Ivana Bruno

i.bruno@unicas.it

Il leggio in bronzo del Museo Pepoli di Trapani e la sua fortuna critica nell’Ottocento

DOI: 10.7431/RIV17052018

«Nel mezzo del coro si vede un leggio di bronzo di getto, co’ tali fogliami incerfogliato, che reca astio alle catedrali d’Italia, per non hauerne elleno un altro consimile». Così Vincenzo Nobile nel 1698, descrivendo // Tesoro nascosto… cioè le gratie, glorie e eccellenze del Religiosissimo Santuario di nostra Signora di Trapani, ricorda l’opera alla quale si deve la fama del fonditore Annibale Scudaniglio, che sulla base di essa realizzò il proprio ritratto con il compasso in mano e iscrisse il suo nome e la data 15821 (Figg. 12).

Il monumentale leggio in bronzo, che era stato commissionato dai padri carmelitani per il coro del Santuario dell’Annunziata di Trapani, dopo la legge di soppressione degli ordini religiosi del 7 luglio 1866 seguì le sorti di tutti i preziosi doni offerti alla Madonna di Trapani, presi in consegna nel 1870 dal Comune della città2. Passato nel 1907 in deposito temporaneo al Museo trapanese “Agostino Pepoli, nel 1909 fu definitivamente ceduto al Museo, dove ancora oggi è esposto3.

Annibale Scudaniglio nacque nella seconda metà del Cinquecento a Trapani, dove inizialmente tenne un’attiva bottega nel quartiere di S. Nicola e, dal 16 ottobre 1600, prese in affitto casa e officina dal maestro Nicola Di Blasi, in contrada S. Lorenzo4. Ad eccezione del leggio e delle notizie documentarie su alcune campane e su altri lavori di nessun rilievo artistico, come una «pignata di metallo» realizzata per la badessa della Badia Nuova di Trapani5, non si hanno ulteriori testimonianze della sua attività di fonditore, né sempre attendibile appare quanto scrivono i biografi dell’Ottocento6. Già Antonio Sorrentino notava infatti che inesatta era la notizia di un suo Crocifisso in bronzo di proprietà della famiglia del cav. Di Ferro7, opera invero ritenuta di Agostino Diotivolsi8. Alquanto fantasiosa sembra anche l’ipotesi di un suo definitivo trasferimento a Londra nel 1592 su invito di un lord inglese, affermazione peraltro smentita dall’analisi documentaria. Dai libri contabili del convento dell’Annunziata − come rilevava Sorrentino9 − risulta infatti che Scudaniglio ricevette il pagamento del leggio in bronzo in diverse annualità a partire dal 1581 e che, nel 1615, l’intero conto non gli era stato ancora saldato, tanto che intentò al priore del convento una lite che ebbe termine soltanto il 2 febbraio del 161510. Un atto del 27 novembre 1610 del notaio Melchiorre Castiglione documenta, inoltre, che in quella data lo scultore si trovava a Trapani avendo ricevuto l’incarico di «facere et fundere campana» per la chiesa dell’Annunziata11.

Un altro errore in cui sono caduti gli storiografi dell’Ottocento12, tratti in inganno dall’iscrizione «ANNIBAL SCVDANIGLIO DREPANENSIS 1582» che appare sulla base del leggio, è stato quello di considerare lo scultore non soltanto l’esecutore materiale, ma anche l’«inventore» dell’opera in bronzo13. Un pagamento del 22 gennaio 1582 − annotato nel Libro d’Esito della fabbrica del convento dell’Annunziata, attualmente custodito al Museo Regionale “Agostino Pepoli”14 − «allo s.ri lacobo Salemi per li disigni dello ligio di bronzo» chiarisce, invece − come per primo mise in rilievo Vincenzo Scuderi − che il vero ruolo di Scudaniglio dovette limitarsi esclusivamente a quello di fonditore15. Ciò è confermato dall’atto di allogazione del 3 gennaio 1581, segnalato da Claudia Guastella, con cui lo scultore si obbligava «R(everen)do p(at)ri m(agis)tro Egidio honesti Sacre theo(logie) do(ctori) ordinis carmelitani priori conventus S(anc)te m(ari)e e an(nuntia)te huius c(ivitatis) d(repani)» a fondere un leggio in bronzo da collocare nel coro della chiesa del Convento16. Testimoni dell’atto erano Antonio Ferraro e «Jacobo di Salemi»17. La presenza di quest’ultimo avvalorerebbe l’ipotesi, già avanzata da Scuderi, che la paternità del disegno del leggio possa riferirsi a lui o al famoso Nibilio Gagini, della cui cerchia faceva parte18. Il nome di Nibilio, per una datazione anteriore del disegno del leggio rispetto agli inizi dell’attività dell’argentiere, fu immediatamente scartato da Maria Accascina, che propose invece quelli di Antonio Cochula e Scipione Di Blasi19.

