Salvatore Anselmo

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Statue lignee del Settecento nelle chiese di Ficarazzi: aggiunte alla produzione di Filippo Quattrocchi e della sua bottega

DOI: 10.7431/RIV21092020

Ficarazzi, ridente cittadina che si affaccia sul mar Tirreno, sorge sulla strada litoranea che congiunge Palermo a Bagheria. Lungo la statale, infatti, si affacciano, oltre ad edifici storici, come la settecentesca villa con il suo monumentale scalone appartenuta ai Giardina, principi di S. Caterina, tre chiese che conservano opere d’arti di discreto interesse1. Nella Chiesa Madre, edificata ai piedi della dimora con il contributo degli stessi nobili2, si custodisce, ad esempio, l’inedita statua di San Giuseppe con il Bambino in braccio realizzata nella bottega dello scultore Filippo Quattrocchi (Figg. 12). Questi, nato a Gangi (Pa) nel 1738, si era stabilito a Palermo dove forniva opere per diversi centri delle provincie della Sicilia, come Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina e Trapani3. Il Patriarca, deturpato da fessurizzazioni e cadute di colore, si caratterizza per l’espressività del viso costituita da naso retto, zigomi ed arcate sopraccigliari evidenti, rughe sulla fronte e barba e capelli finemente scolpiti. È avvolto da un ampio panneggio dorato e regge, con entrambe le braccia, il Bambin Gesù similmente al San Giuseppe dell’eponima chiesa di Caltavuturo (Pa) riferito a Filippo Quattrocchi e bottega e datato all’ultimo quarto del Settecento4. L’opera di Ficarazzi, infatti, è affine, nella resa del viso, sia al San Filippo Apostolo della chiesa del SS. Salvatore di Gangi documentato nel 1813 al Quattrocchi sia ai diversi San Giuseppe riferiti allo stesso scultore e datati tra la fine del Settecento e gli inizi del secolo seguente, come quelli Cefalù, Marineo, Milazzo, Polizzi Generosa e Villalba5.

Le analogie inducono, quindi, a ricondurre al Quattrocchi e alla sua certamente fiorente bottega quest’opera che si potrebbe datare agli ultimi due decenni del Settecento. Nella stessa chiesa di Ficarazzi si custodisce, inoltre, un’altra inedita scultura raffigurante S. Atanasio (Figg. 34) che, titolare dell’edificio, versa in precarie condizioni conservative. Il Santo, Vescovo e Dottore della Chiesa, con abiti di rito bizantino, sàkkos e omofòrion6, è raffigurato con la classica postura a chiasmo. È affiancato da due angeli che reggono uno la mitria e l’altro il pastorale e il libro mentre con il piede sinistro schiaccia Ario. È una impostazione simile al San Nicolò di Bari della Cattedrale di Nicosia attribuito a Filippo Quattrocchi, di cui lo scultore, per soddisfare la committenza, pare che abbia anche eseguito il bozzetto7. Il Santo di Ficarazzi, dall’espressione quasi attonita e al contempo severa, è accostabile, in particolare per la resa del viso e della barba, a Gesù nell’orto degli ulivi della sagrestia della chiesa di S. Maria della Catena di Gangi del 1837 riferito a Francesco Quattrocchi (1779-1861), figlio di Filippo, o al Gesù che ascende in cielo della chiesa del SS. Salvatore di Nicosia (En) realizzato prima del 1852 dallo stesso scultore8. I putti del Santo Atanasio, poi, timidamente coperti da un lembo di panneggio, sono affini a quelli che graziosamente accompagnano l’ascensione di Cristo dell’opera di Nicosia. I raffronti, come ancora la somiglianza del viso del Dottore della Chiesa con il San Giuseppe della Chiesa Madre di Campofranco (Cl) ricondotto sempre a Francesco e realizzato prima del 18619, permettono di riferire al citato artista, che in quest’opera dimostra il legame con il padre prima di giungere a quelle soluzioni marcatamente neoclassiche, come risulta nel Cristo Risorto della Chiesa Madre di Tusa (Me)10, la statua di S. Atanasio verosimilmente scolpita nei primi decenni del XIX secolo.

