Camila Amoros

amoros.camila@gmail.com

Rinaldo Ghini, orafo fiorentino, e l’ex voto di Anichino Corso*

DOI: 10.7431/RIV16042017

Lo studio della famiglia Ghini, una delle più importanti del Quattrocento in campo orafo, ha portato a risultati in gran parte inediti e interessanti, come i rapporti stretti dei loro membri con Donatello e Michelozzo, oltreché con altre rilevanti figure dell’oreficeria fiorentina come Antonio del Pollaiolo, Piero di Bartolomeo Sali, Antonio di Piero del Vagliente e la famiglia Dei.

La famiglia Ghini era già nota agli studi poiché alcuni suoi membri lavorarono alla corte papale con Eugenio IV, Niccolò V e Pio II, realizzando soprattutto rose d’oro e stocchi papali, e suppellettili diverse; ma le ricerche documentarie sui Ghini si sono fermate sostanzialmente agli studi del Müntz1. Inoltre, se l’incarico papale denota l’indubbia abilità di questi artisti, la possibilità di riscontrarla su oggetti esistenti è scarsa. Tra i pochi oggetti che possiamo riferire con sicurezza a qualche membro della famiglia Ghini oggi conosciamo solo un’opera documentata: l’Ex voto di Anichino Corso, realizzato da Rinaldo di Giovanni Ghini e conservato al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze2 (Fig. 1).

La figura di Rinaldo e l’ambiente in cui si è formato non sono molto conosciuti3; viceversa, l’ex voto è ben più noto, ma resta l’unica opera sulla quale possiamo basarci per sondare la produzione dell’orafo e i suoi legami con altre personalità artistiche di primo piano. L’oreficeria, come già notava Luisa Becherucci, è di qualità molto elevata, è innovativa, e testimonia l’abilità di Rinaldo Ghini, tale da farlo chiamare alla corte pontificia4.

L’ex voto è costituito da un piede polilobato in metallo lavorato che sostiene un grande ramo di corallo rosso. L’alzata del gradino del piede è lavorata a traforo con motivi quadrilobi e sul piano superiore vi sono decorazioni a bulino con motivi vegetali su un fondo trattato con fitte linee parallele incise. Il fusto, marcato da nervature dall’andamento verticale e alternato, presenta una terminazione globulare a balaustro. Il nodo a melagrana è formato da due semisfere baccellate e traforate con un motivo a bifora. Le calotte sono raccordate da una fascia con un’iscrizione incisa e niellata, in lettere capitali, che corre tra due modanature con cordoncino. La parte alta del fusto accoglie in un giro di punte un cespo di foglie argentate che maschera l’innesto del corallo (Figg. 2 e 3).

L’ex voto proviene dal Battistero fiorentino: nel 1447 l’Arte di Calimala pagò a Rinaldo Ghini 15 fiorini per la preziosa montatura d’argento dorato5. Sul nodo si legge anichinus corsus hoc coralium espoliis maurorum huic templo dicavit6, dedica che illustra come il donatore abbia tratto il corallo dalle spoglie di una battaglia contro i Mori7. Il nome del donatore, già tradotto erroneamente come Anichino Corsi, interpretando la parola corsus come patronimico, è invece Anichino Corso, cioè originario della Corsica, come ha giustamente osservato Dora Liscia Bemporad8.

Il nome Anichino è una trasposizione italiana dal tedesco Johannehin, diminutivo di Johannes, Giovanni, e dunque si spiega perché l’ex voto fu donato al Battistero fiorentino. Tuttavia, il nome non appartiene alla tradizione fiorentina, e infatti nei catasti di tutto il Quattrocento non compare alcun cittadino con quel nome, pertanto il donatore non è stato ancora identificato. Ritengo che esso si possa identificare con un Corso, di nome Anichino e corsaro, che nel 1448 fu ingaggiato dalla Signoria fiorentina in funzione antiaragonese9. La dicitura ex spoliis maurorum nell’iscrizione induce a pensare ad uno scontro navale armato e, precisamente, più che ad un assalto di pirati subìto, quasi ad una crociata10. Si tratta quindi di un ex voto ex post, cioè una prova di un avvenuto ‘miracolo’11. Il corallo, infatti, proteggeva proprio dai pericoli del mare, come quello di annegare12.

Probabilmente sin da subito, l’ex voto fu custodito nella Canonica del Battistero insieme all’altare d’argento di San Giovanni Battista sul quale era esposto nel giorno della festa del Santo (24 giugno), come ricorda il Gori13.

L’arredo è collegato per la prima volta al nome dell’autore e alla data (1447) dal Frey, grazie ai documenti dell’Arte di Calimala14. Il Rossi avvicina la forma del piede a quella dei calici fiorentini della prima metà del XV secolo15. Il Wackernagel riporta una datazione, errata, intorno al 1460-70, seguita dal Paatz16. La Becherucci sottolinea la notevole qualità dell’oreficeria17; la Liscia Bemporad evidenzia come l’arredo appartenga ad un decennio con scarse testimonianze per l’oreficeria; osserva come il fusto con la melagrana, proposto forse per la prima volta da Rinaldo Ghini, e motivo ricorrente nei tessuti coevi, sia tipico degli arredi liturgici e si ritrovi, più tardi, nel Reliquiario del braccio di San Giovanni Gualberto, di Paolo di Giovanni Sogliani18; la studiosa avvicina l’ex voto ad un reliquiario con un ramo di corallo del tempio Malatestiano di Rimini, datato 1440, segnala altresì la modernità del piede liscio e del nodo fasciato al centro e inoltre confronta i delicati trafori del nodo a quelli dell’edicola del dossale argenteo pagata a Tommaso Ghiberti nel 144519.

La base traforata, tipica di certe oreficerie veneziane del XV secolo (ad esempio l’ostensorio del Tesoro di San Giovanni in Laterano), si trova in alcune montature dei vasi medicei20: in particolare il piede dell’ex voto di Anichino, per le baccellature appuntite, somiglia alla montatura di una doppia coppa in diaspro verde databile alla fine del XV secolo, attribuita a Deo o Domenico Dei21.

L’iscrizione incisa sull’ex voto fiorentino, per contenuto, è molto simile a quella che compare sul fusto di un reliquiario trapanese, del secolo successivo, dedicato a Carlo V (Fig. 4)22, e a quella del già menzionato reliquiario riminese, che attesta che il corallo fu preso dal Malatesta in Morea nel 146623.

Rinaldo Ghini era figlio di Giovanni di Simone Ghini e fratello di Simone e Ghino. Sappiamo che l’8 marzo 1424 (1423 stile fiorentino), Rinaldo aveva giurato all’Arte della Seta per ottenere l’immatricolazione, col beneficio del defunto padre, grazie al quale aveva potuto iscriversi come magister, nonostante fosse minorenne e sotto tutela24.

