Sulla lastra superiore, due angeli reggono un nimbo circolare smaltato, con un motivo ondulatorio, di bianco, celeste e blu e al centro l’immagine dell’Agnus Dei. Le due lastre laterali presentano, su fondo blu reticolato, con due fasce di smalto turchese cadenzate da cerchi blu, due figure maschili, verosimilmente due apostoli, una reggente il filacterio e l’altra un libro. Il verso della cassettina ha le piastre campite à croisettes entro riquadri. L’insieme dei motivi decorativi adoperati colloca l’opera a metà del XIII secolo. Scrive in proposito Maria Accascina: “È ben noto che l’opera limosina non è il prodotto individuale di una fantasia di artista ma il prodotto di varie esperienze di bottega che riescono a fissare la preferenza di una tecnica sull’altra, una scelta di motivi decorativi in un repertorio piuttosto esiguo, una gamma cromatica di limitata estensione ma variata nel tono di ogni colore”25.

Il manoscritto ricorda anche Un reliquiario d’argento lavorato, ed ornato di perle col nome dell’Ecc.mo Cardinal Montalto Arcivescovo, una spina della corona di Nostro Signore Gesù Cristo 26 (Fig. 6), opera già studiata dall’Accascina27 e da Maria Concetta Di Natale28, e minuziosamente esaminata dalla Guastella29. Il manufatto è costituito dalla sovrapposizione di quattro elementi, tre dei quali sono reliquiari, realizzati nel XIII, XIV e XVII secolo. L’elaborata base polilobata è lavorata a traforo, ornata da perline, e presenta l’iscrizione FRANCISCVS/ (PERETTI30 )/ MONTALTVS/ CARDINALIS/ MONTISREGA/ ARCHIEPISCOPVS, inserita in occasione del rimaneggiamento del manufatto promosso dal Peretti. Il fusto presenta una lavorazione spiraliforme culminante con un elemento sferico, di influenza spagnola, traforato e ornato da sinuosi elementi fitomorfi. Questa sezione del reliquiario è verosimilmente riconducibile al periodo di episcopato di frà Paolo de’ Lapi, Arcivescovo di Monreale dal 1379 al 140731, ma al momento nessun documento ne accerta la committenza32. La teca cilindrica della Sacra Spina, dalla struttura essenziale, è realizzata in cristallo di rocca. Produzione francese del XIV secolo33 è la spilla che sormonta la teca reliquiaria, incorniciata da castoni di ametiste e smeraldi alternate a perline. L’opera è impreziosita da due figure in lamina d’oro che si abbracciano e dall’iscrizione “Vero dio d’amore, proteggici e riguarda il nostro amore”34. L’elaborato manufatto si conclude con un encolopio cruciforme sul cui verso si legge un’iscrizione che pare alludere al legno della Vera Croce35.

Nell’inventario si legge ancora di Due reliquiari grandi di legno a quadretto con facciate, e lati d’argento, e suoi cristalli innanzi, uno de’ quali con croce d’argento al di sopra dove si conservano numero quarantotto reliquie di diversi santi, tra i quali vi sono le reliquie di S. Basilio Vescovo, S. Guglielmo Eremita ec. S. Agata della veste, S. Leonardo. Si tratta delle teche a tabella (Fig. 7) che sono ornate da cornici d’argento lavorate a motivi vegetali. In basso è posto lo stemma del committente Ludovico II Torres36.

Il manoscritto non manca di citare, tutti di seguito, i sei reliquiari architettonici (Figg. 89) commissionati da Alessandro Farnese durante il proprio episcopato a Monreale, tra il 1536 e il 1573, e parzialmente rifatti al tempo di Ludovico II Torres: Un reliquiario di cristallo a forma cilindrica legato in argento Beato Benincasa Abate, due di S. Gregorio P. […] Un reliquiario come sopra S. Agata della Costa, S. Preziosa della mascella […] un reliquiario della stessa maniera, S. Sebastiano della spalla trafitta col ferro della saetta, S. Vito […] un reliquiario della stessa maniera S. Bartolomeo, S. Taddeo, S. Tommaso Apostoli […] Un reliquiario della stessa maniera SS. Pietro e Paolo, S. Giacomo Maggiore, S. Mattia, S. Taddeo, S. Bartolomeo, S. Andrea, S. Filippo, e S. Matteo Apostoli […] Un reliquiario, ed ultimo della stessa maniera, SS. Innoccenti, S. Stefano Protomartire, S Fabiano P. e Sebastiano Martire, S. Cosmo, e Damiano. Le opere sono state in parte attribuite dal Millunzi all’argentiere Andrea de’ Peri37.

Prima opera elencata nell’inventario, tra gli Argenti esistenti, è l’Altare d’argento lavorato in Roma fatto a spese dell’Ecc.mo Monsignor Testa Arcivescovo consistente cioè in un gradino, due mensole, ed un Palliotto d’argento e rame dorato38 assieme alle sei statue e ai sei candelieri più la croce. L’imponente altare (Fig. 10), punzonato con lo stemma papale e il marchio L.V., fu realizzato dall’orafo Luigi Valadier tra il 1765 e il 1773 su commissione dell’Arcivescovo Francesco Testa come dono al Duomo di Monreale39. Il progetto prevedeva la sezione inferiore dell’altare ornata da medaglioni con scene della vita della Vergine, mentre la sezione superiore ornata da una grande placca rettangolare raffigurante l’Ultima Cena e, ai lati, due scene più piccole, l’Orazione nell’orto e Cristo davanti a Pilato. L’opera si sviluppa su due livelli. In basso, l’intero paliotto è ornato dalla scena della Nascita della Vergine, entro una cornice arricchita di cornucopie ed elementi vegetali e sorretta da due angeli. Questi sono affiancati da pilastrini accanto ai quali stanno due putti in piedi che reggono palme. Ai lati, ma su un piano arretrato, sono disposti altri due bassorilievi ovali raffiguranti la Pentecoste a sinistra, e l’Assunzione a destra. Ai lati dell’altare, due elementi decorativi: a sinistra un putto affianca la palma, a destra l’angelo regge un rametto d’ulivo. Il gradino, rialzato sopra una fascia ornata dalle simboliche foglie di rosa, ospita cinque medaglioni raffiguranti scene della vita di Maria: l’Annunciazione, la Visitazione, la Madonna col Bambino, lo Sposalizio della Vergine, la Fuga in Egitto, incorniciate da volute e teste di cherubini alate, e fiancheggiate da pilastrini scanalati. Completano l’opera sei statue realizzate a fusione, ciascuna con un preciso riferimento alle devozioni legate al Duomo normanno: Santa Rosalia ricorda la profonda venerazione della vicina Palermo; San Benedetto rievoca la presenza del monastero accorpato al Duomo del quale sopravvive lo splendido chiostro; i Santi Paolo e Pietro ai quali sono dedicati gli altari delle navate laterali del Duomo; San Castrense è il Patrono della città normanna e San Luigi rammenta la presenza al Duomo delle spoglie del re angioino. Le figure di Santi poggiano su basi in bronzo dorato con facce concave su cui pendono festoni sormontati da conchiglie. Le statue sono alternate a sei candelieri d’argento di stile neoclassico più la croce posta al centro. Le opere presentano una base con andamento geometrico, tripartita da costoloni su cui sono poggiati i consueti festoni e un grosso nodo centrale ovoidale ornato, in basso, da un fitto motivo di foglie lanceolate.

L’inventario riferisce di una Croce d’argento colle armi dell’E.mo Cardinal Acquaviva 40. L’opera41 (Fig. 11), commissionata dal Cardinale Traiano Acquaviva verosimilmente durate il periodo del suo episcopato a Monreale dal 1747 al 1753, presenta una base tripartita poggiante su piedi leonini e ornata da elementi vegetali. Nelle tre sezioni create dalle volute, vi sono placche che recano la raffigurazione di San Benedetto accompagnata dalle lettere SB, quella della Madonna col Bambino e la falce lunare ai piedi e lo stemma inciso del porporato. Il fusto, interrotto da più nodi di diversa forma e dimensione, è ornato da una decorazione fitomorfa realizzata a sbalzo. Su di esso si innesta la croce ornata, nei capicroce, da testine di cherubini alate, volute e motivi a traforo, questi ultimi ripetuti all’incrocio dei bracci. Il Cristo, realizzato a fusione, presenta un buon modellato anatomico. Sul manufatto è presente il punzone romano con la tiara e le chiavi.

Tra gli argenti inventariati è inserito l’inedito ombrello (Fig. 12) con asta d’argento e tessuto ricamato con motivi floreali, ancora in uso in Cattedrale. L’opera è citata come un’asta d’argento, e vaso d’argento dorato sopra per uso dell’Umbrella di peso libbre quattro, e trappesi 17 lib. 4.0.17. “Suddetta asta d’argento è stata ricavata in parte dall’antico vasettino d’argento con fiori, e da una lamina d’argento a forma di mezzo mondo, ed il rimanente in denaro della Maramma, come meglio si deteggerà nell’Apoca di Notar Don Domenico Caruso e Seggio sotto li 8 Marzo 1833 in cui si trova in ventre la relazione di Don Ottavio Sacco, e della consegna dell’Argentiere Don Giacomo d’Angelo 42. Ed infatti l’opera reca, sul manico in argento, il punzone GD’A(NG) parzialmente illeggibile ma riconducibile all’argentiere Giacomo D’Angelo, attivo a Palermo dal 1812 al 1846-5043. L’ombrello, dall’asta ornata da una leggera incisione fitomorfa, presenta un esuberante motivo decorativo in fili aurei su tessuto di fondo bianco. Ad un fitto intreccio di elementi conchiliformi e fitomorfi, si aggiungono le simboliche spighe e i grappoli d’uva, nonché ornati floreali tra cui spiccano il giglio e il tulipano. L’ombrello è completato da una balza ricamata, dai fiocchi che la intervallano in modo cadenzato nel suo movimento ondulatorio, e da una fitta frangia dorata.

L’inventario riferisce di un altro ombrello (Fig. 13) di drappo fiorato con frinzettina di seta 44. L’opera citata potrebbe verosimilmente riferirsi all’ombrello inedito che presenta un’asta ornata da elementi geometrici e floreali ritmicamente ripetuti che termina con un nodo periforme baccellato e decorato con foglie d’acanto. Sia sulle stecche che sull’asta dell’ombrello sono più volte presenti i punzoni dell’aquila di Palermo a volo alto e quello del console della maestranza degli argentieri AP55, da riferire ad Antonino Pensallorto che ricoprì tale carica dal 21 giugno 1755 al 26 giugno 175645. Sulla sezione apicale è un piccolo globo sormontato da una crocetta. Sulla sfera d’argento sono visibili i marchi con l’aquila di Palermo a volo alto, la sigla (A)DF54, parzialmente illeggibile ma riconducibile ad Agostino Di Filippo che ricoprì la carica di console degli argentieri di Palermo dal 25 giugno 1754 al 21 giugno 175546, e quella dell’argentiere OR(?) logorata dall’usura e pertanto difficilmente identificabile. L’elegante struttura realizzata in argento è completata dall’ombrello in tessuto di fondo bianco ricamato con sete policrome. L’elaborato impianto compositivo, contraddistinto dalla profusione di filati serici dal deciso effetto cromatico, è tipico del ricamo siciliano della prima metà del XVIII secolo. Il modulo disegnativo in esame si sviluppa in modo armonico seguendo l’andamento circolare proprio del manufatto, creando elementi decorativi che convergono verso il centro. Questi sono sinuosi tralci fitomorfi stilizzati che, seguendo un continuo snodarsi di curve contrapposte, si mescolano a fiori di vario tipo, tra cui il tulipano, il garofano e la rosa. L’interno dell’ombrello, in raso celeste, è impreziosito da riccioli vegetali e da elementi decorativi a mo’ di cornucopia realizzati in filo d’argento.

Pregiato lavoro di argenteria siciliana, riportato dall’inventario, è la cassa grande d’argento foderata dentro di terza nello dove si conservano le reliquie del Padrono S. Castrense con n. quattro vasetti agli angoli, e sua statuetta al di sopra 47. Il 21 febbraio 1637 l’argentiere palermitano Vincenzo Grosso si impegnava a realizzare l’urna d’argento48 (Fig. 14) per le reliquie di San Castrense, Patrono della città di Monreale e della Diocesi. Il manufatto si compone dell’urna vera e propria, di una statuetta del Santo sulla parte apicale dell’opera e di quattro vasetti posti agli angoli. La sezione inferiore dell’urna è ornata da vigorose rigonfiature e agli angoli presenta larghi cespi vegetali. Il coperchio presenta motivi fitomorfi che s’intrecciano. L’opera reca, su ogni lato, una lamina: quelle laterali hanno impresso rispettivamente lo stemma del Cardinale Ludovico II Torres, con le cinque torri disposte a scacchiera, e quello del Cardinale Cosimo Torres con le cinque torri sormontate da un piccolo scudo che ospita un volatile. Le restanti placche riportano due iscrizioni simili. Sulla prima si legge: SANTISIMA DIVI CASTRENSIS OSSA/ VRBIS ETERNA MVNIMONA DINO/ VT IN HONORE HABERENTVR COS/ MVS SR.E CARD. DE TORRES/ MONTIS REGALIS ARCHIEP/ ISCOPVS HAC SPLENDID/ IORE IN HARA REPO/ NENDA CVRAVIT/ MDCXXVII. La seconda iscrizione riporta: BEATI CASTRENSIS/ ANTISTITIS SANCTISS. OSSA/ COSMVS TIT. S. PANCRATII S.R.E. PRESB. CARD. DE TORRES/ ARCHIEP. MONTIS REGALIS/ VT HONORIFICENTIVS CONDERENTVR/ ARCAM HANC ARGENTEAM/ STRUXIT/ M.D.C.XXXVII. Il manufatto reca il marchio con l’aquila di Palermo a volo basso e la sigla del console della maestranza degli argentieri della città PC94 da riferire a Placido Caruso che ricoprì tale carica dal 25 giugno 1694 al 2 luglio 169549. Queste date, però, non sono riferibile né alla realizzazione dell’opera né al completamento di essa; l’urna infatti risulta ultimata già nell’inventario del 1684. Il punzone indicherebbe pertanto il verisimile rimaneggiamento di essa. L’iscrizione, tra l’altro, presenta l’errore della data: MDCXXVII al posto del corretto MDCXXXVII50.

Tra gli argenti, non mancano di essere citati nell’inventario due piatti reali d’argento segnati colle armi di Monsignor Testa nel mezzo […] Più una palangana e boccale d’argento dorati colle armi suddette 51. I piatti da parata52 (Fig. 15) recano il punzone APC47 da riferire ad Antonino Pensallorto che ricoprì la carica di console degli argentieri di Palermo dal 3 luglio 1747 al 27 giugno 174953. Lo stemma dell’Arcivescovo Francesco Testa, chiamato a reggere la Diocesi di Monreale dal 1754 al 1773, fu verosimilmente apposto in un secondo momento54. Questi piatti, di varia forma e spesso fregiati di stemmi nobiliari, furono in voga soprattutto nel Seicento e destinati perlopiù a scopi ornamentali. Il servizio da lavabo55 (Fig. 16) citato nell’inventario è riconducibile ad una tipologia diffusa nel XVIII secolo56. L’effetto decorativo del bacile in argento si basa unicamente sul semplice motivo di foglie a girali che corre tutt’intorno i bordi interni. Lo stesso motivo ricorre nella brocca, non soltanto sulla base circolare ma anche sui bordi esterni della coppa, lievemente sfaccettata e ornata dalla morbida ansa creata dal manico. Il punzone GC60 è da riferire a Geronimo Cipolla che ricoprì la carica di console della maestranza degli argentieri di Palermo dal 21 giugno 1760 al 25 giugno 176157. La sigla dell’argentiere (A?)N, parzialmente illeggibile per l’usura, potrebbe riferirsi ad Antonino Nicchi argentiere attivo a Palermo tra il 1736 e il 178158. Il marchio raffigurante la testina di Cerere seguita dal numero 8 è il “bollo di stato” applicato nel XIX secolo per garantire la qualità del metallo usato per la realizzazione delle suppellettili. Il punzone con la testa di leone designa Matteo Serretta, saggiatore dal 183759. Considerato che entrambi i manufatti, come già detto, recano lo stesso motivo decorativo, non è possibile ritenere la brocca elemento spurio di un più tardo servizio da lavabo poi arbitrariamente associato al bacile; la presenza di punzoni ottocenteschi può semmai considerarsi di un intervento di rimaneggiamento. La presenza dello stemma dell’Arcivescovo Francesco Testa e la datazione certa collocano le opere tra quelle commissionate dall’alto prelato60.

Nell’inventario si legge ancora Più due piancie d’argento con due figure della natività del Signore ed Ascensione per la pace libbre due lib. 2 61. Le opere62 (Figg. 17a e 17b) presentano una cornice esterna, caratterizzata da volute e motivi fitomorfi, ed una interna, composta da elementi architettonici che racchiudono al centro le scene sacre. In alto, entro un piccolo medaglione, è raffigurata la colomba dello Spirito Santo. La scena della Natività è accompagnata dall’iscrizione IN TERRA PAX, frase pronunciata dagli angeli (Luca 2,14); quella dell’Ascensione reca il motto PACEM RELINQVO VOBIS, detta proprio da Gesù (Giovanni 14,26). Sui manufatti si rileva l’aquila di Palermo, la sigla del console della maestranza degli orafi e argentieri SPC42, da riferire a Salvatore Pipi che ricoprì tale carica dal 26 giugno 1742 al 31 agosto 174363, e quella dell’argentiere GR* difficilmente identificabile.

Il manoscritto cita un campanello colle armi di Monsig. Torres […] Più sei vasetti per l’olii Santi, cioè n. tre d’argento dorato, n. tre di stagno, segnati colle armi dell’E.mo Cardinal Torres 64. Il campanello65 (Fig. 18), dal corpo troncoconico legato ad una stretta e articolata impugnatura, presenta la fascia centrale delimitata da sottili modanature che ospitano lo stemma del committente Ludovico I Torres, Arcivescovo di Monreale dal 1573 al 1584. Dei sei vasetti per l’olii Santi citati nell’inventario, si conservano solamente quelli d’argento66 (Fig. 19) ad ampolla con lungo collo cilindrico su corpo sferico, sul quale sono saldati pure un sottile beccuccio della stessa altezza del collo e due anse a voluta (una soltanto in un esemplare). I punti di saldatura sono ben nascosti da testine di cherubini alate lavorate a fusione. Il marchio (DG)G78, presente sull’unico coperchio della serie, è da riferire a Gioacchino Garraffa, che ricoprì la carica di console nel 177867, e non indica l’anno di realizzazione dei manufatti, semmai un parziale rifacimento di essi. La datazione del completo, infatti, si deve far risalire al periodo di episcopato di Ludovico II Torres (1588-1609). I manufatti potrebbero verosimilmente essere stati realizzati da argentiere meridionale o forse siciliano, vicino ai Gagini o a Pietro Rizzo68.