In uno degli altari laterali della chiesa di San Girolamo di Ficarazzi si custodisce, invece, l’Immacolata Concezione (Figg. 567) rappresentata con il viso leggermente rivolto verso il basso, copricapo a strisce del popolo ebraico, mani sul petto, mantello azzurro fluttuante raccolto sul fianco sinistro, gamba destra leggermente avanti e tre testine di cherubini alati alla base. Chiaro è dunque il riferimento alle sculture raffiguranti la Vergine realizzate da Filippo Quattrocchi che è in contatto con Vito D’Anna anche per la documentata Madonna del Rosario del 1761 della chiesa di S. Maria della Catena di Gangi di cui fornisce il disegno11, e con Ignazio Marabitti (1719-1797), come conferma il Santo Stefano del 1780 della chiesa di Santa Maria della Consolazione di Termini Imerese (Pa), opera che, stando al documento di commissione, doveva avere il parere dello scultore12. Il simulacro di Ficarazzi è, infatti, accostabile all’Immacolata Concezione del 1799 della Chiesa Madre di Termini Imerese, un tempo riferita a Francesco Quattrocchi e successivamente ricondotta a ben ragione al padre Filippo13. Il raffronto con l’imponente statua di Termini Imerese e con altre statue raffiguranti le Madonne eseguite da Filippo Quattrocchi tra gli ultimi decenni del Settecento e gli inizi del secolo successivo14, permette di datare l’opera di Ficarazzi, che accenna a soluzioni neoclassiche nella posa aggraziata, slanciata e leggermente arcuata, al medesimo periodo e di ricondurla allo stesso scultore15. Non è tuttavia da escludere l’intervento della bottega, possibilmente del già menzionato figlio Francesco che si avviava all’arte seguendo le orme del padre e che realizza, però, opere più affine ai linguaggi dei neostili.

Allo stesso ambito culturale che fa capo al Quattrocchi, sebbene occorra un restauro che elimini le pesanti ridipinture per meglio individuare quelle caratteristiche compositive che aiutano a comprenderne l’ambito di produzione, si potrebbe pure riferire l’Immacolata Concezione dell’eponima chiesa, detta del Patellaro, di Ficarazzi16, di dimensioni minori rispetto al precedente simulacro e raffigurata con la mani giunte, viso verso l’alto, mantello svolazzante raccolto sul fianco sinistro e testine di cherubini alati. La scultura, a differenza della Vergine della chiesa di San Girolamo, è ancora legata alla cultura rococò, lo dimostrano sia la morbida posa sia il movimento del mantello. Queste caratteristiche permettono di datare l’opera al settimo-ottavo decennio del Settecento.

“Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto” (Ap 12, 1-2) così la Vergine viene dunque raffigurata da pittori, scultori, intagliatori, argentieri, orafi, corallari e ricamatori in numerose opere d’arte in Sicilia17. I versi della Genesi, dell’Apocalisse di San Giovanni in particolare e quelli del Cantico dei Cantici, furono i principali testi a cui fecero costante riferimento gli artisti18. Questi ultimi, infatti, su commissione di prelati, nobili, associazioni laicali e ordini religiosi, che diffusero e sostennero il culto della Tota pulchra, hanno diramato, tra Seicento e Settecento, l’immagine codificata in Spagna – a cui la Sicilia era politicamente legata – dal trattatista Francisco Paceco del Rio nel suo testo El arte de la pintura del 164919. Il Dogma dell’Immacolata, però, fu solamente approvato da papa Pio IX nel 1854 anche se la festività della Vergine risale a tempi lontani, sin dal Cinquecento20, e di conseguenza anche le opere d’arte ad Ella dedicate. Basta, infatti, sfogliare il manoscritto del canonico Antonio Mongitore, Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo o il testo a stampa del nobile gesuita Ottavio Caietano, Raguagli delli ritratti della santissima Vergine nostra Signora più celebri, che si riveriscono in varie chiese nell’Isola di Sicilia. Aggiuntavi una breve relatione dell’origine e miracoli di quelli21 per capire quanto fosse radicato il culto mariano in Sicilia. Nel Seicento, non a caso, la Vergine senza peccato divenne protettrice della Spagna e di tutti i suoi domini e i sovrani spagnoli, quali Filippo IV e Filippo V, si impegnarono affinché i Papi ne definissero il culto22. Il prototipo iconografico iberico utilizzato nel Seicento continua, con le dovute differenze stilistiche, nel secolo seguente ed in Sicilia, almeno nella seconda metà del Settecento, è spesso costituito dalla Vergine con la sguardo rivolto verso il basso, mani sul petto, gamba leggermente inclinata, mantello svolazzante raccolto su un lato e falce lunare ai piedi. Ne costituisce significativo esempio l’Immacolata realizzata dal palermitano Ignazio Marabitti, di cui è noto il suo soggiorno a Roma e l’alunnato presso Filippo Della Valle, principe dell’Accademia di San Luca23. L’opera è stata eseguita per la facciata del Duomo di Siracusa, insieme alle statue dei Santi Pietro e Paolo, Marziano e Lucia, tra il 1753 e il 1757 su commissione del vescovo Francesco Testa, di cui si conservano i bozzetti in terracotta al Palazzo Arcivescovile di Monreale (Pa)24. È lo stesso soggetto che il noto scultore ripropone, in un apparato più scenografico corredato da svolazzanti putti già peraltro sperimentato in altre pale marmoree eseguite a Palermo e Monreale, nel rilievo rappresentante sempre la Vergine del 1766 della chiesa del Collegio dei Gesuiti di Trapani25. A questi si può aggiungere l’ovale con la Madonna del Ponte, dalla composta ed equilibrata posa con viso verso il basso e mani giunte, riferito a Federico Siracusa, allievo del primo, oggi nella Chiesa Madre di Termini Imerese ma precedentemente all’ingresso del ponte che attraversava il fiume della cittadina demaniale26. È raffigurata con lo sguardo verso il basso, mani sul petto, gamba inclinata e panneggio raccolto sul lato opposto, l’Immacolata dipinta dal noto pittore palermitano Vito D’Anna che si recò pure a Roma nella scuola di Corrado Giaquinto27. Si tratta della tela ora nella chiesa di San Francesco di Ciminna (Pa) commissionatagli nel 1766 dal Senato di Palermo quale