Maria Concetta Di Natale

mariaconcetta.dinatale@unipa.it

Il Canonico Mondello e il Tesoro della Madonna di Trapani

DOI: 10.7431/RIV14102016

Il Canonico Fortunato Mondello, al secolo Giuseppe, nasce a Trapani il 28 dicembre 1834 e nel gennaio 1856 entra nell’Ordine degli Agostiniani Scalzi. L’anno successivo riceve il ministero sacerdotale e nel 1859 è lettore in sacra teologia1. Con l’attuazione della legge che sopprimeva gli Ordini religiosi, lascia il convento e si inserisce nel clero diocesano venendo nominato inizialmente canonico della chiesa collegiata di San Pietro e successivamente canonico onorario della Cattedrale di Trapani2. Dal marzo del 1868 al giugno del 1890 si susseguono i suoi incarichi alla Biblioteca Fardelliana di Trapani, accettando subito di riordinare le collezioni della biblioteca fino al conseguimento della nomina di bibliotecario titolare. In tale periodo intensifica la sua attività di studioso, che annovera numerose pubblicazioni, tra monografie, saggi, opuscoli, orazioni e altro, 21 scritti inediti e uno postumo3. La sua attività di bibliotecario, svolta con totale dedizione e passione, risulta fondamentale nel delineare la figura dello studioso, legandosi indissolubilmente alla ricerca4.

Tra i suoi testi storico-artistici non poteva mancare quello dedicato a La Madonna di Trapani. Memorie patrio-storico-artistiche edito a Palermo nel 18785, sulla scia di numerosi altri studiosi sacerdoti trapanesi, come Vincenzo Nobile cui si deve il noto Tesoro nascoso emblematico tra tutti e tenuto dal Mondello in grande considerazione6. Nella premessa al testo, indirizzata “a chi legge”, scrive: “Queste memorie che ora si presentano al pubblico, considerate dal lato patriottico, mi pare (e spero di non ingannarmi) che si abbiano una grande importanza nei fasti di Trapani. Sotto il concetto religioso, a dir vero, non ci danno se non che l’illustrazione cronologica, storica ed artistica de’ rapporti tra la Madonna e il nostro Paese. Avrebbero meritato senza dubbio un’altra penna che non fosse la mia; ma nutro fiducia che il soggetto si raccomanderà da sé, specialmente ai miei cittadini, se ancora del tutto non è spenta in loro la fede e la gloria degli avi”7. Lo studioso, pertanto, sottolinea piuttosto le sue finalità patriottiche che quelle religiose, più che con atto di modestia nei confronti del suo primario ruolo di prelato, con implicita e voluta maggiore considerazione di erudito tra i siciliani dell’epoca.

Il Mondello “appassionato cultore delle cose patrie”, come viene definito nella prefazione ad una ristampa parziale del suo testo del 1935, al tempo esaurito, dal Vicario Generale dei Carmelitani8, dedica il quarto capitolo ai “Doni preziosi offerti all’immagine di Maria”, specificando che: “La fama a cui pervenne il simulacro di Maria di Trapani occupò moltissimi scrittori, da’ quali si ricavano tuttavia delle minute notizie intorno a’ miracoli operati da Dio per intercessione di sua Madre. In alcuni di essi si fa eziandio parola de’ preziosissimi doni, offertili da’ devoti, fedele, monumento di perpetua riconoscenza”9. Il canonico specifica che le sue fonti per l’argomento sono due “cataloghi inediti del convento”10, quello ricordato del Nobile, il Tesoro nascoso11, e l’altro del “Cav. Giusepe Polizzi”, che ritiene essere “il più completo” e che, quando scrive il Mondello, nel 1878, era in corso di pubblicazione e vede la stampa nel 188012. Il Polizzi, erudito locale, appassionato archeologo e direttore della Biblioteca Fardelliana, fornisce anche indicazioni biografiche sulle più importanti figure dei donatori, che il canonico Mondello precisa di non ripetere, anche perché già talora indicati tra i personaggi illustri che andarono a visitare il simulacro della Madonna di Trapani, trattati in un capitolo dal titolo “visitatori del simulacro di Maria”13.

All’inizio di questo capitolo fa riferimento al Caetani, con non celata soddisfazione, “il quale scrisse che la devozione a Maria di Trapani estendevasi non solo a tutta la Sicilia, ma bensì alla Francia, alla Spagna, alla Germania, all’America, alla Pannonia, a Babilonia, e perfino alla Turchia”14. Riporta, inoltre, quanto scrisse il “chiarissimo abate Di Marzo”, con implicito riconoscimento all’indiscusso valore di insigne studioso, padre della storia dell’arte siciliana, nell’VIII libro delle Belle Arti: “l’idea religiosa infonde in quel tipo della Vergine quell’incanto irresistibile, che facendo richiamo agli elementi divini dell’umana natura colla duplice potenza del bello e del santo, li piega e se ne insignorisce”15.

