Andrea Massimo Basana

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I mobili neorococò dei Fratelli Testolini

DOI: 10.7431/RIV21122020

Seppur i critici tendano, il più delle volte, a sminuire lo stile rococò e decisamente a contrastare il suo revival ottocentesco, invero esso ha sempre goduto dei favori del pubblico: non sarà perciò inopportuno ricapitolare brevemente le sue vicende storiche.

Lo stile rococò, la cui nascita viene fissata in maniera labile al terzo decennio del XVIII secolo fu uno stile improntato all’eleganza e alla sinuosità, uno stile del tutto femminile, un inno alla giovinezza e alla spensieratezza. Lo stile prosperò sino alla seconda metà del ’700, momento in cui fece la sua comparsa il neoclassicismo. Se vero è che la critica e la storia dell’arte ci insegnano che il rococò in tal periodo cedette il testimone al nascente stile neoclassico, invero il pensiero di una così netta cesura risulta troppo rigido; se infatti il neoclassicismo pian piano iniziò ad avere maggior risonanza, non fu certo il carnefice del suo predecessore, che non eliminò, ma semplicemente adombrò. La mobilia e le decorazioni rococò non vennero distrutte, anzi vissero tranquillamente in armonia con il più austero neoclassicismo; persino nella modaiola Versailles, ai tempi di Luigi XVI e Maria Antonietta, si continuarono ad usare e a far convivere mobili rococò accanto ad arredi di nuova fattura, in un perdurare di forme che nemmeno la tempesta napoleonica riuscì a scalzare1. Il neorococò a ben vedere non risulta null’altro che il continuo aggiornarsi di uno stile che sopravvisse e che continua a sopravvivere, seppur scarnificato, sino ai giorni nostri.

Se davvero desideriamo dare un frangente temporale che proponga un aggiornamento significativo a tale stile, possiamo considerare l’epoca della Restaurazione come il suo nuovo fiorire. Agli anni ’20 del XIX secolo infatti è fatta risalire la prima apparizione di questo “nuovo” stile. In questo periodo il neo-rococò aveva una valenza più politica che decorativa, ricollegandosi ideologicamente ai periodi di maggior fulgore delle varie monarchie, in un ideale richiamo ad un ritorno all’ordine sancito da Dio, motivo per il quale molto spesso le forme venivano ibridate con modelli neobarocchi nella ricerca di maggior forza visiva ed impatto emotivo2.

Primo lampante esempio di tale stile è la Waterloo Gallery di Apsley House, eseguita nel 1828 su progetto dell’architetto Benjamin Dean Wyatt, la cui decorazione è una esuberante riproposizione del ricco ed elegante repertorio rococò e di conseguenza il primo esempio di quello che può esser definito neorococò3. Dopo pochi anni da quella data il neorococò iniziò rapidamente a dilagare in tutta Europa tanto che, già dagli anni ’40 del XIX secolo, esso era uno stile affermato e presente nei cataloghi di ogni ditta specializzata nella produzione di arredi4.

Dalla metà dell’’800 il mondo fu ammaliato dalle riproposizioni storiche, che grazie anche alle esposizioni universali, diedero vita a quello che viene definito il periodo dell’eclettismo, in cui stili e forme di tutte le epoche, aggiornate al gusto moderno, poterono convivere senza soluzione di continuità nelle abitazioni e negli ambienti pubblici – uno sfarzoso esempio ne sono gli appartamenti di Napoleone III al Louvre5. Il neorococò in tal periodo ebbe il suo massimo fulgore altalenandosi tra fedeli riproduzioni di prototipi passati e moderne fantasie di matrice settecentesca, che spesso andavano a completare o rimpolpare forniture di arredi originali già presenti in palazzi e ville.

Per la sua intrinseca natura lo stile si affermò tra le classi più agiate della società: esso infatti era di assai complicata esecuzione, bombature ed intagli richiedevano tempo e maestria, e inoltre lacche, dorature ed essenze pregiate rendevano l’acquisto di mobili in tale stile molto oneroso. Essi erano uno status symbol, che dimostrava le possibilità dell’acquirente. Estremo esempio di tale stile sono i palazzi del Linderohf e di Herrenchiemsee, voluti da Ludwig II di Baviera tra gli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento6.