modello per l’esecuzione a Roma di un quadro mosaicato destinato alla Basilica di San Francesco del capoluogo siciliano ed il cui perduto bozzetto venne approvato dall’Accademia di San Luca28. Questo prototipo iconografico dell’Immacolata, ripetuto dal D’Anna in altre opere29, è stato diffuso da quest’ultimo pittore e dal Marabitti su influsso di modelli accademici romani considerato che entrambi gli artisti lavorarono nella Città Eterna30. Tale impostazione della Vergine, che risente non a caso anche della pittura di Carlo Maratta (1625-1713), di cui un’opera di custodisce presso l’Oratorio del SS. Rosario in S. Cita a Palermo, e di quella di Sebastiano Conca (1680 (?)-1764)31, e della scultura romana del primo Settecento (C. Rusconi), fu utilizzata sia da Antonino Barcellona e Filippo Quattrocchi32 sia da altri scultori come quelli trapanesi che lavoravano l’alabastro, l’avorio e l’ambra33. Tra le diverse opere di questi ultimi artisti, ricordiamo la piccola Immacolata in avorio e legno di collezione privata palermitana riferita alla bottega dei Tipa e datata al XVIII secolo34. Al Quattrocchi viene, infatti, riferito il modello ligneo della statua della Vergine senza peccato commissionata all’argentiere Vincenzo Natoli nel 1766 ed in vero eseguita nel 1767 da Vincenzo Damiani della Cattedrale di Palermo, ma proveniente dalla distrutta chiesa dei Padri Mercedari Scalzi35. Il palermitano Antonino Barcellona utilizzò questo schema nell’Immacolata Concezione del 1776-1777 della Chiesa Madre di Bisacquino (Pa) e ancora in quelle eseguite per altri centri della provincia siciliana come Corleone, Caprileone, Caltabellotta, Ciminna e Polizzi Generosa36. L’Immacolata Concezione del 1799 della Chiesa Madre di Termini Imerese ricondotta a Filippo Quattrocchi37, presenta la stessa impostazione che ha origine nella citata Vergine senza peccato d’argento della Cattedrale di Palermo38. Alla Tota pulchra di Termini di Imerese, il cui culto nella cittadina demaniale è abbastanza noto39, è stata accostata la statua di analogo soggetto attribuita prima a Filippo Quattrocchi e poi al figlio Francesco e custodita nella chiesa della Madonna di Daina di Marineo, centro della provincia di Palermo40. Affine al simulacro termitano e a quelli citati è, infatti, la Vergine senza peccato della chiesa di San Girolamo di Ficarazzi, restaurata nel 2013 e compatrona del centro dal 2008 per volere del cardinale Salvatore Di Giorgi41.

  1. A riguardo si veda F. S. Oliveri, Ficarazzi e il suo territorio: origini e sviluppo, presentazione di G. Clemente, prefazione G. Naselli Flores, Palermo 1990, pp. 137-138  e passim e Ficarazzi e il suo territorio: origini e sviluppo, a cura di L. Bellanca, S. Bartolino, M. Lo Iacono, presentazione di G. Clemente, prefazione G. Naselli Flores, Palermo 1990, passim. []
  2. F. S. Oliveri, Ficarazzi e il suo territorio…, 1990, p. 138. []
  3. S. Farinella, Filippo Quattrocchi. Gangitanus Sculptor. Il “senso barocco” del movimento, catalogo della mostra (Gangi, 24 aprile-11 luglio 2004), Palermo 2004. []
  4. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…, 2004, pp. 168-169 e S. Anselmo, La scultura, in Caltavuturo. Atlante dei beni culturali, a cura di L. Romana, Palermo 2009, pp. 240-241. []
  5. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…, 2004, pp. 168-171 e S. Anselmo, Pietro Bencivinni e la scultura lignea…, 2009, Pietro Bencivinni e la scultura lignea nelle Madonie, “Quaderni dell’Osservatorio per le Arti Decorative Maria Accàscina”, collana diretta da M.C. Di Natale, n. 1, premessa M.C. Di Natale, introduzione R. Casciaro, Bagheria 2009, pp. 144-145 con precedente bibliografia. []