Alle informazioni biografiche finora disponibili su Rinaldo25 se ne debbono aggiungere altre, a partire da un documento già pubblicato da Caplow, ma finora mai collegato al nostro artista. Si tratta proprio della portata al catasto di Rinaldo, nel 1427 ancora minorenne: «Trovasi detto Rinaldo detto [sic] di anni 14 e di pupillo […]. Sta in bottega con Donato di Nicolo e Michelozzo di Bartolomeo intagliatori. Abita in casa col detto Michelozzo […]»26. La portata, redatta e firmata da Michelozzo, prova che Rinaldo era orfano e che si trovava a bottega con il primo e con Donatello, all’epoca compagni. Documento fondamentale, mette il nostro orafo in relazione con due tra i maggiori artisti del suo tempo: Donatello, formatosi come orafo nella bottega di Ghiberti, era entrato poi in compagnia con Michelozzo27.

Nel 1430 ritroviamo Rinaldo a Roma, dove affermerà di essersi trovato già dal 142828. In questa occasione l’artista afferma di avere 18 anni, confermando l’età dichiarata nel documento precedente, che ci permette di situarne la nascita tra il 1412 e il 141329. In base a questo documento possiamo ora anticipare almeno al 1430, ma forse addirittura al 142830, l’inizio dell’esperienza romana di Rinaldo, collocato finora dalla critica nel 1435, in base ai documenti vaticani31. Come chiarisce la portata di Rinaldo del 1433, la permanenza era stabile: Antonio di Matteo Ghini, che dichiara in sua vece, scrive: «Dice non ha nulla e sta a Roma con altri all’orafo»32. In quell’anno, Rinaldo Ghini era titolare dell’entratura33 di una bottega in via Vachereccia, il cui provento, tuttavia, copriva un’obbligazione nei confronti dell’orafo Nicoletto di Pietro34.

Nei Mandati Camerali del Sacro Palazzo Apostolico compaiono numerosi pagamenti che attestano la sua attività romana tra 1435 e 1441: in questi anni Rinaldo è artefice di numerosi stocchi papali e rose d’oro35, ma anche sigilli per la Camera Apostolica36 e campanelle37.

Nel 1439 Rinaldo Ghini compare tra i creditori dell’orafo fiorentino Piero di Giovanni di Piero38, ma non è detto che fosse tornato a casa: i cronisti fiorentini ricordano che il nostro restaurò la rosa d’oro che Eugenio IV donò alla Signoria quando fu a Firenze (24 giugno 1434); Rinaldo potrebbe essere stato al seguito della corte pontificia, e aver avuto rapporti commerciali con orafi fiorentini39.

Nel 1441 Ranuccio Farnese dona al Battistero di Firenze la rosa d’oro ricevuta da papa Condulmer40; esiste un pagamento senza data da parte dell’Arte di Calimala a favore di Rinaldo per realizzare il piedistallo per quella rosa: quel documento viene datato tradizionalmente 144141; ma nel gennaio e nel luglio 1442 Rinaldo riceveva personalmente a Roma due pagamenti per uno stocco e per altri lavori per il Papa42. Questi sono gli ultimi documenti romani che lo riguardano: è probabile che il Ghini abbia lasciato Roma nella seconda metà del 1442, quando tornato a Firenze gli sarebbe stata richiesta la base per la rosa fiorentina del Farnese.

Solo nel 1447, tuttavia, Rinaldo dichiara espressamente: «Sono stato fuori di Firenze dal 1428 in qua»43. In quell’anno, inoltre, Rinaldo era pagato dall’Arte di Calimala per il piedistallo della branca di corallo donata da Anichino Corso, come abbiamo già visto. Intanto, probabilmente per debiti col Comune fiorentino, nel 1436 l’Ufficio dei Regolatori aveva venduto l’entratura della bottega in via Vachereccia, di proprietà di Rinaldo almeno dal 1427, ai due orafi che avevano affittato quel fondaco del Monastero di Santa Trinita44. Così Rinaldo si mette in società con fratello Simone Ghini, assieme al quale affitta una bottega di proprietà dell’Ospedale di Bonifazio dal 1466 al 147745, o probabilmente già da qualche anno prima, dato che già nel 1451 Rinaldo scrive di essere tornato a Firenze e di affittare la bottega e condividere l’abitazione con fratello46.

Dal 1456 l’orafo lavora a lungo per la Signoria fiorentina, come sappiamo grazie ad un inventario delle masserizie47: a quella data la Signoria deve a lui e a dei compagni, dei quali non abbiamo notizia, quasi 950 fiorini che due anni dopo non sono ancora stati pagati48.

Dal 1459 e fino al 1474 Rinaldo entra alla zecca fiorentina (dove Michelozzo era stato intagliatore) come saggiatore dell’oro e dell’argento49. Ciò non stupisce, considerando che l’Arte di Calimala, una delle istituzioni fiorentine con cui Rinaldo aveva rapporti da tempo, aveva con l’Arte del Cambio anche la giurisdizione della zecca50.

Nel 1460 il Ghini lavora ancora per la Signoria che, per due bacini e due boccali d’argento smaltati e dorati, gli deve milletrecento fiorini51. Nel 1461 è ancora impegnato presso la Zecca e lavora per Palazzo Vecchio52 (il 17 luglio 1465 il responsabile della mensa della Signoria gli consegnava alcune argenterie rotte o vecchie per farne tazze, piattini e saliere53), ma anche come orafo privato: Gualandi desumeva dai Ricordi di Cino Rinuccini che l’orafo avesse realizzato «uno smalto […] nel quale feci fare l’arme nostra e de’ Martelli»54.

Nel 1469, l’orafo abita ed esercita ancora col fratello, sempre nella bottega in Calimala55.

Sappiamo che Rinaldo muore nel 1480, forse dopo la ‘Morìa’ del 147956, ma non conosciamo nulla dei suoi ultimi dieci anni. Sarà il fratello Simone a tenere in vita la bottega, assieme al figlio Giovanni57.

* Questo articolo nasce dalla Tesi di Laurea in Storia delle Arti Applicate e dell’Oreficeria, discussa nel 2013 all’Università di Firenze. Devo alla professoressa Dora Liscia Bemporad l’incoraggiamento alla pubblicazione degli esiti della ricerca. Desidero ringraziare anche Giuseppe Giari, M.C. Scavone e L. Biondo e per la concessione delle immagini.

Abbreviazioni

ASFi = Archivio di Stato di Firenze
AODF= Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze

Appendice documentaria

Tutti i documenti sono inediti

Doc. 1) Portata di Rinaldo Ghini, 1427

ASFi, Catasto 1427, S. Spirito, Drago, reg. 26, f. 834 r e v.

(c. 834v) […] Una entratura a uso di bottega, il sito della quale è posto nella via di Vachereccia nel popolo di Santa Cecilia che da primo via, da secondo Giovanni di Balduccio, da terzo e da quarto monastero di Santa Trinita. […] Tienlo a pigione Domenico di Francesco e compagni orafi e damme l’anno di pigione fiorini 15.

