Andrea Massimo Basana

feone@hotmail.it

Le porcellane dei Fratelli Testolini

DOI: 10.7431/RIV13102016

La Ditta Fratelli Testolini, che vide i propri natali in una Venezia del 18471, crebbe e prosperò in un periodo di enorme fermento culturale e produttivo per la capitale lagunare, dovuto sia all’allentarsi della pressione fiscale del governo austro-ungarico attuato alla metà del XIX secolo, sia alle maggiori agevolazioni economiche ottenute poi con l’annessione di Venezia al Regno d’Italia2. La Fratelli Testolini si immise sul mercato proponendo uno tra i maggiori prodotti richiesti ed apprezzati all’epoca: il mobilio virtuosistico, ovvero una tipologia di arredi caratterizzata da una copiosa decorazione di tipo scultoreo. Le sue realizzazioni furono connotate sin dal principio da una grande originalità nei modelli, la cui portata era equiparabile a quella delle altre illustri aziende operanti in tal settore quali Besarel, Guggenheim, Toso, Del Tedesco ecc. La Fratelli Testolini seppe promuovere con grande solerzia le proprie creazioni presenziando a tutte le mostre nazionali ed internazionali e alle esposizioni universali, ricevendo sempre note d’encomio e medaglie3. Conscia del ritorno d’immagine di tali successi, la ditta appose i premi vinti in una panoplia di medaglie sui cataloghi a stampa e sui biglietti da visita4. Per fornire un’idea maggiormente precisa del successo e della fama di tale azienda, vale citare un piccolo articolo comparso in L’esposizione di Parigi del 1899 illustrata, nel quale subito dopo aver elogiato il mobilio di Besarel, si lodano le creazioni Testolini, non menzionando minimamente gli altri illustri partecipanti all’evento, ad indicare che degne di attenzione dopo le creazioni Besarel vi erano solo quelle di mano dei Fratelli Testolini5. Come del resto assai significativa risulta la nota di rammarico da parte del noto giornalista dell’epoca Giacomo A. Ronco per la loro mancata presenza all’esposizione di Milano del 18816.

Il successo di tale azienda fu dovuto oltre che alla spiccata fantasia e perizia tecnica racchiusa nelle loro creazioni, anche al sodalizio sancito sin dagli albori con la ditta ‘Antonio Salviati’, fondata a Londra nel 1866 da Antonio Salviati, dal diplomatico Sir Austen Henry Layard e dallo storico William Drake7. Tale sodalizio continuò anche quando la Antonio Salviati, che nel mentre aveva mutato la propria ragione sociale in Salviati & Co., decise di liquidare il membro dal quale essa prendeva il nome, rinominandosi CVM (Compagnia Venezia Murano) e facendo sì che Antonio Salviati fondasse una nuova attività totalmente a suo nome. Se ciò creò una frattura tra Salviati e gli ex soci inglesi, non fu per i Testolini motivo di preoccupazione, i quali anzi videro duplicare le ordinazioni, fornendo mobili ed oggetti decorativi sia alla CVM che alla novella ditta di Antonio Salviati8. Tale legame si rafforzò maggiormente nel 1902, quando per un periodo di ristagno economico la Salviati, la Testolini, la Jesurum ed altre aziende minori operanti a Venezia, si fusero sotto il nome di Salviati Jesurum & Co.9. Risulta interessante notare che, seppur formalmente la Fratelli Testolini dal 1902 non veda più nell’intestazione comparire il proprio nome, quest’ultimo da quell’anno sia comunque riportato in tutte le guide commerciali appena al di sotto del nome principale, con la specifica della loro produzione di mobilio artistico, ad ulteriore dimostrazione di quanto tale ditta fosse importante. Tali fama e rilevanza d’altro canto erano sottolineate dal numero di sedi espositive e negozi che vendevano i prodotti Testolini: se infatti il connubio con Antonio Salviati aveva portato a far vendere i loro pezzi nei negozi di Londra, Parigi, New York, Boston e di tutte le altri succursali10, i Testolini potevano vantare sedi di vendita sotto la loro direzione anche a Firenze, come testimoniano alcune cartoline comparse sul mercato antiquario italiano ed estero in questi ultimi anni, ma soprattutto in zone nevralgiche di Venezia, come ci forniscono puntuale testimonianza i biglietti da visita e le cartoline postali che illustrano la loro sede principale di ben tre piani sotto le Procuratie Vecchie in Piazza San Marco, i due più piccoli negozi sotto le Procuratie Nuove e sotto l’ala napoleonica, ed il più grande negozio appena dietro Palazzo Reale11. Come era abituale in quel periodo, essi fornivano anche a rivenditori i propri prodotti: ne sono testimonianza le etichette di un tavolino e due poltroncine in legno dorato di loro produzione rivendute da un negozio di Trieste e comparsi qualche anno fa sul mercato antiquario12 e quelle dei numerosi mobili a grotta, rivenduti dalla Pauly & Cie., le quali hanno fatto sì che Newmann attribuisse erroneamente tali pezzi a quest’ultima azienda13.

