Daria Gastone

dariagastone@gmail.com

Una bottega orafa senese a Pisa nel Settecento

DOI: 10.7431/RIV17092018

Nell’ambito delle ricerche volte ad approfondire lo studio della produzione orafa sacra pisana del XVIII secolo, si è delineato un nutrito corpus di argenti d’impiego liturgico ricondotti, sulla scorta delle attestazioni documentarie rinvenute, alla bottega di Giovanni e Sallustio Bonechi1.

La presenza di Girolamo Bonechi2  nel pisano venne segnalata da Giovanni Targioni Tozzetti che, nelle sue Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, ricordò un aneddoto occorso nell’autunno del 1742, quando sostò presso la Canonica di Nicosia (Calci) ed ebbe modo di apprezzare un calice in corso di elaborazione da parte dell’orafo proveniente da Siena3. Ettore Romagnoli ripropose la notizia (ante 1835)4 e, ripercorrendo la vicenda artistica dell’argentiere, lo attestò autore di «un superbo vaso d’argento per la nobile casa Sansedonj di Siena»5, di «una figura di argento» realizzata a Genova «a concorrenza dei più bravi statuarj»6, nonché di «varje cose» elaborate «per la corte» a Torino7. Come concluse l’erudito senese, l’orafo, nell’«invecchiare peggiorò sempre di condizione con scemargli la voglia, e le commissioni fin che circa la metà del secolo XVIII morì poverissimo allo Spedale di Pisa»8, benché fosse l’«erede ben degno»9 del padre Giovanni10, già celebrato quale «egregio cisellatore»11.

Gli studi fino ad ora condotti ricostruiscono solo in parte l’attività della bottega Bonechi fra Sei e Settecento12, rilevandone l’operosità per gli enti ecclesiastici di Siena13, Sinalunga14, Piombino15, Grosseto16 e Campiglia Marittima17.

Per quanto attiene all’esperienza pisana di Girolamo e della sua famiglia, la già ricordata sosta presso il Cenobio agostiniano di Calci (1742) trova riscontro nella documentazione prodotta dai Padri Certosini dello stesso luogo, per i quali avviò l’elaborazione di una muta di candelieri d’altare d’argento, coadiuvato dal figlio Giovanni18; le tracce archivistiche emerse sulla sua permanenza in città paiono accertarne la residenza nel centro urbano almeno al principio del quinto decennio del Settecento, quando «Per parte» del Commissario di Pisa e su istanza del pisano Ranieri Busoni – agente di Lorenzo Doni di Roma –, gli venne intimato di lasciare l’abitazione situata in via San Paolo a Ripa d’Arno19.

Il figlio di Girolamo, Giovanni, «originario di Siena» ma abitante in Pisa20, continuò ad operare per la committenza calcesana21, dedicandosi, contestualmente, alla realizzazione di manufatti d’uso liturgico per le compagnie religiose della medesima località22; a Pisa, fra il 1746 ed il 1763, nacquero i suoi figli Anna Violante Nunziata23, Orsola Maddalena24, Vincenzo Ranieri25, Giuseppe Ranieri26, Violante Maria Beatrice27, Domenica Vittoria28, Giuseppe Natale Ignazio29, Domenico Jacopo30, Angelo Giovanni Maria31 e Maria Vittoria Fortunata32. L’argentiere dimorò, dapprima, in Cura di San Paolo all’Orto (1745) – insieme alla moglie Anna ed ai figli Girolamo, Giuseppe e Sallustio33 –, per trasferirsi, in seguito, nelle circoscrizioni parrocchiali di San Marco in Calcesana (1746)34, San Matteo (1747), San Pietro in Vinculis (1748) e San Sebastiano in Chinzica (1751-1752)35, dove ebbe sede la sua bottega. Il 30 aprile del 1754, difatti, nello Scrittoio dell’Opera del Duomo e alla presenza dell’Operaio Francesco Quarantotto, nonché dei testimoni Giovanni Francesco di Guglielmo Minetti e Francesco di Domenico Pruini, Giovanni stipulò il contratto di enfiteusi e livello per una «Bottega con tutte le sue appartenenze», situata sulla via di Banchi36; per canone annuale si impegnò a corrispondere dodici scudi, a partire dal mese di giugno del 175537. Il laboratorio era dislocato in posizione decentrata rispetto alla Piazza del Ponte di Mezzo, luogo che vide, fra Sei e Settecento, la più incisiva concentrazione di botteghe dedicate alla produzione suntuaria; tuttavia, il pieno inserimento dell’argentiere nel contesto produttivo locale ed i proficui legami stretti con gli altri artefici specializzati operosi in loco traspaiono dal ruolo che svolse all’interno dell’Arte degli Orefici di Pisa, della quale fu Camerlengo38.