[…] Trovasi detto Rinaldo detto [sic] di anni 14 e di pupillo. E sta in bottega con Donato di Nicolo e Michelozzo di Bartolomeo intagliatori. Abita in casa col detto Michelozzo e dagli l’anno per sue spese Fiorini 18 cioè Fiorini diciotto d’oro.

Io Michelozzo di Bartolomeo in presenza di detto Rinaldo e di Domenico di Francesco orafo attore di detto Rinaldo e di loro cose [***] ho fatto questa scritta di mia propria mano.

(Parzialmente pubblicato da H. Mcneal Caplow 1974, pp. 145-175; sinteticamente in V. Herzner 1979, p. 184, doc, n. 100 bis).

Doc. 2) Portata di Rinaldo Ghini, 1430

ASFi, Catasto 1430, reg. 344, f. 552 e ASFi, Catasto 1430, reg. 345, f. 576 [identico]

[…] Rinaldo di Giovanni Ghini […] il quale dimora in Roma al presente […].

Una entratura a uso di bottega posta in Vachereccia nel popolo di Santa Cecilia […]. È sito di detto monastero apigionata a Domenico di Francesco e compangni [sic] orafi danne l’anno fiorini 15. I detti pervengono al Maestro Nicoletto orafo per uno obbligo fatto per insino anni 1432 per una promessa fatta per lo pigionale.

Incarichi

Debitore il detto Rinaldo di Giovanni Ghini al Comune di Firenze di tutti i catasti della presente un [***] per infino a questo di 29 di gennaio 1430.

Ista con altri in Roma a l’arte del’orafo per le (imposte).

L’età del tempo suo anni 18

E più vi fo noto io Jacopo d’Antonio Ghini che perchè il detto Rinaldo non c’è che se altro mandasse da Roma cioè di debito e di mobile io la recherò alla presenza vostra di quello che non sapessi o obligo fatti per niuno.

Doc. 3) Portata di Rinaldo Ghini, 1433

ASFi, Catasto 1433, S. Spirito, Drago, reg. 490, f. 375.

Sustanze di Rinaldo di Giovanni Ghini

Bruno di Nicholò setaiolo dare fiorini 35.

Dice non ha nulla e sta a Roma con altri all’orafo e piglia poco salario senza podere o casa e rimane obligato a Luigi Soderini per ff 100 per un [***]

Una entratura a uso di bottega nel popolo di Santa Cecilia in Vachereccia, tiella a pigione Domenico di Francesco e compagi orafi, dammi l’anno fiorini 15.  Detta pigione è obligata al Maestro Nicoletto orafo per uno [***] non si mette nulla la detta entratura perche ssi mette a sostanza a detto maestro Nicoletto nel popolo del g[onfalone] mio c. 250.

Bocche

Rinaldo detto d’anni *****[sic, vuoto nel testo] […]

Chomposto per mano di Ser Antonio di Matteo.

Doc. 4) Portata di Rinaldo Ghini, 1446

ASFi, Catasto 1446, S. Spirito, Drago I, filza 654, f. 61 r e v.

ASFi, Catasto 1446, S. Spirito, Drago, filza 656, f. 27 (identico).

Rinaldo di Giovanni di Simone orafo […]

Torno in casa di Simone di Giovanni mio fratello, e la detta casa è dal canto alla Macina che a primo via, a secondo a terzo Nanna donna fu di Piero battiloro, da tergo Papi di Ghetti ferravecchio a quinto Nofri del Grigia e la detta casa è di detto Simone la quale ebbe per dota come per la sua scritta vedrete. E detta casa si trova nel gonfalone Lion d’oro (e non paga pigione [Cat, f. 656, c. 27])

Bocche

Rinaldo detto d’età d’anni 34

Sandra sua donna d’età d’anni 20

[…] Una entratura a uso di bottega posta in Vachereccia, popolo di Santa Cecilia, da primo via, da secondo Giovanni di Balduccio, da terzo e quarto il Monastero di Santa Trinita. E la detta bottega vende[ttero] i regolatori nel 1436 per mia debiti venderolla a Domenico di Francesco orafo popolo di Santo Spirito, gonfalone della Ferza e a Nando di Lippo orafo, di detto gonfalone venderolla per fiorini 100, carta per mano di Gherardo di Michele Gerardini.

Sono stato fuori di Firenze dal 1428 in qua. Per le gravezze sono tornato, trovomi senza casa, senza masserizia, e anche con alcuni debiti di speziale [medico], per lo che pregovi ch’io sia rimandato.

[verso:] per Rinaldo di Giovanni orafo, adi 26 di Febbraio.

Doc. 5) Portata di Simone Ghini, 1451

ASFi, Catasto 1451, S. Spirito, Drago, filza 692, f. 33.

Simone di Giovanni di Simone horafo

In nomine Deo adi II dagosto 1451

Quart[iere] di S. Spirito, gonf. Drago

Una mezza casa per non divisa con Rinaldo mio fratello allato alla mia per la quale comperamo per nostro abitare perchè essendo noi la famiglia non potevamo stare insieme nella mia casa […].

Fo una bottega d’orafo in nome mio e di Rinaldo mio fratello in sul canto di Chalimala che detto sito è dello spedale di meSer Bonifazio. Traficchiamo (sic) + con tutti e dua noi fratelli

Soldi duegentocinquanta – soldi 250.

Beni Alienati

Una casa posta nel quart(iere) di Santo Spirito gonfalone drago posta al canto alla Maffia […] et la detta casa comperamo da Novello di Jacopo di Novello Quartiere di S. Spirito Gonfalone Ferza, carta per mano di Ser Gualtieri di Ser Lorenzo da Ghiacceto. E la detta casa vendemmo a Jacopo di Nanni choiaio popolo di Santa Maria Novella gonfalone Liocorno per fiorini 125 nel 1442, carta per mano di Bartolomeo da Carmignano. E la detta casa comperai in nome di me e di Rinaldo mio fratello, la quale non daria egli perch’io la do io.

(f. 34) Pago di pigione di detta botttegha a deto Spedale di Messer Bonifatio fiorini 24 l’anno.

Doc. 5b) Portata di Rinaldo Ghini, 1451

ASFi, Catasto 1451, S. Spirito, Drago, reg. 692, ff. 36-37, Identico in ivi, reg. 694, f. 22.

12 d’agosto 1451 […] Rinaldo di Giovanni di Simone horafo […].

Torno in casa di Simone la quale casa ebbe per dota […] come per la scritta sua vedrete […].

(f. 36 v) […] Una mezza casa per non divisa con Simone mio fratello allato a questa di Simone detto la quale comperamo per nostro abitare perche essendo 2 famiglie non potevamo abitare insieme in quella sola […].

Fo una bottega d’orafo in sul canto di Chalimala la quale dice in Simone e in mia. E simone detto dava in su lla sua scritta detta bottega e quello chabiamo su.

