Maria Concetta Di Natale

Paola Venturelli
Arte orafa milanese 1450-1527 – Leonardo da Vinci tra creatività e tecnica
Silvana Editoriale, 2021
336 pp., ill.
ISBN 9788836 643516

Il nuovo libro di Paola Venturelli sull’arte orafa milanese tra il 1450 e il 1527 riprende e completa il percorso di ricerca che aveva portato la studiosa alla pubblicazione del volume La moda a corte degli Sforza nel 2019. Il nuovo volume rappresenta un forte segnale del rilievo che gli studi di storia delle Arti Decorative hanno assunto negli ultimi anni. Sarebbe riduttivo descriverlo come uno studio sulla realtà degli orafi e degli argentieri milanesi nell’arco di tempo indicato dal titolo. In realtà il libro della Venturelli ricostruisce il contesto artistico, storico, politico ed economico delle maestranze attive a Milano tra la metà del Quattrocento e il primo quarto del secolo successivo con una ricchezza di temi e prospettive che lo rendono sia preziosissimo strumento di consultazione, esaustiva sintesi degli studi finora condotti sul tema dalla stessa autrice e dagli studiosi che l’hanno preceduta, sia fonte di nuovi orizzonti di ricerca che il volume dispiega, pagina dopo pagina, davanti agli occhi del lettore. Prendendo le mosse dagli assetti normativi e statutari degli orafi, dal De fabricis et aurificibus et circa eorum artem spectantibus del 1396 agli Statuta iurisdictionum et extraordinariorum del 1473, vengono ricostruite le gerarchie della maestranza, le regole per l’apertura e la gestione della bottega, le norme sulla punzonatura, ed ogni aspetto dell’attività degli orafi, con precisione, rigore scientifico ed una ricchezza di dettagli determinata dalle accuratissime ricerche d’archivio condotte dall’autrice, che trovano qui la loro sintesi più felice. Le singole botteghe vengono trattate nel dettaglio, dalla loro ubicazione in città alla loro attività documentata, sempre proiettando la realtà degli orafi milanesi nel più ampio contesto storico-artistico dell’epoca, a partire, per esempio, dalle collaborazioni tra orafi e pittori per la realizzazione di manufatti polimaterici come la perduta ancona delle reliquie commissionata da Galeazzo Maria Sforza per il castello di Pavia, che vide impegnati tra il 1473 e il 1476 i pittori Bonifacio Bembo, Vincenzo Foppa, Costantino Vaprio e Zanetto Bugatto nella realizzazione di una complessa struttura lignea, “compendio di tecniche e materiali diversi, dove all’arte del pennello e del legno si univano pietre preziose, ricami con filo d’oro e perle, nonché inserti vitrei dipinti”. Non mancano approfondimenti sulle tecniche artistiche come i nielli e gli smalti, né sulle tipologie come lastrine, medaglioni e anconette o posate e cinture, per riprendere la struttura del volume stesso. Di grande interesse è anche la parte dedicata alle committenze, nella quale vengono ricostruiti i rapporti documentati tra gli artisti e gli Sforza e le opere riconducibili al periodo. La ricerca di Paola Venturelli prende in esame anche l’attività degli orafi milanesi fuori dai confini lombardi, come Giovanni Daverio, Filippo Rolandi e Pietro de Bellano che nel 1488 si spostarono in Ungheria per esercitare l’”arte fabrorum”, o Antonio di Giovanni e Francesco Comino, che intorno alla metà del XV secolo lavorarono nella bottega padovana di Bartolomeo da Bologna. Di questi artisti l’autrice non si limita a tracciare la produzione, ma ricostruisce l’intero contesto artistico, attraverso l’analisi di opere che ne rappresentano efficacemente l’importanza e il valore. Di grande interesse è anche la ricostruzione storica delle collezioni viscontee e sforzesche proposta dall’autrice, nella quale le puntuali citazioni degli inventari offrono al lettore un panorama completo dell’immenso tesoro posseduto dalle due famiglie, di cui il volume segue le vicissitudini nel tempo. L’inventario dei beni viscontei del 14 agosto 1440, ad esempio, rende bene l’idea di “uno strepitoso accumulo di oggetti in cui sacro e profano, naturalia e mirabilia si mescolano all’insegna della rarità e della raffinatezza, con oggetti che possono passare indifferentemente dal Tesoro di una chiesa a quello di una reggia e viceversa”. L’ultima parte del volume è dedicata a Leonardo da Vinci e ai suoi rapporti con il mondo dell’oreficeria lombarda, sia attraverso la meticolosa raccolta delle citazioni di orafi e botteghe contenute nei taccuini del genio vinciano, sia attraverso gli studi di Leonardo sulla creazione dei materiali preziosi, come perle, ambra, pietre dure e paste vetrose, proseguendo nell’analisi dei gioielli presenti nei dipinti del Maestro, tra tutti la rara e preziosa collana di ambra nera indossata dalla Dama con l’ermellino. Lo stretto rapporto tra Leonardo e le Arti Decorative viene così approfondito dall’autrice, come il resto del volume, su solide basi documentarie e sulla scorta di una rigorosa ricerca scientifica, aprendo così nuovi e originali orizzonti di ricerca fin qui insperati. Il volume, al di là dei suoi contenuti specifici, offre all’osservatore più attento anche la possibilità di una lettura in filigrana, ponendosi come un riferimento metodologico per gli studi di settore e lasciando intravedere un percorso di ricerca intenso ed appassionante quanto gli argomenti trattati.