Lisa Sciortino

lisasciortino@alice.it

Opere d’arte negli inediti scritti del collezionista Salvatore Renda Pitti

DOI: 10.7431/RIV22052020

Il recupero di alcuni documenti, fotografie e vari appunti inediti del collezionista Salvatore Renda Pitti (1906-1992)1 (Fig. 1), i cui beni artistici – donati alla Diocesi di Monreale – si trovano distribuiti tra Museo Diocesano, Cattedrale, Seminario e Palazzo Arcivescovile, ha consentito un approfondimento degli studi su questo personaggio del secolo scorso, attento custode di preziosi manufatti generosamente concessi, alla sua morte, alla fruizione pubblica2. Nei suoi scritti (Fig. 2) si evince l’appassionata descrizione di dipinti e biscuits, il timido tentativo di attribuzione e datazione dei manufatti, talora impreciso soprattutto per le manomissioni durante i “restauri” subìti nel corso dei secoli, il racconto della storia dell’opera e qualche volta persino la sua provenienza. Un viaggio interessante tra le carte polverose di un uomo appassionato di bellezze artistiche.

Fra i documenti ritrovati vi è un quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, compilato da Renda Pitti negli anni Ottanta del Novecento, che offre un lunghissimo elenco di opere collezionate nel tempo, con il relativo costo e il valore stimato. Anche se non cronologicamente ordinati, questi appunti consentono di conoscere la grande quantità di manufatti posseduti, le spese affrontate, il valore economico delle opere d’arte rapportate al tempo dell’acquisto e offrono i racconti minuziosi di una serie di oggetti non solo destinati al Museo Diocesano ma anche donati ad amici e conoscenti.

Sul quaderno, tra le opere destinate all’allora ancora costituendo Museo Diocesano di Monreale, si riscontrano una serie di manufatti di seguito analizzati3. Vi si legge, ad esempio, che nel giugno 1978, presso la “Casa delle Aste e delle Esposizioni” di Rosario Seidita4, Renda Pitti acquistò una Coppia di vasi da fiori in vetro rosso scuro con decorazione a forma di rami stilizzati e bacche lobate – Venezia5. La descrizione parrebbe indicare l’inedito vaso in vetro rosso d’inizio Novecento, dipinto di bianco a motivi fitomorfi, custodito presso il Palazzo Arcivescovile. Il piccolo oggetto, di manifattura veneziana (?) del XX secolo, è giunto in esemplare unico e non a coppia, come annotato, e fu pagato L. 40.000.

All’Asta Seidita del febbraio 1979 Renda Pitti fu attratto dall’imponenza solenne della Grande poltrona (trono) in legno dorato, schienale con foglie a volute e festoni di frutta e foglie, sormontata da arabesco intagliato, braccioli a forma di cigni alati sostenuti da sfingi egiziane con ali aperte e piedi che terminano a zampa. Ricoperta in velluto rosso finemente ricamato in oro e argento con monogramma centrale PAX (benedettino)6. A margine del quaderno si legge: regalato dopo una rifinitura delle parti rovinate alla Cattedrale di Monreale per la Pasqua del 1979, come ho voluto fare incidere nel legno dell’ossatura di dietro7. Privo della cifra pagata per il pregiato manufatto, sul quaderno viene invece indicato il valore attuale in circa L. 10.000.0008. Si tratta dell’inedita Poltrona in legno intagliato e dorato e velluto ricamato, realizzata agli inizi dell’Ottocento da maestranze siciliane ed esposta nella cappella Neoclassica del Museo Diocesano (Fig. 3). Lo stile Retour d’Egypte9 ebbe larga eco in Europa dopo la campagna militare di Napoleone Bonaparte in Egitto nel 1799. La moda delle cosiddette “egizianerie” trovò diffusione soprattutto dopo la pubblicazione Viaggio nel Basso e Alto Egitto (1802) del barone Dominique Vivant Denon il quale aveva seguito il giovane Bonaparte nella terra dei faraoni.

Altro punto di riferimento per gli acquisti del collezionista Renda Pitti fu la “Galleria d’Arte Sarno”10, attiva ancora oggi, della quale si conservano anche numerose ricevute di spese lì effettuate. All’Asta del 17 marzo 1979 Salvatore Renda Pitti acquistò una piccola Gondola in filigrana per L. 250.00011. L’inedita opera, verosimilmente realizzata da argentiere ligure del XIX-XX secolo, è completata da una base lignea rivestita di velluto azzurro (Fig. 4). Nel novembre dello stesso anno, presso la medesima Casa d’Aste, Renda Pitti comprò per L. 20.000 un Centro tavola in antica porcellana composta da tre putti che sorreggono una coppa – secolo XIX12. L’opera è identificabile con l’Alzata13 policroma di produzione europea d’inizio Novecento, recentemente pubblicata e custodita presso il Palazzo Arcivescovile.