Ritengo doverosa una brevissima nota sul mobilio a grotta14: tale mobilio, infatti, ci fa ben comprendere l’estro artistico ed innovatore di tale azienda, che riuscì a creare in un periodo di revival stilistici improntati alla ripresa di stilemi decorativi delle epoche precedenti (si pensi al neorococò, al neobarocco, al neorinascimento ecc.) una tipologia di mobilio totalmente nuova, che sfruttava per la decorazione e le strutture gli elementi marini di valve e gasteropodi. Un tale fermento produttivo fu la probabile causa che spinse i Fratelli Testolini ad abbracciare una vasta gamma di materiali, in modo da poter sfruttare al meglio per le loro opere le caratteristiche fisiche e le potenzialità artistiche di ognuno di essi. Alla loro iniziale produzione di mobili, la cui sede era allocata al pianterreno di palazzo Labia a S. Geremia a Cannaregio, affiancarono una produzione vetraria e musiva acquistando alcune fornaci a Murano15, di sculture lignee, di arredi e complementi in ferro battuto, di suppellettili in metalli sbalzati e fusi, di merletti e materiale tessile, di gioielli vitrei, di prodotti a stampa ed infine di porcellana. Nella produzione della Fratelli Testolini quella in porcellana risulta la più enigmatica. Le porcellane Testolini presentano, infatti, una storia assai oscura: la loro presenza sul mercato straniero e la loro assenza sul suolo natio ci fanno considerare che tali manufatti fossero creati appositamente per un pubblico non veneziano. Ciò non deve sorprendere, se si pensa che il sopracitato mobilio a grotta veniva creato per la medesima clientela, tanto da far sì che tali arredi, copiosissimi all’estero, siano presenti in numero limitatissimo sul territorio italiano.

I pezzi in porcellana, come tutti i manufatti Testolini, risultano di estremo impatto decorativo, benché tale elaborato decorativismo ne pregiudichi leggermente la funzionalità. Essi constano di stoviglie per la tavola quali tazze da tè e caffè, teiere e caffettiere, lattiere, zuccheriere e piatti di diverso formato e misura16. I pezzi presentano nella maggioranza dei casi una totale copertura blu cobalto, sulla quale fa da contrasto una elaborata decorazione imitante il pizzo (Fig. 1). Non mancano pezzi bicolore in cui parte della porcellana risulta blu cobalto e parte viene lasciata al naturale: in tali casi si può notare come nelle zone non cobalto la decorazione imitante il pizzo venga sempre dorata in modo da creare un contrasto che ne aumenti l’impatto decorativo17 (Fig. 2).