Elencato tra gli argenti, sebbene realizzato anche in rame dorato e corallo (Fig. 20), è il calice d’argento dorato soltanto nella coppa, ed il piede di rame intrecciato di coralli mandato dall’E.mo Cardinal Cianfeos69. Il Cardinale Alvaro Cienfuegos, Arcivescovo di Monreale dal 1725 al 1739, donò il prezioso manufatto alla Cattedrale monrealese, pur non venendo mai in Diocesi e dirigendola delegando prelati di fiducia70. Il calice71 presenta una base ottagonale impreziosita da quattro cammei che raffigurano l’Orazione nell’orto, Cristo davanti a Pilato, la Flagellazione e la Caduta durante l’ascesa al Golgota, incorniciati da cartigli in filigrana d’argento, testine di cherubini alate, rosette e baccelli. Sulla coppa è posto il punzone di Trapani, la falce coronata e la sigla DVI, il marchio del console GPC95 riferibile a Giuseppe Porrata in carica nel 169572 e le iniziali dell’argentiere FI riferibili a Francesco Juvarra o a Francesco Iannì73.

Tra i calici elencanti nell’inventario della Cattedrale di Monreale è annoverato anche quello d’argento dorato con patena colle armi dell’E.mo Cardinal Farnesio 74. Sulla base circolare dell’opera75 (Fig. 21), decorata da un delicato motivo fitomorfo, sono incisi i simboli della Passione di Cristo, l’Immacolata con il Bambino in braccio e la falce lunare ai piedi, lo stemma Farnese, costituito dai sei gigli ordinati 3,2,1, e la stella a otto punte, stemma della città di Monreale76. Proprio la presenza di quest’ultimo elemento chiarisce che il periodo di realizzazione del manufatto, commissionato dal Cardinale Alessandro Farnese come i sei reliquari architettonici sopra citati, fu quello del proprio episcopato a Monreale, ossia tra il 1536 e il 157377. Il nodo è ornato da mascheroni e volute che lo contornano. I telamoni fungono da raccordo tra il nodo e la coppa. Il sottocoppa è decorato da motivi fitomorfi e si conclude con una decorazione gigliata. Sulla coppa sono presenti il marchio con l’aquila di Palermo a volo alto, parte della sigla dell’ignoto argentiere B (o P), e il punzone del console NG62, riferibile a Nunzio Gino in carica nel 176278, che indica il parziale rifacimento del manufatto.

Non manca nell’inventario il riferimento ad un altro calice argentato dorato con patena, fatto dall’Ecc.mo Monsig. Testa con tre figurine al piede 79. L’opera (Fig. 22) potrebbe essere identificata80 con il calice in argento dorato, sbalzato, cesellato e con parti fuse, ornato sulla base dalle tre Virtù Teologali81. Il manufatto, dalla base mistilinea gradinata e tripartita da volute culminanti con testine di cherubini alate, presenta le rappresentazioni a tutto tondo di Fede, Speranza e Carità, facilmente identificabili per la presenza dei consueti attributi iconografici. Il nodo, pure tripartito, reca alcuni simboli della Passione di Cristo, mentre il sottocoppa è decorato da tendaggi aperti a sipario che ospitano testine di cherubini alate. La coppa reca il punzone con l’aquila di Palermo a volo alto, la sigla del console BLG44 da riferire a Bartolomeo La Grua in carica dal 31 agosto 1743 al 21 luglio 174582 e quella dell’argentiere GS* di difficile identificazione.

Ancora esistente è la mazza capitolare d’argento con n. cinque statuette di metallo dorate, e n. tre ingastate pure di metallo83. La mazza84 (Fig. 23) da cerimonia, verosimilmente commissionata dall’Arcivescovo Alfonso Los Cameros85, presenta un pomo sferico ornato da elementi fitomorfi, circondato dalle statuette in argento dorato di San Benedetto, Santa Rosalia, San Castrense e San Luigi, e sormontato dalla figura dell’Immacolata. Ciascuna raffigurazione ha un preciso riferimento alle devozioni legate al Duomo normanno. Le stesse figure di Santi, con l’aggiunta di Pietro e Paolo, furono realizzate per adornare il citato altare maggiore d’argento commissionato dall’Arcivescovo Testa. Sul manufatto si rileva il marchio MC5(7) del console degli argentieri di Palermo Melchiorre Curiale che ricoprì tale carica dal 7 luglio 1657 al 3 luglio 165886.

La fibula di piviale87 (Fig. 24), citata dall’inventario come una gioia pettorale d’argento dorata con basso rilievo rappresentante la Natività della SS.ma Vergine 88, è realizzata in argento a fusione e istoriata con la Nascita della Vergine, raffigurata secondo la consueta iconografia. La scena rappresenta Maria appena nata in grembo alla levatrice affiancata da due donne. In secondo piano, Sant’Anna, dopo le fatiche del parto, viene assistita da una serva, mentre San Gioacchino prega con le mani giunte e il viso rivolto verso l’alto. La fibula, priva di punzoni, è comunque ascrivibile alla metà del XVIII secolo e potrebbe essere stata commissionata dall’Arcivescovo Francesco Testa, in carica dal 1754 al 1773, particolarmente legato al culto della Vergine89. Il manufatto riprende, tra l’altro, la scena principale del paliotto d’argento dell’altare maggiore del Duomo, già citato e pure commissionato dal Testa.

Tra i manufatti inediti riportati dall’inventario è il busto in argento (Fig. 25) sbalzato e cesellato simulante parte della veste della Vergine e del Bambino indossato dalla statua della Madonna del Popolo, citato nel manoscritto come il petto della suddetta statua d’argento dorato, e veste del Bambino 90. Il prezioso metallo è modellato in modo da creare le morbide pieghe degli abiti. Il corpetto della Madonna è ornato da una fitta decorazione a squame che si ripete ritmicamente su tutta la lamina, mentre i polsini presentano una decorazione a motivo vegetale. L’abitino del Bambino è interamente decorato da fiori di varia natura incisi sulla lamina d’argento, tra cui spicca il tulipano. La balza inferiore è impreziosita da una fascia decorativa in argento simulante merletti. L’opera reca il punzone con l’aquila di Palermo a volo alto e il marchio VB15 del console della maestranza degli argentieri di Palermo Vincenzo Lo Bianco in carica nel 181591. A corredo del busto d’argento, l’inventario riferisce di scarpe di lamina d’argento come sopra, collana e pendenti di pietra falsa sopra argento fatte per divozione del R.mo P.re Abate Don Pietro Gaetani92. L’inedita collana e i gioielli donati alla Madonna, splendido esempio di oreficeria siciliana d’inizio XVIII secolo, furono fatte per divozione del R.mo P.re Abate Don Pietro Gaetani93 sono una parure composta da collana e orecchini, e un pendente affine alla parure ma non pertinente. La preziosa collana (Fig. 26) si inserisce nella tipologia di monili caratterizzati da smeraldi e diamanti diffusa tra Seicento e Settecento. È composta da un doppio filo di castoni di diamanti entro cui si inseriscono grandi smeraldi circondati da diamanti. Il pendente centrale è costituito da due smeraldi che si legano ad una struttura più elaborata, costituita ancora da un castone con smeraldo e un bouquet di fiori incastonati con diamanti. La sezione terminale della collana è composta da quattro rosette, due fissate alla collana stessa e due pendenti legate alle precedenti da un piccolo smeraldo. La collana andava legata al collo con un nastro di raso, secondo l’uso del tempo. Fanno da pendant gli orecchini a girandole che ripropongono il tema del bouquet e delle rosette della collana, incastonati di diamanti. Sono composti da tre elementi, un rosone apicale da cui si diparte la sezione centrale cui si legano altre tre rosette pendenti. Analogo alla parure è l’inedito pendente (Fig. 27), costituito da un elemento centrale, composto da un piccolo castone di smeraldo incorniciato da elementi fitomorfi realizzati a traforo, cui si lega il pendente vero e proprio che reca al centro l’immagine smaltata di Santa Rosalia raffigurata con le mani giunte e coronata di rose, secondo l’usuale iconografia. Il pendente è circondato da piccoli elementi raggiati che si interpongono ritmicamente a piccoli castoni di smeraldi e diamanti. Sul verso dell’opera è incisa la figura intera di Santa Lucia, facilmente identificabile grazie alla presenza del piattino con gli occhi, simbolo del martirio e consueto attributo iconografico.

A proposito della statua della Vergine, l’inventario elenca anche gli ornamenti e giogali appartenenti alla statua di nostra Signora Maria Santissima del Popolo cioè Uno stellario d’argento dorato posto al muro dietro la testa della suddetta statua, Più due corone di lamina d’oro, una pella SS.ma Vergine del popolo, e l’altra piccola per il Bambino, Più una mezza luna d’argento, ed un cuore pure d’argento dorato con pietre false 94. L’inedito stellario d’argento (Fig. 28), costituito dalle consuete dodici stelle oggi montate su una struttura circolare moderna, presenta ogni elemento composto da una doppia stella a otto punte e castone con gemma rossa centrale. I manufatti, privi di punzoni, sono riconducibili alla fine del XVIII secolo. A corredo della statua, le due corone in oro95 (Fig. 29), una per la Madonna e l’altra per il Bambino, furono realizzate per la solenne incoronazione del simulacro durante l’episcopato del Testa, il quale in occasione dell’evento scrisse la Descrizione delle feste fatte nella città di Monreale in occasione d’essersi coronato il venerando insigne simulacro della Vergine Santissima detta del Popolo ovvero Santa Maria la Nuova, edita nel 1762.  Le corone, impreziosite da gemme policrome, sono ornate da elementi conchiliformi, volute e ghirlande di rose, simbolo iconografico della Vergine. Sulla fascia superiore, elementi a fastigio si alternano a coppie di testine di cherubini alate; ai lati due cartigli ospitano uno la tiara e le chiavi, l’altro una biscia che ingoia un bambino. Sul cartiglio posto sul verso dei manufatti si legge R. CAP. S. PETRI DE VRBE/ HANC CORONAM AVREAM/ EX LEGATO ILL. COM. ALEXAN./ SFORTIӔ HVIC B.M.V.D.D.D./ A. 1761. L’inedita falce lunare d’argento (Fig. 30), simbolico riferimento, come le dodici stelle, all’Immacolata, citata dall’inventario è ancora in uso al Duomo e presenta il punzone con l’aquila di Palermo a volo alto, la sigla del console degli argentieri VB15 da riferirsi a Vincenzo Lo Bianco in carica nel 181596 e quella dell’argentiere RV di difficile identificazione. Non si hanno invece notizie del cuore pure d’argento dorato con pietre false che l’inventario non manca di annoverare.

E ancora tra gli Argenti esistenti, l’inventario riferisce di un ostensorio di argento in caldo lavorato ad arabesco con Angelo, e frasca nel giro del trono con cerchio di spighe, uva e pampane con arma di ferro, e piastra di rame dorata di peso lib. 14.6.12. di netto, rilevata in parte dall’antico ostensorio, e da altri giogali della Chiesa consegnati all’argentiere Don Giuseppe Balsamo, come per atto di Notar Don Salvatore Seggio il Primo Settembre 1822 97. L’ostensorio98 (Fig. 31), di impianto neoclassico, presenta una base circolare ornata dalle consuete ghirlande. Il fusto, interrotto da due nodi ornati da festoni, culmina con una figura angelica con le ali spiegate, posto su una nuvola, che regge la teca. La resa anatomica dell’angelo è valorizzata anche dal gioco cromatico di alternanza del manto lucido sul corpo opacizzato e della presenza di gemme rosse che ornano una fascia diagonale che impreziosisce il piccolo torso della figura celeste. La teca è circondata da castoni gemme, da baccelli aurei e da un tralcio di vite che la avvolge. La raggiera è costituita da una serie fittissima di raggi di varie lunghezze, talora in parte sostituiti da diamanti. Sotto la base si legge JOSEPH BALSAMVS AVRIFEX FECIT 1823. ARCHIEPISCOPO DOMINIC. BENEDICTO BALSAMO, iscrizione che permette di datare l’opera, di conoscere il nome dell’orafo che ne fu l’artefice e di indicarne il committente. A ciò si aggiunge il punzone del console VB23 da riferire a Vincenzo Lo Bianco in carica nel 182399. Il manufatto, in buono stato di conservazione, riprende alcuni elementi decorativi tipici dei manufatti neoclassici, come l’ostensorio proveniente dalla chiesa di San Gaetano a Monreale e conservato presso il Palazzo Arcivescovile100.

Terminato l’elenco degli argenti, l’inventario cataloga i paramenti e alla voce Color bianco si legge una cappella di lama d’argento, ricamata in oro consistente in piviale, pianeta, stola, e manipolo, e due tonicelle, sopracalice, borsa e palla con lo stemma delle’E.mo Cardinal Acquaviva101. La pianeta (Fig. 32) è ricamata con fili d’oro e ornata da un delizioso motivo a girali in cui si inseriscono elementi conchiliformi. L’opera reca lo stemma dell’Arcivescovo Traiano Acquaviva che permette di collocare il manufatto tra il 1747 e il 1753, arco di tempo in cui il prelato resse la Diocesi monrealese. Gli stessi elementi decorativi ornano la stola e il velo di calice che reca al centro il monogramma del nome di Gesù IHS102. Fa da pendant al parato il pallio bianco riccamato d’oro collo stemma dell’E.mo Cardinal Acquaviva, elencato nell’inventario tra n. sedici palli per l’Altare Maggiore alla voce Palli di diverso colore ed altre robe103. Il grande paliotto è ornato da motivi fitomorfi e volatili104. L’opera reca in basso lo stemma dell’Arcivescovo inserito nella croce dei Cavalieri di Malta105.

Ancora tra i paramenti Color bianco è citata una pianeta, stola manipolo, borsa, palla, e sopracalice ricamati d’oro con sue guarnizioni d’oro intorno, e le armi di Monsignor Testa nella parte di dietro, con due tonicelle, stola e manipoli. “Stola e manipoli meritano ristoro” 106. La pianeta (Fig. 33) è ornata da elementi vegetali che  ricoprono tutto il tessuto, tra cui le simboliche spighe di grano. L’opera reca lo stemma dell’Arcivescovo Francesco Testa107. Le tunicelle (Fig. 34) sono ricamate con un fitto motivo a volute ed elementi conchiliformi. Nella sezione centrale è lo stemma del Testa che permette di collocare il manufatto tra il 1754 e il 1773, arco di tempo in cui l’Arcivescovo resse la Diocesi monrealese108.

L’inventario non poteva mancare di citare una mitria di lama d’argento ricamata d’oro con sue perle girate tutte all’intorno con n. cinquantasei pietre tra grandi, e piccole, di diversi colori, e diverse sorti dalla parte di dietro, e n. cinquantasei pietre come sopra nella parte d’innanzi, con suoi fiocchi d’oro nell’estremità delle infule, dette pietre e perle sono false 109. Il pregiato manufatto sembra essere proprio quello appartenuto all’Arcivescovo Giovanni Roano110 e dunque realizzato l’ultimo ventennio del XVII secolo (Fig. 35). La mitria fa parte del ricco parato commissionato dal prelato di origine iberica e affida il suo gioco cromatico alle pietre verdi cui si alternano tessere di specchio e vetri colorati con toni tendenti al rosso sul fondo color crema, punteggiato da fili argentati. Il motivo decorativo dominante è quello del tralcio fiorito, culminante con un grosso fiore di gemme verdi. Racemi fogliati e lilium con andamento ondulante si ripetono anche sulle infule111.

Citati di seguito nell’inventario sono Un pontificale di molla bianca riccamato d’oro foderato di lustrino bianco fatto tutto a proprie spese di Mons. Arcivescovo Don Domenico Benedetto Balsamo, consistente in tre piviali, dieci pianete, e dieci tonicelle, due stole e tre manipoli, e collo stemma di detto Mons. Balsamo e la pianeta di molla bianca riccamata d’oro con sua stola, manipolo, borsa, sopracalice tutto riccamato d’oro, fatta anche a spese di detto Mons. Arcivescovo Balsamo 112. Il parato113 presenta una decorazione tortile con elementi fitomorfi, che segue i bordi del tessuto. La parte centrale della tunicella (Fig. 36) e della pianeta presenta lo stesso tipo di ornato arricchito da un doppio giro di foglie che amplia la fascia decorativa. L’uso del filo dorato su tessuto bianco era già in uso alla fine del XVIII secolo e continuerà ad essere prodotto anche nel XIX secolo. In basso è inserito lo stemma dell’Arcivescovo committente Domenico Benedetto Balsamo che permette di collocare l’opera tra il 1816, anno in cui Balsamo fu chiamato a reggere la Diocesi di Monreale, e il 1838, anno della stesura dell’inedito inventario in esame che fissa il termine ante quem per la realizzazione dell’opera. La coeva pianeta114 (Fig. 37) riportata dal manoscritto presenta un grande vaso centrale, che ricorda gli argentei vasi con frasche in uso nel Seicento, da cui si dipartono vari elementi fitomorfi che percorrono tutto il tessuto. La bordura presenta una decorazione spiraliforme intervallata da piccoli fiori.

Nel lungo elenco dei parati Color rosso l’unica opera superstite e identificabile è una cappella di velluto chermesino cioè piviale, pianeta, due tonicelle, tre manipoli, due stole con gallone d’argento con lo stemma dell’E.mo Cardinal Torres, nel piviale, e pianeta vi sono le fascie di lama gialla 115. Il parato citato potrebbe verosimilmente essere quello in velluto rosso con una larga fascia centrale gialla, privo di qualsiasi ornato ad eccezione dello stemma del committente, il Cardinale Ludovico II Torres116 (Fig. 38).

Tra le tante opere di manifattura tessile elencate alla voce Color verde la sola sopravvissuta al tempo è una pianeta di dommasco con stola, e manipolo senza borsa con gallone di seta nel mezzo soltanto con lo stemma dell’E.mo Cardinal Torres 117. Il tessuto118 dell’opera presenta il caratteristico sviluppo disegnativo degli ornati la cui realizzazione è ampiamente documentata su stoffe del XVI secolo. Reca in basso lo stemma Ludovico II Torres (Fig. 39).