Tra gli acquisti all’Asta Sarno del marzo 1981 si legge dell’ottocentesco Scranno di coro in noce (genovese) L. 450.000 regalato alla Cattedrale di Monreale, trovasi nella cappella dell’arcivescovo – Cappella S. Placido14. L’inedita opera del XVII secolo, a lungo esposta al Museo Diocesano e successivamente trasferita in Cattedrale, è impreziosita dallo stemma della famiglia Abriani di Genova (?) con il leone rampante coronato. L’11 novembre dello stesso anno, ancora presso Sarno, Renda Pitti acquistò per L. 398.30015 il Mappamondo in legno e mistura policroma del XIX secolo, esposto al centro della sala del Diocesano dedicata al collezionista16 e il 6 marzo dell’anno successivo Renda Pitti vi acquistò la Ballerina a L. 250.00017, opera di produzione europea degli inizi del XX secolo18 custodita presso il Palazzo Arcivescovile. Due mesi dopo, all’Asta Seidita, Renda Pitti decise di arricchire la propria collezione d’arte con l’eleganza della porcellana bianca. Acquistò così una Figura in bisquit bianco raffigurante “La Dea Minerva” seduta su di un trono con l’elmo in testa e una lancia in una mano19. L’opera, costata L. 300.000, si ispira a quella del Palazzo Senatorio di Roma ed è riconducibile alla produzione di Filippo Tagliolini per la Real Fabbrica Ferdinandea tra la fine del XVIII e gli inizi XIX secolo. Facilmente identificabile per i consueti attributi iconografici della divinità, reca sulla base l’errata iscrizione GIUNONE20. Anche il Ganimede con aquila fu acquistato nella medesima occasione al costo di L. 250.000 e tra le annotazioni di Renda Pitti si legge: Figura in pasta tenera raffigurante divinità pagana (Ganimede) giovane nudo con manto sulle spalle e aquila (Giove) ai suoi piedi21. Il dio pagano, pure di creazione Tagliolini per la Real Fabbrica Ferdinandea di fine Sette-inizi Ottocento, indossa il copricapo frigio e riproduce l’esemplare romano in marmo del II secolo dei Musei Vaticani a sua volta copia dall’originale greco della fine del IV secolo a.C.22. Infine, nello stesso lotto acquistò il Quadretto con pannello in seta ricamata raffigurante il Martirio di S. Rodolfo in cornicetta di legno profilato d’oro23. L’opera24, di produzione italiana del XVIII secolo ed esposta nella sala Etnoantropologica del Museo, costò L. 250.000 e reca l’iscrizione, parzialmente illeggibile, V.P. RODULPHO ACQUAVIVA CU(…)25.

Salvatore Renda Pitti collezionò numerosi dipinti, soprattutto a tematica sacra. Presso la Galleria d’Aste Sarno, nel maggio 1983, acquistò per L. 900.00026 l’inedita tela raffigurante Agar e l’angelo di autore napoletano del Settecento vicino alla bottega di Francesco Solimena (Fig. 5). Agar fu una schiava egiziana di Sara, moglie di Abramo, la cui storia è raccontata nel libro della Genesi27. Non riuscendo ad avere figli da Sara per lungo tempo, Abramo generò con Agar il primogenito Ismaele. In seguito, però, Sara partorì Isacco, figlio legittimo ma minore e perciò schernito da Ismaele. Per punizione, Abramo cacciò Agar e suo figlio che vagarono nel deserto. Qui la donna, senza acqua, pose per disperazione il bambino all’ombra di un cespuglio in attesa della morte. Un angelo, udendone il pianto, giunse in soccorso indicandole una fonte. In pittura, tale soggetto si riscontra a partire dal XVI secolo. La tela esposta al Museo Diocesano ripropone l’iconografia dell’omonimo dipinto di Francesco De Mura (Napoli, 1696-1782), uno dei più importanti pittori del Settecento napoletano, talentuoso pupillo proprio di Solimena. La scena rappresenta l’intervento divino dell’angelo nei confronti di Agar e suo figlio; mentre Ismaele giace a terra morente, l’Angelo – dall’accentuato valore plastico – appare miracolosamente ad Agar e le indica il pozzo d’acqua dove ristorarsi. La tensione emotiva del momento si stempera nelle pose eleganti, nella levità corporea dell’angelo, nella bellezza statuaria di Agar, nei toni luminescenti delle stoffe e nei colori caldi dell’ambiente circostante.