Negli anni centrali del secolo, Giovanni giunse alla piena affermazione, sostenuto da consolidati rapporti professionali ed apprezzato dalla committenza del pisano, come comprova la capillare diffusione dei manufatti eseguiti nel suo laboratorio; attivo, continuativamente, per le istituzioni religiose del centro urbano come del territorio rurale, venne segnalato in qualità di «Maestro» argentiere nel 1755, quando realizzò, per la Confraternita della Madonna Incoronata e San Guglielmo, un reliquario d’argento e rame dorato destinato ad accogliere le sacre spoglie del santo39.

Le carte documentano il suo costante coinvolgimento nell’attuazione di periodici interventi manutentivi, ma anche la sua particolare abilità nella lavorazione di arredi connotati da supporti in legno intagliato, da applicazioni ornamentali in metallo dorato e da inserzioni preziose, come le «Pietre di Venesia legati agrupi» e le «pietre rose ingranate legate in oro e supporti di Argento» disposte a corredo dell’ostensorio realizzato per le monache cistercensi di Pisa nel 176040. Prossimo alla conclusione della propria attività, il 18 settembre del 1775 rinunciò alle «ragioni livellarie» della sua bottega per «riparare ad alcuni suoi urgenti bisogni», vendendole al genero Michele di Salvatore Fangacci41; l’officina si identifica, verosimilmente, in quella situata sotto il Palazzo Pretorio, dotata di fucina, «retrostanza», nonché di «Chiostra, e Pozzo a Comune con la Bottega del Signor Luigi Certellini»42, ancora descritta nel Campione Delle Case, Orti ed altri Stabili Esistenti dentro al Circondario delle Mura della Città di Pisa sul volgere del XVIII secolo43. Giovanni morì nell’aprile del 1777, «in età d’annj 69 circa»44 e venne sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Carmine di Pisa, con l’intervento della Compagnia di San Giovanni in Spazzavento45; in questo momento, il figlio Sallustio46 pervenne alla piena autonomia professionale, come suggeriscono le tracce documentarie che lo identificano quale argentiere «in Banchi» (1777)47.

L’attività di quest’ultimo, avviata nell’alveo della bottega paterna almeno dal settimo decennio del Settecento, è documentata sia per quanto attiene alle frequenti operazioni di restauro occorse alle suppellettili sacre degli enti ecclesiastici del territorio pisano, sia in merito alla realizzazione di nuovi manufatti. Annoverato nel testamento della contessa Giovanna Cataldi Del Testa Del Tignoso fra gli «Artigiani di Suo Servizio» beneficati del lascito di dieci scudi ciascuno (1784)48, Sallustio appare pienamente inserito nella cultura artistica locale alla fine del Settecento, quando su disegno del pittore pisano Giovanni Battista Tempesti realizzò una custodia d’argento per le reliquie di San Ranieri (1791)49. Operoso fino al primo Ottocento, nel 1813 si rintraccia fra i residenti della Parrocchia di San Sebastiano50, quando il fratello Domenico, «fabbricatore» di casse da orologi, si trova nella Parrocchia di San Michele in Borgo51.

Le suppellettili sacre assegnate a Giovanni Bonechi di Pisa grazie alle puntuali attestazioni documentarie rinvenute, sopravvivenze di una produzione che fu vasta e diversificata, sono caratterizzate dall’impressione di un bollo costituito dalle iniziali «GG» inframmezzate da punto alto in campo ovale e di un marchio rappresentante una «figura antropomorfa»; quest’ultimo contrassegno compare associato anche ai bolli letterali «GB», «SB» e «PISA»52.

