Salvatore Mercadante

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Riemerge dagli abissi della memoria la Milizia della Sicilia. La Galera d’Argento del Santuario di Santa Rosalia, un intreccio di storia e devozione

DOI: 10.7431/RIV13032016

Dallo studio archivistico degli inventari del tesoro del Santuario di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino1 è emersa, è il caso di dire, l’interessante vicenda storica e conservativa del vascello argenteo ricordato da Giovanni M. Amato nel Libro Nono del suo De Principe Templo Panormitano, sotto il nome di Milizia della Sicilia2. Sempre l’Amato ricorda che il particolare ex voto fu donato nel 1662 alla Vergine Palermitana da D. Pietro Napoli Barresi, in occasione del prodigioso salvataggio dal naufragio avvenuto a largo delle coste liguri3.

Altra versione dell’evento miracoloso che portò alla realizzazione del prezioso manufatto artistico la fornisce, tuttavia, Francesco M. Emanuele e Gaetani nella sua opera Della Sicilia Nobile. Il Villabianca, infatti, sebbene rimandi esplicitamente all’opera dell’Amato, nel delineare la figura di Pietro Napoli e Barresi, secondogenito di Girolamo Principe di Resuttano, racconta che, quest’ultimo, nominato tenente generale della squadra delle Galee del Regno, trovandosi al comando della Galera Milizia si scontrò in battaglia col vascello chiamato Leon Coronado, delle Armi di Francia, riportando nello scontro una ferita mortale al petto <<di maniera che poco mancò a lasciarvi la vita>> e, continua in nota il Villabianca, <<per la ricuperata salute di esso Duca Don Pietro fece dono di una Galera d’argento alla gloriosa Vergine S. Rosalia, quale si vede oggidì appesa insieme con gli altri voti nella Grotta del Pellegrino>>4. Va osservato, tuttavia, che l’episodio narrato dall’Amato faceva certamente fede a quanto accuratamente riportato dal gesuita Ignazio de Vio già nel 1694 nella sua opera Li giorni d’oro di Palermo nella trionfale solennità di S. Rosalia. Il de Vio, infatti, descrivendo con dovizia di particolari gli apparati effimeri allestiti in occasione delle celebrazioni della Santa nel duomo palermitano nell’anno 1693, riferisce, nel passo dedicato alla esposizione dell’arco settimo, di ben due eventi miracolosi, risalenti rispettivamente al 1662 e al 1670, che videro l’intercessione della Santa Romita nello scongiurare il rovinoso naufragio di due bastimenti preda della devastante furia dei flutti marini5.

Secondo l’enfatico racconto del gesuita, infatti, nell’anno 1662 la Galera detta Militia, governata da D. Pietro Napoli, incorse in una violenta tempesta al largo delle coste di Genova. Per scongiurare l’incombente sciagura <<[…] rivolti i naviganti alla fedel Tramontana la nostra Santa Rosalia l’invocarono tutti d’accordo, con farle voto d’offrirle in dono una Galea d’argento, e infatti n’ottennero la gratia di schermirsi dal pericolo […]>>6.

Passando infine alla  descrizione dell’arco trionfale, così scrive il canonico:

<<Si dipinse perciò nella scena dell’arco in lontananza la statua di S. Rosalia, eretta alla cima d’un colle eminente del Monte a vista de’ naviganti: e in prima figura la grotta di S. Rosalia con la strada che porta ivi e alcune persone in foggia marinaresca, che vi s’inviavano co’ donativi di cerci, e della Galea d’argento […]>>7.

scena, ricorda ancora il de Vio,   accompagnata, inoltre, da un’iscrizione commemorativa che ne descriveva e il miracolo della Santa e lo scioglimento del voto con la donazione della nave d’argento8.

Definita per linee generali la vicenda storico-tradzionale di impronta erudita e la temperie culturale nel cui solco si inserisce la realizzazione del particolare oggetto d’arte e devozione, è adesso opportuno tracciare, seguendo un ordine di tipo cronologico, le notizie d’archivio che riguardano il pregevole vascello argenteo.