La mostra del 1995, Il tesoro Nascosto. Gioie e argenti della Madonna di Trapani, parafrasando il titolo del testo del Nobile, riferito alla Madonna di Trapani stessa, spostava l’attenzione sul tesoro di monili e suppellettili liturgiche raccoltosi intorno al venerato simulacro nei secoli e conservato ormai per la maggior parte nel Museo Regionale Pepoli di Trapani, dopo le tristi vicende della soppressione e la confisca dei beni degli ordini monastici, e ancora solo in minima parte conservato presso il Convento dei Padri Carmelitani16.

Allora l’indagine delle fonti fu condotta pressoché a tappeto e furono trascritti e pubblicati nel catalogo della mostra i manoscritti relativi agli “inventari dei Beni mobili del Convento dell’Annunziata”, ormai custoditi nella Biblioteca dello stesso Museo Pepoli, a partire da quello del 159617. Furono poi analizzati gli altri fondamentali testi a stampa da quello del Nobile del 1698 a quello dello stesso Mondello e i Ricordi trapanesi del Polizzi del 1880, cui il canonico fa riferimento. Fu in quell’occasione redatta una pressoché totale schedatura delle opere che vennero riunite tutte, sia quelle ormai al museo Pepoli, compresi i monili già conservati nei depositi, sia quelle ancora custodite nel santuario trapanese, ed esposte in mostra.

Ripercorrendo l’elenco delle opere ricordate da Fortunato Mondello si propone una selezione che privilegia principalmente quelle di produzione siciliana donate dai più illustri personaggi della nobiltà europea.

Al n. 11 il Mondello cita “una gioia smaltata di bianco”, dono della “Duchessa di Albuquerque” e specifica che “il catalogo conventuale aggiunge una gioia d’oro con cinquantacinque diamanti”18. Il Polizzi riferisce l’opera, dono della Duchessa d’Albuquerque, come “una gioia in sembianza di porcellana” e nota che “il catalogo conventuale aggiunge una gioia d’oro con 55 diamantini”19. Dovrebbe trattarsi del monile del Museo (inv. n. 5249)20 (Fig. 1) ricordato nel 1698 dal Nobile nel Tesoro nascoso, come “una gioia in sembianza di porcellana”21 e nell’inventario conventuale del 1737 come “una gioia tonda fatta a porcellana smaltata con cinquantacinque Diamanti, cioè sette grossi e quarant’otto piccoli […] Data dall’eccellentissima Signora Duchessa di Albucherche”22. Il gioiello era stato donato dalla moglie di Francesco Fernandez de la Cueva, Duca di Albuquerque, viceré dal 1667 al 1670, data quest’ultima che si può considerare termine ante quem per la sua realizzazione da parte di un orafo siciliano, abile nella pittura a smalto, tecnica artistica che toccò l’apice in Sicilia con gli smalti dipinti del messinese Joseph Bruno23. Il Polizzi specifica che “D. Francesco Hernandez della Cueva Duca di Albuquerque fu viceré regnando Filippo IV di Spagna e poi Carlo III d’Austria, gli anni 1627-32 e 1667-70”, dati riportati pure dal Mondello, e aggiunge che “venne in Trapani con la moglie al 1668 ed ebbe alloggio nella casa del Principe di Bacco”24. L’indicazione della precisa data della visita del 1668 consente, pertanto, di anticipare ancora di due anni il termine ante quem per la datazione dell’opera.

Al n. 12 il Mondello cita “la lampada grande pensile nel mezzo dell’antica Cappella, di rotoli diciassette ed once tre”, dono di “D. Alfonso Henriquez di Castiglia”25. L’opera, tutt’ora al posto originario, è stata riferita ad argentiere siciliano degli anni 1641-1643, periodo del viceregno di Giovanni Alfonso Enríquez de Cabrera (1597-1647), almirante di Castiglia, duca di Medina de Rioseco, conte di Melgar e di Modica, visconte di Cabrera e barone di Caccamo, Alcamo e Calatafimi26. Il dono compare per la prima volta nell’inventario conventuale del 164727. L’opera è priva di marchi, ma conferma la datazione immediatamente prima del 1643 l’informazione fornita dal Polizzi relativa al soggiorno del viceré che il 18 ottobre 1643 “venne a Trapani e diè ai giurati il titolo di senatori”28.

Al n. 15 il Mondello cita “una gioia d’oro fatta a cuore con 27 smeraldi”, dono della marchesa di Castel Rodriguez29. L’opera è citata per la prima volta nell’inventario conventuale del 173730. Potrebbe forse identificarsi con il pendente del Museo inv. n. 5509, anche se non è perfettamente corrispondente il numero degli smeraldi31. Qualora così fosse, il monile sarebbe da datare tra il 1676 e il 1678, anni del viceregno di Don Aniello de Guzman, marito della donatrice Donna Eleonora de Moura. Il viceré, come precisa ancora una volta il Polizzi “proveniente dalla Sardegna, prese il porto di Trapani l’anno 1676”32.