La punzonatura costituita dal marchio «GB» in campo ovale sagomato, dal bollo con «figura antropomorfa» e, talvolta, dal marchio con iscrizione «PISA» in campo rettangolare sagomato, si rintraccia su argenti datati fra il 1742 e gli anni Settanta del XVIII secolo (Figg. 12); il marchio con lettere «GG» inframmezzate da punto alto in campo ovale compare – associato o meno al bollo con «figura antropomorfa» –, su manufatti datati fra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Settanta del Settecento (Figg. 34), mentre il bollo letterale «SB» in campo ovale profilato, internamente, da perlinatura – accompagnato o meno dal bollo con «figura antropomorfa» –, ricorre sulle suppellettili datate tra la fine degli anni Settanta e gli anni Novanta del secolo (Figg. 56).

L’insieme delle opere individuate si distingue per la generale uniformità compositiva; la reiterata proposta di modelli desunti da un repertorio di gusto tardobarocco, evidentemente gradito alla committenza locale del tempo, appare la tendenza privilegiata, in particolare riferimento agli oggetti realizzati fra il quinto ed il settimo decennio del Settecento.

L’attardata produzione di arredi sacri assettati su formule codificate negli anni Quaranta del secolo rivela la predilezione per il misurato accordo fra campiture levigate e riserve che accolgono il complesso decorativo; la tendenza all’impiego frequente di foglie d’acanto, perlinature incavate, embricature incise e protomi cherubiche alate dalla peculiare connotazione fisiognomica, nonché l’elaborazione di più rari manufatti a superficie specchiante e privi di ornato, assimilano gli arredi pisani ad un tipo di produzione corrente ampiamente diffuso, in ambito italiano, dal primo Settecento53 (Figg. 78).

Le opere attribuibili al solo Sallustio si collocano nell’ultimo quarto del XVIII secolo; all’orefice si riconosce un tentativo di aggiornamento stilistico rispetto a quanto lungamente compiuto dal padre, attraverso la realizzazione di suppellettili d’impiego liturgico conformi alle proposte più avanzate della coeva produzione neoclassica toscana.

Abbreviazioni

ACC – Archivio della Certosa di Calci (Pisa).

ASDPi – Archivio Storico Diocesano di Pisa.

ASFi – Archivio di Stato di Firenze.

ASPi – Archivio di Stato di Pisa.

Crediti fotografici: Ufficio Diocesano per i Beni Culturali di Pisa – Archivio fotografico. Realizzazione Nicola Gronchi.