Lo stile neorococò proseguì placido la sua vita per i decenni successivi valicando il XIX secolo. Agli inizi del ’900 esso era ancora assai gettonato: non a caso la White Star Line decise di arredare i saloni di prima classe delle sue navi più fastose – da tutti è di certo ricordato il Titanic – in un revival del rococò francese7. La prima guerra mondiale scalfì leggermente il suo successo, ma esso proseguì indisturbato la sua vita sino agli anni ’30, quando, la semplificazione delle forme e la pedissequa riproposizione di copie di modelli originali, resero tale stile una sterile e spesso vuota replica di un mondo troppo lontano, ma che comunque non perì.

Se nel resto d’Europa il rococò non aspettò molti anni per tornare alla ribalta, in Italia, sia per motivi economici che di conservatorismo, lo stile fece la sua comparsa solo verso la metà del XIX secolo: dobbiamo aspettare infatti il 1852 perché il Moncalvo realizzi per il Salotto della Regina a Moncalieri una fornitura da salotto in stile neorococò8.

Se focalizziamo ora l’attenzione sul territorio veneziano, risulta interessante notare come nel 1853 Ferdinando Massimiliano d’Austria, per rinnovare le decorazioni ed il mobilio di Palazzo Reale a Venezia, scelse proprio lo stile neorococò9. Altro caso fu l’allestimento del 1855 del caffè Quadri ad opera di Ludovico Cadorin, dove questi scelse una riproposizione filologica, seppur aggiornata, dello stile rococò veneziano. In quegli stessi anni furono rinnovati anche palazzo Giovanelli e palazzo Grassi in questo esuberante e civettuolo stile. Nel 1856 quando ormai il neorococò si era già affermato nella città lagunare se ne sancì l’indiscusso primato con la lettura dell’Elogio di Giovan Battista Tiepolo da parte del presidente dell’Accademia di Belle Arti10.

Dopo tale indispensabile premessa giungiamo ora alla trattazione di quanto enunciato nel titolo, gli arredi neorococò dei Fratelli Testolini. In più di un numero la rivista si è occupata dell’attività dei Fratelli Testolini, focalizzando l’attenzione sulla loro produzione di arredi e su quella in porcellana ed in vetro11; in questa sede si tornerà a parlare della loro produzione di mobilia, la quale fu il loro più forte caposaldo sin dalla nascita dell’azienda. Pur avendo già esposto più volte la storia della ditta dei Fratelli Testolini, non sarà inopportuno ricapitolare brevemente le vicende di tale attività.

La ditta dei Fratelli Testolini venne fondata a Venezia nel 1847 e continuò la propria attività sino alla fine degli anni ’30 del ’90012. Possedeva svariate sedi di produzione e di vendita, tra cui le più importanti furono palazzo Labia a San Geremia nel sestiere di Cannaregio, la porzione centrale delle procuratie vecchie a piazza S. Marco nel sestiere di S. Marco, due fornaci a Murano, rispettivamente in Fondamenta dei Vetrai e in Fondamenta Cavour, palazzo Barbarigo nel sestiere di Dorsoduro, la sede di S. Gregorio nel medesimo quartiere; da non dimenticare, infine, la tarda sede produttiva e di vendita di Firenze.

La loro produzione era tra le più vaste, e comprendeva mobilia, complementi d’arredo, porcellane, tessili, pizzi, ferri battuti, sculture sia in marmo che in legno, mosaici, micromosaici, vetri, oggetti in metallo sbalzato e materiale fotografico13.

Spesso la consuetudine veneziana di usare più varianti del medesimo nome ha fatto sì che si ritenesse esistessero più attività con nome similare, ma invero la Fratelli Testolini, la Testolini Frères, la Testolini Brothers, la M. Q. Testolini, la dott. Marco Testolini, o più semplicemente la Testolini, non furono che il variare di un unico nome nel grande arco cronologico di vita di tale azienda.

Ricordiamo infine che ai Fratelli Testolini, precedentemente al 1896, venne conferito il cavalierato ed il titolo di Ufficiali dell’Ordine della Corona per il progresso e lo sviluppo apportato all’industria veneziana14.