Le prime notizie che sono state riscontrate risalgono all’anno 1749 e precisamente al 12 gennaio. In tale data viene infatti redatto, alla presenza del primo cappellano don Simone Orlando e del secondo cappellano don Domenico Quattrocchi con la sottoscrizione dai Deputati della Venerabile Grotta e chiesa di Santa Rosalia, l’inventario degli ori, degli argenti e degli oggetti preziosi custoditi negli ambienti del Santuario. Questo repertorio dei beni aggiornava il precedente del 16 aprile 1738, come tra l’altro esplicitamente dichiarato, che purtroppo non è stato rintracciato. L’imponente ex-voto viene qui brevemente menzionato come una <<Galera d’argento con suoi remi e fornimenti>> indicandone il valore senza mastria di onze 201. 99.

Maggiori informazioni si riscontrano invece nell’inventario redatto in data 3 settembre 1757, alla presenza del Deputato Ecclesiastico del Santuario P. Giuseppe Lucchese e del primo cappellano don Domenico Quattrocchi. Qui infatti oltre ad essere indicato il nome del donatore, D. Pietro Napoli, sono riportati, come segue, anche interessanti dati tecnici:

<<Una Galera d’argento con suoi remi e fornimenti tutti d’argento data da D. Pietro Napoli pesante di lordo libre 49.9 delle quali si deducono libre 4 per quello potesse pesare il ferro e legno, restan di netto libre 45.9, importa onze 201.9>>10.

Simile descrizione ne viene data nell’inventario stilato in data 3 settembre 1766 sempre alla presenza del Deputato Ecclesiastico P. Giuseppe Lucchese. In quest’ultimo documento è possibile riscontrare, inoltre, una prima descrizione formale del pregevole manufatto artistico che viene presentato come

<<Una Galera d’argento co’ remi, cannoni, ancore, alberi, antenne e 18 coccani [bracci reggi-candela N.d.A.] alli fianchi e 4 coccani nella poppa. Tutto è d’argento, fu data dal Sig. D. Pietro Napoli, pesa di lordo libre 49.9 delle quali tolte 4 libre per quello pesasse il ferro, restano libre 45.9. importa onze 201.9>>11.

Una consimile descrizione viene riportata anche nell’inventario  del 176812.

Di eccezionale rilevanza documentaria per l’intero tesoro del Santuario di Santa Rosalia è, invece, l’inventario stilato in data 4 agosto 1796 alla presenza del Deputato Amministratore don Cesare Salerno, del padre Preposito don Biagio Cusenza, del sacerdote Antonio Dainotto e di altri membri della Deputazione della Grotta. Quest’ultimo documento, infatti, fornisce con dovizia di particolari una relazione assai completa nonché molto dettagliata dell’intero tesoro, soffermandosi sulla descrizione minuziosa di singoli oggetti preziosi, e in particolar modo sulla perduta ghirlanda posta sul capo del simulacro della Vergine Palermitana realizzata nel 1727 (come si apprende già dall’inventario del 1749) dall’orefice Giuseppe Castronovo e sulla ricca veste dorata che avvolge il corpo della santa, opera realizzata tra il 1740 e il 1748 dall’argentiere Nunzio Ruvolo13.

In riferimento alla Galera d’Argento, oltre ad una ben circostanziata descrizione delle parti che la compongono, apprendiamo anche per la prima volta che l’opera fu <<acconciata e ripulita nell’anno 1779>>14.