Nella tipica consuetudine degli ultimi anni del XIX secolo, che in molti casi si è protratta sino ai nostri giorni, i bordi sia interni che esterni, le fasce di base e le anse vengono impreziosite e messe in risalto da leggere bordure e campiture dorate. Analizzando il grado di conservazione degli oggetti possiamo comprendere come essi non fossero creati per un uso prettamente pratico, ma svolgessero per lo più una funzione decorativa, che ci porta ad immaginarli esposti nelle molte vetrine e sulle mensole che erano parte integrante dell’arredamento delle case Belle Époque. Molto interessante a suffragio di tale pensiero risulta il numero di esemplari facenti parte di un medesimo insieme reperibili sul mercato antiquario, che non risulta mai superiore alla mezza dozzina18. Seppure oggi come allora fosse normale possedere servizi da sei coperti, risulta però assai strano che non siano mai comparsi sul mercato insiemi che raggruppassero un maggior numero di pezzi, quasi a far pensare che tali prodotti fossero destinati a luoghi il cui numero troppo ampio di capi avrebbe reso la loro collocazione difficoltosa e non piacevole. In aiuto di tale ipotesi vi è lo stato di conservazione di tutti i pezzi, assolutamente impeccabile, privi di scalfitture da posate, sbrecciature da urto, incrinature d’uso o di consunzioni della patina dorata dovute al lavaggio. Il loro forte impatto decorativo viene maggiormente sottolineato nei piatti, i quali in linea con la produzione del tardo ‘800 e degli inizi del ‘900 non presentano particolari tratti distintivi nel modello, se non bordi leggermente polilobati di chiara ascendenza settecentesca, seppur leggermente ridimensionati secondo la moda dell’epoca19, oppure tese dal bordo lineare decorate da un motivo ondulato imitante una pieghettatura, anch’esso di ascendenza settecentesca. Più rari risultano i piatti quadrangolari, che ad esclusione della forma non si discostano dai precedenti. Seppur ognuno di essi risulti alquanto anonimo nel modello, l’apparato decorativo va a renderlo unico, venendo decorato ciascun pezzo con un’ornamentazione imitante il pizzo dal disegno differente (Fig. 3).

Una tale tipo di decorazione, assai innovativa per la porcellana, invero non era affatto nuova ai Testolini, i quali erano soliti applicarla ad oggetti in vetro. Tali oggetti riscuotevano sempre grandi consensi nel pubblico e negli spettatori delle mostre, che ne apprezzavano il particolare effetto decorativo20. Questa decorazione, ottenuta tramite l’applicazione a punta di pennello di uno smalto bianco, veniva, una volta ultimata, fissata tramite la rimessa in forno dell’oggetto a 500-700 gradi, in modo che lo smalto assumesse caratteristiche quasi vetrose e facendo sì che si consolidasse alla superficie sottostante, per poi essere fatto gradualmente raffreddare21. Tale decorazione risultava assai laboriosa e complicata, e applicata inizialmente su pezzi vitrei di svariati colori, finì col divenire la più amata compagna degli oggetti dalle superfici dal colore blu intenso. Questo abbinamento andava a creare un efficace contrasto che metteva in risalto sia il tipo di decorazione che le forme del supporto. I modelli delle decorazioni venivano presi con ogni probabilità dai disegni della produzione di merletti della ditta ed adeguati tramite qualche aggiustamento al diverso materiale impiegato.

Se solitamente per le porcellane i motivi decorativi risultavano assai convenzionali, facendo sembrare che in maniera illusionistica un merletto di forma tondeggiante o squadrata per le superfici piane e fasciforme per quelle verticali e tondeggianti fosse in appoggio su esse, in alcuni pezzi si volle accentuare il già illusionistico trompe-l’oeil, venendo decorati come se sbadatamente fosse caduta sulla loro superficie una fascia di pizzo, adagiatasi poi, in maniera elegantemente naturale, sul manto vetroso color cobalto delle porcellane22.

Seppur molto interessante risulti l’apparato decorativo sovrastante, molto più utile ai fini di una corretta analisi dei pezzi si rivela la parte retrostante. Essi presentano tutti caratteristiche simili ma al contempo differenti. La  prima cosa che può essere notata è la firma in caratteri corsivi dorati ‘Testolini’, al disotto della quale trova posto la parola ‘Venezia’ realizzata alla medesima maniera, il tutto affiancato da una stella cometa. Si può vedere confrontando i vari pezzi che spesso la firma viene riportata incompleta (Fig. 4).