Anche se non documentati da ricevute di spesa o appunti manoscritti di Renda Pitti che indichino costi e date d’acquisto, è opportuno citare in questo studio altri interessanti dipinti, mai pubblicati, che riproducono scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, tematiche assai care al devoto collezionista. Un esempio è la tela con Rebecca al pozzo di autore siciliano del XVIII secolo (Fig. 6), custodita al Museo Diocesano. Rebecca è moglie di Isacco e madre di Giacobbe ed Esaù. Anche la sua storia, come quella riferita per il dipinto con Agar e l’angelo, è narrata nel libro della Genesi28. Morta Sara, Abramo pensa ad una moglie per suo figlio Isacco e la ricerca della donna adatta verrà affidata al servo più anziano Eliezer il quale, giungendo in prossimità di un pozzo nella città di Arran, incontra la giovane Rebecca, figlia del fratello di Abramo, che accetta di diventare sposa del cugino Isacco. Il Museo custodisce anche la coeva Madonna con Bambino, San Giovannino e angeli (Fig. 7), che esula la consueta iconografia della Vergine con in braccio il Bambino favorendo una raffigurazione più articolata con Maria di scorcio e parzialmente accovacciata a terra che sorregge Gesù nei primi passi. Due putti a sinistra dello spettatore completano la scena assieme alla figura di San Giovannino. Al Museo è anche la piccola tavola di Salvatore Gregorietti con Figura di prelato benedicente29 (Fig. 8) timbrata sul verso “Accademia di Belle Arti di Palermo 25 ottobre 1925”, che raffigura un sacerdote ripreso di profilo, seduto su una poltrona, in atto benedicente. I contorni della figura emergono dal fondo nero nel quale tutto si annulla e sfugge all’occhio dell’artista che ferma il suo racconto fin dove riesce a focalizzare la sua attenzione e non oltre. La tavola si arricchisce di colori caldi e pennellate larghe non definite collocandosi nel periodo maturo dell’autore. Il tratto ricorda il tocco rapido e sintetico di Antonino Leto, quella di Michele Catti o quella di Francesco Gagliardo30. Ancora a tematica sacra è l’Adorazione dei Magi (Fig. 9), di pittore locale del XIX secolo, che ricorda nell’impostazione iconografica coevi dipinti su vetro isolani o anche edicole votive come quella del cortile Tre Re in piazza degli Aragonesi a Palermo.

Tornando all’asta del maggio 1983 presso Sarno, per L. 140.000 Renda Pitti comprò anche il gruppetto a due figure in biscuit (Cavalli)31 del Museo Diocesano, di produzione europea del XIX secolo32, e l’inedito inginocchiatoio in noce del XIX secolo, oggi in Cattedrale, acquistato per L. 159.824 (spese per restauro L. 100.000)33.

Ancora una volta la purezza della porcellana bianca affascinò il collezionista e all’Asta Seidita del giugno 1983 acquistò con L. 20.000 una figura di gusto orientale in porcellana bianca che raffigura un uomo seduto che rammenda una rete34, custodita presso il Palazzo Arcivescovile, opera di produzione europea del XIX secolo35. Ma tra le ricevute d’acquisto senza data rintracciate, della “Casa delle Aste e delle Esposizioni” di Rosario Seidita, si riscontrano altri biscuits comperati da Renda Pitti. Tra queste, la ricevuta di “Figura in pasta tenera raffigurante IL DIO MERCURIO con elmo alato sulla testa. Napoli del XVIII secolo”. Si tratta del Mercurio che riproduce la scultura in marmo degli Uffizi, custodito presso il Palazzo Arcivescovile, biscuit di produzione europea del XIX secolo36 pagato L. 160.000. Un’altra ricevuta indica la “Figura mitologica in pasta tenera, raffigurante nudo maschile con aquila ai suoi piedi a cui mostra un piccolo aquilotto che stringe nella mano destra”, pagata L. 150.000, da identificare con il Ganimede con aquila37 del Palazzo Arcivescovile, biscuit realizzato in Europa a metà dell’Ottocento. E ancora il “Gruppo in porcellana bianca raffigurante coppia in galante conversazione” di L. 200.000, di difficile identificazione per la stringata descrizione, di cui al Palazzo Arcivescovile si conservano diversi esemplari. L’opera citata potrebbe essere identificata con quella ottocentesca di produzione Sèvres o “alla maniera di Sèvres”38 oppure con il biscuit di produzione europea del XIX secolo39. I cosiddetti “Gruppi galanti” (Fig. 27) furono realizzati nelle pose più varie ed ebbero grande successo ispirandosi ai dipinti di Antoine Watteau, Jan Honorè Fragonard, Nicolas Lancret, François Boucher. Su una ricevuta, senza data e che reca l’importo di L. 70.000, si legge “alzatina vecchia Vienna con manici dipinta al centro da ovale con fanciulla che guarda un putto che si bagna in un laghetto, a vivaci colori policromi ed oro”, opera di produzione italiana o tedesca di fine Ottocento custodita presso il Palazzo Arcivescovile40 (Fig. 10).

Nel quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste” si legge ancora che nel novembre del 1983, presso la Galleria d’Aste Sarno, acquistò Dama e Cavalieri. Gruppo a tre figure in antica maiolica fondo bianco lucido Francia sec. XX. L. 460.00041, ossia il gruppo di biscuit del Museo Diocesano, opera napoletana della fine del XIX-inizi XX secolo42.