Al n. 16 il Mondello ricorda “un pajo di candelabri d’argento cesellati, di palmi otto e mezzo, di peso libre 128”, di cui riporta l’iscrizione, con la data 1651 e il nome del donatore “don Giovanni d’Austria, figlio naturale di Filippo IV”33. Il Polizzi scrive che “D. Giovanni d’Austria fu figlio naturale di Filippo IV, natogli da un’attrice comica, la Calderona, l’anno 1628. Allevato dal Gesuita P. Ricciardi, ancor giovanissimo venne eletto viceré e capitan generale d’Aragona”34. Lo stesso studioso narra le principali gesta, “sedò colle armi i tumulti e la ribellione di Napoli a tempo di Masaniello e indi di Palermo” e specifica che “venne in Trapani l’ultimo anno del suo viceregno (1648-1651)” e “alloggiò nello stesso convento dell’Annunziata”35. Il Polizzi ricorda anche il suo ritratto “nella sacrestia della chiesa stessa dell’Annunziata in divisa militare” e ne riporta l’iscrizione36. Si tratta del ritratto tardo seicentesco, facente ormai parte della Quadreria del Museo Pepoli, proveniente dal convento dei Carmelitani di Trapani, che presenta Don Giovanni d’Austria in armatura e ricorda il suo dono di “Duo magna in argento candelabra esimie confecta”37. I due grandi candelabri si trovano tutt’oggi nella cappella della Madonna di Trapani38. Le opere recano il marchio di Palermo, l’aquila a volo basso con le iniziali del console FICC, relative al console Giuseppe Casaurita che ricoprì la carica nel 1652-1653 e GM, da riferire più che a Giovanni Militi39, come riteneva Maria Accascina40, o a Giuseppe Milia, argentiere palermitano la cui attività è documentata negli anni 1663-168041, piuttosto a Giuseppe Montalbano, fratello dell’abile orafo smaltatore Leonardo, con cui aveva lavorato alla realizzazione della prestigiosa corona d’oro, smalti e gemme della Madonna della Visitazione di Enna, al quale si ritiene sia da riferire il marchio che accompagna alle iniziali un segno distintivo a forma di giglio42. Le opere sono citate nell’inventario conventuale “rinovato a’ 15 ottobre 1659”, che fa riferimento all’atto notarile del 1652, “dui candileri d’argento grandi fatti dal Serenissimo D. Giovanni d’Austria, figlio del Re nostro Sig.re, mandati dal Marchese Barnaba Mirelli con l’Armi della serenissima casa d’Austria, e con l’immagine della Vergine”43. Questi monumentali candelieri sono pertanto espliciti esempi di come l’alta nobiltà europea commissionasse significative opere d’arte decorativa ad orafi ed argentieri siciliani.

Al n. 19 il Mondello ricorda il dono del “duca d’Uzeda”: “una gioia con trecentotrentaquattro diamanti e ottanta grossi smeraldi”44, specificando “così il catalogo conventuale”, mentre, continua, “il catalogo Nobile riporta: una gioia con trecentoventicinque diamantini, di prezzo mille scudi, con 50 doppie, a 21 aprile 1696”45. Sono ancora una volta le stesse indicazioni del Polizzi, che precisa che “D. Francesco Paceco, Duca d’Uzeda fu viceré negli anni 1687-1696”46. Anche il Mondello forniva notizie relative al donatore, ancora una volta trattando dei visitatori del simulacro, precisando che fu viceré al tempo di Carlo III d’Austria e che “dopo nove anni venera la seconda volta il simulacro”47. Dovrebbe trattarsi del monile oggi al Museo (inv. 5238) (Fig. 2), opera di orafo siciliano48, che l’inventario del 1737 precisa essere stato donato “dall’eccellentissima Signora Duchessa D’Osseda”49, Isabella Maria Gómez de Sandoval50, la stessa viceregina che nel 1695 aveva donato un gioiello quasi identico alla Madonna della Lettera di Messina51, caso peraltro non unico per i simulacri più venerati della Sicilia52.

Al n. 20 il Mondello ricorda il dono di “D. Giovanni Fardella, barone di Moharta”: “una collana di corallo con sessantacinque bottoni”53. La stessa indicazione è data dal Cav. Polizzi54. L’inventario conventuale del 1623 riporta la stessa notizia, ma non è possibile identificare l’opera con quella peraltro più lunga oggi al Museo Pepoli inv. n. 549055 se si considera anche che nell’inventario conventuale del 1737 un intero capitolo è dedicato alle corone di corallo56, comunque tutte opere prodotte dalla famosa maestranza trapanese del corallo57. È importante ricordare che i Fardella furono tra i maggiori donatori nei confronti della Madonna di Trapani e che alcuni dei monili citati negli inventari conventuali sono stati rintracciati58. È il caso del dono ricordato dal Mondello al n. 32 di “D. a Maria Fardella Trapanese”: “un anello d’oro a forma di aquila, ornata da rubini”59. Ancora una volta le stesse notizie fornisce il Polizzi60. Dovrebbe trattarsi della colomba con il ramoscello d’olivo stretto nel becco, oggi al Museo Pepoli (inv. 1774)61 (Fig. 3), che le fonti, compreso il Nobile, confondono con un’aquila, citata per la prima volta nell’inventario conventuale del 1660, data che si pone come termine ante quem per la datazione dell’opera di abile orafo siciliano, dalla tipica lavorazione dello smalto bianco emergente dal fondo aureo.