  1. Le ricerche finalizzate ad approfondire lo studio dell’opera della bottega orafa dei Bonechi a Pisa sono state condotte nell’ambito della tesi di dottorato, D. Gastone, Orafi e argentieri a Pisa nel XVIII secolo, tutor Prof.ssa A. Capitanio, discussa il 9 marzo 2018 presso l’Università di Firenze (Dottorato di Ricerca Interuniversitario ‘Pegaso’ in Storia delle arti e dello spettacolo, ciclo XXX, Università degli Studi di Firenze, Pisa e Siena). []
  2. Come ricorda Ettore Romagnoli, Girolamo di Giovanni Bonechi nacque a Siena nel 1675, si veda E. Romagnoli, Biografia Cronologica de’ Bellartisti senesi: 1200-1800, vol. XI, Firenze 1976 (Ristampa anastatica ed. Siena, 1835), p. 575. []
  3. G. Targioni Tozzetti, Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali, e gli antichi monumenti di essa, vol. I, Bologna 1971 (Ristampa anastatica ed. Firenze 1768-1769), p. 403: l’autore, trattando della Canonica di Nicosia, ricordò che «Nel ritorno» ebbe modo di «vedere un bellissimo Calice d’Argento, che stava attualmente lavorando un certo Girolamo Bonechi Senese, il quale è di un lavoro stupendo, con bassirilievi della Passione di Nostro Signore, ne’ quali le figure di ottimo disegno, e disposizione, sono da esso fatte risaltare col solo martello per di dietro, e riescono tanto perfette, che non vi è bisogno di bulino, o altro instrumento per finirle» (ibidem). La notizia è riportata dalla bibliografia successiva. []
  4. L’autore ricorda che l’orefice, nel 1742, «era a lavorare varie statuine, e utensili sacri di argento nella Certosa di Nicosia presso Pisa, ove lo trovò il Dottore Targioni Tozzetti, e lo nominò nel suo viaggio per la Toscana, come celeberrimo artefice senese», E. Romagnoli, Biografia …, vol. XI, 1976, p. 575. []
  5. E. Romagnoli, Biografia …, vol. XI, 1976, p. 576. []
  6. Ibidem. []
  7. Ibidem. []
  8. E. Romagnoli, Biografia …, vol. XI, 1976, p. 577. []
  9. E. Romagnoli, Biografia …, vol. XI, 1976, p. 210. []
  10. Giovanni Bonechi è attestato a Siena fra il 1640 e il 1708, E. Romagnoli, Biografia …, vol. XI, 1976, pp. 209-210. []
  11. E. Romagnoli, Biografia …, vol. XI, 1976, p. 209. Giovanni Bonechi, nel 1669, asserì di possedere il punzone costituito dalla lettera «D» ereditato dal maestro Domenico Montini, si veda S. Hansen, Sieneser Gold und Silberschmiede im 17. Jahrundert, in “Mitteilungen des kunsthistorischen Institutes in Florenz”, XXXIII, 1989, 1, pp. 147, 149 (nota 13), 151-152 doc. 1. []
  12. Lo studio dell’opera della bottega Bonechi di Siena è in corso di pubblicazione nel volume dedicato agli Argenti senesi (in uscita dicembre 2018), a cura di Laura Martini, Ilaria Pugi e Paolo Torriti, che ringrazio. []
  13. Si rimanda a, Die Kirchen von Siena, vol. I, a cura di P. A. Riedl-M. Seidel, München 1985, p. 251 nota 1312; L. Martini, Gli argenti e le suppellettili in metallo, in L’Oratorio di S. Caterina nella Contrada del Drago. La storia e l’arte, a cura di F. Bisogni-L. Bonelli Conenna, Siena 1988, pp. 118, 128 nota 7. []
  14. L. Martini, Scheda n. 20, in Arte e storia nella Collegiata di Sinalunga, a cura di R. Longi-L. Martini, Siena, 1995, p. 128; R. Longi, Scheda n. 26, in Arte e storia …, 1995, p. 138. []
  15. C. Bernazzi, Scheda n. 2, in La chiesa di Sant’Antimo a Piombino e il Museo diocesano Andrea Guardi: arte e storia dal Medioevo al Novecento, a cura di M. T. Lazzarini, Ospedaletto (PI) 2011, pp. 126-128. []
  16. Si veda, L. Martini, Scheda n. 61, in La Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto. Arte e storia dal XIII al XIX secolo, catalogo della mostra (Grosseto, 28 giugno-29 settembre 1996), a cura di C. Gnoni Mavarelli-L. Martini, Cinisello Balsamo (MI) 1996, pp. 202-203; Eadem, L’arredo della Cattedrale tre Sei e Settecento, in La Cattedrale di S. Lorenzo …, 1996, pp. 69-70 fig. 12, 72 nota 33; L. Galli, Scheda n. 66, in La Cattedrale di S. Lorenzo …, 1996, p. 208. []