(f. 37) Una entratura a uso di bottega posta in Vacchereccia popolo di Santa Maria Novella, da primo via, da secondo Giovanni di (Bardino) da terzo e quarto munastero di Santa Trinita. Et la detta bottega venderono i regolatori per mia debiti venderolla a Domenico di Francesco orafo e nardo di Lippo orafo Gonfalone Ferza per Ss. 100 carta per mano di Gherardo di Michele Gherardini in [***] nel 1436.

Doc. 5c) Portata Rinaldo Ghini, 1457

ASFi, Catasto 1457, S. Spirito, Drago, reg. 795, ff. 698-699.

[…] Rinaldo di Giovanni di Simone orafo.

[…] Una casa con una casetta dal lato per mio abitare come si vede confinata nella scritta di Simone mio fratello […].

E ovvi una cavalla per non divisa con Simone mio fratello di stima di fiorini quattro toccamene per la mia parte fiorini 2.

Una schiava come nella scritta di Simone mio fratello stima del costo di fiorini quarantadue, toccami per la mia parte ventuno. Fiorini 21 […].

Ho in su la bottega dell’orafo la quale dice in Simone e Rinaldo come per lo bilancio della sua scritta […].

(f. 698v) Incarichi

Rinaldo detto d’età d’anni 44, fiorini 200

Sandra mia donna d’età d’anni 31, fiorini 200

[…] Una entratura e uso di bottega in Vacchereccia, popolo di Santa Cecilia da primo via, da secondo Giovanni di Barduccio, da terzo e da quarto munistero di Santa Trinita, et la detta bottega venderono i regolatori per debiti di mia gravezza a Domenico di Francesco e Nando di Lippo orafi Gonfalone Ferza per fiorini 100 carta per mano di Gherardo di Michele Gherardini nel 1436 […].

Doc. 6) Portata al catasto di Rinaldo Ghini, 1469

ASFi, Catasto 1469, S. Spirito, Drago, reg. 910, f. 431 (f. 1232 vecchia num.)

[…] Una casa per mio abitare per non divisa con Simone mio fratello posta nel popolo di San Lorenzo […].

Una schiava per non divisa con Simone mio fratello che è di anni 32 circa, […].

Fo una bottega d’orafo in sul canto di Chalimala in chompagnia di Simone mio fratello la quale bottega è allo spedale di Ser Bonifazio, trafichiamo picchola chosa, quando saremo dinanzi alla signoria vostra vi diremo nostro stato.

Bocche

Rinaldo di Giovanni d’età d’anni 57

Sandra mia donna d’età d’anni 43

Lionardo mio figliolo non legittimo d’età d’anni 8

[…] Una entratura con uso di bottega posta in Vacchereccia Popolo di S. Lorenzo […] et la detta bottega venderono i regolatori per debiti di mia gravezza venderolla [sic] a Domenico di Francescho detto Cappello gonfalone Ferza e a Nardo di Lippo orafo gonfalone Ferza per fiorini 100 carta per mano di Gherardo di Michele Gherardini vendette nel 1436. Una casa nel di Santo Spirito gonfalone Drago come si vede per la scritta di Simone mio fratello per la sua scritta [sic]. […]

Doc. 7) Portata al catasto di Rinaldo Ghini, 1480

ASFi, Catasto 1480, filza 1001, f. 480.

Q.re Santo Spirito, G° Drago

Beni a possessorii di sotto e per la scritta postuma [***] in catasto 1470 c. 1232 [corrisponde].

Per la sustanza e [***] in anno di morte e in nome di Rinaldo di Giovanni di Simone horafo

Sustanza

Una casa di mio abitare per non diviso con Simone mio fratello posta nel popolo di Santo Lorenzo come per la scritta di Simone mio fratello, fiorini [vuoto nel testo] […]

Doc. 8) Morte di Rinaldo Ghini

ASFi, Ufficiali della Grascia, Serie Morti, filza 190, f. 156v

22 agosto 1480: Rinaldo di Giovanni Ghini.

Doc. 9) Inventario della Cappella e della Mensa della Signoria 1458-1480

Dell’inventario delle masserizie della Cappella di Palazzo e della Mensa dei Signori, anni 1458-1480, ma che termina il 1 marzo 1479 (ASFi, Signori, Carte di Corredo, 65), esiste una copia del 1718, redatta da S. Lorenzo Maria Mariani antiquario di S. A. R di Toscana, firmata al f. 139 (ASFi, Mazzei, 37), qui trascritta.

(f. 8, 1456)

Rinaldo di Giovanni Ghini e compagni orafi deono dare insino addi [***] MCCCCLVI fiorini novecentoquarantanove e uno terzo i quali ebbono […] per compenso di due bacini grandi et due boccali grandi dariento i quali si trovavano nel nostro palagio: et furono donati al duca di Calavria figliuolo di re Renato del re Luigi et fu deliberato che detti uf(f)iciali del balzello gli facessino rifare di nuovo de danari perverranno loro per vigore di rinformagione i quali furono stimati fiorini 949, soldi 6, denari 8.

(1458) Annone dati a di XXXI di marzo MCCCCLVIII fiorini octocentoventi p(er) due bacini dariento nuovi dorati et smaltati grandi di peso di libre cinquantuna once due et danari dieci a ragione di fiorini sedici lalibra lavorati asuo ariento et aogni altra loro spesa per tutto dacordo. Fiorini 820

Restano a dare fiorini centoventinove e uno terzo de quali cene debbe fare due boccali dariento p. di qui a tutto di XXIIII di giugno MCCCCLVVIII fiorini CXXVIIII 1/3

(f. 8v) Annone dati fiorini centoventinove et soldi sei et danari otto a oro posto debano dare a libro rosso dellonoranza del papa […].

Fiorini CXXVIIII 1/3

(seguono firme dei notai)

(f. 10) A di XXIIII dottobre 1460

Due bacini et due boccali dariento smaltati lavorati e dorati da Rinaldo di Giovanni Ghini di libre ottanta once nove et danari diciotto per fiorini diciassette la libra monta in tutto fiorini mille trecento settantatre, e soldi sedici, e danari tre a oro. De quali nanno avuti fiorini milleduegento come appare a libro rosso della onoranza del papa […]. I quali bacini, e bochali sono apreso Nicholo vaiaio chanoniere della Signoria e cosi a confessato detto nicholo tenergli apresso a se a stanza della signoria presenti e futuri.

Dieci candelieri dottone piccoli perle camere della Signoria e del notaio consegnati a donzelli del mese dottobre 1460.