Si nota infatti come in molti casi venga omessa la parola ‘Venezia’ e come in alcuni altri appaia l’omissione della stella cometa o addirittura di entrambe23. Tale poca attenzione da parte della ditta per la propria ragione sociale ha fatto sì che sul mercato si possano trovare realizzazioni e materiale cartaceo di sua proprietà firmato o intestato a più varianti del medesimo nome: Fratelli Testolini, Fratelli Testolini Venezia, Testolini Frères, Testolini Brothers, Testolini Venezia, M.Q. Testolini, Testolini. Interessante risulta che se da un lato ci si sbizzarrì nell’apporre tante diverse firme in alcuni settori produttivi, si lasciò del tutto anonima invece la maggior parte della produzione lignea e metallica, forse per la facilità all’epoca di ricondurre alla loro azienda i pezzi prodotti. Tale poca attenzione nel riportare correttamente il nome dell’azienda doveva essere uso comune ai più nella Venezia dell’epoca, come ci dà palese esempio Vincenzo Cadorin, che lavorando per un lungo lasso tempo in subappalto per loro li definì sempre in tutti i suoi scritti con il semplice nome di ‘Testolini’24

Tornando ora alle porcellane, risulta di estremo interesse analizzare le lettere ed i numeri impressi su di esse, quando non prive di riferimenti di tal tipo. Esse infatti riportano i classici numeri di serie con i quali le manifatture identificavano i vari modelli: tali numeri sono riscontrabili in quasi tutta la produzione di stoviglie ottocentesca ed in molta di quella a carattere decorativo del periodo, non donandoci però alcun dato di particolare riguardo sulla questione. Più interessanti risultano invece le lettere presenti in alcuni oggetti: esse infatti costituiscono il marchio della manifattura di porcellane che ha realizzato il pezzo, indicandoci in maniera alquanto precisa il luogo ed il nome della fabbrica produttrice. Alcune di queste lettere presenti sul retro degli oggetti farebbero risalire i pezzi ad alcune piccole manifatture tedesche25 (Fig. 5).

Era usanza comune, infatti, l’approvvigionarsi di porcellane presso le manifatture dedite alla loro creazione per poi farle decorare a proprio piacimento da altre ditte o da artisti dediti a tale attività. Emblematico è il caso delle porcellane ordinate in Europa dalla Tiffany & Co. per essere decorate e vendute poi presso i loro negozi in America, sfortunatamente affondate con il Titanic26. Lo stesso Jacob Petit, famosissimo decoratore di porcellane, ha posto la propria mano su pezzi di differenti manifatture27; ed era cosa assai comune trovare nei volumi sulla perfetta padrona di casa, sino agli anni ’50, suggerimenti su qual tipo di stoviglie comprare e da quali decoratori e con quali motivi farle poi decorare.

Non deve stupirci nemmeno la presenza di più manifatture presenti nei pezzi Testolini: essi infatti tendevano a mantenere in tutta la loro produzione un livello piuttosto alto mantenendo al contempo prezzi assai competitivi, come dichiarato nei  loro manifesti di vendita che si possono reperire sul mercato antiquario28. Tale volontà di eccellenza e competizione li portò con ogni probabilità all’acquisto di grandi quantità di porcellane dalle manifatture che le offrivano al prezzo più competitivo, facendo si che i pezzi acquistati nel corso del tempo non provenissero unicamente da una medesima azienda. Non sarebbe sbagliato ipotizzare che i molti pezzi in porcellana privi di riferimenti manifatturieri fossero stati prodotti dai Testolini stessi, tramite la costruzione di un forno di cottura in una delle loro molte sedi produttive sparse per la città.

Le diverse realtà che produssero le porcellane ci spiegano anche le motivazioni del differente metodo usato per l’applicazione della colorazione blu, che in alcuni casi risulta applicata a pennello mentre in altri per immersione. Paragone diretto per tale loro volontà di concorrenza e qualità la si può trovare negli espedienti adottati per i capi di mobilio nei quali per mantenere concorrenziali i prezzi con l’andar del tempo si iniziarono ad usare essenze che avessero caratteristiche similari a quelle più pregiate ma con costi decisamente più contenuti. E forse sono imputabili a tale tipologia di marketing le motivazioni che mantennero fiorente la loro attività sino agli anni ’30, periodo in cui quasi tutti i loro più famosi concorrenti avevano ormai chiuso la propria azienda.

La produzione di porcellana fu senza dubbio tra le più innovative della Testolini, considerato il panorama veneziano. Se infatti grande merito va alle altre rimanenti produzioni per estro, fantasia ed esecuzione, queste risultavano comunque già parte integrante del mondo dell’artigianato della città con piccole botteghe e più grandi attività dislocate in molti punti dell’abitato cittadino, mentre quella della porcellana poteva vantare quale antecedente riferimento solo le produzioni di Vezzi e Cozzi, le cui manifatture, che hanno donato molti pregevoli ed eleganti pezzi alla storia della porcellana, non riuscirono a superare la soglia del secolo XVIII29.