Al n. 27 il Mondello ricorda il dono del “Capitolo di San Pietro di Roma” di “due corone d’oro per la coronazione della Vergine e del Bambino”62, opere di orafo romano del 1733 che ancora oggi ornano il capo delle due sacre sculture.

Al n. 40 il Mondello ricorda il dono di “D. Marcello Sieri Pepoli e Carraffa”: “la città di Trapani in argento, posta ai piè di Maria”63, dove la si può ammirare ancora oggi. Le stesse notizie sono fornite dal Polizzi64. Dai marchi apposti sull’opera Maurizio Vitella ha potuto precisare che fu realizzata nel 1693 da argentiere trapanese, mentre era console Alberto Pirao65.

Al n. 45 il Mondello ricorda il dono di “una gioia con zaffiro e quattro perle” da parte di “D. Antonio Nobile trapanese”66. La stessa notizia è riportata dal Polizzi67. Dovrebbe trattarsi del pendente oggi al Museo Pepoli inv. n. 5329 (Figg. 4 e 4a)68 (Figg. 4 e 4a), citato nell’inventario conventuale del 1647 come “una gioia in mezzo al quale vi è un Zaffiro, vi pendono quattro perii differenti, una delle quali è grossa, e vi sono attorno sette rubbini, data dal Signor Antonio Lo Nobile”69. L’opera si inserisce nella produzione siciliana di stretta derivazione spagnola.

Al n. 53 il Mondello ricorda il dono del “l’Emo card. Giandomenico Spinola”: “un pallio d’argento cesellato per l’altare della Vergine”70. Anche quest’opera è fortunatamente ancora oggi nel suo sito originario per il quale era stata realizzata per espressa volontà del committente. Trattando dei “visitatori al simulacro di Maria”, il Mondello specifica a proposito dell’alto prelato committente: “Giandomenico Spinola, cardinale di S. Cecilia, arcivescovo di Matera e vescovo di Sarzana, fu mandato in Mazara nell’anno l636 a governare quella Diocesi. Soggiornò quasi sempre in Trapani nel convento di S. Francesco d’Assisi. Consacrò il 3 giugno 1638 il tempio di questo collegio. Restituitosi in sede moriva l’11 agosto 1646”71. Le stesse informazioni fornisce il cav. Polizzi72. Dall’inventario conventuale del 1647, ove è citato per la prima volta, Maurizio Vitella deriva la precisa data di donazione dell’opera, il 1641, termine ante quem per la sua realizzazione da parte di un argentiere siciliano che non vi appose marchi73, mentre pose ben in evidenza due volte lo stemma dell’alto prelato committente, che ha lasciato altre importanti suppellettili liturgiche nel Tesoro della Cattedrale di Mazara del Vallo, esposte al locale Museo Diocesano dal 199374.

Al n. 60 il Mondello ricorda il dono di “Mons. Giovanni Roano, arcivescovo di Monreale”, “una croce all’indiana con filo d’oro, adornata con dodici smeraldi e nove grossi diamanti”75. Le stesse essenziali informazioni fornisce il Polizzi76. Dovrebbe trattarsi della croce oggi al Museo Pepoli inv. n. 5320 (Fig. 5)77, citata nell’inventario conventuale del 1737 come “una croce con catinetta d’oro fatta all’indiana, con bottone d’opra di filo d’oro, con dodici smeraldi, quattro Diamanti grossi a bozzetta e altri quindici Diamantini […] Data dall’Illustrissimo Monsignor Roano, Arcivescovo di Monreale”78. L’opera è, pertanto, da datare tra gli anni 1673 e 1703, durante il periodo dell’arcivescovado monrealese di Giovanni Roano, prelato spagnolo originario di Salamanca, già vescovo di Cefalù79.

Al n. 63 il Mondello ricorda il dono del “principe della Cattolica, Francesco del Bosco”: “una lampada con tre lampadine”80. Il Polizzi riporta la stessa notizia81 e specifica tra l’altro che “I signori del Bosco, già Ventimiglia, principi della Cattolica, duchi di Misilmeri e conti di Vicari furono tra i più antichi e più splendidi benefattori della chiesa dell’Annunziata. I loro doni figurano sin dal 1424 colle largizioni testamentarie di Donna Eleonora del Bosco”82. La lampada83 reca un’iscrizione relativa al committente, Francesco Bonanno e del Bosco “primo principe della Cattolica per la sua famiglia nel 1720, cavaliere del Toson d’oro, Grande di Spagna ereditario di prima classe, gentiluomo di camera del re Vittorio Emanuele di Savoia e del re Carlo III, consigliere aulico di stato dell’Imperatore Carlo VI, vicario del Viceré, deputato del Regno, capitan giustiziere, più volte pretore della città di Palermo ed uno dei dodici pari del regno”84. L’opera è citata nell’inventario conventuale del 1737, dove risulta donata il 15 agosto 1733 “per l’occasione del Millenario celebrato in detto anno”, cui fa riferimento l’iscrizione85. Già descritta come lampada multipla, si presenta oggi semplice, ma tutt’ora nella cappella della Madonna di Trapani. È opera di argentiere palermitano e reca il marchio del console Bartolomeo La Grua, che la vidimò nel 173286.