(f. 11) A di XXVIII del mese di luglio MCCCCLXI (1461)

Dodici piattelliti (sic) dariento con 10 ½ di lega pesarono libbre XXIIII cioè Libbre ventiquattro, e once quattro, fatti fare a Rinaldo Ghini e compagni orafi in mercato nuovo per Fiorini ___libbre___ [spazi vuoti nel testo]

(f. 15 v, 1461) Duodecim plactelli ponderis Libre 23, once 6

(f. 28) Duodecim piattelli ponderis Libre 23, once 6

(f. 29) Ego Antonius Salomonis Francisci notarius dictorum dominorum huic inventario interfici et de mandato subscripsi. Postea die XVII Julii 1465 [***][suprascripti arienti] consignati fuerunt Raynaldo Johannis Ghini aurifici pro descrivendis et reducendis in tazzis et piatellis et saleriis in primis.

Hacti una mesciroba ponderis lib 4, o. 4

una alia mesciroba ponderis lib 2, o. 4

quattuor saleriis antique ponderis lib 10, o. 4

duo bacini magni ponderis lib 6, o. 7

duo decim piastre argentee ponderis lib 13, o. 1

(f. 29 r., 1465) tornarono di peso alla zecca libbre 36 s. 6, d. 8 in tutto.

Postea vero die 27 julii 1465 suprascriptus Raynaldus Johannis Ghini reportavit et consignavit suprascriptis dominis et pro eis suprascripto Nicholao Federigi vocato coiaio de suprascriptis

Doc. 10) Specchio di case e botteghe e pos[s]esioni dello Spedale di Mes[ser] Bonifazio Lupi [1466-1468]

ASFi, Ospedale di S. G. Battista detto di Bonifazio, 513, ff. 20 e segg.

f. 20 v:

N° 32, in sul canto di Calimala Vec[c]hio

una bottega atta a orafo con ogni suo banco posta in sul canto di Calimala in Mercato Nuovo […]. Tiella a pigione Simone e Rinaldo di Giovanni orafi e (dannone) Fiorini XXV l’anno che posto per debitore per tutto ottobre 1466.

[…] Simone e Giovanni suo figliolo dì ottavo di marzo 1481 per fiorini 30 l’anno e 1 oca.

[…] Posto debitore Simone Ghini adi 31 d’ottobre 1484 di mesi 4 e di 25 di marzo per detto di 24 di marzo 1483 che sono la sua pigione [***] c. 226, di fiorini 12.

Doc. 11) Fascicolo ‘G’ : Inventario di tutti gli Arredi Sacri, Argenti, Mobili ed Utensili Diversi che appartengono all’Insigne Oratorio di San Giovanni Battista di Firenze.

AOPD, S. XI. VIII, I, fasc. G, f. 16

Non datato; annotazioni con date tra il 1791 (f. 50) e il 1800, pertanto il codice è anteriore al 1791.

§ “Attrezzi e Argenti diversi esistenti nella stanza che confina con la Cereria”.

[…] Un piede di rame dorato che sostiene una raspa di corallo.

Doc. 12) Saldo di debiti di Rinaldo, 1 dicembre 1438

ASFi, Monte Comune o delle Graticole, parte II, filza 1166, f. 10 v

Rainaldus Johannis Ghini gonfalone Drago S. Spirito debitor comunis per suis oneribus non solutis secundum […] catasti et aliis oneribus […] solvat et cancellat hunc ad per [***] diebus omnia catasta et onera [***] dicti debiti et satisdat et se solvendo.