Leggermente più complicata si rivela la datazione di tale produzione. Essa di certo nacque e si sviluppò tra gli ultimi decenni dell’800 ed i primi del’900. Purtroppo in soccorso non ci giungono i marchi della manifatture impiegate, i quali coprono un arco cronologico troppo vasto per essere utili al nostro scopo. In aiuto però sovvengono gli stampi usati per la realizzazione delle stoviglie, i cui modelli, confrontati con quelli delle altre manifatture europee, ci permettono di comprendere come tale produzione sia assegnabile ad un arco cronologico che va dal 1880 sino al 190230. Il 1902 è infatti una data critica per la Testolini: come già accennato, la situazione economica veneziana inizia a risentire di un non indifferente ristagno finanziario che porta molte aziende a chiudere o ridimensionarsi, e tal cosa unita alla morte del socio commerciale G. Gregoretti porterà Marco Testolini, ultimo proprietario della Fratelli Testolini a optare per una fusione con altre aziende del settore che si ritroveranno unite sotto il nome di Salviati-Jesurum & Co.31. Tale fusione porta la Testolini ad abbandonare quasi tutte le proprie attività e sedi produttive, mantenendo per sé solo quella degli arredi artistici. Tale dato oltre che dalle fonti dell’epoca ci viene con maggior forza dichiarato anche dai pezzi che da questo momento finiranno sul mercato, i cui modelli, opera dei Testolini, vedranno ora apposta una diversa firma, che per i vetri come per le porcellane sarà quella della ditta con cui la Fratelli Testolini ha da sempre collaborato ed il cui nome per primo campeggia nella nuova società: la Salviati32. (Fig. 6).

Interessante risulta notare, infine, come altre aziende veneziane cercarono di imitare tali manufatti: ne danno pronta testimonianza i pezzi reperibili sul mercato antiquario recanti le firme Pauly & C. e Cuzzi & Co.33 Tuttavia, il numero di esemplari estremamente limitato, databili tutti ai primi decenni del ‘900 e di fattura di inferiore rispetto ai medesimi pezzi della produzione Testolini-Salviati, ci fa comprendere che tali ditte dovettero ben presto abbandonare tali creazioni per via del probabile poco apprezzamento riservato loro rispetto alla medesima produzione Salviati, rimasta fiorente ed ancora attiva ai giorni nostri.

  1. A. Bova- R. Junk- P. Migliaccio, I colori d murano nell’800, Venezia, 1999, p. 47. []
  2. [1] M. Isnenghi, S. Wolf , Storia di Venezia: l’800 e il ‘900, Roma, 2002, pp. 950-966 []
  3. A. Bova- R. Junk- P. Migliaccio, I colori…….1999, p. 46. []
  4. A. Bova- R. Junk- P. Migliaccio, I colori…….1999, p. 47 []
  5. L’esposizione di Parigi del 1899 illustrata, Milano 1890, p. 232. []
  6. A.Bova- R. Junk- P. Migliaccio, I colori…….1999, p. 47. []
  7. A. Bova, P. Migliaccio, Vetri artistici, Antonio Salviati e la Compagnia Venezia Murano, Venezia, 2011, p. 20. []
  8. A. Bova- R. Junk- P. Migliaccio, I colori…….1999, p. 45. []
  9. Ministero di agricoltura industria e commercio, Statistica industriale, Roma, 1906, p. 81. []
  10. A. Bova, P. Migliaccio, Vetri artistici …….2011, p. 45. []
  11. https://www.ebay.it/itm/Italy-Italian-Fabric-Dealer-Foreign-Advertising-Postcard-Florence-Venice-cx3806-/381366683244

    https://www.delcampe.net/page/item/id,160140067,var,VENEZIA-PUBBLICITARIA-ILLUSTRATA-VETRERIE-TESTOLINI,language,I.html

    https://www.ebay.it/itm/1889-1890-Exposition-de-Paris-France-Section-Italienne-business-card-Testolini-/151721936114?hash=item23535504f2:g:HWwAAOSwsLtVfi9K []