Al n. 64 il Mondello ricorda il dono del “p. Raggio della Compagnia di Gesù”: “un fiore d’oro smaltato con sessantasei diamanti, sedici rubini e nove smeraldi”87 e precisa che “il catalogo del Nobile dice: Un fratello di mons. Raggio, vescovo di Mazara”88. Le stesse informazioni si limita a fornire il Cav. Polizzi89. Dovrebbe trattarsi del ramo fiorito oggi al Museo Pepoli, (inv. n. 5242)90 (Fig. 6). Il monile è citata nell’inventario conventuale del 1730 come “un fiore smaltato con diamanti, rubbini e smeraldi, con un Parpagliole in detto Fiore, li diamanti sono numero venti, ed una rosa Lisciandrina in detto fiore con venticinque Diamantini, un Gelsimiro con tredici diamantini, et altri tre fiori, cioè uno con nove rubbini, e la’altri due con otto smeraldi, et un rubbino in mezzo, un altro Fiore con otto Diamantini, et uno smeraldo grosso nel mezzo, ed un fiore di sopra con sei rubinetti, ed in contrassegno una mosca di sopra […] dato dal Padre Raggio Gesuita”91. La data di pubblicazione del testo del Nobile, il 1698, si può considerare il termine ante quem per la realizzazione dell’opera92. Il fratello del donatore Mons. Carlo Reggio fu vescovo di Mazara dal 1681-1683, anni che potrebbero essere quelli di realizzazione dell’opera, comunque, capolavoro di oreficeria siciliana della seconda metà avanzata del XVII secolo93.

Al n. 77 il Mondello ricorda il dono di “D. Antonio Tipa trapanese”: “una gioja smaltata con didici turchine”94. Il Polizzi riferisce il numero di “22 turchine” e precisa che “i PP. Del Convento dell’Annunziata concessero ai nobili Giuseppe, Antonio e Simone Tipa la cappella di S. Alberto, antica proprietà dei Principi della Cattolica”, traendo la notizia dagli Annali trapanesi del Fardella95. Dovrebbe trattarsi del monile oggi al Museo Pepoli (inv. 5327)96, citato nell’inventario conventuale del 1737 come “un abito d’Alcantara sopra una gioia smaltata con 22 pietre torchino, con una ligaccia inastata di rubbini, con ventisei diamantini piccoli triangolari […] data dal Signor Don Antonio Tipa”97. Lo stesso monile è ricordato dal Nobile come dono di “Antonio Tipa Trapanese una gioia smaltata con 22 torchine”98. Il 1698, anno di edizione del testo del Nobile, diviene pertanto il termine ante quem per la datazione dell’opera e Don Antonio Tipa si qualifica come facente parte dell’ordine cavalleresco dell’Alcantara, la cui insegna era caratterizzata da una croce verde dalle estremità gigliate.

Al n. 79 il Mondello ricorda il dono di “una catena d’oro”, da parte della “moglie di Don Pietro Di Blasi trapanese”99. La stessa notizia è riportata dal Polizzi100. Dovrebbe trattarsi della catena, oggi al Museo Pepoli (inv. n. 5319)101, citata nell’inventario conventuale del 1647, come “una catena pizziata, smaltata di magli centoquarantasetti, portata dalla moglie di Don Pietro Di Blasi”102. La data del 1647 si può pertanto considerare come termine ante quem per la realizzazione di questa catena, dovuta ad orafo siciliano attivo tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. Don Pietro Di Blasi potrebbe essere il giudice pretoriano di Palermo degli anni 1608-1609, avvocato e consultore del tribunale dell’Inquisizione, giudice del Concistorio e della Gran Corte civile e criminale. La moglie, verisimile donatrice dell’opera, era Margherita La Fasula.

Al n. 84 il Mondello ricorda il dono di “Cesare La Valle”: “una gioia con trentasei diamanti”103. La stessa notizia è riportata dal Polizzi che scrive “Cesare Valle”104, come il Nobile105. Dovrebbe trattarsi del pendente oggi al Museo Pepoli (inv. n. 5328)106 (Fig. 7), citato nell’inventario conventuale del 1614-15, come “una gioia a rosa tutta d’oro intagliata […] e sopra […] sono inastati 36 diamanti sfondati vista per l’aurifice Ioanni Paulo Milanisi, portata dal Signor Cesare Velli Segretario di sua Maestà e del Signor Duca D’Ossuna viceré in questo regno”107. L’opera di orafo siciliano spagnoleggiante dovrebbe avere come termine ante quem per la datazione il 1610, anno in cui Pietro Téllez Girón Duca d’Ossuna fu viceré di Sicilia108. L’orafo di fiducia dei Padri Carmelitani, Giovanni Paolo Milanese è da identificare con Giovanni Paolo Bescapei109.