Sulla base delle caratteristiche stilistiche appare più verosimile, però, l’attribuzione del  disegno all’architetto e scultore Jacopino da Salemi che, contrariamente a Scipione Di Blasi, diede del manierismo di derivazione michelangiolesca «una versione più polita e classicistica»20. Quest’artista va identificato con quel «Giacomo Pino», marmoraro di Salemi e abitante a Palermo, menzionato nel 1883 da Gioacchino Di Marzo per essersi obbligato l’8 novembre 1577 a realizzare una cappella in marmo nella chiesa madre di Alcamo21, e con quel Jacopo Pino da Salemi più volte nominato nei documenti dell’archivio della chiesa madre di Enna22. Da questi documenti si ricava che costui fu l’architetto che progettò la sistemazione cinquecentesca della chiesa madre di Enna e che ne disegnò nel 1570 il portale meridionale, per poi scolpirlo personalmente entro il 1574, periodo in cui l’argentiere Scipione Di Blasi eseguiva per gli stessi committenti il braccio reliquiario di S. Antonio23. Lo scultore peraltro era già presente a Trapani presso il convento dell’Annunziata dal 1579, come attestano le numerose note di pagamento registrate nel Libro d’Esito della fabbrica24 e l’atto con cui si obbligava ad eseguire, insieme agli intagliatori Lorenzo ed Agostino, una custodia marmorea25. Faceva infatti parte di quel gruppo di artisti, artigiani e maestranze, che il priore dei carmelitani Egidio Onesti aveva reclutato dalla vicina Palermo26.

È certo dunque che l’autore del disegno preparatorio vada rintracciato nell’ambito della fiorente bottega gaginesca rappresentata dal noto argentiere Nibilio Gagini, che lavorò attivamente dal 1564 al 1607, dimostrandosi – come ha messo in rilievo Maria Concetta Di Natale che ne ricostruisce l’attività – «degno rampollo di una famosa famiglia di scultori che aveva sparso nel corso di due secoli le proprie opere per tutta la Sicilia»27.

La profusione di elementi decorativi, quali mascheroni, sfingi alate, grottesche, cariatidi, che non rifugge dalle arditezze dell’ornamentazione profana invalsa anche negli arredi ecclesiastici, caratterizza numerose suppellettili del periodo, attribuibili a Nibilio Gagini e ad altri argentieri a lui vicini (Figg. 345). Si pensi, ad esempio, al già menzionato braccio reliquiario di Sant’Antonio, realizzato negli anni 1573-1577 dall’argentiere Scipione Di Blasi per la chiesa madre di Enna28, la cui novità della base venne ripresa nel leggio di Trapani29 e successivamente nei sei candelieri d’argento del tesoro della stessa chiesa madre di Enna, oggi al Museo Alessi, quattro di Nibilio Gagini e due di Pietro Rizzo30.

Il motivo della sfinge alata (Fig. 6), che caratterizza la parte superiore del leggio, si ritrova invece nel manico della brocca della Galleria Regionale della Sicilia proveniente dal Monastero di Santa Maria di Valverde di Palermo31. Del resto, questo repertorio figurativo tipico del manierismo, supportato da disegni e stampe ancora nei decenni a venire – come rileva Vincenzo Abbate – «dovette trovare particolare fortuna nelle botteghe, non esclusa quella del Gagini, sulla scia della grande tradizione orafa tosco-romana attraverso i contatti Caradosso-Cellini e gli incontri avvenuti a Roma alle corti papali»32.

