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Il ricamo con perline veneziane a Palermo in alcuni inediti del secolo XIX e degli inizi del XX
DOI: 10.7431/RIV16092017
Un settore del tutto inesplorato del ricamo siciliano è quello dei parati e arredi sacri ottocenteschi e primo-novecenteschi, eseguiti con le tecniche dei cosidetti “lavori femminili”. Totalmente innovativi appaiono questi manufatti, rispetto a quelli dei secoli precedenti, sia nei motivi decorativi che nei punti e nei materiali, che attingono talora al settore della moda e dell’arredo civile.
Ciò si riscontra in particolare in alcuni inedite opere ricamate con perline di vetro veneziane, tecnica strettamente collegata alla produzione della città lagunare, in auge sin dalla fine del secolo XV, che vede un nuovo massiccio utilizzo nel corso del XIX secolo e agli inizi del XX1.
È plausibile che tale tipologia artigianale venisse appellata a Palermo “ricamo a margheritine”, definizione forse mutuata da quella di perline veneziane “a rosetta”, che ha di fatto criptato questa produzione siciliana, che pure dovette essere copiosa, all’attenzione dei più. Essa doveva essere praticata in particolare nei conservatori e nei collegi, sia dalle suore che dalle educande, che a fine anno scolastico esponevano i loro manufatti nelle stesse strutture religiose, oppure in vere e proprie mostre esterne di arti fattuali, frequenti all’epoca e spesso riportate dalle cronache del tempo2. Protagonisti di tale attività erano in specie i Collegi di Maria, come quello rinomato del Giusino, fondato nel 1787, nel quale le allieve venivano ammaestrate, oltre che nelle materie scolastiche, anche “nei lavori donneschi i più ricercati, come pure nel cucire in varie forme, nel ricamo in bianco, in seta, in argento ed oro, nel far tappezzerie di variati punti e disegni, e nei ricami di margheritina d’ogni specie”3. Lo stesso collegio riappare nella cronaca della Mostra dell’Istituto d’incoraggiamento di Sicilia del 1857, ove risultano vincitrici di medaglia d’argento “le signorine Angela e Genoveffa Algeri, educande del collegio del Giusino, con un servizio da caffè a margheritine”4.
Uno dei settori più comuni nei quali veniva adoperato questo tipo di ricamo era quello delle borsette e dei borsellini, di cui la Galleria Regionale della Sicilia conserva un inedito esemplare (inv. 9260) (Fig. 1), la cui iscrizione, apposta nel corpo di esso – “PALERMO 1834” – costituisce un punto fermo per la datazione di tale particolare tecnica nel capoluogo siciliano. Esso, rientrante nella tipologia delle borsette porta-lettere o porta-biglietti, è ricamato su tutta la superficie, presentando, su un fondo bianco, da un lato due cornucopie nei toni del giallo-marrone, ricolme di frutti policromi, che affiancano un cuore metallico in applicazione, sormontato dall’iscrizione “LAUDATE DOMINUM”; dall’altro lato una cesta di rose nei colori bianco-rosa-fragola ed altri fiori azzurri e gialli. I motivi iconografici, assieme alla bordura a motivi romboidali, appaiono ripresi dai libretti di modelli del tempo (Fig. 2), fonte comune anche per i samplers o imparaticci siciliani (Fig. 3), di cui la stessa Galleria custodisce parecchi notevoli esemplari, resi noti un paio di decenni or sono5. La presenza del motivo sacro poi, induce ad avanzare l’ipotesi della provenienza dell’opera da un ambito prettamente ecclesiastico, mentre la voce relativa del vecchio inventario del Museo nazionale- “Acquisito nel 1913, 27 maggio, per L.900. Portafoglio di seta ricamato esternamente a margheritine di vetro formanti motivi floreali” – conferma l’ipotesi sopra avanzata della identificazione del ricamo “a margheritine” con quello in perline veneziane.
Alcuni rari manufatti liturgici eseguiti con tale ricercata decorazione si ritrovano pure in antichi monasteri palermitani, come si rileva dal raffinato conopeo da tabernacolo, realizzato in ambito domenicano (Fig. 4), di raso bianco con ricami a spighe e foglie in vari filati d’oro, fiorellini sparsi in perline di vetro policromo, ed al centro l’Agnello dei sette sigilli, ricamato interamente in perline traslucide. Sopra un intenso fondo azzurro, entro una cornice ondulata in oro, si staglia l’Agnello nelle sfumature del bianco-grigio, accovacciato sopra il libro sacro, al quale sono riservati l’oro e il verde, mentre il bianco-rosa è il colore prescelto per la nuvola sottostante, in un elegante insieme di gusto squisitamente pittorico, dal sapore mondano molto vicino al gusto liberty.
Ma pure nei dintorni del capoluogo siciliano, le suore realizzavano simili lavori per le chiese limitrofe, come rileviamo da altri inediti arredi liturgici della cattedrale di Monreale. Qui un’originale palla da calice (Fig. 5), in grossi grani opachi dai colori vivaci, presenta un disegno marcatamente calligrafico, che riecheggia motivi cari ai tessuti del periodo liberty6, con tulipani fuoriuscenti da cespi di foglie, nelle gamme del violetto e del verde, convergenti verso una croce sagomata di colore nero da cui si diparte una raggiera bianca e oro. Nella stessa cattedrale, un delicato conopeo copripisside, bordato da frange in macramé (Fig. 6), è invece ricoperto da micro-perline traslucide, disposte a bande orizzontali azzurre e bianche, ornate da file di vasi dorati e di fiorellini rossi e rosa, mutuati dalla decorazione d’interni del liberty palermitano7 (Fig. 7). Opere certamente assegnabili alle vicine suore del Collegio di Maria di Monreale, che continuano, fino almeno agli inizi del secolo XX, la tradizione dei ricami settecenteschi, di cui alcuni pregevoli esemplari sono oggi custoditi presso il Museo diocesano di Monreale8
- Cfr. ad es. A. Panini, Perle di vetro mediorientali e veneziane VIII-XX secolo, Milano 2006. [↩]
- Cfr. E. D’Amico, Ricami romantici nelle collezioni di Palazzo Abatellis, in “Kalòs- arte in Sicilia”, Anno 5, n.6 (novembre-dicembre 1993), pp.30-33; Eadem, Samplers siciliani, in “Jacquard”, a cura della Fondazione Arte della seta Lisio, n.24 1995, numero di Primavera, pp.6-11. [↩]
- Gaspare Palermo (1816), in E. D’Amico, Ricami romantici …, 1993, p. 30. [↩]
- E. D’Amico, Samplers siciliani …, 1995, p. 10. [↩]
- Ibidem. [↩]
- G. e R. Bonito Fanelli, Il tessuto Art Nouveau, Firenze 1986, passim. [↩]
- Cfr. I. Bruno, LA CAMERA PICTA. Dalla decorazione pittorica alla carta e tessuto da parati in ville e palazzi palermitani dall’Ottocento al primo Novecento, Presentazione di M.C. Di Natale, Caltanissetta 2010, pp. 99-157. [↩]
- Ringrazio la dott. Lisa Sciortino e il prof. Gaetano Correnti per le informazioni fornitemi sulle due opere di Monreale. [↩]