  6. Sulle vesti liturgiche di rito orientale cfr.  M. Vitella, I paramenti sacri, in Tracce d’Oriente. La tradizione liturgica greco-albanese e quella latina in Sicilia, catalogo della mostra (Palermo, Palazzo Bonocore, 26 ottobre – 25 novembre 2007) cura di M. C. Di Natale, Palermo 2007, pp. 101-109. []
  7. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…, 2004, pp. 69, 180-181. []
  8. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…, 2004, pp. 72-73, 196-201. []
  9. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…, 2004, pp. 200-201. []
  10. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…, 2004, pp. 198-199. []
  11. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…,  2004, pp. 47-51, 98-99 con precedente bibliografia. []
  12. Per l’opera di Termini Imerese cfr. M. Guttilla, Dai Gagini ai Bagnasco. Appunti per una storia degli studi sulla scultura lignea in Sicilia, in Mirabile artificio 2. Lungo le vie del legno, del marmo e dello stucco. Scultori e modellatori in Sicilia dal XV al XIX secolo, a cura di M. Guttilla, Palermo 2010, p. 57. L’ipotesi che il Quattrocchi abbia frequentato la bottega del Marabitti era già stata avanzata da Cuccia, cfr. A. Cuccia, Filippo Quattrocchi scultore in legno, in “Kalós. Arte in Sicilia”, a, XVI, n. 4, ottobre-dicembre 2004, pp. 31-32. []
  13. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…, 2004, p. 65 e nota n. 98 a p. 89; A. Cuccia, Non è di Francesco ma di Filippo Quattrocchi lo scultore dell’Immacolata, in “Espero. Rivista del comprensorio Termini-Cefalù-Madonie”, a. IV, n. 34, maggio 2010, p. 10;  A. Cuccia, Lo scultore Antonino Barcellona e l’immagine condivisa dell’Immacolata, in Ciminna e l’Immacolata, a cura di A. Anzelmo, contributi di A. Anzelmo, A. Cuccia, G. Correnti, presentazione di F. La Paglia, Palermo 2009, pp. 36-37. []
  14. Si veda S. Farinella, Filippo Quattrocchi …, 2004, pp. 62, 106-125, A. Cuccia, Filippo Quattrocchi scultore in legno, in “Kalós. Arte in Sicilia”…, 2004, passim e S. Anselmo, Pietro Bencivinni e la scultura lignea…, 2009, pp. 146, 147-148. []
  15. L’opera è brevemente citata da F. S. Oliveri, Ficarazzi e il suo territorio …, 1990, p. 105. []
  16. L’opera è brevemente citata da F. S. Oliveri, Ficarazzi e il suo territori…,1990, pp. 106-107. []
  17. Si veda a riguardo Bella come la luna, pura come il sole. L’Immacolata nell’arte in Sicilia, catalogo della mostra a cura di M. C. Di Natale e M. Vitella, Palermo 2004 e La Sicilia e l’Immacolata. Non solo 150 anni, atti del convegno di studio (Palermo 1-4 dicembre 2004), a cura di D. Ciccarelli e M. Dora Valenza, Palermo 2006. Per una panoramica più ampia si consulti Una Donna vestita di sole, l’Immacolata Concezione nelle opere dei grandi maestri, catalogo della mostra (Città del Vaticano, 2 febbraio-13 maggio 2005) a cura di G. Morello, V. Francia, F. Fusco, Roma  2005. []
  18. L. Rèau, Iconographie de l’art chretienne, Paris 1954, V. II, pp. 79-82. []
  19. V. Abbate, “Ad aliquid sactum significandum”. Immagine della Purissima Reina tra Cinque e Seicento e M. Vitella, Alcune immagini dell’Immacolata Concezione nella Sicilia occidentale, in Bella come la luna…, 2004, pp. 30-60 e M. Guttilla, La falce, le stelle e il serpente. Rappresentazioni pittoriche dell’Immacolata Concezione tra Seicento e Settecento, in La Sicilia…, 2004, pp. 231-246 con precedente e specifica bibliografia. []