La produzione di mobilia neorococò dei Fratelli Testolini risulta assai interessante15: essa infatti raggruppa sotto la sua ala tutte le declinazioni di tale stile, ma cosa notevole è la commistione di ispirazioni e originalità che tutti i pezzi di tale stile portano con sé. La loro produzione di tale tipologia può essere suddivisa in quattro grandi gruppi:

1. le fedeli repliche di arredi veneziani del XVIII secolo;

2. la mobilia neosettecentesca con contaminazioni barocche;

3. la mobilia neorococò di carattere originale ed esuberante;

4. la mobilia di ultima produzione.

Della prima categoria fanno parte tutti quegli arredi che replicano senza molte riserve i modelli originali veneziani del XVIII secolo. Si tratta per lo più di mobilia in legno laccato, solitamente a fiorellini policromi con lumeggiature in oro su fondo bianco, che probabilmente, a seguito delle richieste del mercato, venne inclusa nel catalogo della loro produzione. Su di essa non sono applicati particolari slanci artistici, come prevedeva questo genere di produzione. Vi è sicuramente da ritenere che oltre alla produzione laccata fosse presente quella in legno di noce al naturale. Questa tipologia di produzione riguarda quasi esclusivamente mobilia da seduta, consoles, piccoli tavolini e trespoli, come ce ne dà puntuale riscontro il catalogo giunto sino a noi (Fig. 1).

Il secondo gruppo, la mobilia neosettecentesca con contaminazioni barocche, fa parte di quella tipologia di mobilia di matrice più arcaica che si rifà agli albori della produzione neorococò e comprende le medesime tipologie di mobili elencate nel precedente punto. Come accennato poco sopra, essa contamina i modelli settecenteschi con particolari decorativi di tipologia barocca, appesantendo spesso le forme. Questa mobilia, certamente sfarzosa ed opulenta, non si discosta molto dalla produzione del resto della penisola, avvicinandosi in maniera piuttosto similare alle realizzazioni di area romana. Va certamente dato merito ai Fratelli Testolini di aver reso più slanciato e meno massiccio tale stile: se infatti nella normale produzione del mobilio da seduta si potevano riscontrare gambe a capriolo dalle curve enfatizzate, ma di altezza decisamente limitata, imbottiture molto prosperose e spalliere e braccioli dalla struttura dorata piuttosto imponente (cosa quest’ultima riscontrabile anche nei tavoli e nelle consoles), in quella dei Fratelli Testolini possiamo notare maggior garbo e leggiadria. Le gambe più slanciate e di altezza decisamente superiore donano un aspetto meno pesante a tale mobilia, cosa rafforzata dalle imbottiture meno sovrabbondanti, tipiche della tradizione veneziana. Seppur la struttura lignea risulti comunque piuttosto massiccia, la decorazione meno nutrita rende questi particolari mobili alla vista meno ridondanti (Fig. 2).

La terza tipologia è quella più interessante e che manifesta in maniera palese le capacità tecniche ed inventive dei Fratelli Testolini. Seppur in tutta Europa questo stile non presentasse particolari slanci di fantasia, ed anzi in molti casi peccasse un po’ di ridondanza, risultava comunque uno stile estremamente gradito al pubblico. I Fratelli Testolini, consci dell’apprezzamento che esso suscitava, idearono in tale stile una serie di arredi molto copiosa. Con estrema lungimiranza i pezzi da loro ideati mostrano una profonda conoscenza di quanto in voga nei veri paesi europei durante il XVIII secolo, ma, lungi dal riproporre sterili repliche, usarono le loro conoscenze per inserire rimandi e ricordi dei loro studi nelle loro creazioni. Così nei pezzi da loro creati compaiono i tipici medaglioni floreali intagliati di stampo francese, gli eleganti e spesso ingenui profili provenzali, le esuberanti concatenazioni di riccioli di impronta austro-ungarica e dettagli decorativi di carattere inglese, il tutto da loro unito alla classica leggiadria veneziana. Tutti questi elementi di carattere eterogeneo, se non fosse per la loro appartenenza alla cultura decorativa del XVIII secolo, vengono rielaborati e reinterpretati con un gusto davvero all’avanguardia per i tempi, cosa che ha fatto sì che i modelli creati dai Fratelli Testolini sopravvivessero, con varianti minime, per tutto il periodo di attività della ditta.