  17. M. T. Lazzarini, Scheda n. 29, in Il Museo d’Arte sacra di San Lorenzo a Campiglia, a cura di M. T. Lazzarini, Ospedaletto (PI) 2008, p. 60; Eadem, Scheda n. 32, in Il Museo d’Arte sacra …, 2008, pp. 64-66. []
  18. Archivio della Certosa di Calci (ACC), Cassette a forma di libro 7, Conti, e Ricevute di Orefici, fasc. I, cc. 35r-46v. I candelieri risultano dispersi. []
  19. ASPi, Commissariato 818, ins. 31, f.n.n. Non si rinvengono documenti che precisino la data di morte di Girolamo Bonechi. []
  20. ACC, Cassette a forma di libro 7, Conti, e Ricevute di Orefici, fasc. I, f. 47r. []
  21. ACC, Cassette a forma di libro 7, Conti, e Ricevute di Orefici, fasc. I, ff. 47r-60v. []
  22. Si veda, ad esempio, Archivio di Stato di Firenze (ASFi), Compagnie religiose soppresse da Pietro Leopoldo, Pisa, 2674, P. XL, n. 6, f. 32; P. XL, n. 7, ff. 104v, 105r-v, 106r-v, 107r, 108r [1744-1745]. []
  23. Archivio Storico Diocesano di Pisa (ASDPi), Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 56, f. 52r, n. 341: il 27 marzo del 1746 venne battezzata Anna Violante Nunziata «di Giovanni del fù Girolamo Bonecchi di Siena abitante in Pisa» e di Maria Teresa di Domenico Trinci, sua consorte in cura di San Marco in Calcesana, alla presenza del compare Andrea di Paolo Andrei e della comare Maria Maddalena Abati, entrambi di Pisa. []
  24. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 57, f. 412r, n. 1: il 22 ottobre 1747 fu battezzata Orsola Maddalena di «Giovanni del quondam Girolamo Bonechi di Siena» abitante in Pisa, e di Teresa di Domenico Trinci sua consorte in Cura di San Matteo, alla presenza del compare Vincenzo Monaldi – «e per esso Pietro Carmassi» – e della comare Maria Chiara Trinci di Pisa. []
  25. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 57, f. 480r, n. 23: il 9 ottobre del 1748 fu battezzato Vincenzo Ranieri di «Giovanni del quondam Girolamo Bonechi di Siena» abitante in Pisa e di Teresa di Domenico Trinci sua consorte in Cura di San Pietro in Vinculis; compare fu Vincenzo Monaldi – «e per esso Giuseppe Bertoni» – mentre comare fu Maria Giuliana di Pietro Paolo Giminiani di Pisa. []
  26. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 57, f. 196r, n. 391: l’11 febbraio del 1750 venne battezzato Giuseppe Ranieri di Giovanni Bonechi quondam Girolamo di Siena abitante in Pisa nella Parrocchia di San Sebastiano, e di Teresa Maria di Domenico Trinci sua consorte; compare fu Vincenzo Monaldi – «e per esso Giuseppe Bertoni» –, comare fu Maria Eleonora di Giuseppe Gabbrielli. []
  27. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 57, f. 485r, n. 66: il 15 aprile del 1751 venne battezzata Violante Maria Beatrice di Giovanni Bonechi quondam Girolamo di Siena abitante in Pisa nella Cura di San Sebastiano, e di Maria Teresa di Domenico Trinci sua Consorte; compare fu Lorenzo Castellacci, comare fu Maria Franca Castellacci. []
  28. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 57, f. 95r, n. 84: il 19 novembre del 1752 venne battezzata Domenica Vittoria di Giovanni Bonechi «quondam Girolamo di Siena» abitante in Pisa nella Parrocchia di San Sebastiano e di Maria Teresa di Domenico Trinci sua consorte, alla presenza del compare Domenico Trinci e della comare Teresa Cuturri di Lucca. []