L’eccezionalità dell’opera, che già alla fine del Seicento aveva spinto gli storiografi a considerarla un unicum nel panorama nazionale, fu ulteriormente messa in risalto nell’Ottocento quando fu scelta a rappresentare le arti decorative siciliane nell’ambito della celebre Esposizione Nazionale organizzata a Palermo nel 189133.

Apprezzato dagli storiografi siciliani contemporanei che lo menzionarono nei loro studi34, il leggio fu riprodotto fedelmente in un’incisione di Andrea Terzi nel volume su I Gagini pubblicato da Gioacchino di Marzo nel 1883 (Fig. 7)35. E dovette essere proprio Di Marzo, il quale emergeva nel panorama siciliano come figura di studioso che aveva piena coscienza della egua­glianza tra le cosiddette arti maggiori e minori, a volere che fosse realizzato il calco in gesso da esporre alla mostra palermitana36. Il noto critico palermitano ricopriva infatti, nell’ambito dell’Esposizione del 1891, il ruolo di presidente della Commissione Ordinatrice e, insieme ad Antonino Salinas, direttore del Museo direttore del Museo Nazionale di Palermo, si occupò della cosiddetta «sezione monumentale e pittoresca», che costituì un padiglione a sé stante all’interno del Palazzo delle Belle Arti37.  Secondo i due studiosi, i quali scelsero con attenzione i contenuti della rassegna, questa sezione avrebbe dovuto far conoscere l’intero patrimonio storico-artistico dell’Isola. A tradurre le loro idee in un percorso espositivo pensò l’ingegnere Vittorio La Farina, incaricato anche di fare da segretario della Commissione Ordinatrice.

Le opere, suddivise in tre diversi gruppi (il primo con i calchi in gesso e gli archetipi in legno, il secondo con vedute ad olio o ad acquarello dei luoghi più suggestivi dell’Isola, il terzo con fotografie realizzate dagli Interguglielmi e dagli Incorpora), proponevano, in un’ideale visita della Sicilia monumentale e pittoresca, le scelte e le preferenze dei due ideatori e curatori della mostra, l’uno storico delle «Belle Arti» dell’Isola e dei Gagini, l’altro appassionato studioso delle antichità greche.

Il calco del monumentale leggio fu esposto al centro della sezione, intitolata «Bellezze di Sicilia», come si può notare in una delle illustrazioni realizzate dai Fratelli Treves di Milano e pubblicate sul giornale dell’esposizione da loro edito (Fig. 8)38. Tra le opere d’arte decorativa figura inoltre il calco del piatto di parata, opera dell’argentiere Elias Lencker di Norimberga, allora attribuito a Benvenuto Cellini, anch’esso proveniente dal Santuario dell’Annunziata di Trapani e confluito nelle collezioni del Museo Regionale “Agostino Pepoli” di Trapani39.

Dai documenti conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma si ricava che il calco del leggio in bronzo e gli altri esposti, in consegna al Comune di Palermo, furono donati dal Comitato direttivo dell’esposizione del 1891 al Museo Nazionale della città40. Il direttore Salinas attribuì ad essi, così come alle copie e alle riproduzioni di vario genere, notevole importanza in quanto efficaci strumenti didattici41. Successivamente, e precisamente nel 1896 secondo quanto risulta dal giornale di entrata dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, furono acquisiti dalla stessa Accademia per donazione del Ministero dell’istruzione, dove ancora sono in gran parte conservati ed esposti (Fig. 9)42.