Tra i tessuti elencati alla voce Color violace si legge Primariamente una cappella consistente in un piviale, due mozze, due tonicelle, una pianeta, due stole, tre manipoli, una borsa, un sopracalice, uno stolone, tutta d’imbloccato di seta guarnita con gallone di seta, e frinzettina di seta gialla tutta segnata collo stemma dell’E.mo Cardinal Torres 119. La parte superstite dell’intero parato presenta nell’ornato del tessuto una fitta struttura a maglie simmetriche120 (Fig. 40). Lo schema compositivo, che attinge da soluzioni decorative di influenza islamica, i cromatismi, degli elementi fitomorfi stilizzati, rimandano a soluzioni decorative tipicamente spagnole121.

Cita ancora l’inventario una pianeta di raso fiorato, ossia di raso di seta con lavori, e torri gialle, tessute nello stesso drappo con stola, e manipolo guarnita con gallonetto di seta 122. Il manufatto123 (Fig. 41) è un raro esempio di paramento confezionato con tessuto impreziosito da disegni araldici: cinque torri disposte a scacchiera circondate da rami fioriti che provengono da un’anfora. L’inserimento dello stemma del committente tra gli ornati ebbe grande fortuna in Italia a partire dal Quattrocento e la Spagna fu considerata uno dei maggiori centri di produzione tessile, specialmente nella zona Andalusa. L’ipotesi di una produzione iberica è supportata anche dalla figura del committente spagnolo Ludovico II Torres.

Certamente nell’inventariazione non poteva sfuggire il grande Arazzo, che rappresenta la visione di Guglielmo Secondo 124. L’opera125 (Fig. 42), incorniciata da larghe bordure, è interamente occupata dalla scena del re Guglielmo che, addormentatosi, sogna la Vergine che gli commissiona l’edificazione del Duomo di Monreale. Tale tema ebbe larga fortuna, tanto da essere riproposto, ad esempio, anche nel dipinto di Gioacchino Martorana, di cui si dirà a breve. I toni dell’arazzo risultano più tenui rispetto alla tela e donano all’opera la delicatezza della lavorazione rocaille. L’arazzo è verosimilmente ascrivibile alla raffinata produzione del Duranti.

Alla voce Nota di Bronzo, rame, legname, statue e pitture sono elencati Primariamente n. sette candelieri di bronzo pell’Altare maggiore, con piede, croce, e crocifisso segnati colle armi dell’E.mo Cardinal Don Ludovico Torres Arcivescovo […] Più un triangolo di bronzo segnato colle armi del sopradetto Cardinal Torres con una colonnetta di legno tinta a porfido […] Più una ruota con molte campanelle, Più una statua di bronzo di San Giovan Battista segnata colle armi del sopradetto Cardinal Torres sopra una colonnetta di porfido. Le opere, ancora esistenti e in uso presso la Cattedrale di Monreale come la ruota con molte campanelle 126 suonata durante i Pontificali, sono in buono stato di conservazione. I sei candelieri di bronzo più il Crocifisso127 (Fig. 43), da riferire ad argentiere siciliano attivo negli anni del Cardinale committente Ludovico II Torres, presentano una base a sezione triangolare poggiata su piedi leonini e ornata da carnose volute, un alto fusto con nodo vasiforme terminante con padellina circolare e portacandela. Gli spazi compresi tra le volute della base sono ornati da testine di cherubini alate e occupati da tre medaglioni contenenti l’iscrizione LVD. ARCHIEP. MONTIS RE., lo stemma Ludovico II Torres e l’immagine della Madonna col Bambino. Il triangolo di bronzo 128 citato nel documento in esame è un “tenebrario”129 (Fig. 44), candelabro triangolare con quindici elementi, utilizzato in Spagna durante le celebrazioni del mercoledì Santo, accompagnate da letture tratte dal Libro delle Lamentazioni. È costituito da una coppia di volute simmetriche contrapposte unite in basso dallo stemma del committente, il Cardinale Ludovico II Torres, e dall’iscrizione LVDOVICVS ARCHIEP. ANN. MDCIII, che indica l’anno di esecuzione dell’opera. La statua del Battista (Fig. 45), posta in origine nella cappelletta del battistero adiacente al presbiterio e smembrata durante l’episcopato di Alfonso Los Cameros (1656-1668)130, si trova oggi nella navata destra del Duomo. L’opera può ascriversi alla mano di Jacopo Laurentiani, figura di spicco dei cantieri sistini con Bastiano Torrigiani, Pier Francesco Censore e Ludovico Del Duca131. Il Santo, dalla posa dinoccolata, è raffigurato secondo la tradizionale iconografia. La mano destra, indica l’Alto, mentre la sinistra regge la croce. La statua poggia sulla base che reca l’iscrizione LVDOVICVS/ II DE TORRES/ ARCHIEPISC/ DICAVIT/ MDCIV e lo stemma dell’Arcivescovo Ludovico II Torres che dichiarano la commissione e la data di realizzazione132.

Alla voce Statue non poteva mancare quella di nostra Signora del Popolo col Bambino in braccio 133. Il simulacro della Madonna col Bambino o Madonna del Popolo (Fig. 46) è opera di scultore siciliano della fine del Quattrocento. Sullo zoccolo sono dipinti tre stemmi: quello di Ausias de Spuig, quello normanno ormai illeggibile, e quello di Monreale con la stella a otto punte134. La Vergine si presenta vestita d’oro con la parte interna del manto dipinta d’azzurro, con Gesù Bambino in braccio. L’opera presenta l’iconografia delle prime raffigurazioni dell’Immacolata che, dalla seconda metà del Cinquecento, fu prima affiancata e poi sostituita dall’immagine della Vergine a mani giunte135, talora circondata dai simboli mariani. L’immagine, decurtata nelle pieghe più sporgenti del mantello per consentirle di indossare abiti di stoffa, conserva ancora la compattezza di volume, evidente soprattutto nella testa della Vergine. La tipologia iconografica rimanda ai modelli di Francesco Laurana: si veda, per esempio, la somiglianza con la sua Madonna col Bambino del Museo Regionale di Messina, per la composizione dell’ovale e della posa, per la leggera sporgenza del ginocchio destro e la lieve apertura del manto sulla parte sinistra136. L’ubicazione originaria della statua era dietro l’altare maggiore. Ludovico II Torres nel 1589 la fece trasferire sull’altare dell’abside destra al posto di un’icona di San Pietro137. La presenza dello stemma alla base dell’opera assegna la committenza al Cardinale spagnolo Ausias de Spuig e colloca verosimilmente la scultura nel periodo del suo episcopato a Monreale, dal 1458 al 1483138.

L’inventario elenca pure un’altra statuetta di detta nostra Signora del Popolo col Bambino in braccio, ma colla semplice corona d’argento della beata Vergine. La piccola statuetta di Maria SS.ma si ritrova con un braccio rotto 139. L’inedita opera (Fig. 47), in cattivo stato di conservazione e parzialmente ridipinta, presenta ancora il segno dell’incollaggio del braccio camuffato da una grossolana doratura. La piccola scultura, che ripropone il prototipo della Madonna del Popolo, è riconducibile a scultore siciliano della seconda metà del XVI secolo, ma studi più approfonditi potranno essere svolti solo dopo il restauro. Nessuna notizia della semplice corona d’argento citata nel manoscritto, posta un tempo sul capo della Vergine.

La statua grande del SS.mo Crocifisso 140, citata dall’inedito documento in esame, è quella che oggi domina l’abside di San Paolo (Fig. 48). Il Crocifisso rientra tra le opere volute dal Cardinale Ludovico II Torres per la Cattedrale normanna come riferisce Luigi Lello: sopra ‘l muro dell’atrio ha posto Monsignore Arcivescovo un trave dipinto nel quale è scritto a maiuscole d’oro SIC DEUS DELEXIT MUNDUM. Sopra il detto trave ha collocato un bellissimo e grandissimo crocifisso di legno venuto da Roma (hoggi è sopra la Cappella del Santissimo Sacramento) 141.

Alla voce Legname è citato un casserizzo grande scartocinato con Crocifisso nel mezzo, e colle armi dell’E.mo Cardinal Don Francesco Giudice Arcivescovo 142. Il magnifico armadio (Fig. 49) che occupa tutta la parete della sacrestia della Cattedrale, recava al centro del fastigio un Crocifisso oggi sostituito da un ritratto dell’Arcivescovo Francesco Testa. Sulla sottocornice orizzontale, lunga quanto tutto il mobile, si legge FRANCISCUS E.PUS PRAENESTINUS S.R.E PRESB. CARDINALIS JUDICE ARCHIE.PUS ABBAS ET DOMINUS MONTIS REGAL. In alto è lo stemma dell’Arcivescovo143.

Alla voce Pitture l’inventario cita un quadro della nostra Signora dell’assunta, Più un quadro della nostra Signora della Bruna, Più un altro di nostra Signora comparsa al Re Guglielmo con cornice grandiosa intagliata, e dorata, Più un altro quadro di San Ludovico IX Re di Francia posto sull’altare suo proprio fatto nuovamente con sua cornice intagliata, e dorata 144. Il dipinto riferito come quadro della nostra Signora dell’assunta 145 potrebbe verosimilmente essere quello della Dormitio Virginis del Museo Diocesano di Monreale (Fig. 50). L’opera, di notevole qualità ma lacunosa in molte parti per la caduta della pellicola pittorica, è ascrivibile a pittore siciliano della fine del XV secolo. Vicina ai tratti gotico-catalani di Tommaso de’ Vigilia, propone il tema iconografico dell’Assunzione di Maria inserendo in primo piano la mandorla di luce con la Madonna pronta per ascendere al cielo146. La tavola doveva verosimilmente ornare l’altare dell’Assunzione147 all’interno della Duomo normanno, distrutto a seguito delle modifiche volute dai Cardinali Alessandro Farnese (1536-1573) e Ludovico II Torres (1588-1609)148. Il quadro della nostra Signora della Bruna 149 è la grande tavola raffigurante l’Odigitria (Fig. 51), detta anche Madonna Negra 150. Un tempo situata in Cattedrale, in un posto di rilievo nell’abside maggiore151, fu gradualmente sostituita nella venerazione dalla statua della Madonna del Popolo. Il dipinto152 di nostra Signora comparsa al Re Guglielmo con cornice grandiosa intagliata, e dorata 153, commissionato dall’Arcivescovo Francesco Testa, come l’arazzo sopra citato e dalla medesima scena, raffigura il momento in cui, secondo la leggenda, la Madonna apparve in sogno a Guglielmo, addormentatosi nel bosco durante una battuta di caccia, indicandogli il luogo in cui era nascosto un tesoro di monete d’oro da utilizzare per l’edificazione del Duomo normanno (Fig. 52). A sinistra della Madonna, due angeli srotolano il disegno progettuale del futuro Duomo di Monreale. In basso, Guglielmo si abbandona ad un sonno ristoratore, mentre a sinistra della tela tre putti, affini ad amorini pagani, indicano il tesoro. Circa gli aspetti formali, la tela presenta il superamento, da parte dell’autore, del classicismo accademico a favore di un linguaggio più laico e leggero154. L’inventario cita il dipinto completo di cornice grandiosa intagliata, e dorata 155 della quale non si hanno più tracce. Posto ancora in Cattedrale è, in ultimo, il dipinto che raffigura San Ludovico IX Re di Francia posto sull’altare suo proprio fatto nuovamente con sua cornice intagliata, e dorata 156 (Fig. 53). L’opera, realizzata da pittore siciliano della fine del XVIII secolo, riprende il Santo di profilo e a figura intera, sontuosamente abbigliato e coronato.

E infine, tra gli Inservibili elencati nell’inventario è citata l’inedita una mitria di lama d’argento ricamata in oro collo stemma dell’E.mo Cardinal Acquaviva 157. L’opera (Fig. 54), in mediocre stato di conservazione, presenta ricami in filo oro e argento che creano deliziosi decori con volute ed elementi conchiliformi. Sulle infule è lo stemma del porporato che ne certifica la commissione e verosimilmente il periodo di realizzazione negli anni del suo episcopato 1747-1753158.

Tutti i restanti manufatti, scrupolosamente elencati nell’inventario, sono andati perduti e solamente qualcuno potrebbe essere verosimilmente non identificabile. Tra le opere di cui non si ha più traccia vale la pena ricordare un reliquiario grande d’argento con pietre e fiori alla naturale pure d’argento 159, verosimilmente affine ai numerosi reliquiari con frasche variamente realizzati in tutto il territorio isolano e una lampana grande d’argento con num. dodici cornocopj pure d’argento, e coccani di rame per il surriferito Altare Maggiore 160, ovvero una delle numerose lampade pensili che ornavano e illuminavano non solo l’altare maggiore ma tutto il presbiterio.

Tra le opere perdute, è opportuno citare le gioie catalogate nell’inventario: n. tre spille d’argento con pietre false per il Pallione 161, non meglio identificate, Più una gioia pettorale di figura ellittica d’argento dorato con arabeschi, e centodue pietre situate nel mezzo, e circonferenza di essa cioè

Strassi                                             n. 85

Granata grossa                                n. 1

Amatiste grandi                               n. 2

Zaffiro grande n. 1 zaffiri mezzani  n. 4

Crisoliti                                           n. 2

Giacinto piccolo                              n. 1

Topazio piccolo                               n. 1

Granata piccola                              n. 1

Pozzetti                                           n. 2

Tavolette                                        n. 2

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Sono n. 102

prezioso esempio di oreficeria siciliana, verosimilmente smembrato per riutilizzarne le pietre, come già una volta era stato fatto secondo quanto riferito dall’inventario stesso: Quale gioia pettorale è stata rilevata dall’antichi giogali della chiesa 162.

Altrettanto pregiati i parati elencati e non più esistenti; tra i tanti un umerale di molla ricamata con scudo nel mezzo rappresentante lo Spirito Santo guarnito con ricamo all’intorno di Spighe, pampine di vite, e grappoli d’uva con frinza piccola negli estremi foderato di terzanello color di rosa 163, e un tosello pell’Altare maggiore di lama guarnito con gallone d’oro, ricamato nel mezzo con seta, oro, ed argento con suoi brindoli, e frinza d’oro, e n. 24 fiocchi d’oro, e fodera di tela bianca 164.

E ancora arredi sacri quali la Croce col piede di legno con Crocifisso, e varie figure di rame 165, nonché la presenza di due statue mezzane di cartapista 166 raffiguranti il Crocifisso, Più altri due Crocifissi cioè uno di legno col pulpito, e l’altro di cartapista pel Catachismo 167, verosimilmente non dissimili da quello del Museo Diocesano di Palermo168 appena riportato all’antico splendore dopo l’intervento di restauro eseguito da Mauro Sebastianelli169.

L’inventario elenca ancora un presepe, Più altri due casserizzi grandi color celeste, dove si conservano la maggior parte de’ giogali, Più n. sette candelieri grandi intagliati, e dorati a mistura, ed un Cristo di legname con Croce lapis lazzaro, ed imposte dorate per servizio dell’Altare maggiore 170, interessante e preziosa suppellettile sacra di cui non si ha notizia, nemmeno in altri documenti finora consultati, Più altri trentasei candelieri di legno intagliati, e dorati a mistura, cioè dodici più alti, e n. ventiquattro più bassi 171.

Tra i dipinti non sono più rintracciabili n. quattro quadri cioè San Crispino, San Cosmo, e Damiano, SS.mo Salvatore, e SS.ma Trinità 172, ma già il notaio alla stesura del manoscritto si preoccupa di annotare che Si avverte che le pitture del SS.mo Salvatore, e della SS.ma Trinità non esistono per essere sopra legname, e perciò corrosi. Esistono altre due pitture rappresentanti Francesco I ed Elisabetta con cornici dorate 173, ma anche di queste non si ha notizia.

Alcune frasi annotate tra virgolette dal notaio stesso spiegano in parte i motivi per cui molte opere non sono più esistenti. Ad esempio: Più una lampana d’argento innanzi l’Altare di nostra Signora del Popolo libbre undici lib. 11 “Si avverte che l’altra lampana d’argento innanzi l’altare del SS.mo Sagramento è stata derubata, e si attendono le provvidenze del Governo” 174, oppure due pianete di crisetta guarnite con guarnizione  d’oro con sue stole, e manipoli. “Si avverte che delle due pianete se ne formò una, e l’altra si supplì di molla colla guarnitura della stessa consumata” 175, o ancora un pajo di scocche di lama d’argento ricamate d’oro di Francia, delle quali sen’è fatto acquisto, mercé il compenso delle scocche vecchie della Chiesa descritte nel precedente inventario 176. Furti, usura, riutilizzo dei materiali, scambio di opere tra le diverse chiese, come documentato, hanno dunque smembrato il ricchissimo patrimonio artistico custodito un tempo nella Cattedrale normanna.

Tra le opere perdute elencate nell’inventario, anche manufatti commissionati dagli Arcivescovi succedutisi a reggere della Diocesi di Monreale, come ad esempio quelli dell’epoca di Ludovico II Torres: due piviali di dommasco foderati di tela guarniti di seta collo stemma 177, un paliotto di velluto guarnito con gallone di seta, ed argento ad una faccia collo stemma di Monsignor Torres 178, un vasetto d’argento di Torres per l’estrema unzione 179. Dell’epoca dell’Arcivescovo Roano è Un  vaso d’argento in forma di Pisside con altro vasetto piccolo dentro, segnati col nome di Monsignor Roano, che serve per l’estrema unzione con padiglione violaceo, allamato guarnito con guarnizione d’oro 180. Commissionati da Francesco Giudice sono un piviale di lama d’argento con sua stola, guarnito con gallone d’oro collo stemma dell’E.mo Cardinal Giudice 181 e tra gli Inservibili già nel 1838, un sepolcro coperto di velluto rosso con piccoli fiori d’argento collo stemma dell’E.mo Cardinal Giudice. Si avverte che alcuni di detti fiori mancano da gran tempo. Il tutto poi si ritrova in pessimo stato 182, e anche una mitria di lama d’argento riccamata d’oro con n. 18 pietre false collo stemma dell’E.mo Cardinal Giudice 183. L’inventario annovera n. quattro vasettini d’argento, cioè uno delli quali è collo stemma dell’Ecc.mo Cardinal Gianfeos, […] per l’estrema unzione 184; Più un piede di Croce piccolo con crocifisso […] dell’E.mo Cardinal Acquaviva 185. Dell’Arcivescovo Jacopo Bonanno il manoscritto cita una rispalda di solio con lo stemma di Monsignor Arcivescovo Bonanno ricamata 186 e un pontificale dell’istesso Monsignor Arcivescovo Bonanno consistente in tre piviali, undici pianete, dieci tonacelle, tre manipoli, tre stole, ed una borsa ricamata con fiori d’argento 187. E ancora, tra la committenza vescovile, riferisce di n. sei candelieri piccoli d’argento per la Mensa dell’Altare […] collo stemma di Mons. Testa di peso libbre quattro, ed oncie otto di netto lib. 4.8., […] Più due Tabbarè d’argento uno grande, e l’altro più piccolo, il primo colle armi suddette, ed il secondo senza, libbre dieci, once nove e trappesi uno lib. 10.9.1 “Il Tabbarè grande merita d’essere rinnovato” 188. Ed infine due vasetti piccoli per l’olio Santo per servizio di Monsignor Arcivescovo Balsamo 189.