È singolare notare come nell’inventario del 16 novembre 1868 non si faccia alcun cenno alla Galera d’argento, probabilmente ciò fu dovuto alle non ottimali condizioni conservative, in quanto nella relazione del 6 ottobre 1846 si specifica in nota che della nave rimanevano quattordici remi dei precedenti diciotto, in quanto quattro furono venduti perché rotti e in cattivo stato15. Nondimeno tale inventario risulta particolarmente interessante per la storia del santuario e del tesoro. Si rileva infatti che la deputazione della Venerabile Chiesa e Grotta di S. Rosalia, nelle persone del cav. Luigi Sampolo, del segretario contabile Giuseppe Bonanno e del sacerdote Giuseppe Seminara, nominato perito l’orefice Gioacchino Marano, passarono in rassegna tutto l’argento conservato all’interno della Sacra Grotta allo scopo di ripulire quello ancora in buone condizioni e di alienare quello giudicato irrecuperabile al fine di ottenere le somme necessarie per il restauro e la pulitura  degli argenti esistenti nonché di trovare i fondi <<per la erezione di un nuovo altare di marmo [quello odierno N.d.A.] di cui manca questa Grotta essendo l’altare maggiore di pietra poco decente e con i gradini soprastanti di legno in cattivo stato>>. Parte degli argenti, a quanto risulta, furono acquistati secondo trattativa privata dallo stesso Gioacchino Marano16 che nel 1869 si impegnò col cav. Luigi Sampolo, per il restauro di diversi manufatti tra i quali la preziosa ghirlanda che ornava il capo della Santuzza17.

Tornando al vascello d’argento, questo viene ancora menzionato nell’elenco dell’inventario redatto il 25 ottobre 1896 alla presenza del conte Naselli commendatore Giulio, rappresentante della deputazione del Santuario, del sacerdote Pietro Piazza preposito e dal barone Pietro Curti delegato dell’assessore al patrimonio del Municipio di Palermo. L’opera in tale data si presentava integra nelle sue parti, come si deduce da quanto riportato nell’inventario dove viene descritta come una <<Galera (nave antica) completa, sormontata da aquila imperiale con quattordici remi, cinque cannoni, diciotto coccani, due ancore, peso complessivo preso dal verbale antico non potendosi smontare per non deprezzarla di chilogrammi 10 e grammi 891>>18.

Medesima descrizione si riscontra nel verbale del 1908, dove si aggiunge solo la menzione del timone e dello stemma posto sulla prua dello scafo, sebbene quest’ultimo si trovi, oggi, sulla poppa19.

L’ultima notizia riscontrata risale all’inventario del 22 maggio 1930 dove si cita, assai sinteticamente, una <<Galera d’argento con quattordici candelabri>>20.

Come anticipato, l’inventario del 1796 informa che nell’anno 1779 la Milizia della Sicilia venne restaurata. Sebbene l’intervento risalga in verità al mese di agosto del 1778, anche quest’ultima notizia è ampiamente supportata dalle carte d’archivio che permettono di ripercorrere, con assoluta precisione, l’intero iter del restauro della Milizia nonché le spese affrontate per lo stesso. Inoltre, a riprova del valore attribuito al prezioso manufatto, si apprende, indirettamente da alcune annotazioni di spesa del 17 maggio 1782, che dopo il restauro l’opera venne conservata nella sua cassa lignea nel cosiddetto quarto senatorio del santuario. Infatti si legge che, in occasione della visita del Senato per le Quarantore Circolari, furono corrisposti 4 tarì <<a due giovani per avere sbarazzato dal quarto senatorio un stipo avente cascie in una delle quali sta conservata la galera d’argento>>21.

Il restauro dell’opera, come anche rogato dal notaio Giovanni Battista M. Lo Bianco Vanasco22 (Figg. 12), venne affidato all’argentiere Gioacchino Garraffa, console nel 1778 della maestranza degli argentieri23, cui fu corrisposto un pagamento per attratto e mastria di onze 19 e tarì 1, secondo quanto stipulato da una nota sottoscritta dal Principe di Resuttano allora deputato prefetto della Venerabile Grotta24.

Di notevole interesse documentario è la ben circostanziata relazione degli interventi apportati sulla Galera, alla cui stima, tra l’altro, partecipano gli argentieri Salvatore Castronovo, del quale, sempre per il santuario,si  annota il pagamento di onze trenta per la realizzazione di undici <<rami di foglie di paradiso>> nell’anno 177625, Agostino Natoli e Antonio Lo Bianco26.

Il restauro della Galera d’argento si articolò fondamentalmente in due precisi momenti. In una prima fase, infatti, preliminare all’intervento conservativo e integrativo vero e proprio, la Milizia venne smembrata totalmente nelle sue parti, separando gli elementi in argento che la componevano dalla struttura interna in legno e dalle altre componenti in ferro, affinché, pesata dal pesatore regio, se ne conoscesse il peso reale del metallo prezioso al netto degli altri materiali27.