Abbreviazioni archivi

BCRS Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana

MRP Trapani, Museo Interdisciplinare Regionale “A.Pepoli”

ACS, AABBAA Roma, Archivio Centrale dello Stato, Direzione Antichità e Belle Arti

AST Archivio Statale di Trapani

  1. V. Nobile, Il Tesoro nascosto riscoperto a‘ tempi nostri dalla consecrata penna di D. Vincenzo Nobile Trapanese, cioè le gratie, glorie e eccellen­ze del Religiosissimo Santuario di Nostra Signora di Trapani, ignorate  fin’hora da tutti, all’orbe battezzato fedelmente si palesano, Palermo 1698, p. 205. Sullo studioso trapanese e sugli altri scritti riguardanti le arti decorative a Trapani cfr. M.C. Di Natale, Gli studi sulle arti decorative a Trapani dal XVII al XX secolo, in «OADI. Rivista dell’Osservatorio per le Arti decorative in Italia», n. 6, Dicembre 2012, pp. 131-148. []
  2. In esecuzione della legge del 7 luglio 1866, n. 3036, i beni del Santuario dell’Annunziata di Trapani che appartenevano all’ordine carmelitano furono incamerati e nel 1870 presi in consegna dal Comune di Trapani. A tal proposito cfr. Cfr. M.C. Di Natale, I gioielli della Madonna di Trapani, in Ori e argenti di Sicilia dal Quattrocento al Settecento, a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, p. 63. Sulla tutela del patrimonio nazionale dopo la legge di soppressione degli ordini religiosi si veda: A. Gioli, Monumenti e oggetti d’arte nel Regno d’Italia. Il patrimonio artistico degli enti religiosi soppressi tra riuso, tutela e dispersione. Inventario dei “Beni delle corporazioni religiose” 1860-1890, Roma 1997. []
  3. Il leggio fa parte del primo nucleo delle collezioni del Museo Regionale “Agostino Pepoli”. Sull’opera cfr. I. Bruno, scheda III.1, in Il Tesoro Nascosto. Gioie e argenti per la Madonna di Trapani, catalogo della mostra (Trapani, Museo Regionale Pepoli, 2 dicembre 1995-3 marzo 1996) a cura di M.C. Di Natale e V. Abbate, Palermo 1995, pp. 241-244 (con bibliografia precedente); M.C. Di Natale, Arti decorative nel Museo Pepoli di Trapani, in Trapani. Museo Pepoli, Palermo stampa 1992 (copyright 1991), pp. 60-119.
    Il Museo Regionale “Agostino Pepoli”, che ha sede nei locali dell’ex convento dei Padri Carmelitani, nato come museo civico, divenne nel 1925 Regio Museo e nel 1946 Museo Nazionale. Dal 1977 istituto regionale, nel 2010, in seguito all’accorpamento di altre strutture museali del territorio, ha assunto la nuova denominazione di Museo Interdisciplinare Regionale “Agostino Pepoli”. Per una breve storia della collezione cfr. L. Novara, D. Scandariato, P. Li Vigni (a cura di), Il Museo Interdisciplinare Agostino Pepoli, Trapani 2013. []
  4. M. Serraino, Trapani nella vita civile e religiosa, Trapani 1968, p. 125; V. Zorić, Scudaniglio Annibale, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani. III. Scultura, a cura di B. Patera, Palermo 1994, p. 229, ad vocem. []
  5. M. Serraino, Trapani…, 1968, pp. 125-126. []
  6. A. Gallo, Lavoro di Agostino Gallo sopra l’arte dell’incisione delle monete in Sicilia dall’epoca Araba fino alla Castigliana, ms. XIX sec., BCRS, XV H 15, cc. 203v-294r; G.M. Fogalli, Memorie biografiche degli illustri Trapanesi per santità, nobiltà, dignità, dottrina ed arte (1840), ms. XIX sec., MRP, 14 C 8, p. 715; M. Di Ferro, Biografie degli uomini illustri trapanesi dall’epoca normanna sino al corrente secolo, Trapani 1830-1850, rist. anast., 4 voll., Sala Bolognese 1973, pp. 255-258; G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI. Memorie storiche per l’abbate Gioacchino Di Marzo, Palermo 1883-84, v. I, p. 633. []