Trascrizione dell’Inventario e consegna delli Giogali d’oro, argento, roba, ed altro di questo Real Duomo di Monreale, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile.

Nei miei protocolli al numero d’ordine del repertorio b2b leggesi come appresso.

Regno delle due Sicilie

Il dì venticinque settembre del Milleottocentotrentotto 1838

Ferdinando Secondo Regnante

Conferitomi io infrascritto Notaro nella Sagrestia di questo Real Duomo, ed ivi alla presenza di me Notaro, e Testimonj infrascritti son presenti:

Il Reverendissimo Canonico Decano Cassinese ed Arcidiacono Padre Don Giovanni Tarallo figlio del fù Illustre Duca della Ferla Don Simone Tarallo domiciliato dentro questo Monastero di San Benedetto.

Il Reverendissimo Canonico Decano di questa Insigne Collegiata Chiesa Don Francesco Paolo Amato figlio del fù Signor Salvatore domiciliato dentro questo Palazzo Arcivescovile.

L’Illustre Signor Cavaliere Don Lancillotto Celesia figlio del fù Illustre Marchese di Santo Antonio Don Gaetano Celesia Sindaco Pretore di questa Comune di Monreale domiciliato in questa nel quartiere del Giardino della Corte.

Il Signor Don Emmanuele Scarlata figlio del fù Signor Don Antonino domiciliato pure in questa in detto quartiere / fiscale dell’infrascritta Deputazione della Maramma.

Componenti detti Signori Arcidiacono Tarallo, Decano Amato, Sindaco Pretore e Scarlata la intiera Deputazione della Real Maramma di detto Real Duomo.

Ed il Reverendissimo Canonico Decano Cassinese Padre Don Domenico Gravina figlio del fù Illustre Principe di Comitini Don Giuseppe Gravina attuale Tesoriere, e Sagrista del detto Duomo eletto in virtù di elezione fattagli di questa Corte Arcivescovile lì 27 Agosto 1838.

Le sunnominate persone con le dette loro qualità hanno esposto che dovendosi fare la consegna al detto Signor Tesoriere Gravina delli Giogali d’oro, ed argento ossiano Sacri Arredi, roba ed altro appartenenti al detto Duomo esistenti e conservati in detta Sagrestia si è passato / in primo luogo al dovuto Inventario ossia repertorio di detti giogali, Sacri Arredi, e roba colla guida del precedente Inventario, e consegna fatta al detto Reverendissimo Abate Papè ex Tesoriere di detto Duomo, e quindi si è passato a descrivere quanto in detta Sagristia si è trovato cioè

Reliquie

1.      Primieramente un reliquiario a forma cilindrica legato in argento dorato colla manna del deserto.

2.      Un reliquiario della stessa forma con latte e capelli della Beatissima Vergine. “Si avverte che il reliquiario a forma cilindrica con latte e capelli della Beatissima Vergine si ritrova vuoto, giacché il fiaschetto del latte, ed i capelli si posero in una teca d’argento della Beatissima Vergine”.

3.      Un reliquiario uguale al precedente col sangue Sacrissimo di Nostro Signore Gesù Cristo. /

4.      Una teca d’argento di Santa Rosalia Vergine.

5.      Una teca d’argento, osso, e veste del P. S. Benedetto, e San Girolamo.

6.      Un reliquiario di cristallo a forma cilindrica col piede di legno dorato, il braccio di San Pio Pontefice.

7.      Un reliquiario d’argento a forma di croce, e girato di fiori d’argento, S. Croce di Nostro Signore Gesù Cristo.

8.      Una cassettina di tavola Santo Alessanzio, Santa Anastasia, ec. giusta l’elenco della visita a 15. 1819.

9.      Una cassettina di cartone con reliquie di Santo Agapeto suggellata, ed autenticata da Monsignor Don Gabriele Maria Gravina Vescovo di Flaviopoli. “Si ritrova inchiuso il saccettino di cartone colla reliquia di S. Agapeto nella cassettina d’avolio, scolpito al di fuori con varie figure”. /

10.  Una cassettina d’osso, Santa Barnaba il braccio, S. Mercurio la maggior parte della costa, e S. Saturnino come sopra.

11.  Uno scatolino d’osso, la tona di San Tommaso d’Aquino.

12.  a 17. Cioè n. sei reliquiari grandi d’argento con reliquie di S. Columba V. e M., Santo Andrea Apostolo, S. Cataldo, S. Gregorio, S. Giacomo, e S. Nicolò.

18.  Una cassettina d’osso con bassi rilievi, e collo stemma dell’Ecc.mo Cardinal Torres II. S. Agata Martire ec. giusta la visita del 1819.

19. Una cassettina di cristallo grande suggellata semplicemente collo stemma in argento di Monsignor Arcivescovo Roano, S. Basilla V.M. compagni di S. Placido ec. giusta la surriferita visita. /

20. Una cassettina di smalto lavorata.

21. Un reliquiario d’argento lavorato, ed ornato di perle col nome dell’Ecc.mo Cardinal Montalto Arcivescovo, una spina della corona di Nostro Signore Gesù Cristo.

22 e 23. Più num. Due reliquiari grandi di legno a quadretto con facciate, e lati d’argento, e suoi cristalli innanzi, uno de’ quali con croce d’argento al di sopra dove si conservano numero quarantotto reliquie di diversi santi, tra i quali vi sono le reliquie di S. Basilio Vescovo, S. Guglielmo Eremita ec. S. Agata della veste, S. Leonardo ec. giusta la visita.

24. Un reliquiario di cristallo a forma cilindrica legato in argento Beato Benincasa Abate, due di S. Gregorio P. ec. giusta la surriferita visita. /

25. Un reliquiario come sopra S. Agata della Costa, S. Preziosa della mascella ec. giusta la visita.

26. Più un reliquiario della stessa maniera, S. Sebastiano della spalla trafitta col ferro della saetta, S. Vito.

27. Più un reliquiario della stessa maniera S. Bartolomeo, S. Taddeo, S. Tommaso Apostoli.

28. Un reliquiario della stessa maniera SS. Pietro e Paolo, S. Giacomo Maggiore, S. Mattia, S. Taddeo, S. Bartolomeo, S. Andrea, S. Filippo, e S. Matteo Apostoli.

29. Un reliquiario, ed ultimo della stessa maniera, SS. Innoccenti, S. Stefano Protomartire, S Fabiano P. e Sebastiano Martire, S. Cosmo, e Damiano ec. giusta la surriferita visita del 1819. /

30. Un Cassettino di Maone con imposte di rame dorate, che contengono li precordj di S. Ludovico, legati con fettuccie verdi.

Finiscono le reliquie.

Argento esistente

1.      Primariamente un Altare d’argento lavorato in Roma fatto a spese dell’Ecc.mo Monsignor Testa Arcivescovo consistente cioè in un gradino, due mensole, ed un Palliotto d’argento e rame dorato quello stesso consegnato per atto.

Il peso del detto gradino ascende a libbre centoventiquattro lib. 124

Il rame dorato libbre quattrocento una lib. 401

Il peso delle due mensole libbre cento, ed once sette lib. 100.7

Il peso del Palliotto libbre duecentoventuna, oncie quattro / e trappesi due lib. 221.4.2

2.      Una cassa grande d’argento foderata dentro di terzanello dove si conservano le reliquie del Padrono S. Castrense con n. quattro vasetti agli angoli, e sua statuetta al di sopra.

3.      Più una porta del Tabernacolo della Custodia del SS.mo foderata di fiori d’argento alla parte di dentro.

4.      Più n. sei statue d’argento toccate in alcune parti in oro di peso di lordo cioè

5.      La statua di S. Pietro libbre settantanove, ed oncie sei lib. 79.6

6.      La statua di S. Paolo libbre ottantadue ed oncie tre lib. 82.3

7.      La statua di S. Ludovico libbre novantacinque lib. 95

8.      La statua di S. Castrense libbre settantadue e oncie sei dico 72.6 /

9.      La statua di S. Benedetto libbre ottantadue ed oncie tre lib. 82.3

10.  La statua di S. Rosalia libbre ottantadue lib. 82 “le dette sei statue sono state in parte dorate”.

11.  Più num. sette candelieri grandi d’argento per uso del suddetto Altare, il settimo de’ quali con croce, e corno copio d’argento per i pontificali, nei quali vi è l’arma di legno di peso di netto libbre centosessantadue oncie sette e trappesi quindici come si scorge nell’atto di Notar D. Salvatore Seggio sotto li 10 Marzo 1824 dove vi è inserita la relazione dell’Argentiere libbre 162.7.15.

12.   Più n. sei candelieri d’argento mezzani, dove vi è pure l’arma di legno di peso libbre quattordici, ed oncie quattro di netto lib. 14.4. / “si avverte che i sei candelieri mezzani meritano ristoro”.

13.  Più n. sei candelieri piccoli d’argento per la Mensa dell’Altare Suddetto collo stemma di Mons. Testa di peso libbre quattro, ed oncie otto di netto lib. 4.8.

14.  Più un piede di Croce piccolo con crocifisso, e Croce d’argento colle armi dell’E.mo Cardinal Acquaviva libbre diciassette, oncie cinque e trappesi quindici lib. 17.5.15.

15.  Più n. due Candelieri grandi d’argento per ceroferaj con sua arma di legno di peso libbre undici, once due, e trappesi tredici di lordo lib. 11.2.13.

16.  Più una croce gestatoria Arcivescovile con asta d’argento, e suo crocifisso dorato libbre otto, oncie undici, e trappesi quindici 8.11.15 “detta croce gestatoria che serve / per il Metropolitano merita ristoro, ed esiste di cattivissimo argento”.

17.  Più altra croce gestatoria, ossia Capitolare d’argento, sopra lunga asta d’argento di lordo libbre nove oncie sei e trappesi 22 lib. 9.6.22.

18.  Più un bastone d’argento di prima dignità del Capitolo di peso di lordo libbre due , oncie due e trappesi otto lib. 2.2.8.

19.  Più un Bacolo Arcivescovile d’argento di peso di netto libbre nove, oncia una e trappesi dieci lib. 9.1.10. “Il bastone del bacolo merita d’essere ristorato”.

20.  Più un’asta d’argento, e vaso d’argento dorato sopra per uso dell’Umbrella di peso libbre quattro, e trappesi 17 lib. 4.0.17. “Suddetta asta d’argento è stata ricavata in parte dall’antico vasettino d’argento con fiori, e da una lamina d’argento a forma di mezzo mondo, ed il rimanente in denaro della Maramma, come meglio / si deteggerà nell’Apoca di Notar Don Domenico Caruso e Seggio sotto li 8 Marzo 1833 in cui si trova in ventre la relazione di Don Ottavio Sacco, e della consegna dell’Argentiere Don Giacomo d’Angelo. Il bastone dell’Umbrella si rinnovò con accrescimento d’argento come per atto, ed Apoca dell’Argentiere sotto li 8 Marzo 1833 in Notar Don Domenico Caruso e Seggio”.

21.  Più n. cinque pissidi cioè una d’argento nuovamente indorata libbre due, oncie nove e trappesi venti lib. 2.9.20

Num. Tre d’argento cioè una grande, altra mezzana, e l’altra piccola, libbre nove once sei e trappesi 15 come meglio si scorge distintamente nel certificato dell’argentiere D. Ottavio Sacco sotto li 22 Sett. 1832 lib. 9.6.15.

22.  Ed altra finalmente piccola per Amministrare il SS.mo Viatico a forma di cassettina con sua croce al di sopra con pietre. /

23.  Più n. due incensieri sua navetta, e cocchiarino d’argento libbre cinque, oncie sette e trappesi sette lib. 5.7.7. “Le catene degl’incensieri meritano d’essere rinforzate per essere assai deboli”.

24.  Più un aspersorio, e sicchietto d’argento, libbre due e trappesi venti lib. 2.0.20.

25.  Più un reliquiario grande d’argento con pietre e fiori alla naturale pure d’argento libbre cinque oncia una e trappesi venti lib 5.1.20. “Il reliquiario bisogna ristorarsi perché vi sono alcuni fiori rotti”.

26.  Più due piatti reali d’argento segnati colle armi di Monsignor Testa nel mezzo libbre undici e once quattro lib. 11.4.

27.  Più due Tabbarè d’argento uno grande, e l’altro più piccolo, il primo colle armi suddette, ed il secondo senza, libbre dieci, once nove e trappesi uno lib. 10.9.1 / “Il Tabbarè grande merita d’essere rinnovato”.

28.  Più una palangana e boccale d’argento dorati colle armi suddette libbre cinque oncie due, e trappesi 15 lib. 5.2.15.

29.  Più una palmatoria con stile e seccatore d’argento, e sua catenella oncie dieci e trappesi 23 lib. =.10.23.

30.  Più due piancie d’argento con due figure della natività del Signore ed Ascensione per la pace libbre due lib. 2.

31.  Più uno spellonghetto d’argento per uso delle ampolle libbra una e trappesi 19 lib 1.0.19

32.  Più un campanello colle armi di Monsig. Torres libbra una oncie tre e trappesi due dico lib. 1.3.2.

33.  Più una teca per le ostie oncie tre e trappesi 26 lib. =.3.26. “merita d’essere rinnovata”.

34.  Più un vasettino dorato per il Balsamo, ed un piccolo cucchiarino per la consegrazione dell’olii Santi e sua / conca tutti d’argento di peso once sei e trappesi 10 lib. =.6.10

35.  Più una sottocoppina d’argento dorata con piccolo calice pure d’argento che servono per pregustazione libbre due once due e trappesi 6 lib. 2.2.6.

36.  Più sei vasetti per l’olii Santi, cioè n. tre d’argento dorato, n. tre di stagno, segnati colle armi dell’E.mo Cardinal Torres li tre d’argento di peso libbre nove e oncie tre lib. 9.3.

37.  Più n. dodici calici d’argento con n. undici patene cioè

38.  Uno d’argento dorato soltanto nella coppa, ed il piede di rame intrecciato di coralli mandato dall’E.mo Cardinal Cianfeos, senza patena libbre due e oncie nove lib. 2.9.

39.  Altro d’argento dorato con patena colle armi dell’E.mo Cardinal Farnesio libbre tre ed oncie tre lib. 3.3.

40.  Altro argentato dorato con patena, fatto dall’Ecc.mo Monsig. Testa con tre figurine al piede di peso libbre due, ed oncie / cinque lib. 2.5.

41.  Altro grande con sua patena per uso della messa cantata di peso libbre due, oncie dieci e trappesi ventidue lib. 2.10.22.

42.  Altri n. quattro calici piccoli con sue patene per le messe giornali di peso libbre otto, once sei, e trappesi ventidue lib. 8.6.22.

43.  Altro calice d’argento con sua patena per uso della Messa mattinale libbra una once nove, e trappesi 18 lib. 1.9.18

44.  Altro calice d’argento con sua patena col piede di rame per uso delle pubbliche carceri di peso once otto, e trappesi 12 lib. =.8.12

45.  Altro calice d’argento con sua patena per uso del P.re Abate di peso libbra una, oncia otto, e trappesi 13 lib. 1.8.13.

46.  Altro calice finalmente d’argento con sua patena per uso del Noviziato de’ PP. Benedettini di peso libbra una once sette e trappesi 27 lib. 1.7.27

47.  Più una forbice d’argento. / dorata di peso di lordo oncie tre e trappesi 12 lib. =.3.15

48.  Più due chiavi d’argento dorate per il Tabernacolo.

49.  Più quattro paia di chiappe d’argento per li piviali Arcivescovili.

50.  Più altre sette paia di chiappette per uso della gioia pettorale e piviali.

51.  Più una mazza capitolare d’argento con n. cinque statuette di metallo dorate, e n. tre ingastate pure di metallo peso di lordo senza armatura di legno libbre sette ed once nove lib.7.9.

52.  Più una lampana grande d’argento con num. dodici cornocopj pure d’argento, e coccani di rame per il surriferito Altare Maggiore di peso di lordo libbre centoventidue once sette, e trappesi dieci lib. 122.7.10

53.  Più una gioia pettorale / d’argento dorata con basso rilievo rappresentante la Natività della SS.ma Vergine.

54.  Più n. tre spille d’argento con pietre false per il Pallione.

55.  Più una gioia pettorale di figura ellittica d’argento dorato con arabeschi, e centodue pietre situate nel mezzo, e circonferenza di essa cioè

Strassi                                           n. 85

Granata grossa                              n. 1

Amatiste grandi                             n. 2

Zaffiro grande n. 1 zaffiri mezzani n. 4

Crisoliti                                         n. 2

Giacinto piccolo                            n. 1

Topazio piccolo                            n. 1

Granata piccola                             n. 1

Pozzetti                                         n. 2

Tavolette                                       n. 2

________

Sono n. 102

Quale gioia pettorale è stata rilevata dall’antichi giogali della chiesa come meglio si scorge nel mandato fatto li 12 Giugno 1822. /

56.  Più due vasetti piccoli per l’olio Santo per servizio di Monsignor Arcivescovo Balsamo.

57.  Più una lampana d’argento innanzi l’Altare di nostra Signora del Popolo libbre undici lib. 11 “si avverte che l’altra lampana d’argento innanzi l’altare del SS.mo Sagramento è stata derubata, e si attendono le provvidenze del Governo”.

58.  Più gli ornamenti e giogali appartenenti alla statua di nostra Signora Maria Santissima del Popolo cioè

59.  Uno stellario d’argento dorato posto al muro dietro la testa della suddetta statua.

60.  Più due corone di lamina d’oro, una pella SS.ma Vergine del popolo, e l’altra piccola per il Bambino.

61.  Più il petto della suddetta statua d’argento dorato, e veste del Bambino con sue scarpe di lamina d’argento come sopra, collana e pendenti /di pietra falsa sopra argento fatte per divozione del R.mo P.re Abate Don Pietro Gaetani. “Si noti che il suddetto petto è stato nuovamente rifatto, ed indorato”.