A questa fase di natura propedeutica al lavoro di acconcio, seguì quella del restauro stricto sensu. Con l’intervento, di tipo fortemente integrativo, si realizzarono due nuovi cannoni, dieci palascarmi (scialuppe) con la funzione di mantenere fermi i remi, sette colonnine sul  Cassaro (ovvero il ponte di poppa), due colonne nuove sopra la coperta dei cannoni, due scudi nuovi, si ripararono i diciotto remi e il timone, si sostituirono le viti dei coccani laterali, si consolidò l’ossatura della piancia grande e si realizzò l’anello in ferro in cima all’albero maestro per appendere la Galera. Si rese inoltre necessaria l’integrazione di argento in più parti della nave come nel timone, nelle antenne, negli alberi e sotto il finestrone di poppa. Si procedette, da ultimo, alla lucidatura e all’eliminazione di tutto lo stagno28.

Il restauro della Galera d’Argento, fu accompagnato inoltre dalla realizzazione della cassa lignea entro la quale l’opera venne custodita e trasportata. A tal fine furono corrisposte dalla Deputazione della Grotta, nella persona del deputato Giovenco, tre onze e dieci tarì al falegname Filippo Mondino29 che realizzò una cassa, tinta di verde e foderata al suo interno di tela di Jaci, del costo complessivo di tre onze, venticinque tarì e due grani30.

Altre note di spesa si riferiscono ancora al trasporto della Galera d’argento dal Monte Pellegrino a Palermo, dove l’opera venne portata dal pesatore regio per la pesatura, in casa del Principe di Resuttano, probabilmente anche per ragioni legate alla stessa committenza, in casa del Duca Placido Vanni e in quella del console degli argentieri Gioacchino Garraffa31.

Pur versando in cattivo stato di conservazione, fortunatamente la Milizia della Sicilia esiste ancora32. L’opera, da diversi anni non più esposta all’interno dell’antro sacro (Fig. 3), si presenta oggi manchevole di diverse parti, nonché parzialmente scorporata e notevolmente ossidata (Fig. 4). A fronte delle notizie archivistiche, si registra, infatti, l’assenza dei quattro coccani di poppa, di alcuni cannoni (Fig. 5) e delle due ancore; inoltre degli originari diciotto remi ne sono pervenuti a noi un numero notevolmente ridotto e, ancora, si ravvisa l’assenza della corona imperiale sull’aquila bicipite (Fig. 6), di due dei tre scudi precedentemente annotati e dei dieci palascarmi.

Ponendo la citata opera di Ignazio de Vio l’anno 1693 come termine ante quem per la realizzazione del prezioso manufatto, risulta assolutamente aderente il marchio di Palermo con aquila a volo basso e sigla RUP, seguito dalle iniziali del Console PGC, attribuite a Pietro Guarnuto che ricoprì la carica nell’anno 166733, e dal punzone dell’argentiere I.F. con ogni probabilità riferibile a Iacopo Fulco attivo a Palermo tra il 1650 e il 1708 e che ricoprì la carica di console negli anni 1661 e 167334 (Fig. 7).

Degna ancora di menzione è la bella decorazione a cesello della poppa, foriera di tipiche istanze barocche  nonché legata a stilemi della tarda maniera. Questa porzione della galea è, infatti, vivacizzata ai fianchi dall’inserimento di rilievi su lamina d’argento recanti colonne salomoniche scanalate, inframmezzate da due mascheroni e da uno scudo centrale decorato da volute (Fig. 8), mentre la parte retrostante è caratterizzata dall’impiego di mostri marini ed elementi fitomorfi (Fig. 9), sormontata dallo stemma reale di Sicilia (Fig. 10).