Al n. 92 il Mondello ricorda il dono di “D. a Anna Tamajo”: “un anello d’oro con sedici smeraldi”110. La stessa notizia riporta il Polizzi111. Dovrebbe trattarsi dell’anello conservato ancora nel Tesoro della Madonna di Trapani custodito dai padri Carmelitani e citato nell’inventario del 1648, che precisa anche l’anno del dono 1643, che diviene termine ante quem per la sua datazione112.

Al n. 95 il Mondello ricorda che “Mons. Luigi Scalabrini, carmelitano, trapanese”: offrì “un angelo vestito d’argento, posto accanto al simulacro” e al successivo n. 96 aggiunge “un altro angelo d’argento a spese del convento”113. Il Polizzi fornisce la stessa notizia relativa al dono di Luigi Scalabrini e ulteriori indicazioni sulla sua figura: “fu eletto vescovo di Mazara del Vallo nel 1832 ove lasciò memoria d’insigne pietà e d’illibati costumi” e morì nel 1842114. Le due opere sono ancora ai lati della Madonna di Trapani e vennero realizzate nel 1840 da Francesco Marino, Alberto D’Aleo e Giuseppe Costadura115.

Vincenzo Nobile nel 1698 aveva chiaramente esplicitato che “coll’entrar di Maria entraron tutti i beni nella città”, individuandola come il vero “tesoro” per i trapanesi: “Voi tutte le grazie che ci farete concedere, per esser il tesoro di Dio […] ma tesoro nascosto per tante meraviglie operate, e non conosciute”116, così il Canonico Mondello nell’intitolare un capitolo del suo volume “La poesia e la Madonna di Trapani”, non tralascia orgogliosamente di riportare un significativo sonetto presentato da un “patrizio di Trapani, Vito Omodei e Ferro” nel 1715 a Vittorio Amedeo di Savoja, re di Sicilia: “Per Te, Trapani Invitta, arde d’amore/ il tuo Monarca; or vanne pur fastosa./ Forse perché il tuo mar grato all’ardore,/ nutre ai coralli in sen fiamma amorosa?/ Vuol forse in cinque Torri al suo valore/ Un Campidoglio aprir la man briosa?/ O per mietere al crin lauri d’onore,/ Ama del lido tuo la Falce annosa?/ Saturno forse all’aurea età l’invita?/ O di queste maremme il sal più fino/ alletta un re, di cui la prudenza è unita?/ No: più tosto è voler d’alto destino./ Al Regnante di Cipri è calamita / quel, che Cipri ornò marmo divino”117.