62.  Più una mezza luna d’argento, ed un cuore pure d’argento dorato con pietre false.

63.  Più finalmente un ostensorio di argento in caldo lavorato ad arabesco con Angelo, e frasca nel giro del trono con cerchio di spighe, uva e pampane con arma di ferro, e piastra di rame dorata di peso lib. 14.6.12. di netto, rilevata in parte dall’antico ostensorio, e da altri giogali della Chiesa consegnati all’argentiere Don Giuseppe Balsamo, come per atto di Notar Don Salvatore Seggio il Primo Settembre 1822 dico libbre quattordici, oncie sei e trappesi dodici lib. 14.6.12

Finisce l’argento /

Sacri Arredi

Color giallo

1.      Primariamente una rispalda della sedia corale di molla gialla ricamata con fiori d’argento.

2.      Più una coperta di sedia di molla gialla ricamata come sopra.

3.      Più una rispalda di solio con lo stemma di Monsignor Arcivescovo Bonanno ricamata come sopra.

4.      Più il cielo del solio ricamato come sopra.

5.      Più il fregio con sua frinza d’argento ricamato come sopra.

6.      Più un’altra coperta di sedia ricamata come sopra simile al solio.

7.      Più quattro coscini dell’istesso colore giallo ricamati come sopra. Si avverte che i quattro coscini ricamati si impiegarono / per rappezzare il solio giallo, e si sono suppliti di damascone senza guarnitura.

8.      Più un pontificale dell’istesso Monsignor Arcivescovo Bonanno consistente in tre piviali, undici pianete, dieci tonacelle, tre manipoli, tre stole, ed una borsa ricamata con fiori d’argento come sopra.

9.      Più una cappella compita consistente in piviale, pianeta, e due tonicelle con due stole, tre manipoli, ed una borsa di lama gialla d’argento ad una faccia. “La cappella di lama color giallo bisogna che si ristorasse perché si trova logora”.

10.  Più una pianeta, e due tonicelle, due stole, tre manipoli, borsa di drappo chiamato cannavaccio d’oro con / guarnizione d’argento.

11.  Più una tovaglia di seta fiorata con diversi colori.

12.  Più un velo di calice di betavia con guarnizione d’argento con fodera di lustrino bianco.

13.  Più un solio di damascone giallo consistente in sedia corale, sedia di solio, e quattro coscini tutto guarnito con gallone d’argento, e frangia di detto, foderata di tela di casa.

14.  Più una pianeta di damasco giallo guarnita con guarnizione d’argento con suo manipolo, e stola, foderata di seta bianca.

15.  Più due tonacelle di damasco giallo guarnito di gallone di seta bianca foderate di tela di malva color di rosa con due manipoli, ed una stola guarniti come sopra.

16.  Più una pianeta di damasco / giallo guarnita con guarnizione di seta bianca per la cappella del P.re Abate.

17.  Più due pianete guarnite di argento con sue stole, e manipoli e tre borse foderate di seta.

18.  Più n. quattro coscini di color giallo.

Finisce il color giallo.

Color bianco

1.      Primariamente una cappella di lama d’argento, ricamata in oro consistente in piviale, pianeta, stola, e manipolo, e due tonicelle, sopracalice, borsa e palla con lo stemma delle’E.mo Cardinal Acquaviva.

2.      Più un piviale di lama bianca ricamata negli estremi, e nelle fascie con suo cappuccio ricamato, e figurina nel mezzo di seta / e sua frinza d’oro nel suddetto cappuccio, e sua stola ricamata d’oro come sopra.

3.      Più una pianeta, stola manipolo, borsa, palla, e sopracalice ricamati d’oro con sue guarnizioni d’oro intorno, e le armi di Monsignor Testa nella parte di dietro, con due tonicelle, stola e manipoli. “Stola e manipoli meritano ristoro”.

4.      Più n. sei dalmatiche di terza nello bianco con sua frinzettina d’oro negli estremi, e ne’ terzi. “Delle dalmatiche due si sono consumate, due di mediocre stato, e due servibili”.

5.      Più un grembiale di lama d’argento ricamato d’oro negli estremi, croce nel mezzo ricamata, due lacci con due fiocchetti, e sua frinzettina d’oro all’intorno.

6.      Più una mitria di lama / d’argento ricamata d’oro con sue perle girate tutte all’intorno con n. cinquantasei pietre tra grandi, e piccole, di diversi colori, e diverse sorti dalla parte di dietro, e n. cinquantasei pietre come sopra nella parte d’innanzi, con suoi fiocchi d’oro nell’estremità delle infule, dette pietre e perle sono false.

7.      Più una pianeta con sua stola, manipolo, borsa, palla, e sopracalice di velo moschiato ricamato in oro con frinzettina d’oro all’intorno, con fodera di terza nello color di rosa.

8.      Più una pianeta di amojello con sua stola, e manipolo ricamati tutti in oro con sua frinzettina d’oro negli estremi, ed all’intorno della pianeta nomata volgarmente di Siracusa. /

9.      Più una cappella compita di molla ricamata d’oro guarnita negli estremi con guarnizione piccola nomata cappella di mezzo.

10.  Più un umerale di molla con suoi fiori d’oro,e seta all’intorno, e con una figura nel mezzo di due, che portano un grappolo d’uva, e sua frinzettina d’oro all’intorno, e due piccoli fiocchi d’oro.

11.  Più un umerale di molla ricamata con scudo nel mezzo rappresentante lo Spirito Santo guarnito con ricamo all’intorno di Spighe, pampine di vite, e grappoli d’uva con frinza piccola negli estremi foderato di terzanello color di rosa.

12.  Più un umerale di lustrino guarnito con guarnizione d’oro, la quale fu presa dall’umerale / vecchio di velo fiorato descritto nella visita.

13.  Più una pianeta di lama d’argento, con sua stola, manipolo, e borsa con guarnizione d’oro.

14.  Più un piviale con stola di lama d’argento con suo gallone do seta d’oro, e frinzettina, e fiocchetti d’oro negli estremi del cappuccio.

15.  Più un altro piviale di molla ondeggiante con sua stola, e gallone d’oro un poco più stretto dell’antecedente, e sua frinza d’oro negli estremi del cappuccio.

16.  Più un piviale di lama d’argento guarnito con gallone d’oro,e seta ad una faccia con frinza d’oro nel cappuccio.

17.  Più un Ombrello di molla ricamata d’oro con suoi mergoletti d’oro, e fiocchetti d’oro. “Si avverte che fu tutta ristorata ultimamente con n. 64 fiocchetti a campanella”. /

18.  Più un Ombrello di raso color celeste fiorato bianco con fiocchi di seta di diverso colore e fodera chermes.

19.  Più una cappa con sua stola di raso di Francia fiorato a velo, ricamato d’oro nel cappuccio, e nella fascia, la quale serve per la processione del SS. Sagramento.

20.  Più un velo di lama d’argento ricamato col nome di Gesù nel mezzo, e quattro rapportini con spighe d’oro ne’ quattro angoli, e guarnita con guarnizione d’oro foderata di terza nello color di rosa per velare il Divinissimo esposto.

21.  Più un velo per l’ostensorio foderato di taffità color di rosa guarnito con guarnizione d’oro.

22.  Più un velo di terza nello bianco, che serve nel venerdì Santo con suo ricamo di / fiori, parte seta, e parte oro all’intorno con sua corona di spine nel mezzo ricamata come sopra, e sua guarnizione all’intorno.

23.  Più due stole di lama d’argento ricamate in oro con frinzone nell’estremità, cioè una foderata di terza nello color di rosa per servizio dell’Arcivescovo, e l’altra più stretta per l’esposizione del Divinissimo nelle Solennità.

24.  Più due stole logore, ricamate di seta, ed oro, una con frinza, la quale serve per il P.re Tesoriere per l’Esposizione del Divinissimo, e l’altra con guarnizione negli estremi per uso del Predicatore della Quaresima.

25.  Più n. due fettuccie tutte riccamate d’oro, con sua frinzettina  d’oro all’intorno, / e fiocchetti nella estremità di sotto d’oro, cioè una serve per la chiave del Santo Sepolcro, e l’altra per portare l’ostensorio.

26.  Più un pontificale di molla riccamato d’oro guarnito negli estremi con guarnizione piccola cioè n. otto pianete, due piviali, sei tonicelle, n. quattro stole, quattro manipoli, e quattro borse.

27.   Più due paja di scocche, un pajo di lama d’argento ricamato in oro, ed un altro di nastro di Francia con rete d’oro, e quattro fiocchi d’oro.

28.  Più un paio di scarpe di lama d’argento riccamate d’oro.

29.  Più due paia di guanti bianchi cioè un paio tutto ricamato con denticciolo d’oro, e con croce nel mezzo / grande ricamata, ed un paio con la semplice croce d’oro nel mezzo, frinzettina, e fiocchetti d’oro.

30.  Più due fodere di Messale, una di lama come sopra ricamata all’intorno, e due croci, e l’altra di molla con sua guarinizione all’intorno, e croci d’oro. “Merita ristoro la fodera riccamata”.

31.  Più un pontificale di molla bianca consistente in n. sei piviali con sue guarnizioni d’oro nel mezzo di due dita, e negli estremi più piccola, numero nove pianete guarnite come sopra, dieci tonicelle dello stesso drappo, e collo stesso ordine di guarnizione d’oro, una stola, e due manipoli.

32.  Più una pianeta n. quattro manipoli con guarnizione d’oro, n. tre stole / di molla con guarnizione d’oro vecchio, n. quattro manipoli di drappo vecchio con guarnizione d’oro vecchio, n. cinque stole di drappo vecchio con guarnizione d’oro vecchio, n. quattro borse di drappo nuovo con guarnizione d’oro nuovo.

33.  Più un librettino d’Indulgenze di lana ricamato d’oro.

34.  Più una Custodia di Tabernacolo di drappo fiorato con guarnizione d’argento.

35.  Più altre due tovaglie usate di seta, una con fascie rosse, l’altra di seta color di latte, e caffè con fascie bianche.

36.  Più una cappella intiera consistente in una pianeta, due tonicelle, piviale, due stole, tre manipoli, e borsa di molla con guarnizione d’oro.

37.  Più n. tre pianete di molla senza fodera con gallone d’oro / ad una faccia, con tre manipoli, e quattro borse con gallone di seta.

38.  Più n. sei piviali di domasco con gallone piccolo d’oro, e seta ad una faccia con fodera dei tela coloro di rosa nelle sue fascie. “sono logori”.

39.  Più n. due pianeta di molla foderate di tela di malva con sue stole, e manipoli guarnite con gallone di seta.

40.  Più altre due pianete di domasco con sue stole, manipoli, e borse guarnite come sopra. “si avverte che di una pianeta se ne formò un tusellino per uso della Parrocchia”.

41.  Più n. due pianete cioè una guarnita con guarnizione d’oro e foderata di terzanello, e l’altra per servizio delle pubbliche Carceri.

42.  Più una cappella intiera / di molla consistente in piviale, pianeta tonicelle, due stole, tre manipoli, e borsa foderate di terza nello bianco.

43.  Più due pianete senza fodera di molla guarnite con gallone di seta color d’oro.

44.  Più n. quattro sopracalici di lustrino.

45.  Più altre due sopracalici uno per Monsignore, e l’altro pell’Abate.

46.  Più due paja di stivali, un pajo di lustrino, e l’altro di terzanello.

47.  Più n. due tonicelle di molla con gallone di seta.

48.  Più un umerale di molla guarnito con gallone di seta.

49.  Più una tovaglia di terzanello con guarnitura d’oro, quale guarnitura fu presa dagli utensili vecchi della Chiesa.

50.  Più n. due stirati di / terzanello cioè uno per la Cattedra, e l’altro per la sedia corale.

51.  Più una pianeta con stola, manipolo, e borsa di terzanello con guarnizione d’oro fino per la cappella del R.mo P.re Abate.

52.  Più una pianeta con stola, e manipolo con gallone di seta, con fodera di tela color di rosa per la cappella del Noviziato.

53.  Più due credenze, e coperte del Bancone della messa cantata, di zabbarino fasciato bianco, e rosso, guarnito con sua frinza di seta piccola.

54.  Più n. tre tovaglie di lustrino per coprire i vasi dell’olio con due padiglionelli di terzanello con festina d’oro.

55.  Più una pianeta, e due / tonicelle di molla fiorata con sue stole, e manipoli guarniti con guarnizione d’oro “bisogna ristorarsi”.

56.  Più una tovaglia di Betavia guarnita d’oro, la detta guarnizione era della chiesa.

57.  Un pajo di guante di seta bianca guarnite con croce nel mezzo, e rapportino nell’estremità.

58.  Due fettuccie di color celeste riccamate d’argento nell’estremità per uso d’ammitti.

59.  Più due scocche di color celeste ricamate d’argento per uso de’ cingoli.

60.  Più n. quattro veli per li calici di Betavia per le Feste.

61.  Un pontificale di molla bianca riccamato d’oro foderato di lustrino bianco fatto tutto a proprie spese di Mons. / Arcivescovo Don Domenico Benedetto Balsamo, consistente in tre piviali, dieci pianete, e dieci tonicelle, due stole e tre manipoli, e collo stemma di detto Mons. Balsamo.

62.  Una pianeta di molla bianca riccamata d’oro con sua stola, manipolo, borsa, sopracalice tutto riccamato d’oro, fatta anche a spese di detto Mons. Arcivescovo Balsamo.

63.  Più n. quattro toghe di terzanello con frangia d’oro all’estremità due delle quali sono logore.

Finisce il color bianco.

Color rosso.

1.      Primariamente una pianete di lama d’oro con sua stola, e manipolo tutti ricamati d’oro.

2.      Più un paio di scarpe di molla ricamata d’oro, e un paio di guante. /

3.      Più un paio di stivale di terzanello.

4.      Più due dalmatiche di terzanello con sua frinzettina all’intorno.

5.      Più una fodera di messale di lama d’argento con suo riccamo d’oro all’intorno.

6.      Più altra fodera di domasco con guarnizione d’oro.

7.      Più una pianeta, stola, manipolo di molla ondegiante con suo ricamo d’oro, e seta, nomata degli Apostoli.

8.      Più una pianeta di lama d’argento con stola, borsa, e guarnizione d’oro all’intorno.

9.      Più un piviale di molla ondegiante con stola guarnita con gallone d’oro. “Il piviale merita ristoro”.

10.  Più una cappella di amojello incarnato consistente in un piviale, pianeta, due tonicelle, due stole, tre manipoli, e borsa foderate di terzanello bianco / e riccamata con fiori d’argento.

11.  Più una cappella di velluto chermesino cioè piviale, pianeta, due tonicelle, tre manipoli, due stole con gallone d’argento con lo stemma dell’E.mo Cardinal Torres, nel piviale, e pianeta vi sono le fascie di lama gialla.

12.  Più due pianeta di damasco guarnite con gallone d’oro ad una faccia. “Meritano ristoro”.

13.  Più una pianeta di telittone con stola, manipolo e borsa guarnita con gallone di seta.

14.  Più una pianeta di molla ondegiante, stola, e manipolo, guarnita con gallone di seta bianca.

15.  Più n. quattro pianete di molla con sue stole, manipoli, borse, e sopracalici guarniti con guarnizione d’oro piccola. “esistono due con guarnizione d’oro e due con gallone ad una faccia”. /

16.   Più n. due tonicelle dell’istessa molla con stola, e due manipoli guarnite con guarnizione d’oro falso. “Si avverte che si sono consumate, e si sono supplite altre due con gallone di seta color d’arangio”.

17.  Più due pianete di molla con le sue stole manipoli, ed una borsa, guarniti con gallone di seta.

18.  Più due tonicelle di molla foderate, con una stola, e due manipoli, guarniti con guarnizione d’argento falso.

19.  Più una cappella compita di molla consistente in piviale, due tonicelle, una pianeta con due stole, tre manipoli, borsa, e sopracalice guarniti con guarnizione d’oro larga.

20.  Più un pontificale compito di molla ondegiante, guarnito con guarnizione d’oro larga consistente cioè in / n. sei piviali, nove pianete, sette tonicelle con quattro stole, e quattro manipoli. “si ricercano almeno per servizio del pontificale n. cinque tonicelle ed i piviali meritano ristoro”.

21.  Più una pianeta con stola manipolo, e borsa di terzanello con guarnizione d’oro fino per la cappella del R.mo P.re Abate.

22.  Più una pianeta di domasco con sua stola, manipolo con gallone di seta e fodera di tela color di rosa per la cappella del Noviziato.

23.  Più una tovaglia di drappo fiorato di lama d’argento con alcuni fiori verdi nel mezzo.

24.  Più un umerale di terzanello con guarnizione d’oro, ed un altro di seta con fascia bianca.

25.  Più un umerale di telittone guarnito con gallone d’oro falso. /

26.  Più una tovaglia di terzanello color chermesino con due fiocchetti d’oro per il Crocifisso sopra il SS.mo Sagramento.

27.  Più due coscini, una rispalda di domasco pel Vespro guarniti, cioè la rispalda, ed un coscino con guarnizione, e due fiocchi d’oro.

28.  Più un solio di domasco guarnito con gallone d’oro largo tre dita, e frinzone negli estremi colla cattedra, e due coscini con quattro fiocchi d’oro.

29.  Più una rispalda di domasco per la sedia corale guarnita con gallone d’oro, e seta ad una faccia, e fodera della Cattedra guarnita coll’istesso gallone, e due coscini guarniti con gallone di seta semplicemente. “La guarnitura de’ coscini merita ristoro”.

30.  Più altro tosello di domasco guarnito con gallone di seta semplice gialla, e frinzone dell’istessa colla sedia.

31.  Più una fodera per il Pulpito d’imbloccato di seta fiorata con frinzone di seta.

32.  Più una fodera nella custodia del SS.mo, e fodera insieme del Tabernacolo, di zabarino fasciato bianco, e rosso guarnito con guarnizione d’oro.

33.  Più n. sette piviali di domascone con gallone d’oro ad una faccia, e frangia d’oro nel cappuccio pel Celebrante, ed una stola e sei senza frangia.