Ma la sua attrazione per la porcellana non si esaurì e all’asta Sarno organizzata dal 24 novembre al 4 dicembre 1984 Renda Pitti acquistò per L. 65.000 un cestino con coperchio in antica porcellana decorata con fiori policromi a rilievo – Vieux Paris XIX secolo43. L’inedita opera, di produzione europea del XIX secolo, è custodita presso il Palazzo Arcivescovile. Nel medesimo lotto comprò al costo di L. 360.00044 Tobia e l’angelo (Fig. 11), l’opera in terracotta, sughero, carta e legno di manifattura napoletana di metà Ottocento45, esposta nella sala Etnoantropologica del Museo Diocesano e mai pubblicata, che raffigura la nota scena di Tobia con l’Arcangelo Raffaele sulla riva di un fiume, dove la creatura celeste aiuta il giovane a catturare un grosso pesce di cui il fegato, il cuore ed il fiele hanno straordinarie proprietà terapeutiche.

L’inedito Calamaio a forma di gondola in Sheffield46 (Fig. 12), di produzione italiana del XX secolo, fu comperato presso “La Nuova Barcaccia”47 l’11 aprile 1986 per L. 172.500, unico acquisto di Renda Pitti rintracciato presso questa Casa d’Aste.

Particolarmente degno di nota è l’acquisto all’asta Seidita del 24 maggio 1986: L’Angelo custode di scuola meridionale del XVIII secolo con piccolo putto dipinto a olio su rame in bella cornice dorata a canna ciaccata con Bordura interna intagliata a palmetta48, pagato L. 750.000. Il piccolo dipinto49, esposto permanentemente al Museo, è stato restaurato nel 2010 dalla Soprintendenza di Palermo, rilevando le antiche ridipinture che hanno modificato il tema stesso dell’opera50. L’Angelo custode citato dal collezionista era, in origine, il San Michele Arcangelo di artista emiliano del Seicento che ricorda il celebre San Michele di Guido Reni della chiesa di Santa Maria della Concezione a Roma, realizzato nel 1636 ca. Il mostro malefico che accompagna iconograficamente l’angelo guerriero fu sostituito dalla figura del bambino che invece affianca usualmente l’angelo custode. Anche la spada di San Michele fu coperta dalle ridipinture. Una modifica iconografica, eseguita in un tempo imprecisabile, che cambiò il senso originario del dipinto (Figg. 1314). Dello stesso lotto fa parte una bella figura in terraglia colore avorio raffigurante “L’Avarizia” in piedi su di un piedistallo che regge e mostra un sacchetto colmo d’oro. Ai suoi piedi una scatoletta ovale con coperchio baccellato su base rettangolare sagomata51. Si tratta della Saliera con l’allegoria dell’Avarizia52 di manifattura veneta (?) del XVIII-XIX secolo, pagata L. 330.000.

La Teca in cristallo contenente 3 figure in cera riproducenti “La Sacra Famiglia” rivestiti di abiti in broccato53 fu un acquisto alla “Casa delle Aste e delle Esposizioni” di Rosario Seidita del 28 maggio 1986. Le inedite opere (Fig. 15), giunte prive di teca e custodite presso il Museo Diocesano, sono riconducibili ad artista isolano degli inizi del XIX secolo e furono pagate L. 200.000. Nello stesso lotto, Renda Pitti acquistò per L. 60.000 una Incisione monocroma riproducente antico scorcio urbano di città in cornice moganata. Firmato Piranesi54. La descrizione potrebbe riferirsi all’inedita Veduta di Piazza Navona sopra le rovine del Circo Agonale (Fig. 16), l’unica di Giovan Battista Piranesi (1720-1778)55 custodita nel Palazzo Arcivescovile, verosimilmente parte della produzione delle Vedute di Roma, una raccolta di tavole raffiguranti ruderi classici e monumenti della capitale. Incisore e architetto, Piranesi realizzò opere segnate da un’intonazione drammatica, improntate ad un’idea di dignità e magnificenza tutta romana, espressa attraverso la grandiosità e l’isolamento degli elementi architettonici, in modo da pervenire ad un sublime sentimento di grandezza del passato antico. Tra le ricevute d’acquisto della “Casa delle Aste e delle Esposizioni” Seidita, senza data, è pure l’inedita “Stampa colorata di forma rettangolare raffigurante la pianta topografica della città di Parigi” (Fig. 17) del Palazzo Arcivescovile, di incisore tedesco (?) del XVIII secolo pagata L. 30.000. Ancora all’asta del maggio 1986 Renda Pitti ottenne per L. 1.050.00056 l’inedito dipinto raffigurante Santi Giovanni Battista, Antonio Abate, Matteo Evangelista, Pietro Apostolo e le Anime purganti, di autore siciliano della seconda metà del XVIII secolo, esposto nella sala Etnoantropologica del Museo (Fig. 18). Dell’opera annota Renda Pitti: Ognuno di essi [i Santi raffigurati] reca in mano un simbolico oggetto, dipinto a olio su tavola in bella cornice intagliata, dorata e pomellata con motivi ad ornati diversi57.