  7. A. Sorrentino, Opere d’arte inedite del Museo Pepoli di Trapani, in «Bollettino d’Arte», 1915, p. 333. []
  8. F. Mondello, Bozzetti biografici di artisti trapanesi dei secoli XVII, XVIII e XIX, Trapani 1883, p. 13; F. Pipitone, Diotivolsi Agostino, in L. Sarullo, Dizionario…, 1994, v. III, p. 108. []
  9. A. Sorrentino, Opere…, 1915, p. 334. []
  10. I documenti sono riportati da A. Sorrentino, Opere…, 1915, pp. 342-344. []
  11. M. Serraino, 1968, pp. 125-126; cfr. anche V. Zorić, Scudaniglio Annibale, in L. Sarullo, Dizionario…, 1994, p. 299. []
  12. G.M. Di Ferro, Biografia…, 1830-50. v. III, rist. an. 1973. pp. 255-258; A. Gallo, Sopra l’arte…, ms. XIX sec., cc. 203v-294r; G.M. Fogalli, Memorie…, ms. XIX sec., p. 715; G. Di Marzo, I Gagini…, 1883-84. v. I. p. 633. []
  13. G.M. Di Ferro, Biografia…, 1830-31, t. III, rist. an. 1973, p. 255. []
  14. MRP, Libro d’Esito della fabbrica del convento dell’Annunziata, v. 11, 1558-1603, foglio non numerato, passim. []
  15. V. Scuderi, Il Museo Nazionale Pepoli in Trapani, 2 ed., Roma 1965, p. 20. []
  16. AST, Notaio Francesco Antonio de Martino, 1580-1581, vol. 9500, parte II, cc. 202-203v, citato da C. Guastella, Ricerche su Giuseppe Alvino detto il Sozzo e la pittura a Palermo alla fine del Cinquecento, in Contributi alla storia della cultura figurativa nella Sicilia occidentale fra la fine del XVI e gli inizi del XVIII secolo, Atti della giornata di studio su Pietro d’Asaro (Racalmuto 15 febbraio 1985), Palermo 1985, p. 78, nota 79. []
  17. Ibidem. []
  18. V. Scuderi, Il Museo..., 1965, p. 20. []
  19. M. Accascina, Oreficeria di Sicilia dal XII al XIX secolo, Palermo 1974, p. 461, nota 151. []
  20. C. Guastella, Attività orafa…, 1982, p. 259. []
  21. G. Di Marzo, I Gagini…, 1883-84, v. I, p. 598 e v. II, p. 313. Cfr. anche V. Di Piazza, Pino Giacomo, in L. Sarullo, Dizionario…, 1994, v. III, p. 265. []
  22. G. Di Marzo, I Gagini…, 1883-84, v. I, p. 598 e v. II, p. 313; A. Ragona, Arte…, 1974, pp. 8-9; M.C. Ruggieri Tricoli, Salemi Jacopino, in L. Sarullo, Dizionario…, 1993, v. I, p. 381. []
  23. C. Guastella, Attività orafa nella seconda metà del secolo XV a Napoli e Palermo, in Scritti in onore di Ottavio Morisani, Catania 1982, p. 259 e nota 26. []
  24. MRP, Libro d’Esito della fabbrica del convento dell’Annunziata, vol, 11, 1558-1603, carte non numerate, 2 febbraio 1979 e passim, cit. in C. Guastella, Ricerche…,1985, p. 78, nota 79. []
  25. AST, Notaio Francesco Antonio de Martino, registro 1578-1579, vol. 9847, carta non numerata, 16 giugno 1579, cit. in C. Guastella, Ricerche…, 1985, p. 78, nota 79. []
  26. Sulla figura di Egidio Onesti cfr. V. Scuderi, La  Madonna di Trapani e il suo Santuario, momenti, opere e culture artistiche, Trapani 2011, pp. 97-99. []
  27. M.C. Di Natale, Gli argenti…, in Ori…,1989, p. 143; per una approfondita e puntuale analisi storico-critica dell’attività di Nibilio Gagini si vedano: Eadem, Gli argenti…, in Ori…, 1989, pp. 143-146 e schede II.34-36-37-38-39, e ancora, Eadem, in Arti decorative in Sicilia – Dizionario biografico, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2014, I, pp. 266-267, ad vocem. []