  29. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 58, f. 169, n. 45: il 23 aprile 1754 fu battezzato Giuseppe Natale Ignazio di Giovanni Bonechi «quondam Girolamo di Siena» abitante in Pisa nella Cura di San Cristoforo, e di Maria Teresa di Domenico Trinci sua consorte, alla presenza del compare Franco Notari e della comare Anna Maria Notari. []
  30. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 58, f. 112r, n. 68: il 25 luglio 1757 venne battezzato Domenico Jacopo di Giovanni Bonechi «quondam Girolamo di Siena» abitante in Pisa nella Cura di San Cristofano e di Maria Teresa di Domenico Trinci sua consorte; compare fu Franco Notari e comare Elisabetta Notari. []
  31. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 59, f. 8v, n. 65: l’8 settembre 1760 venne battezzato Angelo Giovanni Maria di «Giovanni Agnello Antonio dl fù Signor Girolamo Bonechi di Siena» abitante in Pisa e di Teresa di Domenico Trinci sua consorte, in Cura di San Cristoforo; compare fu Franco Notari e comare Maria Caterina Notari. []
  32. ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 59, f. 380v, n. 627: il 10 maggio 1763 venne battezzata Maria Vittoria Fortunata di Giovanni del fu Girolamo Bonechi di Siena abitante in Pisa, e di Maria Teresa di Domenico Trinci sua moglie in Cura dei Santi Cosimo e Damiano; compare fu Niccola di Antonio Scriver di Livorno abitante in Pisa. []
  33. ASDPi, Curia arcivescovile, Libri parrocchiali 52, S. Paolo all’orto. Stati d’Anime dal 1746 al 1755, Stato delle Anime Della Cura di S: Paolo all’Orto Di Pisa. Nell’Anno 1746. Pisano, f.n.n., «Casa 37», «[Anni] 37. Giovanni Bonechi C/ [Anni] 27. Anna sua Moglie + C/ [Anni] 6. Girolamo e [Anni] 4. Giuseppe [Anni] 3. Salustio Figli/ […]». []
  34. ASDPi, Parrocchia di San Marco in Calcesana, Stati delle anime 3, Libro dello stato delle anime della chiesa di S. Marco in Calcesana di Pisa 1737 Pisano 1783 C, f. 36v; nella «Casa 18» – dimora dell’intagliatore pisano Andrea Andrei – risulta residente «Giovanni del quondam Girolamo Bonechi» di 36 anni, con la moglie Maria Teresa di Domenico Trinci di 23 anni, con i figli Girolamo di 7 anni, Giuseppe di 6 anni, Sallustio di 4 anni e Maria Anna Violante Nonziata di 9 giorni (ibidem). Nei pressi abitava Benedetto Giacomelli (ibidem), probabilmente identificabile in uno degli orafi attivi a Pisa nel pieno Settecento. []
  35. Si vedano, qui, le note 24-28. []
  36. ASPi, Opera del Duomo, Contratti 58, ff. 31r-v. Il documento specifica che il laboratorio era situato in Cura di San Sebastiano in Chinzica ed individua l’artefice come «Giovanni del fù Girolamo Bonechi di Siena Argentiere commorante in Pisa» (ibidem). Francesco di Guglielmo Minetti è verosimilmente identificabile nell’orafo, di origini senesi, attivo a Pisa negli anni centrali del Settecento. []
  37. ASPi, Opera del Duomo 58, f. 32r. []
  38. ASPi, Opera del Duomo 604, f. XXXX. []
  39. ASFi, Compagnie religiose soppresse da Pietro Leopoldo, Pisa, 2553, F. XXXVI, n. 35, f.n.n., n. 114. Il reliquiario documentato risulta disperso. []
  40. ASPi, Corporazioni religiose soppresse, 1028, Libbro di Riceute, ff. 87r-v. L’ostensorio risulta disperso. []
  41. ASPi, Opera del Duomo, Contratti 59, f. 137r, l’orefice decise di «renunziare, e Vendere Le ragioni Livellarie ad esso appartenenti, sopra detta Bottega, a Michele del fù Salvadore Fangacci» che convenne «di ricevere detta renunzia, col pagamento a detto Bonechi di Scudi Cento […]» (ibidem). Dal matrimonio tra Michele Fangacci e Maria Anna di Giovanni Bonechi nacquero numerosi figli; Giovanni Bonechi partecipò al battesimo di Salvatore Carmelo nel ruolo di compare, ASDPi, Parrocchia dei Santi Ranieri e Leonardo di Pisa, Battesimi 61, f. 539r, n. 99 [22 luglio 1776]). []
  42. ASPi, Ufficio dei Fiumi e Fossi, 2791, tomo I, ff. 149r-v. La bottega descritta risulta a livello dell’Opera del Duomo di Pisa (ibidem). []
