Abstract

Andrea Missagia
Oreficerie sacre e smalti traslucidi nel contesto padovano tardomedievale

Scopo del presente articolo è quello di fornire uno scorcio sull’oreficeria a smalto traslucido presente nel territorio padovano, prodotta in un arco cronologico che comprende gran parte dei secoli XIV e XV, andando perciò a toccare l’epoca dell’oreficeria padovana gotica, tardogotica e in parte rinascimentale. Gli oggetti analizzati sono manufatti orafi appartenenti a categorie diverse, principalmente di carattere sacro. Questo studio tocca diversi aspetti di questi manufatti, dallo stile delle placchette figurate alle loro tipologie formali, fino alla complessa varietà delle ornamentazioni a traslucido. La ricerca evidenzia una continuità nell’uso di questa tecnica almeno fino alla fine del secolo XV.

Translucent enamel goldsmiths’ art in the Paduan territory of the Late Middle Ages

The purpose of the present article is to provide a picture of the translucent enamelled goldsmithery present in the Paduan territory and produced in a time span that includes most of the 14th and 15th centuries, thus involving the Paduan Gothic, Late Gothic and, partly, Renaissance goldsmithery. The analysed artifacts are goldsmith’s objects belonging to different categories, mainly of liturgical nature. This study touches upon many aspects of these artifacts, from the style of the illustrated plaques to their formal typologies and the complex variety of the translucent ornamentations. The research brings to light a continuity in the use of the technique until at least the end of the 15th century.

Sara Mocci
I Musei diocesani in Sardegna e un inedito San Cristoforo (XV secolo)

La funzione dei musei diocesani va ben oltre la conservazione, valorizzazione e fruizione delle opere d’arte. Essi racchiudono in sé un insieme di valori estetici e morali che legano indissolubilmente il bene culturale alla devozione dei fedeli. L’articolo analizza la realtà dei musei diocesani sardi, approfondendo un’inedita scultura lignea di San Cristoforo del XV secolo nel Museo Diocesano di Cagliari.

Diocesan museums in Sardinia and an unpublished Saint Christopher (15th century)

The function of diocesan museums goes far beyond the conservation, enhancement and enjoyment of works of art. They embody a set of aesthetic and moral values that inextricably link the cultural heritage to the devotion of the faithful. The article analyses the reality of Sardinian diocesan museums, examining an unpublished 15th-century wooden sculpture of St Christopher in the Museo Diocesano in Cagliari.

Elisa Emaldi – Georgia Mavroeidakou
Un raro manufatto ligneo post-bizantino del Museo Nazionale di Ravenna

Il Museo Nazionale di Ravenna possiede tra le sue collezioni un vasto nucleo di oggetti devozionali post-bizantini, tra i quali spicca un trittico ligneo, che già Giuseppe Gerola considerava “il pezzo più notevole della raccolta”. L’articolo propone uno studio scientifico dell’opera e ne analizza l’iconografia, contestualizzandola con analoghi esemplari coevi.

A rare post-Byzantine wooden artefact from the National Museum of Ravenna

The National Museum of Ravenna has in its collections a vast nucleus of post-Byzantine devotional objects, among which a wooden triptych stands out, which Giuseppe Gerola already considered “the most remarkable piece in the collection”. The article proposes a scientific study of the work and analyses its iconography, contextualising it with similar contemporary examples.

Elisa Zucchini
Bozzetti di opere d’arti applicate di Giovanni Antonio Fumiani per il Gran Principe Ferdinando de’Medici

I quattro bozzetti per torcieri di Giovanni Antonio Fumiani (Galleria degli Uffizi, depositi), dipinti nel 1702 per il Gran Principe Ferdinando de’Medici, si rapportano al gusto di quest’ultimo per forme d’arte bizzarre e fantasiose. Il colore monocromo, argenteo o bronzeo, dei dipinti sembra suggerire la raffigurazione di candelieri metallici, con elementi ispirati all’oreficeria fiorentina tardocinquecentesca e seicentesca, nonché ai disegni di oreficerie di Soldani Benzi. Il ductus fluido ed il disegno irregolare sembrano escludere che le tele siano state pensate come progetti in vista di un’esecuzione, richiamandosi piuttosto alle grottesche della scuola di Raffaello per esplicita richiesta del principe, insolita in un periodo di sfavore del genere. Se l’iconografia di tre bozzetti – i Quattro Elementi, le Quattro Età dell’uomo, i Quattro Continenti – è indicata dalle fonti, non è al momento possibile decifrare quella del quarto. Fumiani eseguì per Ferdinando anche otto bozzetti per vasi, l’unico superstite dei quali è sempre agli Uffizi. L’urna rappresentata in questo ricorda i vasi eseguiti per Francesco I de’ Medici (come i vasi veri e propri della raccolta del Gran Principe) nella forma e negli elementi, insieme a citazioni dello stile auricolare – questi caratteri stilistici erano familiari al mecenate per le cornici dei dipinti del prozio cardinal Leopoldo.

Sketches of decorative artworks by Giovanni Antonio Fumiani for Grand Prince Ferdinando de’Medici

The four sketches of candlesticks by Giovanni Antonio Fumiani (Uffizi Gallery deposits), painted in 1702 for Grand Prince Ferdinando de’Medici, relate to the latter’s taste for bizarre and fanciful art forms. The silver and bronze monochrome of the paintings seemingly suggests the representation of metallic candlesticks, with elements inspired by late 16th-century and 17th-century Florentine goldsmithery, and by Soldani Benzi’ s decorative art designs. The fluid brushstrokes and irregular drawing apparently rule out that these paintings aimed to be projects in view of an execution, rather they recall the grotesques by Raphael’s school upon the prince’s request, an unusual one in a period unfavourable to the genre. The iconography of three sketches – the Four Elements, the Four Ages of humankind, the Four Continents – is revealed by the sources, but in this moment it is impossible to decipher the iconography of the fourth. Fumiani also painted for Ferdinando eight sketches for vases, the only surviving one of which is in the Uffizi deposits. The depicted vase calls to mind the ones executed for Francesco I de’Medici (just like the actual vases in the Grand Prince’s collection) in its shape and parts, in addition to hints of auricular style – those stylistic characteristics were familiar to the patron because of the frames of his great uncle Cardinal Leopoldo’s paintings.