  1. Si sono fermate a quel momento le ricerche sugli archivi fiorentini, ma non quelle su Roma: A. De Zahn, Notizie artistiche tratte dall’Archivio Segreto Vaticano, in “Archivio Storico Italiano”, s. III, VI, I, 1867, pp. 166-194; E. Müntz, Les arts à la cour des papes aux XVe et XVIe siècle, 3 voll., Parigi 1875-1898; Idem, Les arts à la cour des papes. Nouvelles recherches, extrait des “Mélanges d’archéologie et d’Histoire”, Roma 1884, pp. 1-88 (d’ora in poi Les arts …, 1884a); Idem, Les arts à la cour des papes. Nouvelles recherches sur les pontificats de Martin V, d’Eugène IV, de Nicolas V, de Callixte III, de Pie II et de Paul II, in “Mélanges d’archéologie et histoire”, III-IV, Paris, 1884, pp. 274-303 (d’ora in poi Les arts…, 1884b); A. M. Corbo, Artisti e artigiani in Roma al tempo di Martino V e di Eugenio IV, Roma 1969. Per il resto della rassegna critica si veda oltre, nota 4. []
  2. Mi riprometto di spiegare altrove come mai non sia possibile attribuire a Simone Ghini, fratello più noto rispetto a Rinaldo, il Busto Reliquiario di sant’Andrea, conservato a Pienza. Per l’ex voto fiorentino: inv. N. 372, COD. 09/00227646; misure: h. 67 cm, ø 29 cm; L. Becherucci – G. Brunetti, Il Museo dell’Opera del Duomo a Firenze, 2 voll., Milano, s.a. (1969-70), II, scheda 14, p. 246 con bibliografia storica e precedente; B. Montevecchi – S. Vasco Rocca, Suppellettile ecclesiastica, 2 voll., Firenze 1988, I, tav. IX, p. 217; L. Bencini – S. Meloni, Scheda soprintendenza Beni Artistici e Storici province di Firenze e Pistoia, n. 372 (1989), 191; A. Lugli, Naturalia et Mirabilia. Il collezionismo enciclopedico nelle Wunderkammern d’Europa, Milano 1990, p. 17; D. Liscia Bemporad, scheda 8 in Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo. Tipologia e marchi, a cura di D. Liscia Bemporad, 3 voll., Firenze 1992-1993, II, pp. 21-24, spec. p. 23; Eadem, scheda 43 in Con gli occhi di Piero. Abiti e gioielli nelle opere di Piero della Francesca, catalogo della mostra (Arezzo, Basilica inferiore di San Francesco, 11 luglio-31 ottobre), a cura di M. G. Ciardi Dupré dal Poggetto, Venezia 1992, p. 160; Eadem, scheda 3.7 in M. Assirelli, San Lorenzo. I documenti e i tesori nascosti, Venezia 1993, pp. 169-170; A. Giusti, Il Battistero di San Giovanni di Firenze, Firenze 2000, pp. 118-11. []
  3. Per Rinaldo di Giovanni di Simone Ghini: T. Kämpf, ad vocem, in Saur Allgemeines Künstler Lexikon, Leipzig 2007, vol. 26, pp. 57-58, con bibliografia precedente. []
  4. L. Becherucci – G. Brunetti, Il Museo…, 1969-70, II, p. 246. []
  5. J. Labarte, Histoire des arts industriels au moyen âge et à l’époque de la Renaissance (ed. or. 1864-66), 3 voll. 1872-1875, II, Paris 1873, p. 10; G. Vasari, Le Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, mit kritischem Apparate herausgegeben von K. Frey, München 1911, I, p. 370; L. Becherucci – G. Brunetti, Il Museo…, 1969-70, II, p. 246. []
  6. D. Liscia Bemporad, scheda 43 in Con gli occhi di Piero…,1992, p. 160. Le trascrizioni precedenti hanno riportato un ordine delle parole leggermente diverso ma così come sono presentate qui si possono leggere sull’oggetto, da me ricontrollato. []
  7. L. Becherucci – G. Brunetti, Il Museo…, 1969-70, p. 246. []
  8. D. Liscia Bemporad, scheda 43 in Con gli occhi di Piero…,1992, p. 160. []
  9. L. Rossi, La guerra in Toscana 1447-1448, Firenze 1903, pp. 134-135. Nel 1449 Anichino fu catturato col socio Francesco di Nenza dagli aragonesi: A. Giustiniano, Castigatissimi annali con la loro copiosa tavola della Eccelsa et illustrissima Repubblica di Genoa, da fideli et approvati scrittori, per el reverendo Monsignore Agostino Giustiniano Genovese Vescovo di Nebio accuratamente raccolti, Genova, 1537 Libro V, f. 204v; consultabile all’url https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k58804h/f2.item; I. Schiappoli, La marina degli aragonesi di Napoli (parte I), in “Archivio storico delle Province Napoletane”, LXV, 1940, pp. 7-65; (parte II), LXVIII, 1943, pp. 7-100; Eadem, Napoli aragonese. Traffici e attività marinare, Napoli 1972, pp. 77 e 85; R. Massoni, Christophe Colomb: Calvais, Corse, Génois, Parigi 1992, p. 200; S. U. Baldassarri – B. Figliolo, Manettiana. La biografia anonima in terzine e altri documenti inediti su Giannozzo Manetti, Roma 2010, pp. 11-13. []
  10. L. Becherucci – G. Brunetti, Il Museo…, 1969-70, p. 246. []
  11. A. Lugli, Naturalia…, 1990, p. 17. []
  12. G. Tescione, Il corallo nelle arti figurative, Napoli 1972; P. Castelli, La virtù delle gemme. Il loro significato simbolico e astrologico nella cultura umanistica e nelle credenze popolari del Quattrocento. Il recupero delle gemme antiche, in L’oreficeria del Quattrocento, catalogo della mostra (Firenze, 1977), a cura di M. G. Ciardi Dupré dal Poggetto, Firenze 1977, pp. 309-364. []
  13. A. F. Gori, Monumenta sacrae vetustatis insignia Basilicae Baptisterii Florentini, Firenze 1759, pp. 307-356 e spec. p. 319; [doc. 11]; Dopo la soppressione dell’Opera di San Giovanni (1777), l’ex voto confluì nel Tesoro di Santa Maria del Fiore. Dopo il 1954 l’ex voto fu posto nel Museo dell’Opera del Duomo (P. Osticresi – E. Settesoldi, Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore 1891-1991, Firenze 1991, pp. 73-74); in un momento imprecisato dopo il 1969 l’oggetto fu spostato al primo piano del Museo, vicino all’altare d’argento nella cappellina neoquattrocentesca dell’architetto Rodolfo Sabatini. Oggi invece esso è stato collocato nella Sala delle Cantorie. []
  14. G. Vasari, Le Vite…, …von K. Frey, 1911, p. 370, ricava il documento dalle trascrizioni strozziane. Nonostante avesse pubblicato la medesima fonte archivistica prima del Frey, Labarte riportava il nome dell’autore, ma non la data (J. Labarte, Histoire…,1873, p. 106). []
  15. F. Rossi, La mostra del Tesoro di Firenze Sacra. Le oreficerie, in “Bollettino d’Arte”, 27, V, 1933, pp. 214-235, spec. p. 220. []
  16. M. Wackernagel, Der Lebensraum des Künstlers in der florentininschen Renaissance, Leipzig 1938, p. 98; W. ed E. Paatz, Die Kirchen von Florenz. Ein kunstgeschichtliches Handbuch, 6 voll., 1940 – 1954, Frankfurt am Main, III, 1952, p. 386 e p. 548 nota 437. []
  17. L. Becherucci – G. Brunetti, Il Museo…, 1969-70, p. 246. []
  18. Documentato al 1500, Reggello, Abbazia di San Giovanni Gualberto: D. Liscia Bemporad, scheda 8 in Argenti Fiorentini…, 1992-1993, I, pp. 37, 42. []