Ammaliato ancora una volta dal bianco biscuit, all’asta organizzata da Sarno il 15-19 dicembre 1986 Renda Pitti acquistò per L. 250.000 Cupido affila le frecce. Gruppetto in porcellana dorata e bisquit bianco58. Il citato Calamaio con putto59, custodito presso il Palazzo Arcivescovile, è riconducibile a manifattura francese di metà Ottocento. Per L. 200.00060 comprò anche la Venditrice di rose61 di produzione europea del XIX secolo e con L. 170.00062 la Fanciulla con gomitolo e gatto63, realizzata a Parigi agli inizi dell’Ottocento. Nello stesso lotto è citato un bassorilievo in madreperla con figura di Evangelista64. Sebbene il manufatto non rientri tra i numerosi oggetti d’arte destinati da Renda Pitti all’esposizione pubblica presso il Museo Diocesano, tuttavia è indicativo dell’attenzione del collezionista nei riguardi di opere affini, realizzate con il pregiato materiale bianco iridescente ricavato dallo strato interno della conchiglia, utilizzato per la sua durezza nella produzione di vari oggetti e per la decorazione a intarsio di alcune superfici. Un esempio è l’inedita Croce da tavolo (Fig. 19) decorata da placchette di madreperla lungo i bracci, incise a motivi fitomorfi e completate da piccoli grani di corallo, in esposizione permanente al Museo. I capicroce presentano le figure dei quattro Evangelisti, accompagnate dagli attributi iconografici, e culminano con elementi vegetali in madreperla e conchiliformi in argento. Il Cristo, a fusione, è realizzato in bronzo dorato e sostituisce quello originale verosimilmente in argento. Sulla base mistilinea trapezoidale, entro un delizioso trittico con esile cornice in bronzo dorato, trovano posto l’Immacolata, Santa Chiara e Santa Lucia pure in madreperla. Il gusto prettamente neogotico della decorazione colloca il manufatto nella seconda metà del XIX secolo, ascrivendolo probabilmente a bottega gerosolimitana. La Croce di Monreale ricorda quella coeva custodita presso il Palazzo Vescovile di Imola65. In madreperla anche il Reliquiario di Santa Dorotea V.M. del XIX secolo (Fig. 20) e riconducibile alla produzione francescana della Terrasanta. Sulla base trapeziodale è raffigurata la Pietà, con l’Addolorata che sorregge il Figlio esanime inserita in uno sfondo con paesaggio urbano. La teca, simbolicamente retta da un putto in piedi inciso, è circondata da testine di cherubini alate e culmina con la figura dell’Eterno. In esposizione al Museo anche lo Scrigno (Fig. 21), in legno e intarsi in madreperla, con lo stemma araldico coronato, l’iscrizione MARIA STEFANIA NASELLI e la data MDCIV, opera di maestranze siciliane con influenze dell’Italia settentrionale. Lo scrigno, dal profilo mistilineo, è intarsiato con velieri e palazzi turriti dalla raffinata resa architettonica.

La Lezione di musica annotata da Renda Pitti, acquistata all’asta Sarno il 31 maggio 1988 per L. 450.00066, è il biscuit raffigurante il Gruppo di musici67 di produzione europea del XIX-XX secolo, custodito presso il Palazzo Arcivescovile.

Ancora presso la Casa d’Aste Sarno, il 13 dicembre 1988 Renda Pitti acquistò per L. 230.000 Due lumi in opalina fondo turchese decorati con due miniature raffiguranti Giuseppina e Napoleone Bonaparte68, di tardo Ottocento e mai pubblicati, che impreziosiscono oggi uno dei saloni del Palazzo Arcivescovile (Fig. 22).

In un altro quaderno rintracciato, dal titolo “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”69, sono annotate poche opere. Nell’idea iniziale del collezionista, infatti, il quaderno avrebbe dovuto raccogliere la descrizione ordinata e seriale di tutte le opere destinate all’amata Monreale. Poi, per ragioni ad oggi ignote, il lavoro di schedatura rimase incompiuto. Tuttavia, l’inedito documento, in gran parte qui trascritto, attesta la passione dell’uomo per le opere acquisite nel tempo, per la loro storia, la natura, la provenienza. Uno studio dettagliato, valido ancora oggi, che mostra il reale sentimento di Renda Pitti nei confronti dell’arte e la sua speciale volontà di rendere pubblico il “tesoro” accumulato durante la vita.