34.  Più n. quattro coscini formati dalli vecchi piviali con guarnitura d’argento delli stessi piviali.

35.  Più n. due toghe di terzanello con frangia d’oro all’estremità.

36.  Più n. due pianete di molla / chermes guarnite di gallone di seta coloro d’arangio.

37.  Più una fodera per la sedia della Messa cantata di domasco guarnita di gallone d’argento formata da sei vecchi piviali.

38.  Più una pianeta di molla con gallone di seta usato.

Finisce il color rosso.

Color verde.

1.      Primariamente una pianeta di molla ondegiante guarnita con gallone d’oro nel mezzo largo quattro dita e negli estremi più piccolo, ossia un dito, con stola, manipolo, e borsa, con gallone d’oro piccolo, e sue croci.

2.      Più un pajo di scarpe con gallone d’oro nella faccia, e gallonetto negli estremi.

3.      Più un pajo di stivali di terzanello.

4.      Più due dalmatiche di terzanello / con sua frinzettina piccola all’intorno d’oro.

5.      Più una pianeta di lama d’argento con manipolo, stola, e borsa con sua guarnizione, e croci d’oro.

6.      Più due toghe di terzanello con frinzettina d’oro.

7.      Più un pajo di guante con croce ricamata in oro, e fiocchi di seta, e oro.

8.      Più due coperte di Messale una di lama d’argento, e croci d’oro, e l’altra di molla ondegiante con guarnizione d’oro.

9.      Più una fodera per il Messale di telittone con piccola guarnizione d’oro.

10.  Più una tovaglia di taffità fiorata, e rigata.

11.  Più un umerale di seta.

12.  Più una cappella compita di domasco con gallone d’argento falso, consistente cioè in un piviale, pianeta, due stole, tre manipoli, e borsa / e le due tonicelle si trovano inservibili.

13.  Più una cappella d’imbloccato verde, e bianco consistente cioè in un piviale, due tonicelle, due stole, manipoli, e borsa con gallone d’argento ad una faccia.

14.  Più una pianeta di domasco con stola, manipolo, e borsa con gallone di seta color nero. “la borsa si è consumata”.

15.  Più una pianeta di dommasco con stola, manipolo, e borsa con gallone d’argento ad una faccia.

16.  Più due pianete di dommasco con sue stole, e manipoli con gallonetto di seta nel mezzo soltanto.

17.  Più una pianeta di dommasco con stola, e manipolo senza borsa con gallone di seta d’oro per la cappella del R.mo P.re Abate.

18.  Più una pianeta di dommasco con stola, e manipolo / senza borsa con gallone di seta nel mezzo soltanto con lo stemma dell’E.mo Cardinal Torres.

19.  Più n. quattro pianete di molla ondegiante, e due tonicelle con cinque stole, sei manipoli, e quattro borse tutte guarnite con guarnizione piccola d’oro.

20.  Più un piviale dell’istesso drappo guarnito dell’istessa maniera.

21.  Più n. quattro pianete di terzanello con sue stole, manipoli, e borse guarniti con fettuccie bianche.

22.  Più un padiglione di dommasco con guarnizione d’oro negli estremi per il Tabernacolo.

23.  Più due padiglionelli per l’olio Santo con sua testina d’oro, e seta.

24.  Più n. sei sopracalici di seta.

Finisce il color verde. /

Color nero.

1.      Primariamente una pianeta di lama d’argento con sua stola, manipolo, borsa, e palla con guarnizione d’argento. “Si avverte che si è consumata, e si supplì con un’altra di velluto di lama guarnita della stessa guarnizione di quella consumata”.

2.      Più un piviale di lama d’argento con sua stola guarnito come sopra.

3.      Più una cappella di velluto consistente cioè in un piviale, pianeta, due tonicelle con fiocchi di seta, ed oro, due stole, tre manipoli, un sopracalice, e borsa tutti con gallone largo d’oro.

4.      Più n. due pianete di velluto con due stole, due manipoli, due borse, ed uno stolone con guarnizione d’oro.

5.      Più due pianete di crisetta guarnite con guarnizione / d’oro con sue stole, e manipoli. “Si avverte che delle due pianete se ne formò una, e l’altra si supplì di molla colla guarnitura della stessa consumata”.

6.      Più una cappella di dommasco consistente in un piviale, pianeta, due tonicelle, due stole, e tre manipoli con gallone d’oro ad una faccia.

7.      Più due dalmatiche di terzanello guarnite con frinzettina d’argento.

8.      Più un pontificale di telittone cioè n. tre piviali, diciotto pianete, dieci tonicelle, due stole, e tre manipoli guarniti tutti con gallone d’argento ad una faccia.

9.      Più una cappella di molla consistente cioè in un piviale, pianeta, due tonicelle, due stole, tre manipoli / con guarnizione d’argento.

10.  Più una pianeta di molla con sua stola, e manipolo guarnita con gallone di seta.

11.  Più due pianete di molla con sue stole, e manipoli con guarnizione d’argento.

12.  Più due pianete di molla foderate di tela di malva con sue stole, manipoli, e borse guarnite con gallone d’oro.

13.  Più n. tre pianete d’amojello, una delle quali è guarnita d’oro fino preso da una pianeta vecchia della Chiesa, e che serve per uso di S.E. R.mo Monsignor Arcivescovo.

14.  Più una pianeta di terzanello con stola, e manipolo con gallone d’oro fino per la cappella del R.mo P.re Abate.

15.  Più due pianete di domasco con gallone di seta, e d’oro foderato di tela di malva.

16.  Più una pianeta di / tilettone con stola, manipolo con gallone di seta color d’oro.

17.  Più due tonicelle di tilettone foderate di tela di malva, guarnite come sopra.

18.  Più n. quattro veli d’armicino.

19.  Più n. quattro borse guarniti di gallone di seta color d’oro.

20.  Più n. due mozze di velluto di lama con guarnizione d’oro con fodera di cattivello liscio.

Finisce il colo nero.

Color violace.

1.      Primariamente una cappella consistente in un piviale, due mozze, due tonicelle, una pianeta, due stole, tre manipoli, una borsa, un sopracalice, uno stolone, tutta d’imbloccato di seta guarnita con gallone di seta, e frinzettina / di seta gialla tutta segnata collo stemma dell’E.mo Cardinal Torres.

2.      Più due piviali di dommasco foderati di tela guarniti di seta collo stemma suddetto.

3.      Più una pianeta con stola, manipolo, e borsa foderata di tela di malva d’imbloccato come sopra ma senza stemma.

4.      Più una pianeta di raso fiorato, ossia di raso di seta con lavori, e torri gialle, tessute nello stesso drappo con stola, e manipolo guarnita con gallonetto di seta.

5.      Più un piviale di lama d’argento con sua stola, guarnito con gallone d’oro collo stemma dell’E.mo Cardinal Giudice. /

6.      Più un piviale di lama d’argento di color azzurro con sua stola, e guarnizione d’argento.

7.      Più una pianeta con stola e manipolo di lama d’oro, ricamata tutta in oro.

8.      Più un sopracalice di molla ondegiante con rapportino, e croci d’oro, e palla di lama d’argento con guarnizione d’argento.

9.      Più n. due coperte di messale di lama d’argento con guarnizione, e croci d’oro. “si avverte che delle coperte del Messale ne esiste una di lama essendosi supplita con due una di molla con galloncino d’oro, ed una di telittone con piccola guarnizione d’oro”.

10.  Più un pajo di stivali di telittone.

11.  Più un pajo di stivali, e scarpe nuovamente fatte, le scarpe / guarnite con galloncino d’oro.

12.  Più un pajo di scarpe di molla guarnite con galloncino d’oro.

13.  Più due dalmatiche di terzanello nuovamente fatte guarnite con guarnizione d’oro piccola.

14.  Più una pianeta di lama d’argento con sua stola, manipolo e borsa guarnita con gallone d’argento ad una faccia.

15.  Più una pianeta, e due mozze di lama d’argento con due stole, tre manipoli, ed una borsa con gallone d’oro ad una faccia.

16.  Più una pianeta, e due mozze di velluto con sue stole, e manipoli, borse, e stolone di lama d’argento, guarniti con guarnizione d’argento foderati del terzanello dell’istesso colore. /

17.  Più un pontificale di telittone consistente cioè in quattro piviali, ventuno pianete, dieci tonicelle, tre stole, quattro manipoli, e quattro borse, guarniti tutti con gallone d’oro ad una faccia.

18.  Più n. quattro pianete di dommasco con sue stole, manipoli, e borse guarnite con gallone d’oro ad una faccia.

19.  Più n. due pianete di dommasco, foderate di musolino con due stole, due manipoli, e due borse guarnite con gallone di seta color d’oro.

20.  Più un pajo di scocche di lama d’argento ricamate d’oro di Francia, delle quali sen’è fatto acquisto, mercé il compenso delle scocche vecchie della Chiesa descritte nel precedente inventario.

21.  Più un pajo di guante con fiocchi, e croci ricamate in oro. /

22.  Più una tovaglia di lama d’argento con fiori di seta.

23.  Più un umerale di lustrino con guarnizioncina d’oro all’intorno soltanto.

24.  Più due mozze, due tonicelle, ed una pianeta, due stole, tre manipoli, ed uno stolone, tutto di molla ondegiante guarnite con gallone di seta e d’oro falso.

25.  Più un piumaccione di velluto rascagnato guarnito con gallone d’oro, con n. quattro fiocchi di seta, e d’oro, che serve per il venerdì Santo.

26.  Più n. quattro coscini di domasco guarniti con gallone di seta color d’oro, e quattro fiocchi dell’istesso.

27.  Più una rispalda, e coperta della serie corale, con due coscini di domasco guarniti con gallone d’argento falso. “Si avverte che i coscini di domasco non esistono e si sono suppliti con n. quattro d’imbloccato guarniti con frangia di seta di color bianco, e celeste”.

28.  Più una fodera d’imbloccato d’argento falso per il faldistorio di bronzo.

29.  Più un solio con fregio, e coperta della Cattedra, e due coscini di molla, guarnito con gallone d’oro, e seta ad una faccia. “si avverte che i due coscini solo logorati, ed inservibili”.

30.  Più una stola riccamata d’oro.

31.  Più un ombracolo di domasco guarnito con gallone di seta, e fiocchi.

32.  Più una rispalda di domasco per il coro in quattro felse foderate di tela guarnita con gallone d’argento falso.

33.  Più una custodia di terzanello guarnita con gallone di seta, con coperta di domasco per il Tabernacolo.

34.  Più una coperta per il / Pulpito d’ingruppato con frinzone di seta, ed una rispalda di domasco per il Bancone della Messa cantata.

35.  Più un pajo di padiglionelli guarniti con festina d’argento per i vasi dell’olio Santo.

36.  Più un velo di mosolinetto pel Crocifisso sopra il SS.mo Sagramento.

37.  Più una fodera pel Breviario nuovamente fatta con guarnizione d’oro.

38.  Più due toghe di terzanello con frinza d’oro negli estremi.

39.  Più due stirati di terzanello con sua frinzettina d’oro negli estremi.

40.  Più una cappella di lama d’oro consistente in un piviale, pianeta, due tonicelle, due stole una guarnita, tre manipoli con suo sopracalice, e borsa guarnito con gallone / d’oro largo nel mezzo, e gallone stretto nell’estremità, e frangia d’oro nelle stole, e nei manipoli foderata di molla dell’istesso colore.

41.  Più un paio di guante con croce d’oro, e ricamo nell’estremità.

42.  Più n. quattro coscini formati dagli avanzi dell’ombracolo vecchio guarniti con gallone di seta dello stesso ombracolo, e n. quattro fiocchi di seta.

Finisce il color violace.

Palli di diverso colore ed altre robe.

1.      Primariamente n. sedici palli per l’Altare Maggiore, cioè un pallio bianco riccamato d’oro collo stemma dell’E.mo Cardinal Acquaviva, altro di velluto bianco rascagnato allamato fiorato, altro di molla bianca guarnito con gallone d’oro falso, altro rosso di molla ricamato / d’argento, altro di velluto rosso rascagnato allamato fiorato, altro di velluto guarnito con gallone di seta, ed argento ad una faccia collo stemma di Monsignor Torres, altro di domasco rosso guarnito con gallone di seta, ed oro ad una faccia, altro di velluto verde rascagnato allamato fiorato, altro d’imbloccato verde senza guarnimento, altro di velluto violaceo rascagnato allamato fiorato, altro di molla violaceo guarnito con gallone di seta, ed oro ad una faccia, altro di velluto nero con gallone d’oro, altro di velluto nero rascagnato allamato, fiorato, altro di lama d’argento con gallone d’oro largo, e frangia nel mezzo, altro di molla color nero con gallone d’argento ad una faccia, ed altro di molla bianca guarnito / con gallone di seta ad una faccia. “Si avverte che quello di molla bianca si è rinnovato con gallone di seta, ed oro ad una faccia, e quello col gallone d’oro falso si accomodò per l’Altare di Maria SS.ma del Popolo. Qualche pallio merita ristoro”.

2.      Più n. otto pallj pell’Altare del SS.mo Sagramento cioè uno bianco ricamato d’oro, e seta, altro bianco allamato, altro di domasco rosso guarnito con gallone di seta, ed oro ad una faccia,altro color rosso riccamato d’argento, altro verde di domasco con fascia allamata nel mezzo, altro violace d’imbloccato con sua fascia nel mezzo, altro nero dell’istesso, ed altro di drappo di seta, fiorato con guarnizione d’oro.

3.      Più n. otto pallj pell’Altare della nostra Signora del Popolo, cioè uno di lama bianco guarnito con guarnizione d’oro, altro rosso di molla con ricamo d’argento, altro di domasco / rosso guarnito con gallone di seta, ed oro ad una faccia, altro verde imbloccato con fascia nel mezzo, altro violace dell’istesso, altro nero dell’istesso, altro violace dell’istesso, ed altro di drappo di seta fiorato con guarnizione d’oro.

4.      Più n. cinque pallj per l’altare del P.re S. Benedetto, cioè uno di amojello fiorato con guarnizione d’oro, altro verde d’imbloccato, altro nero dell’istesso, altro violace dell’istesso, ed altro d’imbloccato rosso senza guarnitura, ed incompito.

5.      Più n. tre pallj per l’Altare di S. Ludovico, cioè uno violaceo d’imbloccato con fascia allamato, altro verde dell’istesso, ed il terzo di raso fasciato bianco, e rosso.

6.      “Si avverte che de’ due pallj di zabbarino fasciato bianco, e rosso se ne formò uno solo per essere logorati”.

7.      Di più si avverte che de’ due / pallj di amojello giallo fiorato, che erano nlla nota degl’inservibili se ne formò uno solo.

8.      Più un tosello pell’Altare maggiore di lama guarnito con gallone d’oro, ricamato nel mezzo con seta, oro, ed argento con suoi brindoli, e frinza d’oro, e n. 24 fiocchi d’oro, e fodera di tela bianca.

9.      Più un umbracolo d’imbloccato bianco, e rosso con gallone di seta con suoi brindoli con frinza di seta gialla, e n. 24 fiocchi dello stesso colore, e fodera di tela rossa, e retro spalla di Arazzo, che rappresenta la visione di Guglielmo Secondo.

10.  Più una rispalda di domasco rosso per il Coro in cinque felse.

11.  Più n. otto fettuccie di diversi colori per gli ammitti di S.E.R.ma Monsignor Arcivescovo.

12.  Più altri due pallj uno di Andrië bianco ricamato di seta / nel mezzo, e l’altro di Andrië giallo guarnito con ricamo di seta. I detti pallj meritano ristoro.

13.  Più due pallj cioè uno di domasco color giallo guarnito di argento falso, e l’altro d’imbloccato verde con fascia.

Biancheria

1.      Primariamente die camici di tela costanza con guarnizione ben larga, detta guarnizione è inservibile.

2.      Più quattro camici di tela di casa con guarnizione piccola, e fodera di Scomiglia.

3.      Più n. tredici camici di tela costanza con guarnizione di palmo uno, e fodera di Scomiglia.

4.      Più n. quarantasei camici usati di tela di casa con guarnizione piccola. Si avverte che di detti camici n. quattro servirono per rappezzare e ed acco / modare gli altri, e la maggior parte di detti merita ristoro.

5.      Più n. tre camici con guarnizione di Turlo.

6.      Più n. cinquantasei ammitti di tela costanza, e di tela di casa, dieci de’ quali erano inservibili, e se ne formarono purificatoj.

7.      Più camice di tela di Costanza con guarnitura di palmo uno, e mezzo di lino riccamato, e sfilato con fodera di lustrino nero.

8.      Più n. quattro rocchetti, cioè uno di Lino riccamato, altro di tela costanza con guarnizione come i tredici camici, altro di tela con guarnizione di Turlo, ed altro con guarnizione a rete “Si avverte che quello di lino è inservibile”.

9.      Più un grembiale di lino ricamato.

10.  Più altro grembiale di orletto fiorato. /

11.  Più una tovaglia di velo fiorato per la Comunione.

12.  Più una tovaglia di orletto fiorato per la tavola dell’olio Santo.

13.  Più n. cinque tovaglie per servizio dell’Altare maggiore, cioè una di tela costanza con frabalà riccamato, altra di tela costanza con guarnizione stretta, altra di tela di casa di genova, altra di tela costanza con piccola rete di cottone, ed altre cacciata con guarnizione d’oro.

14.  Più due tovaglie per la cancellata del SS.mo Sagramento con ferbalà formate dalle quattro antiche.

15.  Più n. diciassette tovaglie per gli Altari bassi, dalle quali n. quattro sono con farbalà riccamate.

16.  Più cinque tovaglie di tela di casa. /

17.  Più n. dieci tovaglie di torino per le mani.

18.  Più n. sei tovaglie di torino per le Credenze.

19.  Più n. quattro tovaglie di lavorato di casa.

20.  Più n. tre tovaglie pella lavanda de’ piedi nel Giovedì Santo.

21.  Più n. ventisei cotte per servizio de’ Malangredi, Chierici rossi, e Giaconi di Cappella.

22.  Più n. quarantasei cingoli.

23.  Più n. centosessanta purificatoj di diversa tela.

24.  Più n. trenta fazzoletti per le ampolle.

25.  Più n. quaranta corporali di tela Costanza, cinque dei quali sono con guarnizione.

26.  E più n. ventisei Palle.

Finisce la Biancheria

Panni di Arazzo ed altri utensili

1.      Primariamente quattro tappeti d’Arazzo, / cioè uno pell’Altare maggiore, uno pel solio del Re, gli altri due per il solio, e sedia Corale dell’Arcivescovo.