Gli arredi da seduta di tale stile sono tra le creazioni maggiormente elaborate e virtuosistiche, e fanno ben comprendere quanto in esse la tradizione veneziana fosse preponderante. Le gambe degli arredi infatti mantengono le eleganti curvature della tradizione lagunare, venendo solo leggermente accentuate, per donar loro maggior movimento e leggerezza d’insieme, cosa sottolineata anche dai piedini desinenti in un affusolato terminale, particolari che, uniti alle elaborate spalliere dalle volute di un’incredibile arguzia tecnica, donano uno slancio quasi fiabesco all’insieme (Fig. 3). Seppur tale mobilia sia di dimensioni davvero notevoli, la sinuosità delle forme e la leggerezza dell’insieme fanno sì che, se non si abbia presa diretta dei capi, essi vengano ritenuti un delicato vezzo dalla fragile struttura: un esempio calzante ne è il divano comparso in “Colazione da Tiffany”, il noto film del 1961, in cui l’arredo mostra la sua possente e fantasiosa natura (Fig. 4). Identica cosa valeva per tutta una serie di sedie e poltrone dagli impensabili schienali in cui l’estro creativo dei Testolini ha dato prova di mirabile ingegno, un esempio calzante ne è il salotto conservato nella sala da caccia del castello polacco di Zagłębie a Będzinimmagine.

Se per la mobilia da seduta la fantasia fosse il caposaldo, per la rimanente produzione, che comprendeva vetrine, scrittoi, consoles, tavolini e paraventi, ci si atteneva maggiormente alla tradizione veneziana, contaminandola di sovente con forti influssi francesi, soprattutto provenzali, ed austriaci (Fig. 5). È molto interessante notare come le già elaborate forme arcuate e bombate venissero arricchite da dettagli ad intaglio e non di rado da putti e angioletti, come ce ne danno esempio uno scrittoio di recente apparso sul mercato antiquario (Fig. 6) o il paravento-parafuoco eseguito per i sovrani di Portogallo e ancora custodito nella sala dei Grandi Dispacci nel palazzo reale di Ajuda (Fig. 7), per il quale i Fratelli Testolini eseguirono moltissimi arredi e vetrerie. Interessante risulta notare che molti dei pezzi usciti dai laboratori Testolini erano in legno di noce al naturale spesso lumeggiati in oro o in qualche eccezione totalmente dorati; va infatti ritenuta non pertinente la laccatura, che molte loro creazioni spesso presentano. Vi fu tra gli anni ’40 e ’60 del ’900 la moda di laccare o dorare la mobilia ritenuta all’epoca troppo sobria; con ciò non si vuole negare che alcuni pezzi non venissero laccati o dorati già alla loro nascita, ma questi erano un numero davvero esiguo rispetto a quelli in legno al naturale.

Trait d’union tra la produzione appena enunciata e l’ultima sono una serie di mobili da seduta che hanno mantenuto inalterata la loro conformazione nonostante il susseguirsi dei decenni. Questi arredi hanno una struttura assai semplice leggermente mossa, forme quasi scatolari e sono decorati da cartelle ad intaglio traforate (Fig. 8); una sedia di tale tipologia è conservata nel salotto della Fenyes Mansion a Pasadena in California. Dettaglio interessante di tale mobilia è il ricciolo che si trova a decorazione della parte mediana della traversa dello schienale e la piccola decorazione a bassorilievo presente nella traversa frontale della seduta, elementi questi che verranno ripresi in tutta la mobilia di ultima produzione con minime varianti.