  12. https://www.antiqua.mi.it/A_Bardelli_Piazza_nov13.htm (consultati in data 25/05/2016 []
  13. B. M. Newmann, Mobili di fantasia, Milano, 1989, pp. 59-77 []
  14. A. Basana, La ditta dei Fratelli Testolini, in OADI, n. 12 dicembre, Palermo, 2015;, A. Basana, Viaggio nel mondo marino, in Nem, N. 1, 35 (202) Firenze, 2015. []
  15. La voce di Murano N. 10, 13 giugno 1902, pp. 3-4. []
  16. [1]https://www.liveauctioneers.com/item/7959596_a32-72-set-of-6-cobalt-blue-plates https://www.worthpoint.com/worthopedia/testolini-merletto-lace-china-cup-244782500 https://www.liveauctioneers.com/item/7959594_a32-91-set-of-2-cobalt-blue-demi-cups-and-saucers (consultati in data 25/05/2016 []
  17. [1] https://www.worthpoint.com/worthopedia/art-nouveau-testolini-murano-pauly-246334994 (consultato in data 25/05/2016 []
  18. https://www.liveauctioneers.com/item/7959596_a32-72-set-of-6-cobalt-blue-plates (consultato in data 25/05/2016 []
  19. T. Forrest, Antiche porcellane e argenterie, Milano, 1998, pp. 100-101. []
  20. A.Bova- R. Junk- P. Migliaccio, I colori…….1999, pp. 45-48. []
  21. Testimonianza orale di Antonio Spagnol, attivo nel settore vetraio. []
  22. https://www.ebay.com/itm/Testolini-Veneria-written-White-Lace-Plate-8-5-Round-Cobalt-Blue-w-Gold-Trim-/181906783992 (consultato in data 25/05/2016 []
  23. [1] https://www.liveauctioneers.com/item/7959596_a32-72-set-of-6-cobalt-blue-plates (consultato in data 25/05/2016 []
  24. V. Cadorin, ms. autobiografia, f. 5, Venezia 1920, V. Cadorin, ms, registri contabili, 1898-1902. []
  25. https://www.ebay.it/itm/141841723657 https://www.etsy.com/market/cobalt_glaze (consultato n data 25/05/2016 []
  26. R. Gardine- D. Van Der Vat, I due Titanic, Cuneo, 1997, p. 183. []
  27. M. Cera- L. Melegati, Piccolo antiquariato in Italia, Vicenza, 1996, p. 192. []
  28. https://www.ebay.it/sch/i.html?_sacat=0&_ssc=1&_nkw=testolini (consultato in data 25/05/2016 []
  29. P. G. Molmenti, Storia di Venezia nella vita privata, Trieste, 1973, pp. 46, 60, 109. []
  30. T. Forrest, Antiche porcellane ……1998, pp. 100-101; M. Cera- L. Melegati, Piccolo antiquariato ……1996, pp. 23-34; Porcellane da collezione Vol 1, 2001, pp. 5-54. []
  31. La voce di Murano N. 10, 13 giugno 1902 pp. 3-4; Ministero di agricoltura industria e commercio, Statistica industriale, Roma, 1906, p. 81. []
  32. https://www.ebay.com/itm/131364610581

    https://it.pinterest.com/pin/552535448005273443/

    https://www.ebay.com/itm/Antique-SALVIATI-Venezia-Gold-Cobalt-White-Glass-Lace-Butterfly-Mark-Cup-Saucer-/121350142753?roken=cUgayN

    https://www.ebay.com/itm/Vintage-Salviati-Murano-ENAMELED-LACE-RUBY-ART-GLASS-BOWL-sgd-Bottacin-Venezia-/272079237049?nma=true&si=x2jj4CwYE95QE6H1a3INmudHOuM%253D&orig_cvip=true&rt=nc&_trksid=p2047675.l2557 (consultati in data 27/05/2016) []

  33. https://www.the-saleroom.com/en-gb/auction-catalogues/brentwood-antique-auction/catalogue-id-srbre10000/lot-8f5a773c-ae70-46b8-824e-a3f500e4dc08, https://www.abc.net.au/tv/collectors/showandtell/archive/s2293303.htm (consultato in data 27/05/2016) []