La Milizia della Sicilia si inserisce a buon diritto nel filone della produzione artistica di vascelli d’argento, sebbene per alcune caratteristiche ad essa peculiari, è possibile parlare se non di un vero e proprio unicum, comunque di una tipologia di galeone atipica. Questa, infatti, riproduce in scala non un veliero propriamente detto, ma una autentica galea, ovvero quella tipologia di nave da guerra o d’impiego mercantile, con lo scafo di forma affusolata e con un ampio ponte di bordo, principalmente sospinta dall’impiego di numerosi remi sebbene, al contempo, sia presente un sistema di alberatura per le vele. Caratteristiche queste che giustificano, di fatto, l’appellativo di trireme riscontrato piuttosto frequentemente nei dati inventariali. Va inoltre sottolineato che la presenza dei coccani laterali consentivano all’imponente ex-voto di assolvere, oltre ad una funzione di tipo devozionale, probabilmente anche a quella di candeliere sospeso.

Tra gli altri esempi di galeoni d’argento, non si può omettere di citare, per un necessario raffronto stilistico-tipologico, il vascello reliquiario di Sant’Orsola, custodito presso la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa. Quest’ultimo, trasformato in reliquiario in seconda istanza, non presenta marchi, tuttavia la storiografia tradizionale lo attribuisce a maestranze siracusane35. Come per la Milizia anche l’opera di palazzo Bellomo presenta un’anima in legno, certamente dovuta alle notevoli dimensioni,  nonché tre alberi e un’antenna, tuttavia, per ragioni tipologiche, si discosta dalla Galera del santuario di Santa Rosalia.

Altro eminente esempio che si inscrive nel solco della produzione artistica di navi d’argento è il reliquiario noto come Vascelluzzo di Messina. L’imponete galeone argenteo, opera di maestranze messinesi, reca una reliquia tradizionalmente riferita alla Madonna della Lettera ed è portato in processione in occasione della solennità del Corpus Domini dalla confraternita di Santa Maria di Portosalvo. Secondo la tradizione, l’origine dell’opera si fa risalire al prodigioso attracco di un vascello nel porto di Messina, che grazie al suo carico di vettovaglie, riuscì a salvare la città dalla carestia seguita alla Guerra del Vespro; miracolo tradizionalmente assegnato alla Madonna della Lettera, patrona della città36.

Assai più simile alla Milizia è invece un piccolo galeone conservato nei depositi di Palazzo Abatellis. Quest’ultimo, difatti, presenta uno scafo dalle linee analoghe a quello della Galera voluta da D. Pietro Napoli, soprattutto guardando alla poppa. Inoltre si rileva un somigliante sistema di remi, sebbene di numero nettamente inferiore rispetto a quello della Milizia. Osserva, ancora,  M.C. Di Natale, che l’intera opera risulta appesantita da un basamento in argento che simula le onde del mare37.

Infine, per completezza di informazione, si ricorda la raffinata Caravella in rame dorato, corallo, smalto e argento, conservata in una collezione privata di Palermo38.

A conclusione del presente articolo, come detto, estrapolato dallo studio complessivo sull’intero tesoro del santuario di Santa Rosalia sul monte Pellegrino, si auspica caldamente che la Galera d’argento ritorni, quanto prima, a brillare; tenuto debito conto delle attuali condizioni del bene, nonché  del suo valore storico-artistico e devozionale.

Appendice documentaria

ASDPa diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1208

Spese fatte da me infrascritto per il rinuovo della galera di argento esistente in montepellegrino d’ordine dell’illustrissima Deputazione oggi li 10 agosto 1778 come partitamente si prescrive.

In primis pagato all’argintero Giachino Garaffa console attuale delli arginteri per attratto e mastria di avere rinovato detta galera attenore della sua nota contrasignata da sua eccellenza signor Principe di Resuttano onze diecinnovi e tarì uno                                                                                          19.1

Pagati a mastro Filippo Mondino per attratto e mastria di una cassa foderata e tinta verde per conservarsi detta galera attenore di una sua nota contrasignata dall’illustrissimo Deputato Giovenco incaricato sulle fabriche onze tre e tarì dieci                                                                                   3.10

Per aver pagato al facchino che portò la cascia dal signor Razzionale Perricone colla galera per farla stimare, portata poi la galera dal pesatore reggio col perdere del gran tempo e portare poi dalla casa del detto signor Principe la cascia colla galera sino a montepellegrino                                       tarì 12