  20. P. Filippo Rotolo, L’Immacolata Concezione di Maria Madre di Gesù, in Bella come…, 2004, pp. 17-29. []
  21. A. Mongitore, Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo, Palermo 1719 e O. Caietani, Raguagli delli ritratti della santissima Vergine nostra Signora più celebri, che si riveriscono in varie chiese nell’Isola di Sicilia. Aggiuntavi una breve relatione dell’origine e miracoli di quelli, Palermo 1664, rist. anast. 1991. A riguardo si veda pure M. C. Di Natale, Cammini Mariani per i tesori siciliani, parte  I e II,  in “OADI. Rivista dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia”, a. I, nn. 1-2, giugno-dicembre 2010; M. C. Di Natale, Ave Maria, La Madonna in Sicilia. Immagini e devozione, introduzione di M. Luzi, Palermo 2003; M. C. Di Natale, Imago Virginis, La Madonna in Sicilia. Immagini e devozione, introduzione di C. Peri, Palermo 2003. []
  22. M. C. Di Natale, L’Immacolata nelle arti decorative in Sicilia, in Bella come la luna…, 2004, p. 62 con precedente bibliografia. []
  23. F. Pipitone ad vocem Marabitti Francesco Ignazio, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, pp. 205-207. Per l’artista si vede pure D. Malignaggi, Ignazio Marabitti, in “Storia dell’arte”, n. 17, 1974, pp. 5-61. []
  24. Ibidem. Per i bozzetti cfr. A. Cuccia, scheda n. I, 33, in Gloria Patri. L’Arte come linguaggio del Sacro, catalogo della mostra (Monreale, Palazzo Arcivescovile, Corleone, complesso di S. Ludovico, 23 dicembre 2000 – 6 maggio 2001) a cura di G. Mendola, Palermo 2001, pp. 103-105 con precedente bibliografia. []
  25. F. Pipitone ad vocem Marabitti Francesco Ignazio, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti…, 1994, pp. 205-207 e M. Vitella, Su alcune immagini dell’Immacolata Concezione nel trapanese, in Bella come la luna…, 2004, pp. 139-140. []
  26. M. Vitella, Alcune immagini…, in Bella come…, 2004, p. 51 con precedente bibliografia. []
  27. C. Siracusano, La Pittura del Settecento in Sicilia, saggio introduttivo di A. Marabottini, Roma 1986, p. 270. []
  28. Per la cappella e la tela citata si veda P. F. Rotolo, La Cappella dell’Immacolata nella Basilica di San Francesco d’Assisi a Palermo, Palermo 1998, p. 108 e passim; G. Cusmano, Storia dell’Immacolata Signora di Ciminna, Ciminna 1993, passim; A. Anzelmo, Del culto dell’Immacolata Concezione di M. V. a Ciminna, in La Sicilia…, 2006, pp. 23-40; M. Guttila, La falce, le stelle e il serpente. Rappresentazioni pittoriche dell’Immacolata Concezione tra Seicento e Settecento, in La Sicilia…, 2006, pp. 242-245; M. Vitella, Alcune immagini dell’Immacolata…., in  Bella come la luna…, 2004, pp.  56-58; A. Anzelmo, Ciminna, percorsi di arte, in Ciminna “Palermu lu nicu”. Identità culturali di un paese della provincia palermitana, a cura di M. Rotolo e A. Anzelmo, Palermo 2014, pp. 125-127 con precedente bibliografia. []
  29. M. Guttila, La falce, le stelle e il serpente. Rappresentazioni pittoriche dell’Immacolata Concezione tra Seicento e Settecento, in La Sicilia…, 2004, pp. 243-244. []
  30. Con lo scultore, infatti, nota Diana Malignaggi, “gli stilemi compositivi della scultura romana della prima metà del secolo sono stati conosciuti e divulgati” cfr. D. Malignaggi, La scultura della seconda metà del Seicento e del Settecento, in Storia della Sicilia, vol. X, Napoli-Palermo 1981, p.  101. Si veda pure A. Cuccia, Lo scultore Antonino Barcellona…, in Ciminna …, 2009, p. 36. []