Tra le pagine del quaderno70 si legge: Grande tavola bizantina con cornice d’epoca. Madonna col Bambino benedicente e con il mondo in mano segnato da croce. Epoca: sicuramente prima del Mille. Restauro lieve senza alterazioni. Il quadro aveva culto a Palermo e nella tavola mostra i segni dov’erano gli orecchini, la corona del Bambino e dei doni votivi. Si pensa presenza (?) nella chiesa di via Montevergini. Il quadro dovette essere certamente incamerato per la legge eversiva dello stato del 1866 e venduto al cav. Ernesto Anzon, antiquario a Palermo nel dopoguerra, da cui potere fu acquistato dal dr. Salvatore Renda Pitti (intorno al 1954) asseriva che gli era stato venduto dagli eredi del principe di Baucina, così come dell’altro grande quadro (tela) dello Stomer: Gesù deriso dai Giudei, pure acquistato dal medesimo dr. Renda e donato con atto in Notar Leto al Comune di Monreale. Il manto della Madonna appare ricamato con grande ricchezza e maestria, così anche con disegni diversi ma altrettanto preziosi la veste del Bambino. Il Bambino nella mano sinistra che regge il mondo tra il pollice e l’indice mostra qualcosa come un bastoncello, un piccolo scettro? Ha i piedini nudi. L’opera descritta è la tavola con la Madonna col Bambino71 attribuita pittore calabro-siculo d’inizio Seicento, permanentemente esposta nella sala del Rinascimento del Museo Diocesano. L’impostazione iconografica risponde agli stilemi dell’epoca ed è volta alla diffusione della tarda pittura bizantina. Sia la Madonna che il Bambino indossano abiti ornati di decorazioni graffite d’oro. Un delicato espediente camuffa antifone mariane nell’ornato del velo e nel girocollo della veste della Vergine: Ave Regina e Salve Regina Caelorum. L’immagine mostra tutta la maestà e il rigore della Madre di Dio e presenta, soprattutto nel volto di Maria, la ricerca di volumi ispirati dalle opere di bottega antonelliana ma ancora influenzati dalla matrice bizantina. Sull’ipotetica originaria ubicazione, ad oggi non è stato rintracciato alcun documento. La tavola, restaurata, era stata completata probabilmente dall’ottocentesca coppia di Corone da dipinto (Fig. 23) in argento dorato e gemme policrome, poi rimosse e oggi pure esposte al Museo. Il documento cita anche l’acquisto e la successiva donazione al Comune di Monreale della tela attribuita a Matthias Stomer raffigurante Il Cristo deriso.

Sul quaderno il collezionista annotò anche la Tavola – La Pietà m. 0,70×0,56 – Autore Luini (attribuito). Descrizione: Cristo morto poggiato sul grembo della Madonna e sorretto da una Santa Donna (Maria Cleofa) e dalla Maddalena inginocchiata ai piedi. In fondo a sinistra di chi guarda il Monte Calvario con le tre croci e a destra paesaggio vario con luci tenue tra nubi fosche, di grande pathos. Il Luini ha una tela consimile con altri personaggi ma mancante degli sfondi che invece sono nel nostro. Provenienza: Acquistato da potere antiquario cav. Ernesto Anzon. Sul davanti quasi vicino al piede della Madonna ha la corona di spine. I due sfondi meriterebbero un più attento studio72. La tavola, che Renda Pitti attribuisce a Bernardino Luini, è l’inedita Pietà di autore dell’Italia centrale alla fine del XVI secolo (Fig. 24). L’opera del Luini cui il collezionista fa riferimento è forse l’affresco (e non la tela, come indicato) parte del ciclo della Passione di Cristo della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano realizzato nel 1529, o l’affresco con La Deposizione di Cristo della cappella della Passione nella chiesa di San Giorgio a Milano datato 1516.

Tra gli appunti si legge: Tela: Immacolata con la cornice ottagonale dorata. Attribuita a Vito D’Anna o stesso periodo. L’immagine a mani incrociate col manto celeste e veste bianca con le dodici stelle […]73. Tela S. Francesco di Paola senza cornice già restaurata dal Prof. Pedone. Figura molto ieratica74. Le opere75 sono entrambe esposte al Museo nella sala dedicata al collezionista, attribuite a pittore palermitano (bottega di Vito D’Anna) della seconda metà del XVIII secolo. L’originale cornice poligonale, non pervenuta, è stata sostituita da una ovale simile a quella realizzata in un altro momento per il San Francesco di Paola.

Il Bassorilievo in marmo bianco Madonna con Bambino benedicente entro cornice di noce scolpito76, così come riferito da Renda Pitti, è quello inedito oggi custodito presso il Seminario Arcivescovile di Monreale, realizzato da artista italiano del XVI secolo (Fig. 25).

La cinquecentesca tela con l’Immacolata tra simboli mariani77 del Diocesano è così descritta da Renda Pitti: Immacolata che si slancia tra uno sfondo di simboli ed attribuzioni varie, simbolo del sole e della luna etc., ai piedi i Santi Rocco e Sebastiano, invocati contro la Peste. Aveva culto a Palermo nella chiesa dei S.S. Cosma e Damiano a Piazza Beati Paoli (in tempo imprecisato)78. La Vergine, affiancata dai Santi Sebastiano e Rocco, è inserita in un paesaggio nel quale sono raffigurati i numerosi emblemi mariani, accompagnati dai cartigli con le relative iscrizioni. La citata chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Palermo è chiusa al culto dal 1970, tuttavia è interessante evidenziare che nel 1604 il nome da San Rocco, cui l’edificio era stato dedicato al momento della sua edificazione nel 1575, fu sostituito. Pertanto l’opera in esame, che raffigura anche il santo taumaturgo francese, avrebbe potuto far parte del corredo artistico della chiesa79.