  28. M.C. Di Natale, scheda II.23, in Ori…,1989, pp. 195-196. Su Scipione Di Blasi cfr. M.C. Di Natale, in Arti decorative…, 2014, I, p. 198, ad vocem. []
  29. M.C. Di Natale, Gli argenti…, in Ori…,1989, p. 143; Eadem, Arti decorative…, 1991, p. 102. []
  30. A. Ragona. Arte e artisti nel Duomo di Enna, Caltagirone 1974, p. 15; M.C. Di Natale, Gli argenti…, in Ori…,1989, p. 143; Eadem, Gagini Nibilio, in Arti Decorative…, 2014, I, p. 267, ad vocem. []
  31. Cfr. V. Abbate, scheda II. 41, in Ori…, 1989, pp. 214-216; Idem, scheda n. 74, in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale ( Palermo, Albergo dei Poveri, 10 dicembre 2000 – 30 aprile 2001), Milano 2001, pp. 408-09; S. Barraja, La brocca Valverde. Un capolavoro d’argenteria di Augsburg nel Museo di Palazzo Abatellis di Palermo, in «Archivio Storico Siciliano», serie IV, vol. 30, 2004, pp. 325-335. Su Pietro Chiaula (Ciaula) cfr. S. Barraja, in L. Sarullo, Dizionario …., IV,  2014, p. 129, ad vocem. []
  32. V. Abbate, scheda II. 41, in Ori…,1989, p. 216. []
  33. AA.VV., in «Nuove Effemeridi», a. IV, n. 16, 1991; Dall’artigianato all’industria. L’esposizione Nazionale di Palermo del 1891-1892, a cura di M. Ganci e M. Giuffrè, Palermo 1994. []
  34. G.M. Di Ferro, Delle Belle Arti dissertazioni del Cavaliere Di Ferro, 2 voll., Palermo, 1807-08, p. 63, nota 1; G.M. Di Ferro, Guida per gli stranieri in Trapani, Trapani, Trapani 1825, rist. an. 1977, p. 283; G.M. Di Ferro, Biografie degli uomini illustri trapanesi dall’epoca normanna sino al corrente secolo, 4 voll., Trapani 1830-50, rist. an. Palermo 1973, p. 256; A. Gallo, Notizie de’ figularj degli scultori e fonditori e cesellatori siciliani ed esteri che son fioriti in Sicilia da più antichi tempi fino al 1846…, ms. del XIX sec. (1846 ca.), BCRS, ai segni ms. XV.H.15 e 16, ed. a cura di C. Pastena, trascrizione e note di A. Anselmo e M.C. Zimmardi, Palermo 2004; V. Amico, Dizionario topografico della Sicilia, tradotto dal latino e annotato da G. Di Marzo, Palermo 1855-56, rist. an. 1975, v. IL p, 624; G. Di Marzo, Delle belle arti in Sicilia dai Normanni sino alla fine del sec. XIV, 3 voll., Palermo 1858-62, v. I, p. 50; F. Mondello, Bibliografia trapanese divisa in due parti, Trapani 1877, p. 462; F. Mondello, La Madonna di Trapani, memorie patrio-storico artistiche, Palermo 1878, p. 41; F. Mondello, Breve guida artistica di Trapani, Trapani 1883, p. 283; G. Di Marzo, I Gagini…, 1883-84, v. I, pp. 633-635; S. Lanza di Trabia, Novissima guida del viaggiatore in Sicilia, Palermo 1884, p. 54; G. Filangieri, Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, Napoli 1891, v. II, p. 438. In particolare Di Ferro, nella sua Guida per gli stranieri in Trapani (1825, rist. an. 1977, p. 283) : «Il Trapanese Annibale Scudaniglio è l’autore di quest’opera gaja, ed ammirevole. Quest’artefice, che avea studiato le bellezze dell’antichità, non tardò a farle passare ne’ suoi lavori. Ricco negli ornati, vari nei visi, espressivo nelle attitudini, e con una immaginazione copiosa, franca, risoluta, ed animatrice de’ suoi pensieri, fregiò la