Salvatore Anselmo
L’inedito antependium d’argento di Salvatore Castronovo a San Mauro Castelverde

Tra i diversi e ricchi Tesori siciliani, indagati a partire dagli anni Trenta del secolo scorso da Maria Accascina, si inserisce quello, pressoché inedito, di San Mauro Castelverde. A conclusione del processo di rinnovamento stilistico che interessò la chiesa madre del centro madonita nel corso del XVIII secolo, venne commissionato, nel 1778, l’inedito paliotto architettonico in argento, con la figura del Patrono al centro, oggetto di questo studio.

Salvatore Castronovo’s unpublished silver antependium in San Mauro Castelverde

One of the many rich Sicilian treasures investigated since the 1930s by Maria Accascina is the almost unpublished altarpiece from San Mauro Castelverde. At the end of the process of stylistic renovation that affected the mother church of the Madonie town during the 18th century, the unpublished silver altar frontal with the figure of the patron saint in the centre, the subject of this study, was commissioned in 1778.

Giovanni Boraccesi
Una sinfonia di argenti nell’isola di Tinos: la chiesa di Myrsini

L’articolo prende in esame gli arredi liturgici in argento custoditi nella chiesa dell’Annunciazione a Myrsini, sull’isola greca di Tinos, opere realizzate tra il XVII e il XIX secolo.

A Symphony of Silver on the Island of Tinos: the Church of Myrsini

The article examines the silver liturgical furnishings in the Church of the Annunciation in Myrsini on the Greek island of Tinos, works made between the 17th and 19th centuries.

Roberta Cruciata
Amuleti scursuna in corallo

Hanno finora ricevuto poca attenzione negli studi scientifici dedicati alle opere delle maestranze trapanesi in rosso corallo del tardo XVIII e del XIX secolo alcuni amuleti a guisa di animali/mostri marini denominati scursuna. Essi non sono soltanto da considerare affascinanti manufatti in virtù della curiosità che il corallo, e l’universo simbolico al quale esso rimanda, continua ancora oggi a suscitare, ma racchiudono un intrinseco interesse che si esplica su due livelli: il primo, facilmente intuibile, connesso alle usanze e alle credenze popolari, il secondo come manifestazione artistica da mettere in relazione all’eclettismo storicista che durante l’Ottocento investì anche le arti decorative siciliane.

Scursuna coral amulets

Some amulets in the shape of sea animals/monsters, called scursuna, have received little attention in scientific studies of the coral red works of the Trapani craftsmen of the late 18th and 19th centuries. These are not only fascinating artefacts because of the curiosity that coral and the symbolic universe to which it refers still arouse today, but they also hold an intrinsic interest on two levels: the first, easily intuitable, linked to popular customs and beliefs, and the second as an artistic manifestation to be related to the historicist eclecticism that also affected Sicilian decorative arts during the 19th century.

Sante Guido
L’Antinoo Albani di Pietro Paolo Spagna – Un inedito objet d’art nel solco dei Valadier

L’autore prende in esame la produzione dell’orafo romano Pietro Paolo Spagna e, in particolare, del rilievo dell’Antinoo Albani realizzato dall’artista. L’opera, quale riproduzione in scala di un vero oggetto di culto, ben si inserisce tra le creazioni Valadier, per molta parte destinate ai Grand Tourists, per i quali venivano riprodotti in dimensioni minori i capolavori dell’età classica. Attraverso l’analisi della produzione di Pietro Paolo Spagna, l’articolo ricostruisce il contesto dell’oreficeria romana, segnato dall’attività dai Valadier, il cui influsso si può leggere anche negli artisti successivi.

Pietro Paolo Spagna’s Antinoo Albani – An unprecedented objet d’art in the wake of the Valadier family

The author examines the production of the Roman goldsmith Pietro Paolo Spagna and, in particular, the relief of Antinoo Albani made by the artist. The work, as a scale reproduction of a real cult object, fits in well with Valadier’s creations, for the most part intended for Grand Tourists, for whom the masterpieces of the classical age were reproduced in smaller dimensions. By analysing the production of Pietro Paolo Spagna, the article reconstructs the context of Roman goldsmithing, marked by the activity of the Valadier family, whose influence can also be seen in later artists.

Elisa Puggioni
“Intrecci a regola d’arte”: l’antica e pregiata tradizione del filet di Bosa. Una nota introduttiva

L’articolo studia l’arte del ricamo diffusa in Sardegna, con particolare attenzione alla realizzazione dell’antico filet, il cui centro principale di lavorazione è stato ed è tuttora la città di Bosa. Si pone l’accento sulla tecnica, sugli strumenti e sui temi ornamentali presenti nei vari manufatti, prendendo in esame in particolar modo alcuni esemplari di tovaglie d’altare conservati nelle chiese cittadine.

“Artful weaving”: the ancient and precious tradition of the Bosa filet. An introductory note

The article studies the art of embroidery widespread in Sardinia, with particular attention to the creation of the ancient filet, whose main centre of production has been and still is the town of Bosa. Emphasis is placed on the technique, the tools and the ornamental themes present in the various artefacts, examining in particular some examples of altar tablecloths preserved in the town’s churches.