L’inedita Testa di Giovanni Battista è pure inserita negli elenchi redatti dal collezionista, indicata come un’opera di autore ignoto del XVII secolo (Fig. 26)80. La tela, recentemente trasferita in Cattedrale, è annoverata anche nel citato quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste” tra le opere acquistate presso la Casa Sarno nel maggio 1983 per L. 627.880 con un valore stimato di oltre L. 1.000.00081. Come riferiscono le Scritture, il Battista morì a causa della sua predicazione fra l’anno 29 e il 32. Secondo il racconto evangelico, egli condannò pubblicamente la condotta di Erode Antipa che conviveva con la cognata Erodiade rimasta vedova. Il re, ammonito pubblicamente, fece prima imprigionare Giovanni; poi per compiacere la figlia di Erodiade, Salomè, lo fece decapitare. Tale tema iconografico è molto diffuso nelle rappresentazioni artistiche, anche per l’importanza storica ed evangelica del Precursore di Cristo. Basta citare Masaccio, Masolino, Caravaggio, Bellini, Tiziano. Il “realismo” della raffigurazione monrealese, oltre a mostrare l’abilità dell’ignoto artista, serviva a creare nel fedele un senso di pietà nei confronti di quel Predicatore, vicinissimo a Cristo e giustiziato da un sovrano romano politeista.

Lo Sportello di tabernacolo con Cristo risorto82, in argento sbalzato e cesellato, rame dorato e legno, realizzato nel 1751 da argentieri palermitani è citato negli appunti Renda Pitti come un Fronte di tabernacolo in argento con porticina con Cristo Risorto in argento sbalzato secolo Seicento83. L’opera è oggi esposta al Museo nella sala dedicata al collezionista.

Inedita è la tela di artista dell’Italia meridionale del XVIII secolo raffigurante San Giuseppe col Bambino, inclusa negli elenchi84 manoscritti e recentemente trasferita in Cattedrale, nella quale le sacre figure sono inserite in un paesaggio di fondo che completa il dipinto.

Tra gli appunti stilati dal collezionista si legge: Grande tavola facente parte a suo tempo di un trittico-Trecento fiorentino a fondo oro. Cornice gotica dorata a oro zecchino di epoca ottocentesca. S. Pietro Martire domenicano (sulla testa il coltello del martirio). Il Santo è rappresentato benedicente e col libro degli Evangeli nella mano sinistra. Ha la corolla e indossa la casula. La faccia incorniciata da barba e baffi spioventi85. Il recente restauro della tavola, esposta nella sala Normanna del Museo e attribuibile a pittore dell’Italia meridionale della seconda metà del XV secolo86 (Fig. 27), ha consentito di far riemergere l’originale figura ricoperta nel tempo da strati di ridipinture. La descrizione fatta da Renda Pitti pertanto non coincide più con l’immagine odierna. Il “coltello del martirio” indicato negli appunti era in realtà una caduta di colore che ha tratto in inganno il collezionista. L’attento restauro ha anche riportato alla luce il mostro del Male posto ai piedi del Santo consentendo di identificare il personaggio non più con San Pietro Martire ma con San Filippo d’Agira (?), esorcista e taumaturgo.

Annotato nel quaderno dei Beni donati da Salvatore Renda Pitti al Museo Diocesano di Monreale vi è anche il dipinto su rame con il Martirio di Santo Stefano87, (Fig. 28) di pittore dell’Italia meridionale della prima metà del XVII secolo. La descrizione del collezionista è molto puntuale: [opera] assai vivace, animata da una grande moltitudine di gente. In primo piano il Santo diacono, con la dalmatica e tenuto con un braccio al collo, quasi cadente, viene lapidato da quattro energumeni circondati da una grande folla: soldati romani, farisei, popolo, parte a cavallo e parte a piedi. Sullo sfondo come un castello e il cielo, nel centro, assai luminoso. A destra di chi guarda, sul davanti, un giovane soldato che custodisce delle vesti (Saulo, il futuro S. Paolo) e a sinistra un uomo anziano pure accovacciato che sta a guardare. Dipinto da studiare minuziosamente88.