patria di quest’opera, che può firmare l’attenzione anche dei più illuminati nelle arti belle, ed ingenue. La correzione del disegno, gli andamenti facili, la leggerezza dei fiori, e le graziosissime figure degli angeli, ci richiamano con forza predominante ad osservare, quanto avesse egli saputo dar di sentimento al metallo. Ei vi delineò all’ingiù il proprio ritratto, con un compasso in mano, e vi appose all’interno questa epigrafe. ANNIBAL SCUDANIGLIO DREPANENSIS, 1582. Ci fece leggere finalmente in quel nastro, che si attorciglia nel frusto superiore, l’antifona AVE REG. COEL». []
  35. G. Di Marzo, I Gagini…, 1883-84, v. II, tav. XXXIII. []
  36. Un supporto fondamentale per chiunque voglia accostarsi alla figura di Gioacchino Di Marzo, per tanto tempo trascurata dagli studi, costituiscono oggi i recenti contributi di Simonetta La Barbera sulla critica d’arte dell’Ottocento a Palermo. Tra questi cfr. S. La Barbera, Gioacchino Di Marzo e la nascita della critica, in La critica d’arte in Sicilia nell’Ottocento, a cura di S. La Barbera, Palermo 2003, pp. 31-82, al quale si rimanda per la precedente bibliografia su Di Marzo. []
  37. Sulla mostra cfr. I. Bruno, Gioacchino Di Marzo e il clima culturale e artistico palermitano nella seconda metà dell’Ottocento, in Gioacchino Di Marzo e la Critica d’Arte nell’Ottocento in Italia, atti del convegno internazionale di studio (Palermo, Palazzo Steri-Palazzo dei Normanni-Facoltà di Lettere e Filosofia, 15-17 aprile 2003) a cura di S. La Barbera, Palermo 2004, pp. 263-279. []
  38. «Palermo e l’Esposizione nazionale del 1891/1892. Cronaca illustrata», Milano 1891-92, pp. 112-115. Il periodico, uscito in fascicoli, si trova, rilegato in un unico volume, nelle principali biblioteche italiane. Cfr. anche Catalogo generale dell’Esposizione Nazionale in Palermo, Palermo 1892, rist. an. 1991, p. 554, n. 85; L’Esposizione Nazionale a Palermo, in «Illustrazione Italiana», a. XIX, n. 15, 10 aprile 1892, p. 239. []
  39. Sull’opera cfr. V. Sola, scheda II.3, in Il Tesoro …, 1995, pp. 186-190. Nel 1891, il piatto, attribuito a Benvenuto Cellini, del quale si credeva riconoscere lo stile nella resa di uno dei mascheroni, doveva godere di particolare fama in Sicilia, come conferma lo spazio dell’illustrazione occupato nell’Album di fotografie di monumenti di antichità e d’arte di Trapani ed Erice (Monte S. Giuliano) realizzato a Trapani in quell’anno. []
  40. ACS, AABBAA, Esposizioni, congressi, mostre 1860-1892, b. 5. La “Galleria della Sicilia Monumentale” competeva alla Divisione XII, che si occupava delle Arti figurative, la cui sezione era pure situata nello stesso palazzo. Per la planimetria generale dell’esposizione disegnata da Ernesto Basile cfr. E. Sessa, Ernesto Basile. Dall’eclettismo classicista al modernismo, Palermo 2002, p. 88. []
  41. Cfr. A. Salinas, Del Museo Nazionale di Palermo e del suo avvenire, in Scritti scelti, Palermo 1977, I, p. 56. []
  42. Cfr. A tal proposito Gipsoteca dell’Accademia di Palermo. Conoscenza, Conservazione e divulgazione scientifica, a cura di G. Cipolla, Accademia di Belle Arti di Palermo, Palermo 2012, e in particolare sulla copia in gesso del leggio: I. Bruno, Copia in gesso del Leggio di Annibale Scudaniglio, in Gipsoteca …, 2012, pp. 118-119. []