  19. D. Liscia Bemporad, scheda 43 in Con gli occhi di Piero…, 1992, p. 160. Un nodo simile si trova nel calice di San Donato a Certaldo (E. Nardinocchi, scheda 8.20 in La chiesa e la città a Firenze nel XV secolo, catalogo della mostra (Firenze, Basilica di San Lorenzo, 6 giugno -6 settembre 1992) a cura di G. Rolfi e L. Sebregondi, Cinisello Balsamo 1992, p. 194) e nel reliquiario dei Ss. Simone, Antonio, Aloisio e Taddeo della chiesa di Santo Stefano di Palazzuolo sul Senio, vicino Firenze (h cm 37, forse databile ancora alla prima metà del XV secolo; cat. 00102095; SBAS FI 268812 (foto b/n); cfr. Argenti fiorentini 1992-1993, II, pp. 21-24. []
  20. In particolare: bottiglia montata ad ampolla (Firenze, Tesoro di San Lorenzo, inv. 1945 n. 3); coppa (Museo degli Argenti, inv. 1917, n. 15); bicchiere con coperchio (ivi, inv. 1921, n. 553), vaso con coperchio (ivi, inv. 1921, n. 685); si veda C. Piacenti Aschengreen, Il Museo degli Argenti, Firenze 1990. []
  21. Museo degli Argenti, inv. 1921, n. 800; C. Piacenti Aschengreen, Il Museo…, 1990, passim; D. Liscia Bemporad in M. Assirelli, San Lorenzo…, 1993, pp. 159-160; D. Liscia Bemporad, Per Andrea del Verrocchio orafo, in “Medioevo e Rinascimento. Annuario del Dipartimento di Studi sul Medioevo e il Rinascimento dell’Università di Firenze”, XVI, n.s. XIII, 2002, pp. 189-206, spec. p. 198, n. 37. []
  22. Maestranze Trapanesi, Reliquiario con iscrizione di Carlo V d’Asburgo, rame dorato, corallo, lapislazzuli, argento, smalto; Cm 40×11; XVI secolo; Trapani, Museo Regionale Pepoli. L’incisione fu chiesta dal mercante genovese Alfonso Rojs “hoc coralium alfons rois sic maurorum ex spoliis digne ornasse iussit (…)”: si veda M. C. Di Natale, scheda 1 in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della mostra (Palermo, Real Albergo dei Poveri, 10 dicembre 2000 – 30 aprile 2001), a cura di M. C. di Natale, Milano 2001, pp. 467-468. []
  23. G. Barucca, scheda 48 in Il potere, le arti, la guerra: lo splendore dei Malatesta, catalogo della mostra (Rimini, Castel Sigismondo, 3 marzo – 15 giugno 2001), a cura di A. Donati, Milano 2001, p. 168. []
  24. E. Müntz, Les arts…, 1875-1898, II, 1878, pp. 313-314; G. Vasari, Le Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di G. Milanesi, Firenze 1878, II, p. 458-459, 465. []
  25. Si veda la nota 3. []
  26. [Doc. 1] parzialmente pubblicato in H. Mcneal Caplow, Sculptors’ Parnerships in Michelozzo’s Florence, in “Studies in the Renaissance”, XXI, 1974, pp. 145-175; V. Herzner, Regesti donatelliani, in “Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte”, s. III, II, 1979, pp. 169-228, spec. p. 184, doc. 100 bis. Se prestiamo fede a questa dichiarazione in cui Rinaldo dice di avere 14 anni, nel 1424, al giuramento all’Arte, ne doveva avere undici (cfr sopra, nota 25). Un orafo così giovane poteva divenire Maestro solo se “figlio d’arte”: in caso contrario doveva dimostrare sei anni di tirocinio in bottega (Gli orafi e l’oreficeria a Firenze dalle origini al XV secolo, a cura di A. Guidotti, in L’oreficeria…1977 cit., pp. 137-200, spec. p. 169, nota 6). Domenico di Francesco, orafo, affittava la bottega in via Vacchereccia, la cui entratura era di Rinaldo. Quella via era la celebre sede di importanti botteghe orafe (per esempio: Antonio del Pollaiolo, Maso Finiguerra e Piero di Bartolomeo Sali). []
  27. Cfr V. Herzner, Regesti…, 1979, pp. 169-228. spec. p. 173, docc. 2-4, e J. Beck, Ghiberti Giovane e Donatello giovanissimo, in “Lorenzo Ghiberti nel suo tempo”, Atti del Convegno internazionale di Studi (Firenze, 18-21 ottobre 1978), Firenze 1980, pp. 111-134. R. Krautheimer, Lorenzo Ghiberti, Princeton 1982, II, p. 368, doc. 23; p. 370, doc. 34; R. W. Lightbown, Donatello and Michelozzo: an artistic partnership and its patrons in the early Renaissance, Londra 1980, pp. II e 1-2. []
  28. [Doc. 2]. Dunque deve essersi trasferito tra il secondo semestre del 1427 (a luglio è presentata la portata firmata da Michelozzo) e il 1430 (la portata non è datata). Nella portata del 1446 (uso contemporaneo: 1447) egli dichiara di essere stato a Roma a partire dal 1428 (cfr oltre, nota 44). []
  29. Nel 1427 Rinaldo dichiara 14 anni; nel 1430 ne dichiara 18 [doc. 2]. Milanesi aveva ipotizzato la nascita nel 1414 (G. Vasari, Le Vite, a cura di G. Milanesi, 1878, II, pp. 462, 465, 692, e p. 465. tav. 30 con albero genealogico; ivi, III, pp. 419, 458-461), seguito da C. Bulgari, Argentieri e orafi d’Italia, I, Roma 1958, p. 517; e T. Kämpf, Rinaldo…, 2007. Rinaldo nacque probabilmente a Firenze, anche se non esiste certezza documentaria circa il luogo di nascita di nessuno della famiglia Ghini, se si eccettua la dicitura “de Florentia” nei documenti vaticani (E. Müntz, Les arts …, 1875-1898, I, pp. 57-63; E. Müntz, Les arts…, 1884a, pp. 42-43; C. Bulgari, Argentieri…, 1958, p. 517; A. M. Corbo, Artisti…, 1969, pp. 129-132). []
  30. Grazie alla citata portata del 1430, in cui Rinaldo dichiara di essere a Roma [doc. 2]. []
  31. Si tratta della prima evidenza archivistica romana che lo riguarda, legata al restauro di due rose d’oro: si veda oltre. []
  32. [Doc. 3]. Antonio di Matteo di Antonio di Simone Ghini, detto “il Maestria”, cugino di Rinaldo e Simone Ghini, dovette essere un orafo importante; fu in rapporto con la famiglia Dei, importantissima e destinataria di prestigiose commissioni, come la Croce d’Argento del Battistero di san Giovanni: si veda D. CARL, Zur Goldschmiedefamilie Dei, in “Mitteilungen des Kunsthistorisches Institut in Florenz”, XXVI, 1982, pp. 129-166, spec. p. 130. []
  33. L’entratura era un diritto che si faceva pagare al nuovo occupante di una bottega, col permesso dell’Arte o del Comune, quando questa, avviata in precedenza da un altro artefice, aveva acquisito una fama e una clientela stabili o prestigiose: A. Guidotti, L’Artista nella bottega fra Tre e Quattrocento, in Lorenzo Ghiberti. Materia e Ragionamenti, catalogo della mostra (Firenze, Museo dell’Accademia e Museo di San Marco, 18 ottobre 1978-31 gennaio 1979) a cura di M. Bacci, Firenze 1978, pp. 263-265, spec. p. 268. []
  34. Su Nicoletto di Pietro, orafo veneto stabilitosi a Firenze: L. Böninger, Gli artigiani stranieri nell’economia e nella cultura fiorentina, in La Grande Storia dell’artigianato. Arti Fiorentine, vol. II: Il Quattrocento, a cura di F. Franceschi e G. Fossi, Firenze 1999, pp. 109-127. S. Coltellacci, Ghini, Rinaldo (ad vocem), in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. LIII, Roma 2000, pp. 771-772; per le commissioni papali: E. Müntz, Les arts…,187-1898, I, pp. 57 e sgg. []