  1. Sul Mondello si veda S. Romano, Biografia del Can. P. Fortunato Mondello, Trapani 1908; M. Vitella, Fonti del XIX secolo per la storia dell’arte in Sicilia: il canonico Fortunato Mondello, in Metodo della ricerca e Ricerca del metodo. Storia, arte, musica a confronto, atti del convegno di studi (Lecce, 21-23 maggio 2007) a cura di B. Vetere con la collaborazione di D. Caracciolo, Galatina 2009, pp. 407-420. Nel 2008, in occasione del centenario dalla morte, la Biblioteca Fardelliana e il Comune di Trapani hanno ricordato lo studioso con varie iniziative, tra cui un convegno di studi (Fortunato Mondello 1834-1908. Sacerdote, bibliotecario, storico dell’arte in Italia tra Ottocento e Novecento) (Trapani, 27-28 ottobre 2008), curato da Maurizio Vitella. []
  2. Ibidem. []
  3. M. Vitella, Fonti del XIX secolo…, in Metodo della ricerca…, 2009, pp. 407-409. []
  4. A tal proposito cfr. V. Abbate, Presentazione, in Can. P. Fortunato Mondello, Sulle pitture in Trapani dal secolo XIII al secolo XIX e sui pittori trapanesi profili storico-artistici, Trascrizione e note a cura di M. Giacalone, Trapani 2008, pp. 5-7 []
  5. F. Mondello, La Madonna di Trapani. Memorie Patrio-storico-artistiche, Palermo 1878. []
  6. V. Nobile, Il tesoro nascoso riscoperto a’ tempi nostri dalla consacrata penna di D. Vincenzo Nobile trapanese, cioè le gratie, glorie ed eccellenze del religiosissimo santuario di Nostra Signora di Trapani ignorate fin’hora da tutti, all’orbe battezzato fedelmente si palesano, Palermo 1698. []
  7. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  8. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878,  ed. 1935. []
  9. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878, pp. 98-109. []
  10. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  11. V. Nobile, Il tesoro nascoso…, 1698. []
  12. G. Polizzi, Ricordi trapanesi, Trapani 1880. []
  13. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  14. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878, p. 78. Cfr. O. Caetani, Raguagli delli ritratti della San­tissima Vergine Nostra Signora più celebri, che si rive­riscono in varie Chiese nell’isola di Sicilia. Aggiunta­vi una breve relazione dell’Origine e miracoli di quel­li. Opera posthuma del R. P. Ottavio Caietano della Compagnia di Giesu. Trasportata nella lingua Volgare da un Devoto Servo della medesima Santissima Vergine. E cresciuta con alcune pie meditazioni sopra ciascun passo della vita della medesima, Palermo 1664, rist. anast. Palermo 1991. Si veda anche M.C. Di Natale, “Cammini” mariani per i tesori di Sicilia, Parte I, in “Oadi. Rivista dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia”, a. I, n. 1, giugno 2010. []
  15. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. Si veda anche G. Di Marzo, Delle Belle Arti in Sicilia, 3 voll., Palermo 1858-1864. []
  16. Il Tesoro nascosto gioie e argenti per la Madonna di Trapani, catalogo della Mostra (Trapani, Museo Regionale Pepoli, 2 dicembre 1995 – 3 marzo 1996) a cura di M.C. Di Natale e V. Abbate, Palermo 1995. Voglio ancora oggi ringraziare per la loro disponibilità quei Padri tutti e Padre Enrico Pinci in particolare, che hanno consentito in quell’occasione la riunione e l’esposizione di tutto quel tesoro superstite. []
  17. Cfr. Gli Inventari dei Beni Mobili del Convento dell’Annunziata e il Libro dei Miracoli della Madonna di Trapani, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 251-279. []
  18. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  19. G. Polizzi, Ricordi…, 1880. []
  20. M.C. Di Natale, scheda I,55, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 151-152. []
  21. V. Nobile, Il tesoro nascoso…, 1698. []
  22. Gli Inventari dei Beni Mobili…, in Il Tesoro nascosto…, 1995, p. 266. []
  23. M.C. Di Natale, scheda I,55, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp.151-152. Cfr. anche Eadem, Gioielli di Sicilia, Palermo 2000, II ed. 2008. []
  24. G. Polizzi, Ricordi…, 1880. []
  25. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  26. M. Vitella, scheda II,12, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 202-203. Sulla committenza del viceré di Sicilia si veda M.C. Di Natale, Orafi, argentieri e corallari tra committenti e collezionisti nella Sicilia degli Asburgo e R. F. Margiotta, Dizionario per il collezionismo in Sicilia, in Artificia Siciliae. Arti decorative siciliane nel collezionismo europeo, a cura di M.C. Di Natale, Milano 2016, pp. 27, 316-317. []
  27. M. Vitella, scheda II,12, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 202-203. []
  28. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 99. []
  29. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  30. Gli Inventari dei Beni Mobili…, , in Il Tesoro nascosto…, 1995, p. 265. []
  31. M.C. Di Natale, scheda I,39, in Il Tesoro nascosto…, 1995, p. 135. []
  32. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 101. []
  33. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  34. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 99. []
  35. Ibidem. []
  36. Ibidem. []
  37. Si veda V. Abbate, Il tesoro come Musaeum, in Il Tesoro nascosto…, 1995, p. 58. []
  38. M. Vitella, scheda II,15, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 206-208. []
  39. Sull’artista si veda S. Barraja, Arti decorative in Sicilia. Dizionario biografico, 2 voll., Palermo 2014, vol. II, ad vocem. []
  40. M. Accascina, I marchi delle argenterie e oreficerie siciliane, Busto Arsizio 1976. []
  41. S. Barraja, Arti decorative…, 2014, vol. II, ad vocem. []
  42. M.C. Di Natale, Arti decorative…, 2014, vol. II, ad vocem Montalbano. Per la corona della Madonna della Visitazione di Enna cfr. M.C. Di Natale, I monili della Madonna della Visitazione di Enna, nota introduttiva di T. Pugliatti, con un contributo di S. Barraja, Appendice documentaria di R. Lombardo e O. Trovato, Enna 1996, pp. 39-47. []
  43. Cfr. M. Vitella, scheda II,15, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 206-208. []
  44. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  45. Ibidem. []
  46. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 101. []
  47. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878, p. 90. []
  48. M.C. Di Natale, scheda I,65 , in  Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 160-162.Cfr. inoltre M.C. Di Natale, I gioielli della Madonna di Trapani, in Ori e argenti di Sicilia dal Quattrocento al Settecento, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, p. 63; M.C. Di Natale, Gioielli…, 2000, II ed. 2008, pp. 196, 202. []
  49. Gli Inventari dei Beni Mobili…, in Il Tesoro nascosto…, 1995. []