  1. L. Sciortino, Salvatore Renda Pitti collezionista, in Itinerari d’arte in Sicilia, a cura di G. Barbera e M.C. Di Natale, Milano 2012, pp. 434-437. Cfr. pure M.C. Di Natale, Criteri di Museologia per i Museo Diocesano di Monreale, in “OADI – Rivista dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia” diretta da M.C. Di Natale, n. 12, dicembre 2015. []
  2. Ringrazio la prof. Maria Concetta Di Natale, Direttore del Museo Diocesano di Monreale, e d. Nicola Gaglio, Parroco della Cattedrale di Monreale, per la disponibilità mostrata durante le fasi di ricerca. []
  3. L’analisi si sviluppa in ordine cronologico d’acquisto. Nel quaderno in esame sono annotate descrizioni per centinaia di opere, ma il presente studio analizza solamente quelli destinati dal collezionista alla Diocesi di Monreale. []
  4. Sita in via Mariano Stabile 172 (Palazzo Tagliavia), Palermo. []
  5. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.16. []
  6. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.19. []
  7. Ibidem. []
  8. Ibidem. []
  9. R. Montenegro, Abitare nei secoli. Storia dell’arredamento dal Rinascimento ad oggi, Milano 1996, p.161. []
  10. Sita in via Emerigo Amari 148, Palermo. []
  11. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.30. []
  12. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p. 23. []
  13. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p.52. []
  14. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p. 31. []
  15. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p. 41. []
  16. L. Sciortino, Il Museo Diocesano di Monreale, Palermo 2016, p.43. []
  17. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p. 34. []
  18. L. Sciortino, La porcellana bianca nella collezione Renda Pitti. Inediti d’arte al Museo Diocesano di Monreale, Palermo 2019, p.52. []
  19. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p. 9. []
  20. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p.36. []
  21. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p. 9. []
  22. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p.37. []
  23. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.9. []
  24. L. Sciortino, Il Museo…, 2016, p.69. []
  25. L’iscrizione è parzialmente illeggibile per il deterioramento del tessuto. []
  26. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.7. []
  27. Genesi, capp. 16 e 21. []
  28. Genesi, cap. 24. []
  29. L. Sciortino, Salvatore Renda Pitti…, in Itinerari…, 2012, p. 434. La tavola è completa di cornice intagliata e dorata. Sul verso si legge l’appunto manoscritto “Provenzano”. []
  30. L. Sciortino, Francesco Gagliardo 1890-1918, “Quaderni Museo Guttuso”, a cura di D. Favatella Lo Cascio, n. 1, Bagheria 2006, pp. 28-29. []
  31. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.8. []
  32. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 52. []
  33. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p. 5. []
  34. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p. 13. []
  35. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 52. []
  36. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 47. []
  37. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 52. []
  38. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 26. []
  39. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 52. []
  40. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 19. []
  41. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.1. []
  42. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p.52. []
  43. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.25. []
  44. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.37. []
  45. Cfr. Il Presepe Napoletano, a cura di T. Fittipaldi, Milano 1985. []
  46. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.74. []
  47. Sita in via Ruggero Settimo 5/A, Palermo. []
  48. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.60. []
  49. L. Sciortino, Il Museo…, 2016, p.40. []
  50. Qui si presenta per la prima volta il raffronto del dipinto, prima e dopo l’intervento di restauro. []
  51. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.65. []
  52. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p.52. []
  53. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.68. []
  54. Ibidem. []
  55. Firma in basso: Piranesi archit. dis. et inc. []
  56. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.69. []
  57. Ibidem. []
  58. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.82. []
  59. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 27. []
  60. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.83. []
  61. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p. 52. []
  62. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.84. []
  63. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, pp. 26-27. []
  64. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.84. []
  65. Cfr. Tavole di cardinali e pellegrini e santi in cammino, catalogo della mostra a cura di M. Violi, Imola 2016. []
  66. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.88. []
  67. L. Sciortino, La porcellana…, 2019, p.52. []
  68. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.87. []
  69. Il documento manoscritto, recentemente rintracciato, è senza data. []
  70. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 1. []
  71. G. Bongiovanni, Studi e ricerche sulla pittura in Sicilia, Palermo 2013, p.48; L. Sciortino, Il Museo…, 2016, p.31; L. Sciortino, Ioannìkios Cornero e le icone del Museo Diocesano di Monreale, in Icone. Tradizione e contemporaneità. Le icone bizantine della Sicilia nord-occidentale e la loro interpretazione contemporanea, Piana degli Albanesi 2019, p.65. []
  72. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 2. []
  73. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 3. []
  74. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 4. []
  75. Cfr. L. Sciortino, Salvatore…, in Itinerari…, 2012, pp. 434-438. []
  76. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 5. []
  77. L. Sciortino, Il Museo…, 2016, p. 44. []
  78. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 6. []
  79. Sulla sua originaria ubicazione, ad oggi non è stato rintracciato alcun documento. []
  80. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 7. []
  81. Quaderno degli “Oggetti acquistati in varie aste”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, p.5. []
  82. N.A. Lo Bue, scheda I,53, in Gloria Patri. L’Arte come linguaggio del Sacro, catalogo della mostra a cura di G. Mendola, Palermo 2001, p.135; L. Sciortino, Salvatore…, in Itinerari…, 2012, pp.434-438; L. Sciortino, Il Museo…, 2016, p.36. []
  83. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 10. []
  84. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 13. []
  85. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 15. []
  86. L. Sciortino, Gemme, ori e ricami. Le arti decorative al Museo Diocesano di Monreale, in C. Dell’Utri, La didattica museale per le arti decorative. Il progetto “La Torre Narrante” al Museo Diocesano di Monreale, “Quaderni Museo Diocesano di Monreale” collana di studi diretta da M.C. Di Natale, didattica 1, Palermo 2014, p.22. []
  87. E. De Castro, scheda I, 30, in Gloria Patri…, 2001, p.100. []
  88. Quaderno dei “Beni di interesse culturale donati dal dr. Renda Pitti Salvatore per il costituito Museo Diocesano di Monreale in tavole, tele, dipinti su vetro, bacheche, etc”, ms., s.d., Monreale, Museo Diocesano, n. 16. []