La mobilia di ultima produzione molto probabilmente venne ideata alla fine dell’800, venendo poi standardizzata agli inizi del ’900 e continuando ad essere prodotta sino alla fine dell’attività della ditta. Gli arredi consistevano in forniture da salotto di dimensioni contenute comprendenti un piccolo sofà, due poltroncine e due o quattro sedie, che potevano arricchirsi di un tavolino da tè, altri piccoli tavolini di complemento, una consolle con specchiera e una fioriera, a seconda della richiesta. Interessante risulta notare che tavolini e consoles solitamente avevano la parte centrale dei ripiani costituita da cristalli ad incasso a protezione di un tessuto della medesima stoffa degli arredi da sedute. Questi salottini, a differenza degli arredi della precedente produzione, sono davvero minuti e quasi fragili nella leggerezza della loro struttura (Fig. 9). La tipologia decorativa di tali salottini è di un neorococò quasi camaleontico: questa cosa, unita al fatto che tali arredi venivano spediti dai Fratelli Testolini in tutto il mondo e commercializzati negli stores di moltissimi rivenditori, tra i quali anche la ditta parigina Genin16, ha fatto sì che tale produzione venga spesso attribuita erroneamente a maestranze francesi o di altri paesi. Queste forniture da salotto erano davvero apprezzate dal pubblico nazionale ed internazionale, tanto che se ne trova un numero di varianti davvero nutrito ed una diffusione davvero capillare: due esempi notevoli di essi sono custoditi rispettivamente al Museo regionale di Palazzo Mirto a Palermo, più precisamente nel salotto Salvator Rosa, e nel soggiorno del Museo della Casa Borghese a Cracovia in Polonia.

Una piccola nota da aggiungere a conclusione è il fatto che il catalogo giunto sino a noi, che ha permesso la presente trattazione, è solo uno dei cataloghi inerenti alla mobilia in produzione presso la ditta dei Fratelli Testolini. Risulta importante notare che questo catalogo comprende, per la produzione neorinascimentale, molte forniture per camere da letto, sale da pranzo ed ingressi. Ritengo perciò assolutamente certo che in uno o più dei cataloghi perduti fossero presenti le forniture in stile neorococò per le sale appena enunciate. Questa cosa viene suffragata dalle molte forniture complete giunte sino a noi ed ora in collezioni private o presenti sul mercato antiquario. In esse, infatti, le caratteristiche esecutive, i dettagli decorativi e la chiara pertinenza dei modelli, oltre ad essere completate molto spesso dal mobilio da seduta sopra trattato, rendono la loro esecuzione di chiara mano dei Fratelli Testolini.

  1. A. Gonzalez-Palacios, Mosaici e pietre dure. Mosaici a piccole tessere – Pietre dure a Parigi e a Napoli, Milano 1981, pp. 47-50. []
  2. C. Paolini, Mobili e arredi dell’800, Novara 1999, p. 240. []
  3. C. Paolini, Mobili…, 1999, p. 252. []
  4. C. Paolini, Mobili…, 1999, pp. 252-253. []
  5. C. Baulez, D. Ledoux-Lebard, Il mobile francese: dal Luigi XVI all’Art Déco, Milano 1988, pp. 56-63. []
  6. S. Langhen, Baviera, è tempo di viaggiare nel tempo, Ratisbona 2000, pp. 58-64. []
  7. D. Lynch, K. Marshall, Titanic, Toronto 1992, pp.46-47. []
  8. R. Antonetto, Gabriele Capello “Moncalvo”, Torino 2004, pp. 282-283. []
  9. E. Colle, Il mobile dell’800 in Italia, Verona 2007, p. 157. []
  10. E. Colle, Il mobile …, 2007, pp. 157-158. []
  11. A. Basana, La ditta Fratelli Testolini, in Oadi, n. 12 dicembre 2015; A. Basana, Le porcellane dei Fratelli Testolini, in “OADI. Rivista dell’Osservatorio delle Arti decorative in Italia”, n. 13 giugno 2016; A. Basana, Gli arredi umbertini dei Fratelli Testolini, in “OADI. Rivista dell’Osservatorio delle Arti decorative in Italia”, n. 14 dicembre 2016. A. Basana, La produzione vitrea dei Fratelli Testolini, in “OADI. Rivista dell’Osservatorio delle Arti decorative in Italia”, n. 17 giugno 2018. []
  12. A. Basana, La ditta dei Fratelli Testolini, in “Ateneo Veneto”, anno CCCIII, terza serie, n. 15/1 (2016). []
  13. An., Guida di Venezia, Firenze 1896, pp. 3-6. []
  14. An., Guida di…, 1896, p. 5. []
  15. La presente trattazione si basa sulle immagini fotografiche presenti nel catalogo di bottega dei Fratelli Testolini giunto sino a noi e databile agli anni ’80 dell’800 e su studi e ricerche forensi nel settore. Si rimanda alla conclusione del presente contributo per una puntualizzazione. []
  16. An., Catalogo a stampa della ditta J.F. Genin, Parigi 1907. []