  31. L. Bartolotti, G. Scavizzi, ad voces, in Dizionario Biografico degli Italiani, voll. 69, 27, 2007, 1982 (https://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-maratti_(Dizionario-Biografico); https://www.treccani.it/enciclopedia/sebastiano-conca_%28Dizionario-Biografico%29/) e P. Palazzotto, Gli oratori di Palermo, Palermo 1999, 243-248. []
  32. A. Cuccia, Lo scultore Antonino Barcellona …, in Ciminna e l’Immacolata…, 2009, p. 36 e M. Guttilla, scheda n. I,16, in Mirabile artificio 2. Lungo le vie del legno, del marmo e dello stucco. Scultori e modellatori in Sicilia dal XV al XIX secolo, a cura di M. Guttilla, Palermo 2010, pp. 106-107. []
  33. Si veda M.C. Di Natale, Iconografia mariana, Materiali preziosi dalla terra e dal mare nell’arte trapanese e della Sicilia occidentale tra il XVIII e il XIX secolo, catalogo della mostra (Trapani, Museo Regionale “A. Pepoli”, 15 febbraio – 30 settembre 2003) a cura di M. C. Di Natale, Palermo 2003, pp. 125-126. []
  34. Si veda R. Vadalà, Catalogo delle opere, in Bella come la luna…, 2004, pp. 172-173. []
  35. A. Cuccia, Lo scultore Antonino Barcellona e…, in Ciminna e l’Immacolata…, 2009, p. 36. Per la statua si veda M. C. Di Natale, L’Immacolata… in Bella come…, 2004, pp. 77-78 con precedente bibliografia. Per la commissione dell’opera G. Mendola, Orafi e argentieri a Palermo tra il 1740 e il 1790, in Argenti e cultura rococò nella Sicilia Centro-Occidentale 1735-1789, catalogo della mostra (Lubecca, St. Annen-Museum, 21 ottobre 2007-6 gennaio 20080) a cura di S. Grasso e M. C. Gulisano, con la collaborazione di S. Rizzo, Palermo 2008, pp. 579-580. []
  36. Per le opere citate si veda R. F. Margiotta, Tesori d’Arte a Bisacquino, “Quaderni di Museologia e Storia del Collezionismo”, n. 6, Collana di studi diretta da M. C. Di Natale, premessa di M. C. Di Natale, Caltanissetta-Roma 2008, p. 50; M. Guttilla, scheda n. I,16, in Mirabile artificio 2. …, 2010, pp. 106-107; A. Cuccia, Lo scultore Antonino Barcellona e…, in Ciminna e l’Immacolata…, 2009, p. 40-42; A. Anzelmo, Ciminna, percorsi di arte, in Ciminna …, 2014, p. 140; V. Abbate, Polizzi. I grandi momenti dell’arte, Caltanissetta 1997, p. 145;S. Anselmo, Pietro Bencivinni e la scultura lignea nelle Madonie …, 2009, pp. 128-129 con precedente bibliografia. []
  37. S. Farinella, Filippo Quattrocchi…, 2004, p. 65 e nota n. 98 a p. 89 e A. Cuccia, Non è di Francesco…, in “Espero. Rivista del …”, 2010, p. 10 con precedente bibliografia. []
  38. A. Cuccia, scheda III. 33, Le confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo. Committenza, arte e devozione, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 1993, pp. 212-213. []
  39. F. Giunta, Il culto dell’Immacolata a Termini Imerese attraverso la storia delle Confraternite mariane, Termini Imerese 2003. []
  40. Le attribuzioni sono rispettivamente di A. Cuccia, scheda n. III,50, in Le confraternite…, 1993, p. 221 e F. Dell’Utri, La statua dell’Immacolata di Marineo nella scultura lignea del secolo XVIII (fra i Bagnasco e i Quattrocchi), Caltanissetta 1990 con precedente bibliografia. []
  41. L’opera è stata restaurata da Gaetano Correnti, si veda https://www.sangirolamodottore.arcidiocesi.palermo.it/la-chiesa/limmacolata/. Colgo l’occasione per ringraziare il prof. G. Correnti per avermi fornito la fotografia dell’Immacolata della chiesa di S. Girolamo, il sig. Andrea Di Bartolo per le immagini relative alle altre opere di Ficarazzi e i prof. A. Cuccia, M. Vitella e l’arch. S. Farinella per gli utili confronti. []