2.      Più due tappeti più piccoli di Arazzo, che servono per li gradini delle sedie tanto Corali, quanto pel Solio dell’Arcivescovo.

3.      Più un tappeto pel faldistorio con due coscini dell’istesso.

4.      Più n. tre tappeti di Moscovia, uno pell’Altare maggiore, e due pel solio.

5.      Più altri due dello stesso drappo, cioè uno pella sedia corale e l’altro pe’ gradini del solio.

6.      Più un tappeto di panno rosso per l’Altare maggiore.

7.      Più n. cinque tappeti di panno violaceo con sue fodere, uno per l’Altare maggiore, altri quattro ppel solio, Sedia corale, e faldistori.

8.      Più due tappeti di panno di Arazzo con fondo violaceo, e fiori verdi, uno pell’Altare / del SS.mo Sagramento, e l’altro per l’Altare di Maria SS.ma del Popolo.

9.      Più altro tappeto di panno di Arazzo rosso fasciato, con fodera pel faldistorio.

10.  Più un tappeto di color violaceo pei gradini del Solio.

11.  Si avverte che i panni rossi sono quattro, cioè due nuovi e degli altri due se ne formò uno.

12.  Più una veste pel serviente della Chiesa di velluto bombagia, color blù con gallone d’oro ad una faccia foderata di tela Arteca.

13.  Più n. diciotto messali monastici. “Dei quali n. undici sono nuovi, e n. sette sono usati”.

14.  Più due Messali Romani, e n. otto messaletti pei difonti. Dei quali messa letti n. quattro sono nuovi, e n. / quattro usati.

15.  Più un Breviario Monastico. Detto breviario si trova in mediocre stato.

16.  Più due Canoni.

17.  Più due Pontificali.

18.  Più dodici Cantorini.

19.  Più un Rituale.

20.  E più un laccio con un fiocco d’oro per la chiave del Tabernacolo, quando si fa l’Esposizione dal P.re Tesoriere.

Nota di Bronzo, rame, legname, statue e pitture.

1.      Primariamente n. sette candelieri di bronzo pell’Altare maggiore, con piede, croce, e crocifisso segnati colle armi dell’E.mo Cardinal Don Ludovico Torres Arcivescovo. /

2.      Più n. dodici candelieri di bronzo mezzani, ed altri otto sono rotti in pezzi, e quindi inservibili.

3.      Più n. venti vasetti di bronzo, ed altri quattro rotti in pezzi.

4.      Più un triangolo di bronzo segnato colle armi del sopradetto Cardinal Torres con una colonnetta di legno tinta a porfido per uso de’ treni.

5.      Più n. sette campane poste nel Campanile, cioè tre grandi, e quattro piccoli. Si avverte, che delle sette campane se ne ritrovano due rotte cioè la seconda campana detta di S. Pietro, e la piccola

6.      Più altre due campane piccole, una pel segno del Coro, e l’altra pel Segno della prima, ed ultima Messa. /

7.      Più altre due campane piccole situate in Chiesa.

8.      Più una ruota con molte campanelle.

9.       Più una statua di bronzo di San Giovan Battista segnata colle armi del sopradetto Cardinal Torres sopra una colonnetta di porfido.

10.  Più una Croce col piede di legno con Crocifisso, e varie figure di rame.

11.  Più quattro piatti rotondi di rame per le ampolle.

12.  Più uno Spellonghetto di rame per le ampolle.

13.  Più n. otto campanelle per le messe lette, cioè cinque in Chiesa, una pella Cappella del R.mo P.re Abate, una per la Cappella del / Noviziato, e l’altra per la Cappella delle pubbliche Carceri.

Statue

1.      Primariamente una statua di nostra Signora del Popolo col Bambino in braccio con gli ornamenti descritti di sopra.

2.      Più altra statuetta di detta nostra Signora del Popolo col Bambino in braccio, ma colla semplice corona d’argento della beata Vergine. La piccola statuetta di Maria SS.ma si ritrova con un braccio rotto.

3.      Più una statua grande del SS.mo Crocifisso.

4.      Più altre due mezzane di cartapista.

5.      Più altri due Crocifissi cioè uno di legno col pulpito e l’altro di cartapista pel Catachismo /

Legname

1.       Primariamente un Presepe ossia grotta consistente nella SS.ma Vergine, in San Giuseppe, Gesù Bambino, ed altri due Pastori di legno con un Angelo di creta, ed un bue di carta.

2.      Più una Piazza per l’olii Santi consistente in cinque pezzi con un tavolino grande.

3.      Più due pulpiti con due scale, e passamani, cioè uno grande, e l’altro in due pezzi pel catechismo con tavolino, e due sedie.

4.      Più tre antiporte consistenti in diciannove pezzi.

5.      Più un telaro del Tosello per l’Altare maggiore con sua corda grossa.

6.      Più una mandra pella quaresima. /

7.      Più una cassa grande situata in San Placido.

8.      Più una Piazza del Solio Arcivescovile con gradini, aste, telaro, ed una tavola per retro spalla, Cattedra con sua Pradella, e con suoi passamani tutti di tavola.

9.      Più due faldistorj. Detti faldistorj meritano essere ristorati.

10.  Più un poso del Trono con sua cassa.

11.  Più il Trono per porvi il SS.mo esposto con sua cassa grande.

12.  Più dodici torciere di legno.

13.  Più sei banchitti di color celeste per i Ministri.

14.  Più altri dodici banchitti di color rosso per i Ministri.

15.  Più due scale a forbice usate.

16.  Più altra scala lunga a forbice nuova.

17.  Più una scala mezzana. /

18.  Più un cantarano con balata di marmo adorno di rame.

19.  Più un baullo usato pel Pontificale.

20.  Più un disco pelle lezioni.

21.   Più un altro pelle Antifone.

22.  Più una sedia di legno unita con pradella.

23.  Più cinque banchitti con coscini per i Ministri assistenti al Solio.

24.  Più altri tre di domasco rosso.

25.  Più sette banconi grandi di color celeste con sue aste.

26.  Più altri sei più piccoli.

27.  Più un casserizzo grande scartocinato con Crocifisso nel mezzo, e colle armi dell’E.mo Cardinal Don Francesco Giudice Arcivescovo. ARMADIO DI SACRESTIA

28.  Più due genuflessorj.

29.  Più altri due casserizzi grandi color celeste, dove / si conservano la maggior parte de’ giogali.

30.  Più due Armarj per coricarsi il Malangrede di notte, ed il Campanarista.

31.  Più un tavolino, e banconetto situati innanzi la Parrocchia.

32.  Più un altro banconetto simile.

33.  Più due pradelle grandi.

34.  Più due pradelle piccole.

35.  Più un banconetto pella Messa cantata.

36.  Più sei vasetti di legno pella Domenica delle palme.

37.  Più sette posi per i Candelieri.

38.   Più due tavole, e gradini, che formano le credenze.

39.  Più altra mezzana in San Castrense.

40.  Più n. trentadue candelieri argentati usati.

41.  Più altri cinquantotto / candelieri dorati di diverse misure. Si avverte che la maggior parte sono in pessimo stato.

42.  Più n. quarantasei banchi cioè quattordici lunghi, nove mezzani, e ventitre più piccoli.

43.  Più una tavola per preparare i Pontificali nella Sagrestia.

44.  Più due credenze circolari per Santo Sepolcro.

45.  Più n. quattro cornici d’Altare.

46.  Più n. quattro lampade.

47.  Più n. dieci confessionali.

48.  Più n. sei dischi, ossiano leggii per gli Altari.

49.  Più un genuflessoio con una pradella piccola in due per l’orazione.

50.  Più un cereo con sua colonnetta tinta a porfido. /

51.  Più due sedie di cuoio.

52.  Più n. sette candelieri grandi intagliati, e dorati a mistura, ed un Cristo di legname con Croce lapis lazzaro, ed imposte dorate per servizio dell’Altare maggiore.

53.  Più altri trentasei candelieri di legno intagliati, e dorati a mistura, cioè dodici più alti, e n. ventiquattro più bassi.

54.  Più due fodere di legno per l’altare d’argento, cioè una cuscinata, e l’altra chiusa con sedici mascature.

Pitture

1.      Primariamente un quadrettino di nostra Signora con cornice intagliata dorata, quale serve per le Litanie.

2.      Più un quadro della nostra Signora dell’assunta.

3.      Più un quadro della nostra Signora della Bruna. /

4.      Più un altro di nostra Signora comparsa al Re Guglielmo con cornice grandiosa intagliata, e dorata.

5.      Più un altro quadro di San Ludovico IX Re di Francia posto sull’altare suo proprio fatto nuovamente con sua cornice intagliata, e dorata.

6.      Più n. quattro quadri cioè San Crispino, San Cosmo, e Damiano, SS.mo Salvatore, e SS.ma Trinità.

7.      Ritratto del Sommo Pontefice Pio Settimo.

8.      Ritratto di Guglielmo Secondo.

9.      Ritratto del Re Ferdinando e Regina.

10.  Si avverte che le pitture del SS.mo Salvatore, e della SS.ma Trinità non esistono per essere sopra legname, e perciò corrosi. Esistono altre due pitture rappresentanti Francesco I ed Elisabetta con cornici dorate. /

Giogali, ed utensili consegnati alli sei R.mi Canonici Parrochi di detta Metropolitana Chiesa per uso dell’Amministrazione de’ SS.mi Sagramenti come siegue.

Argento

1.      Primariamente una croce collo Stemma Reale, ed Iscrizione di Monsignor de Ciocchis.

2.      Un vasettino piccolo per il Viatico di campagna con padiglione riccamato d’oro.

3.      Un altro vasettino a palla per il SS.mo Viatico con sacchetto riccamato.

4.      Una cassettina di rame con tre vasettini d’argento per l’Olii Santi.

5.      Un  vaso d’argento in forma di Pisside con altro vasetto piccolo dentro, segnati col nome di Monsignor Roano, che serve per l’estrema unzione con padiglione violaceo, allamato / guarnito con guarnizione d’oro.

6.      Più n. quattro vasettini d’argento, cioè uno delli quali è collo stemma dell’Ecc.mo Cardinal Gianfeos, ed un altro di Torres per l’estrema unzione.

7.      Più due chiavi del Tabernacolo con fiocchi d’oro.

8.      Più un cucchiarone d’argento per l’Amministrazione del Battesimo.

9.      Più un cucchiaio d’argento dorato per il Viatico.

10.  Più un Aspersorio.

11.  E più un cucchiaro lungo d’argento per amministrare il Viatico in tempo di Colera di peso…..

Finisce l’argento

Rame

1.      un aspersorio.

2.      Un Crocifisso con croce di legno. /

3.      Un secchio, che contiene l’acqua per lavarsi le mani.

4.      Più due campanelle di bronzo per il SS.mo Viatico.

Giogali

1.      Un piviale di domasco bianco guarnito d’oro.

2.      Più una mozzetta bianca allamata guarnita d’oro.

3.      Più n. quattro umerali, cioè due di terzanello guarniti d’oro, e l’altri due di lustrino con guarnizione d’oro fino. Dei quali ve ne sono due mediocri.

4.      Più uno stendardo di dommasco giallo, il quale si trova in mediocre stato.

5.      Più n. sette stole, cioè n. cinque di lama a due faccie bianco, e violaceo con gallone d’oro, altra di molla guarnita d’oro fino, e l’altra a due faccie allamata con gallone d’oro.

6.      Più una stola verde di domasco. /

7.      Più due stole a due faccie per i Cappellani.

8.      Più n. due stole nere, una delle quali è logora, ed inservibile.

9.      Un padiglione ricamato.

10.  Più altri tre, cioè uno allamato, e l’altri due allamati con frinzettina d’oro.

11.  Un ombrella di drappo fiorato con frinzettina di seta.

12.  Più un’altra di color celeste, e fiori.

13.  Altra di cerata verde.

14.  Più due tosellini uno d’imbloccato rosso, ed altro di dommasco bianco con frinza d’oro falso.

15.  Più n. due borse di color celeste per il SS.mo Viatico.

16.  Più un Baldacchino di color giallo con fiocchi, e frangia di seta color giallo, e bianco. /

17.  Più due stole, cioè una di velluto nero guarnita d’oro, l’altra a due faccie con guarnizione d’oro, ed altre tre stole per li Cappellani.

18.  E finalmente un altro padiglione di drappo di Francia.

Inservibili

1.      E finalmente un sepolcro coperto di velluto rosso con piccoli fiori d’argento collo stemma dell’E.mo Cardinal Giudice. Si avverte che alcuni di detti fiori mancano da gran tempo. Il tutto poi si ritrova in pessimo stato.

2.      E più una stola di molla color violace con ricamo nell’estremità, e croce ricamata d’argento, ed oro per uso del Predicatore della Quaresima, la quale si ritrova tutta inservibile.

3.      Più una mitria di lama d’argento ricamata in oro / collo stemma dell’E.mo Cardinal Acquaviva.

4.      Più una mitria di lama d’argento riccamata d’oro con n. 18 pietre false collo stemma dell’E.mo Cardinal Giudice.

Quali cose tutte come sopra repertoriate, e consegnate al detto Reverendissimo Canonico Decano Cassinese Padre Don Domenico Gravina Tesoriere, e Sagrista di detto Duomo che si le ha ricevuto in suo potere per consegnati colla solidità, e plegeria di questo Venerabile Monastero di San Benedetto rappresentato dal Reverendissimo Canonico Decano Cassinese Padre Priore Marammiere Don Giovan Battista Tarallo, e dal Reverendissimo Canonico Arcidiacono Decano Cassinese del detto Monastero Padre Don Giovanni / Tarallo figlio del fu Illustre Duca della Ferla domiciliato dentro il detto Venerabile Monastero, che a ciò intervengono quali due delli tre componenti quali Amministratori del detto Monastero di San Benedetto, stante il terzo ch’è il Reverendissimo Abate Canonico Cassinese Padre Don Severino Agrez trovasi assente, e che detti Reverendissimi di Tarallo coi nomi suddetti sono stati pure presenti al soprafatto Inventario, e consegna degli oggetti suddetti, per cui si rendono garanti in favore del detto Tesoriero, e Sagrista Reverendissimo di Gravina a cui sono stati consegnati li sopradetti Giogali d’oro, Argento, suppellettili, / robe, ed altro nel Sopradetto Inventario descritti, e ciò ad effetto di bene, e fedelmente custodirle come è stato solito, e conforme gli altri Tesorieri, e Sagrista nel detto Duomo sono stati tenuti, e obbligati custodirli a tenore delle Bolle Pontificie in termini delle Regie Visite all’anzidetto Duomo.

Del presente da ritenersi originalmente nelle mie minute ne sono stato rogato io Notaro conoscente delle dette persone.

Fatto letto, e pubblicato a chiara, ed intelligibile voce in detta Sagrestia del detto Duomo, tanto in presenza delle sunnominate persone domiciliati come sopra, quanto alla presenza ancora di Don Francesco / Polizzi del fu Don Benedetto, e di Don Andrea Damiani del fù Don Giuseppe ambi di condizione civile, e domiciliati pure in questo Comune di Monreale cioè il primo nel quartiere del Giardino della Corte, ed il secondo in quello della Ciambra testimoni richiesti aventi le qualità volute dalla legge conoscenti delle dette persone, e qui sottoscritti con gli stessi unitamente a me Notaro.

Don Giovanni Tarallo Cassinese Arcidiacono

Don Francesco Paolo Amato Decano

Cavaliere Lancillotto Celesia Sindaco Pretore

Emmanuele Scarlata Dep.to fiscale

P.D. Ippolito Papè Cassinese

Domenico Benedetto Gravina Cassinese Tesoriero

Don Giovanni Battista Tarallo Cassinese Priore

Francesco Polizzi Testimone

Andrea Damiani Testimone

Domenico Caruso, e Seggio / del fù Don Francesco Notaro esercente in Monreale valle di Palermo.