  50. Sulla committenza e sul collezionismo della famiglia vicereale si veda M.C. Di Natale, Orafi, argentieri…, e R.F. Margiotta, Dizionario per il collezionismo…,  in Artificia Siciliae…, 2016. []
  51. M.C. Di Natale, scheda I,65, in  Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 160-162. []
  52. M.C. Di Natale, Gioielli…, 2000, II ed. 2008. []
  53. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  54. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 104. []
  55. M.C. Di Natale, scheda I,63, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 159-160. []
  56. Gli Inventari dei Beni Mobili…, , in Il Tesoro nascosto…, 1995, p. 269. []
  57. Per la maestranza trapanese del corallo si veda tra l’altro cfr. A. Daneu Lattanzi, L’arte trapanese del corallo, I ediz., Palermo1964; II ediz. ivi 1975; L’arte del corallo in Sicilia, catalogo della mostra a cura di C. Maltese e M.C. Di Natale, Palermo 1986; I grandi capolavori del corallo. I coralli di Trapani del XVII e XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di V.P. Li Vigni, M.C. Di Natale, V. Abbate, Milano 2013. []
  58. Sulla committenza e sul collezionismo della famiglia trapanese si veda M.C. Di Natale, Orafi, argentieri…, e L. Ajello, Le rotte del corallo. Carichi preziosi dalla Sicilia al monastero de las Descalzas Reales di Madrid, in Artificia Siciliae…, 2016, pp. 15-61, 125-138. []
  59. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  60. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 105. []
  61. M.C. Di Natale, scheda I,51, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 145-146. Cfr. anche Eadem, Gioielli…, 2000, II ed. 2008. []
  62. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. Si veda anche G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 103 e M. Vitella, scheda II, 26 a, b, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 227-228, che riporta l’iscrizione. []
  63. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  64. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 106. []
  65. M. Vitella, scheda II, 20, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 215-216. []
  66. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  67. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 106. []
  68. M.C. Di Natale, scheda I,12, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 109-110. []
  69. Ibidem. []
  70. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  71. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878, p. 86. []
  72. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 107. []
  73. M. Vitella, scheda II,11, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 200-202. []
  74. P. Allegra, schede 19-22, in M.C. Di Natale, Il Tesoro dei vescovi nel Museo Diocesano di Mazara del Vallo, Marsala 1993, pp. 102-103. In questa occasione sono state appositamente studiate,  schedate e pubblicate tutte le opere esposte nel nuovo museo da Maurizio Vitella e dalla indimenticabile Patrizia Allegra. []
  75. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  76. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 109. []
  77. M.C. Di Natale, scheda I,58, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 154-155. []
  78. Gli Inventari dei Beni Mobili…, in Il Tesoro nascosto…, 1995, p. 268. []
  79. M.C. Di Natale, L’illuminata committenza dell’Arcivescovo Giovanni Roano, in L. Sciortino, La cappella Roano nel Duomo di Monreale: un percorso di arte e fede, “Quaderni di Museologia e Storia del Collezionismo”, collana di studi diretta da M.C. Di Natale, n. 3, saggi introduttivi di S. Di Cristina e M.C. Di Natale, Caltanissetta 2006.  Si veda anche M.C. Di Natale, Orafi, argentieri…, e R.F. Margiotta, Dizionario per il collezionismo…,  in Artificia Siciliae…, 2016. []
  80. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  81. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, n. 70, p. 109. []
  82. Ibidem. []
  83. M. Vitella, scheda II,25, a, b, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 225-227. []
  84. V. Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia, Palermo 1871-1875, ed. cons. rist. anast. Sala Bolognese 1976, pp. 75-77. Cfr. pure M. Vitella, scheda II,25, a, b, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 225-227. []
  85. Gli Inventari dei Beni Mobili…, , in Il Tesoro nascosto…, 1995. []
  86. Cfr. S. Barraja, I marchi degli argentieri e orafi di Palermo dal XVII secolo ad oggi, con saggio introduttivo di M.C. Di Natale, Palermo 1996. []
  87. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  88. V. Nobile, Il tesoro nascoso…, 1698. []
  89. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, n. 71,  p. 110. []
  90. M.C. Di Natale, scheda I,52, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 147-149. []
  91. Ibidem. []
  92. V. Nobile, Il tesoro nascoso…, 1698. []
  93. Sulla famiglia Riggio o Reggio si veda R.F. Margiotta, Dizionario per il collezionismo…, in Artificia Siciliae…, 2016, ad vocem. []
  94. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  95. Cfr. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, n. 84, p. 113. []
  96. M.C. Di Natale, scheda I,57, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 152-153. []
  97. Gli Inventari dei Beni Mobili…, , in Il Tesoro nascosto…, 1995. []
  98. V. Nobile, Il tesoro nascoso…, 1698. []
  99. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  100. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 113. []
  101. M.C. Di Natale, scheda I,1, in Il Tesoro nascosto…, 1995, p. 97. []
  102. Ibidem. []
  103. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  104. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 113. []
  105. V. Nobile, Il tesoro nascoso…, 1698, p. 855. []
  106. M.C. Di Natale, scheda I,23, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 119-120. []
  107. Ibidem. []
  108. M.C. Di Natale, I doni del viceré d’Ossuna alla Madonna di Trapani, in Cultura della guerra e arti della pace. Il III duca di Osuna in Sicilia e a Napoli (1611-1620), a cura di E. Sánchez Garcia, C. Ruta, Napoli 2012. []
  109. Cfr. A. Precopi Lombardo, in Arti decorative…, 2014, vol. II, ad vocem Bescapè Joan Paolo. []
  110. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  111. G. Polizzi, Ricordi…, 1880, p. 114. []
  112. M.C. Di Natale, scheda I,37, in Il Tesoro nascosto…, 1995, p. 134. []
  113. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878. []
  114. G. Polizzi, Ricordi…, 1880. []
  115. M. Vitella, scheda II,3, in Il Tesoro nascosto…, 1995, pp. 246-247. []
  116. V. Nobile, Il tesoro nascoso…, 1698, cap. XVII. []
  117. F. Mondello, La Madonna di Trapani…, 1878, p. 154. []