  35. E. Müntz, Les arts…, 1875-1898, I, p. 57; E. Müntz, Les arts…, 1884a; C. Bulgari, Argentieri…, 1958, p. 517). I pagamenti avvengono il 16 gennaio e il 17 agosto 1435 (A. M. Corbo, Artisti…, 1969, pp. 129-132). Rinaldo esegue anche la rosa e lo stocco dell’anno successivo: la rosa fu portata dal Vescovo di Parenza e il Papa il 18 marzo la offrì all’altare (F. Rinuccini, Ricordi Storici di Filippo di Cino Rinuccini dal 1282 al 1460, per cura ed opera di G. Aiazzi, Firenze 1840, p. LXXXXI; G. Poggi, Il Duomo di Firenze. Documenti sulla decorazione della chiesa e del campanile, tratti dall’Archivio dell’Opera Berlino 1909, p. 197; Idem, Il Duomo di Firenze. Documenti sulla decorazione della chiesa e del campanile tratti dall’Archivio dell’Opera, a cura di M. Haines, Firenze 1988, II, p. 197. La rosa che donò Martino V Colonna alla Signoria di Firenze, nella Pasqua del 1419 (12 aprile), il cui basamento fu visto da Scipione Ammirato presso la Villa Strozzi a Monteoliveto, si conservò per un periodo indefinito nel Tabernacolo della Sala dell’Udienza (G. Richa, Notizie isoriche delle chiese fiorentine, divise ne’ suoi quartieri, Firenze 1755, III, p. 35); (doc. 9). []
  36. E. Müntz, Les arts…, 1884a, p. 43; E. Müntz, Les arts…, 1875-1898, I, p. 63; C. Bulgari, Argentieri…, 1958, p. 517; A. M. Corbo, Artisti…, 1969, pp. 129-132. []
  37. E. Müntz, Les arts…, 1875-1898, I, p. 62. []
  38. A. Guidotti, Un “libro di bottega” della Firenze del ‘400. Debitori e creditori di Piero di Giovanni di Piero orafo (1435 – 1470), Lucca 2011, pp. 98-99, spec. pp. 89-99. []
  39. J. Labarte, Histoire…, 1873, II, p. 106; [1] G. Vasari, Le Vite…, von K. Frey, 1911, I, p. 370, docc. 39-41; G. Poggi, Il Duomo…, 1909, p. 197. []
  40. Pagolo di Matteo Petriboni, Matteo di Borgo Rinaldi, Priorista (1407-1459), a cura di J. A. Gutwirth, Roma 2001. Ranuccio Farnese detto Il Vecchio (1350 circa – 1450) fu condottiero e Capitano dell’Esercito Pontificio: E. del Vecchio, I Farnese, Roma 1972. []
  41. J. Labarte, Histoire…, 1873, II, p. 106; G. Vasari, Le Vite…, von K. Frey, 1911, I, p. 370, docc. 39-41. []
  42. E. Müntz, Les arts…, 1875-1898, I, p. 62; E. Müntz, Les arts…, 1884a, p. 42; A. M. Corbo, Artisti…, 1969, pp. 129-132. I documenti citati sono datati: 23 gennaio, 19 e 30 giugno, 18 luglio 1442. La mia ipotesi è che questo documento non sia da datare 1441 (donazione della rosa) ma più tardi, magari nella seconda metà del 1442. []
  43. Doc. 4; la portata è datata 26 febbraio 1446, in stile fiorentino, quindi siamo già nel 1447. La moglie potrebbe essere fiorentina o romana e non abbiamo notizia del matrimonio. []
  44. Per i Regolatori: L. Tanzini, Una pratica documentaria tra sovrabbondanze e silenzi: i Regolatori e le scritture d’ufficio a Firenze tra XIV e XV secolo, in “Reti Medievali”, IX, 2008, pp. 1-29; [doc. 4]. Un documento, successivo, dei Regolatori [doc. 12] conferma la presenza di altri debiti nei confronti del Comune da parte di Rinaldo come di Simone, in quel momento (1438), saldati grazie alla fideiussione di Jacopo d’Antonio Ghini. Inoltre, uno dei due orafi che affittava la bottega e l’entratura era Domenico di Francesco, quasi sicuramente il medesimo orafo che nella portata del 1427 risultava tutore di Rinaldo, ancora era cioè minorenne (doc. 1, per cui v. sopra, nota 27). []
  45. [Doc. 10] Purtroppo, presso l’Archivio di Stato non esiste né il libro d bottega di Rinaldo né quello di altri della famiglia Ghini. []
  46. [Doc. 5; cfr anche docc. 5b e 5c] Inoltre, Rinaldo era tornato a Firenze dal 1447 e sembra che il quaderno delle proprietà dell’Ospedale, che comincia nel 1466, sia la continuazione di un altro, precedente, andato perduto. []
  47. [Doc. 9] dall’inventario si evince che vi erano saliere di cristallo, confettiere, orologi d’argento, candelieri da tavola, coltelli con manici d’avorio e dettagli in oro o argento o smaltati. []
  48. [Doc. 12]; accennato in A. F. Gori, La Toscana illustrata nella sua storia con varii scelti monumenti e documenti, Livorno 1755, I, pp. 220-221. Nel 1458 aveva ricevuto 820 fiorini su 950. A Palazzo Vecchio apparteneva anche tutta l’oreficeria sacra della Cappella di Palagio, dove, peraltro, era conservata la Rosa d’oro restaurata da Rinaldo Quella donata da Eugenio IV il 18 marzo 1436 (stile fiorentino) alla Cattedrale fiorentina, poi conservata in Palazzo Vecchio: P. di M. Petriboni e M. di B. Rinaldi, Priorista…,2001, pp. 46-47, nota 102, p. 274); già in G. Poggi, Il Duomo…, 1909, p. 197. []
  49. Il sentenziator, o approvatore, doveva essere bonus aurifices, controllava peso, lega, diametro, regolarità e precisione dell’incisione sulla singola moneta; il documento è datato, secondo l’uso fiorentino, 1 marzo 1458. Anche per l’attività di Michelozzo: M. Bernocchi, Le monete della Repubblica fiorentina, 4 voll., Firenze 1974, III, pp. 5-14; i documenti riguardanti Rinaldo Ghini sono ivi, I, pp. 305, 307, 309, 321-322, 351; cfr. ivi, II, pp. 386-189, 404-411, 414-424. Il Ghini fu a lungo confermato come sentenziator, con Bartolomeo di Andrea Tazi e poi Piero di Bartolomeo di Cecco Sali (maestro o compagno di Antonio di Jacopo del Pollaiolo con Maso Finiguerra: L. Melli, Maso Finiguerra. I disegni, Pisa 1995, pp. 65, 67-70). []
  50. M. Bernocchi, Le monete…, 1974, passim. []
  51. [Doc. 9, f. 8]. []
  52. Il 28 luglio 1460 aveva terminato dodici piattini d’argento [Doc. 9, ff. 11, 15v, 28]. []
  53. Ibidem. []
  54. M. Gualandi, Memorie originali italiane risguardanti le belle arti, Bologna, 6 voll., 1840-1845, II, S. IV, p. 140 e nota 17 p. 150: «Rinaldo Ghini, orafo, ignoto ai Biografi». Cino Rinuccini fu anche committente del Pollaiolo. []
  55. [Doc 6]. Non dichiarava l’ impiego presso la Zecca, ma il salario di un sententiator era scarso e pertanto è probabile che il nostro lavorasse comunque come orafo col fratello; il sententiator non poteva avere più di 60 anni (M. Bernocchi, Le monete…, 1974, II, pp. 5-17), forse per garantire una vista in ottime condizioni. Nel 1474 Rinaldo cessa di lavorare per la zecca, e ciò confermerebbe ancora la nascita di Rinaldo nel 1413. []
  56. [Docc. 7 e 8]. Inoltre, nella portata del fratello Simone nel 1480 leggiamo: «Una chasa […] mezo per non diviso chon Rinaldo mio fratello che oggi è morto, ed è per mio abitare» (il corsivo è mio, pubblicato in E. Müntz, Les arts…, 1884b, p. 298). []
  57. Sino al 31 marzo 1484 fu affittata a Simone e a Giovanni, suo figlio [doc. 10]. []