L’inedita collana e i gioielli donati alla Madonna, splendido esempio di oreficeria siciliana d’inizio XVIII secolo, furono fatte per divozione del R.mo P.re Abate Don Pietro Gaetani
  1. Ringrazio il Prof. Gaetano Correnti per la gentile segnalazione dell’inedito manoscritto. []
  2. Inventario e consegna delli Giogali d’oro, argento, roba, ed altro di questo Real Duomo di Monreale, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  3. Ibidem. []
  4. G.B. GRAVINA, Il Duomo di Monreale illustrato e riportato in tavole cromolitografiche, Palermo 1859. []
  5. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  6. Ibidem. []
  7. C. GUASTELLA, scheda n. 22, in Federico e la Sicilia dalla terra alla corona, catalogo della mostra a cura di M. Andaloro, Palermo 1995, pp. 135-136. La scheda di Claudia Guastella prende in esame il reliquiario contenente il Sangue di Cristo non citando quello con i capelli e il latte della Vergine. []
  8. G. MILLUNZI, Il tesoro, la biblioteca e il tabulario della Chiesa di S. Maria La Nuova, in ASS, n.s., a. XXVIII, Palermo 1903, doc. V, p. 308. []
  9. Cfr. C. GUASTELLA, scheda n. 30, in Federico e la Sicilia…, 1995, pp. 155-156. []
  10. Cfr. C. GUASTELLA, scheda n. 22, in Federico e la Sicilia…, 1995, pp. 136. []
  11. Cfr.  M. DEL GIUDICE, Descrizione al Tempio, e Monasterio di Santa Maria Nuova, di Monreale, Palermo 1702, pp. 20-28. []
  12. Cfr. L. SCIORTINO, La committenza vescovile a Monreale per le suppellettili liturgiche, in corso di stampa. []
  13. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  14. S. BARRAJA, I marchi degli argentieri e orafi di Palermo dal XVII secolo a oggi, saggio introduttivo di M.C. Di Natale, Palermo1996, p. 75. []
  15. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  16. G. SCHIRÒ, Il Duomo di Monreale. “Città dal Tempio d’Oro”, Palermo 1998, p. 118; L. Sciortino, La committenza…, in corso di stampa. []
  17. Cfr. Inventario delli mobili e delle suppellettili del Duomo di Monreale dell’anno 1684, Archivio Storico Diocesano di Monreale; Repertorium sive inventarium bonorum Mobilum et Supellectilium et Iocalium…, Archivio Storico Diocesano di Monreale, 1763. []
  18. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  19. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  20. L. SCIORTINO, La cappella Roano nel Duomo di Monreale: un percorso di arte e fede, “Quaderni di Museologia e Storia del Collezionismo”, Collana di studi diretta da M.C. Di Natale, n. 3, premessa di S.E.R. Mons. S. Di Cristina, saggi introduttivi di S. Di Cristina e M.C. Di Natale, Caltanissetta 2006, scheda n. 14, p. 113; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  21. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  22. G. MILLUNZI, Il tesoro…, 1903, doc. V, p. 308. Cfr. pure M.C. DI NATALE, Dallo scriptorium al tesoro in S. Maria la Nuova, in L’anno di Guglielmo, 1189-1989. Monreale: percorsi tra arte e cultura, Palermo 1989, p. 198; C. GUASTELLA, scheda n. 58, in Federico e la Sicilia …, 1995, pp. 235-237. []
  23. M. ACCASCINA, Oreficeria di Sicilia dal XII al XIX secolo, Palermo 1974, p. 106; C. GUASTELLA, scheda n. 58, in Federico e la Sicilia …, 1995, pp. 235-237. []
  24. G. COSTANTINO, scheda n. 61, in Federico e la Sicilia…, 1995, pp. 243-246. []
  25. M. ACCASCINA, Oreficeria…, 1974, p. 108. []
  26. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  27. M. ACCASCINA, Oreficeria…, 1974, p. 106. []
  28. M.C. DI NATALE, Dallo scriptorium…, in L’anno di Guglielmo…, 1989, p. 198. []
  29. C. GUASTELLA, scheda n. 18, in Federico e la Sicilia…, 1995, pp. 117-121. []
  30. Sul cartiglio mancante doveva essere verosimilmente riportato il cognome del prelato. Cfr. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  31. M. DEL GIUDICE, Descrizione…, 1702, p. 43; C. Guastella, scheda n. 18, in Federico e la Sicilia…, 1995, p. 119. []
  32. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  33. M.C. DI NATALE, Dallo scriptorium…, in L’anno di Guglielmo…, 1989, p. 198. []
  34. C. GUASTELLA, scheda n. 18, in Federico e la Sicilia…, 1995, pp. 120-121. []
  35. Ibidem. []
  36. C.A. DE CIOCCHIS, Sacrae Regiae Visitationis per Siciliam, Palermo 1836, vol. I; N.A. LO BUE, scheda IV,6, in Pompa Magna. Pietro Novelli e l’ambiente monrealese, catalogo della mostra a cura di G. Davì e G. Mendola, Piana degli Albanesi 2008, p. 127; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  37. G. MILLUNZI, Il tesoro…, 1903, p. 24. Cfr. pure M. VITELLA, scheda n. 27, in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 2001, pp. 370-371; G. TRAVAGLIATO, scheda I,70, in Gloria Patri. L’Arte come linguaggio del Sacro, catalogo della mostra a cura di G. Mendola, Palermo 2001, pp. 155-156; M. VITELLA, scheda n. 147, in Agata santa. Storia, arte, devozione, catalogo della mostra, Milano 2008, p. 374; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  38. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  39. G. MILLUNZI, Il tesoro…, 1903, pp. 1-72 e pp. 249-259; S. GIORDANO, Monreale, Palermo 1964, p. 39; W. KRÖNIG, Il Duomo di Monreale e l’architettura normanna in Sicilia, Palermo 1964, pp. 254-255; M. ACCASCINA, Oreficeria…, 1974, p. 398; G. SALVO BARCELLONA, Marmi, legni e acque perimetro plastico dai gaginiani al Rutelli, in L’anno di Guglielmo…, 1989, pp. 270-271; E. MONCRIEFF, Valadier workshop drawings, in “Apollo”, s.l. maggio 1991, pp. 316-317; J. WINTER, Luigi Valadier and Monreale, in “Antologia di Belle Arti”, 39-42, 1991-1992, pp. 89-96; L’oro di Valadier. Un genio nella Roma del Settecento, catalogo della mostra a cura di A. González-Plalacios, Roma 1997, pp. 156-163; Ecclesia Triumphans. Architetture del barocco siciliano attraverso i disegni di progetto XVII-XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di M.R. Nobile-S. Rizzo-D.Sutera, Palermo 2009, pp. 42-43; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  40. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  41. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  42. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  43. S. BARRAJA, Gli orafi e gli argentieri di Palermo attraverso i manoscritti della maestranza, in Splendori…, 2001, p. 671. []
  44. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  45. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 77. []
  46. Ibidem. []
  47. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  48. G. MENDOLA, Inediti d’arte nella diocesi di Monreale, in Gloria Patri…, 2001, p. 16; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  49. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 70. []
  50. L. SCIORTINO, L’urna di San Castrense nel Duomo di Monreale, in “Enrico Mauceri” (1869-1966). Storico dell’arte fra connoisseurship e conservazione, Atti del Convegno Internazionale di studi (Palermo, 27-29 settembre 2007), a cura di S. La Barbera, Palermo 2009, pp. 113-116; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  51. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  52. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  53. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 76. []
  54. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  55. V. CHIARAMONTE, scheda I,67, in Gloria Patri…, 2001, pp. 151-152; L. Sciortino, La committenza…, in corso di stampa. []
  56. Cfr. ad esempio M.C. DI NATALE, scheda n. 22, in Il Tesoro della Matrice Nuova di Castelbuono nella Contea dei Ventimiglia, “Quaderni di Museologia e Storia del Collezionismo”, Collana di studi diretta da M.C. Di Natale, n. 1, Caltanissetta 2005, p. 63, oppure G. BOLOGNA, scheda III.23, in M. Vitella, Il tesoro della Chiesa Madre di Erice, premessa di M.C. Di Natale, Alcamo 2004, p. 106. []
  57. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 78. []
  58. S. BARRAJA, I marchi di bottega degli argentieri palermitani, in Storia, critica e tutela dell’arte nel Novecento. Un’esperienza siciliana a confronto con il dibattito nazionale, Atti del Convegno Internazionale di Studi in onore di Maria Accascina (Palermo-Erice 14-17 giugno 2006), a cura di M.C. Di Natale, Caltanissetta 2007, p. 522. []
  59. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, pp. 56-57. []
  60. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  61. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  62. G. TRAVAGLIATO, scheda I,72, in Gloria Patri…, 2001, p. 158. []
  63. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 75. []
  64. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  65. C.A. DE CIOCCHIS, Sacrae Regiae…, 1836, p. 521; G. TRAVAGLIATO, scheda I,54, in Gloria Patri…, 2001, p. 136; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  66. V. CHIARAMONTE, scheda I,56, in Gloria Patri…, 2001, p. 138; N.A. LO BUE, scheda IV,3, in Pompa Magna…, 2008, pp. 125-126; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  67. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 80. []
  68. Cfr. V. CHIARAMONTE, scheda I,56, in Gloria Patri…, 2001, p. 138. []
  69. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  70. L. SCIORTINO, La committenza…,  in corso di stampa. []
  71. J.A. DE CIOCCHIS, Sacrae Regiae…, 1836; G. MILLUNZI, Il tesoro…, 1903, cap. XIV, p. 31; E. TARTAMELLA, Corallo. Storia ed arte dal XV al XIX secolo, Palermo 1985; V. ABBATE, scheda n. 125, L’arte del corallo in Sicilia, catalogo della mostra a cura di C. Maltese e M.C. Di Natale, Palermo 1986, p. 299; M.C. DI NATALE, Dallo scriptorium…, in L’anno di Guglielmo…, 1989, p. 196; M. VITELLA, scheda n. 44, in Splendori…, 2001, p. 502; M.C. DI NATALE, scheda 7.40, in Gesù. Il corpo, il volto nell’arte, catalogo della mostra a cura di T. Verdon, Cinisello Balsamo 2010, pp. 321-322; ; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  72. Argenti e ori trapanesi nel museo e nel territorio, a cura di A.M. Precopi Lombardo e L. Novara, Trapani 2010, p. 70. []
  73. M. VITELLA, Consoli di Trapani, in M.C. Di Natale, Il tesoro dei Vescovi Nel Museo Diocesano di Mazara del Vallo, con contributi di P. Allegra e M. Vitella, Marsala 1993, p. 133. []
  74. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  75. N.A. LO BUE, scheda IV,1, in Pompa Magna…, 2008, p. 124; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  76. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  77. Ibidem. []
  78. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 78. []
  79. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  80. Il manufatto potrebbe essere stato commissionato dal Testa prima della sua nomina di Arcivescovo di Monreale e il prelato avrebbe potuto successivamente donarlo alla Cattedrale. È opportuno precisare che sul calice non sono presenti riferimenti diretti al Testa, come ad esempio la presenza del proprio stemma, e quanto riferito è valido unicamente come ipotesi di studio. []
  81. M.C. DI NATALE, Dallo scriptorium…, in L’anno di Guglielmo…, 1989, p. 199; L. SCIORTINO, scheda n. 16, in Tracce d’Oriente. La tradizione liturgica greco-albanese e quella latina in Sicilia, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2007, p. 187. []
  82. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 76. []
  83. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  84. M. VITELLA, scheda n. 86, in Splendori…, 2001, pp. 415-416; M.C. DI NATALE, La mazza capitolare d’argento dell’Accademia di Scienze Mediche di Palermo, in Atti dell’Accademia di Scienze Mediche di Palermo, Palermo 2008, p. 15; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  85. Cfr. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  86. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 66. []
  87. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  88. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  89. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  90. Ibidem. []
  91. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 84. []
  92. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  93. Ibidem. []
  94. Ibidem. []
  95. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  96. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 84. []
  97. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  98. G. MILLUNZI, Il tesoro…, 1903, p. 37; L. Sciortino, La committenza…, in corso di stampa. []
  99. S. BARRAJA, I marchi…, 1996, p. 85; L. Sciortino, La committenza…, in corso di stampa. []
  100. L. SCIORTINO, scheda n. 21, in Tracce d’Oriente…, 2007, p. 192. []
  101. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  102. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  103. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  104. M.C. RUGGERI TRICOLI, Il teatro e l’altare. Paliotti d’architettura in Sicilia, Palermo 1992, p. 41; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  105. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  106. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  107. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  108. Ibidem. []
  109. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  110. Cfr. M.C. DI NATALE, L’illuminata committenza dell’Arcivescovo Giovanni Roano, in La cappella…, 2006, p. 17-32. []
  111. M.C. DI NATALE, Dallo scriptorium…, in L’anno di Guglielmo…, 1989, p. 195; R. CIVILETTO-M.C. DI NATALE, scheda n. 50, in Splendori…, 2001, pp. 587-588; L. SCIORTINO, scheda n. 9, in La cappella…, 2006, p. 108; L. SCIORTINO, scheda n. 5, in Tracce d’Oriente…, 2007, p. 203; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  112. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  113. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  114. Ibidem. []
  115. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  116. G. DAVÌ, Arquebisbes espanyols a Monreale. Testimonis i clientela d’art tèxtil des del segle XIV fins al sigle XVII (Arcivescovi spagnoli a Monreale. Testimonianze e committenze di arte tessile dal XIV al XVII secolo), in Magnificiència i extravagància europea en l’art tèxtil a Sicília, a cura di G. Cantelli e S. Rizzo, Palermo 2003, p. 236 e p. 494; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  117. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  118. G. DAVÌ, Arquebisbes espanyols…, in Magnificiència …, 2003, p. 236 e p. 494; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  119. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  120. J.L. SANTORO, Il tessile europeo, in Magnificenza nell’arte tessile della Sicilia centrale. Antichi tessuti delle Diocesi di Caltanissetta e Piazza Armerina, catalogo della mostra a cura di G. Cantelli e S. Rizzo, con la collaborazione di E. D’Amico, Catania 2000; M. VITELLA, Paramenti sacri di committenza vescovile: analisi storico-critica di alcuni manufatti tessili della Sicilia occidentale, in Splendori…, 2001, pp. 223-226; R. CIVILETTO, scheda n. 19, in Splendori…, 2001, p. 562; T. DUCHALIOT, scheda VII,1, in Pompa Magna…, 2008, p. 150. []
  121. R. CIVILETTO, scheda n. 19, in Splendori…, 2001, p. 562. []
  122. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  123. M. VITELLA, Paramenti sacri…, in Splendori…, 2001, pp. 223-226; R. CIVILETTO, scheda n. 17, in Splendori…, 2001, pp. 559-560; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  124. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  125. C. SIRACUSANO, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, tav. LXXVIII, fig. 8; E. D’AMICO-R. CIVILETTO, scheda I.21, in Mirabile Artificio. Pittura religiosa in Sicilia dal XV al XIX secolo, catalogo della mostra a cura di M. Guttilla, Palermo 2006, pp. 132-134; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  126. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  127. W. KRÖNIG, Il Duomo…, 1965, p. 254; N.A. Lo Bue, scheda IV,2, in Pompa Magna…, 2008, p. 125; L. Sciortino, La committenza…, in corso di stampa. []
  128. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  129. A. BERTOLOTTI, Oggetti di Belle Arti mandati da Roma in Sicilia nel sec. XVII, in “Nuove Effemeridi Siciliane”, serie III, vol. I, Palermo 1875, p. 308; W. KRÖNIG, Il Duomo…, 1965, fig. 137;  N.A. LO BUE, scheda IV,9, in Pompa Magna…, 2008, p. 129; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  130. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  131. A. BERTOLOTTI, Alcuni artisti siciliani a Roma Nei secoli XVI e XVII, Palermo 1879, pp. 10-13; cfr. pure V. ABBATE, “Torres adest ”: i segni di un arcivescovo tra Roma e Monreale, in “Storia dell’arte”, 116/117 (nuova serie 16/17), Roma 2007, p. 36. []
  132. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  133. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  134. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  135. V. ABBATE, “Ad aliquid sanctum significandum”. Immagine della Purissima Reina tra Cinque e Seicento, in L’Immacolata nell’arte in Sicilia, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale- M. Vitella, Palermo 2004, p. 34. []
  136. A. CUCCIA, Scultura lignea del Rinascimento in Sicilia. La Sicilia occidentale, in Splendori…, 2001, p. 128. []
  137. W. KRÖNIG, Il Duomo di Monreale e l’architettura normanna in Sicilia, Palermo 1965, p. 258; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  138. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  139. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  140. Ibidem. []
  141. G.L. LELLO, Historia della chiesa di Monreale, Roma 1596, I, pp. 2-3; V. ABBATE, “Torres adest”, inStoria dell’arte”, 116/117 (nuova serie 16/17), 2007, p. 35; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  142. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  143. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  144. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  145. Ibidem. []
  146. G. TRAVAGLIATO, Icona graece, latine imago dicitur: culture figurative a confronto in Sicilia (secc. XII-XIX), in Tracce d’Oriente…, 2007, p. 56. []
  147. W. KRÖNIG, Il Duomo…, 1965, p. 258. []
  148. Cfr. W. KRÖNIG, Il Duomo…, 1965, p. 256. []
  149. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  150. E.B. GARRISON, Italian romanesque panel painting, Firenze 1949, p. 59; W. KRÖNIG, Il Duomo…, 1965, pp. 256-257; W. KRÖNIG, Das Tafelbild der Hodegetria in Monreale, in Miscellanea pro arte, Duesseldorf 1965, pp. 179-184; V. PACE, Pittura bizantina nell’Italia meridionale (secoli XI-XIV), in I bizantini in Italia, Milano 1982, p. 453; M. ANDALORO, Nel cerchio della luce. I mosaici da simulacro a modello, in L’anno di Gugliemo…, 1989, pp. 106-110; M. ANDALORO, scheda n. 117, in Federico e la Sicilia, dalla terra alla corona. Arti figurative e arti suntuarie, catalogo della mostra a cura di M. Andaloro, Palermo 1995, p. 446; G. BONGIOVANNI, scheda I,9, in Gloria Patri…, 2001, pp. 62-63; G. TRAVAGLIATO, Icona graece, latine imago…, in Tracce d’Oriente…, 2007, p. 43. []
  151. W. KRÖNIG, Il Duomo…, 1965, pp. 256-257. []
  152. C. SIRACUSANO, La pittura…, 1986, pp. 325, 329; G. BONGIOVANNI, Settecento pittorico: sembiante barocca e ragione classica, in L’anno di Gugliemo…, 1989, p. 304; C. SIRACUSANO, Gioacchino Martorana, in La pittura in Italia. Il Settecento, tomo II, Milano 1990, p. 787; M. GUTTILLA, Martorana Gioacchino, in DAS, Pittura, vol. II, Palermo 1993, p. 341; G. BARBERA, scheda n. 30, in XV Catalogo di opere d’arte restaurate (1986-1990), Palermo 1994, pp. 147-148; G. BONGIOVANNI, scheda I,36, in Gloria Patri…, 2001, p. 110; M. GUTTILLA, scheda n. I.20, in Mirabile Artificio…, 2006, p. 130; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  153. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  154. Cfr. M. GUTTILLA, Terre e altari. Aspetti di arte religiosa in Sicilia dalla Maniera al Neoclassicismo, in Mirabile Artificio…, 2006, pp. 70-71; M. GUTTILLA, scheda n. I.20, in Mirabile Artificio…, 2006, p. 130; L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  155. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  156. Ibidem. []
  157. Ibidem. []
  158. L. SCIORTINO, La committenza…, in corso di stampa. []
  159. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  160. Ibidem. []
  161. Ibidem. []
  162. Ibidem. []
  163. Ibidem. []
  164. Ibidem. []
  165. Ibidem. []
  166. Ibidem. []
  167. Ibidem. []
  168. Cfr. M.C. DI NATALE, Il Crocifisso del Museo Diocesano di Palermo. Una singolarità tecnica nel panorama siciliano tra croci dipinte e lignee, in M.C. DI NATALE- M. SEBASTIANELLI, Il restauro del cinquecentesco Crocifisso in cartapesta del Museo Diocesano di Palermo, Palermo 2010, pp. 11-26. []
  169. M. SEBASTIANELLI, Il restauro del Crocifisso in “carta pista” del Museo Diocesano di Palermo, in M.C. DI NATALE- M. SEBASTIANELLI, Il restauro del cinquecentesco Crocifisso…, 2010, pp. 27-46. []
  170. Inventario e consegna…, ms. del 1838, Monreale, Palazzo Arcivescovile. []
  171. Ibidem. []
  172. Ibidem. []
  173. Ibidem. []
  174. Ibidem. []
  175. Ibidem. []
  176. Ibidem. []
  177. Ibidem. []
  178. Ibidem. []
  179. Ibidem. []
  180. Ibidem. []
  181. Ibidem. []
  182. Ibidem. []
  183. Ibidem. []
  184. Ibidem. []
  185. Ibidem. []
  186. Ibidem. []
  187. Ibidem. []
  188. Ibidem. []
  189. Ibidem. []