  43. Ibidem. []
  44. ASDPi, Curia arcivescovile, Libri Parrocchiali 25, Libro de Morti della Chiesa di S. Lorenzo in Chinsica A, f. 211v; il documento, datato 30 aprile 1777, identifica l’artefice come «Giovannj Bonechj Argentiere» (ibidem). []
  45. Ibidem. Dal 1761 «Giovanni dl fù Girolamo Bonechi argentiere in Pisa» risulta a livello del Convento di Santa Maria del Carmine di Pisa per una casa situata in Via Sant’Antonio e ricompresa in Cura dei Santi Cosimo e Damiano di Pisa, ASPi, Corporazioni religiose soppresse 1346, f. 101sx. []
  46. Il 13 settembre 1772 Sallustio sposò Margherita di Matteo Jacopini nella Chiesa di San Sebastiano in Chinzica, ASDPi, Curia arcivescovile, Libri Parrocchiali 25, Libro de Matrimonj della Parrocchia di S. Sebastiano in Kinsica di Pisa. C, f. 20. []
  47. ASFi, Compagnie religiose soppresse da Pietro Leopoldo, Pisa, 2504, A. CCXXXVI, n. 4, f.n.n. []
  48. ASPi, Gabella dei Contratti, Testamenti 278, f. 33. Il documento annovera «Salustio Bonechi Orefice» (ibidem). []
  49. Il manufatto, «pagato dalla Comunità lire 349; come dalla Deliberazione Magistrale de 15 Agosto 1791», non è stato identificato, si veda ASPi, Comune D 652, Libro di Inventari […], f.n.n. Inventario […], f.n.n.; il documento è citato da R. P. Ciardi, La seconda metà del secolo, in Settecento pisano. Pittura e scultura a Pisa nel secolo XVIII, a cura di R. P. Ciardi, Ospedaletto (Pisa) 1990, p. 146, nota 73. []
  50. ASPi, Comune E 10, Stati generali di tutte le parrocchie della Comunità di Pisa 1813, Stato della popolazione della parrocchia di San Sebastiano, f.n.n. []
  51. ASPi, Comune E 10, Stati generali di tutte le parrocchie della Comunità di Pisa 1813, Stato della popolazione della parrocchia di San Michele in Borgo, f.n.n. []
  52. Allo stato attuale delle ricerche, il marchio rappresentante una «figura antropomorfa» non è stato riscontrato su argenti realizzati da altri orefici pisani del Settecento. I bolli letterali «GB», «GG» ed i marchi con «figura antropomorfa» ed iscrizione «PISA» vennero già rilevati da Costantino Bulgari negli anni Cinquanta del Novecento, Archivio Costantino Bulgari Arezzo, Laboratorio di storia e tecnica dell’oreficeria, Università di Siena, sede Arezzo, nn. 1785, 2101, 2102, 2103, ringrazio Paolo Torriti; il marchio con «figura antropomorfa» è stato rilevato da A. Capitanio, Scheda n. 81, in Arte sacra nella Versilia medicea. Il culto e gli arredi, catalogo della mostra (Seravezza, 5 agosto-15 ottobre 1995), a cura di C. Baracchini-S. Russo, Firenze 1995, p. 140. []
  53. Si rileva l’affinità esemplificativa con manufatti di ambito bolognese, si veda F. Faranda, Scheda n. 79, in F. Faranda, Argentieri e argenteria sacra in Romagna dal Medioevo al XVIII secolo, Rimini 1990, pp. 189-190; genovese, si veda F. Boggero-F. Simonetti, L’argenteria genovese del Settecento, Torino 2007, p. 283, n. 16; siciliana, come attesta l’inserzione della perlinatura incavata sulla base del calice di argentiere messinese (1704) conservato presso il Museo Abbaziale di Montevergine (G. M. Gargiulo, Scheda n. 57, in Il Museo abbaziale di Montevergine. Catalogo delle opere, a cura di P. Leone de Castris, Napoli 2016, p. 149), elemento ricorrente anche nella produzione veneta, si veda L. Camerlengo, Scheda n. 25, in Basilica del Santo. Le oreficerie, a cura di M. Collareta-G. Mariani Canova-A. M. Spiazzi, Roma 1995, pp. 207-208; S. Pichi, Scheda n. 13, in Il tesoro di San Salvador. Arte orafa a Venezia tra fede e devozione, catalogo della mostra (Venezia, 18 settembre-15 novembre 2008), a cura di S. Pichi, Saonara (PD) 2008, p. 135. []