Per commodo di cavalcatura ad uno cappellano che accompagnò sino a montepellegrino detta galera                                                                                                                                              tarì 3

totale onze 22.26

D. Domenico Cusenza

ASDPa diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1209

Nota d’acconci fatti nella Galera d’Argento esistente nella Venerabile Grotta di Santa Rosalia ed augumento d’argento in quella necessario in aversi rifatto due cannoni ed altre cosette d’argento mancanti nella medesima nel presente anno 1778 come infra cioè

Ritassa fatta da

Salvatore Castronovo,

Agostino Natoli ed

Antonio Lo Bianco

come sotto cioè

onza 1 Primieramente per aversi fatto n. due cannoni mezzani nuovi d’argento di sola mastria onze 1.18

tarì 12 per n. dieci palascarmi nuovamente fatti per mantenimento delli rimi di detta galera di sola mastria tarì 20

tarì15 per aversi fatto num. sette colonnette nuove nel Cassaro della poppa di detta galera di sola mastria tarì 21

tarì 12 per aversi fatto num. undici attoppi nuovi tarì 22

tarì 8 per aversi fatto num. due colonne nuove sopra la coperta delli cannoni di sola mastria tarì 8

tarì 6  per aversi fatto un pezzo nuovo di brindola della coperta della poppa tarì 8

tarì 6 per aversi fatto n. due scudi nuovi sicillati  tarì 8

tarì 6 per aversi nuovamente aggiunto un pezzo d’argento alla poppa sotto il finestrone tarì 10

tarì 3 per aversi nuovamente aggiunto un pezzo d’argento al timone ed averlo sicillato tarì 10

tarì 4 per aversi aggiunto un pezzo d’argento nella intenda per sodatura e mastria tarì 4

tarì 6 per aversi aggiunto un pezzo d’argento nell’asta della intenna sotto i quattro coccani ed aquila a due teste per sodatura  e mastria tarì 18

tarì18 per aversi sodato ed accomodato num. diciotto remi rotti in due e tre pezzi onze 3

tarì 4 per aversi posto un pezzo d’argento nella piancia della corsia sotto i cannoni tarì 8

onza 1 per aversi sodato e fatto li viti ed impernati li n. 14 conocopj al di fuori delli rimi onze 1.26

tarì 18 per aversi sodato ed accomodato in tre e quattro parti l’intenna  tarì18

tarì 18 per aversi sodata ed accomodata l’ossatura della piancia grande di detta galera onza 1

e più per aversi sciolta di pezzo in pezzo detta galera per accommodarsi quello c’era di bisogno ed aversi fatto vari pezzetti d’argento a tenore della presente nota ed indi poi posta in ordine tutta la macchina di detta galera, con aversi imbianchito imbornito e tolto tutto il stagno che v’era posto in tutto onze 6.

Somma  in tutto onze dieciotto e tarì diecinove 18.19

ASDPa diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, ff. 1212, 1215

Riporto di dietro in colonnetta di ritassa onze 13

E più per porto e riporto di detta galera da Montepellegrino in Palermo ed in casa di Sua Eccellenza Signor Principe di Resuttano, signor Duca D. Placido Vanni ed indi del console delli argentieri pagatosi dal detto console per detto giro in più volte in tutto tarì12

Per aver fatto un maglione di ferro con suoi viti nell’albero della mestra per appendarsi commodamente tarì 4

per porto della cassa di detta galera nuovamente fatta in casa di sua eccellenza Deputato Giovenco per vederla e tassarla e dal medesimo portata in casa di detto signor Principe per osservarla e dopo in casa del console in unione della galera, pagatosi dal medesimo console tarì 4

per porto della galera dal pesatore reggio per pesarla pagatosi dal detto console  tarì 4

per dritto pagato dal detto console al pesatore reggio tarì 4

per prezzo di libbre una e trappesi sedici di soprapiù d’argento posto in detta galera in aversi fatto due cannoni e due stemmi ed altri pezzetti d’argento nuovamente ed aggiunti in detta galera a tenore come rilievasi descritto nel principio della presente nota sino alla somma di onze sette tarì 16 nella colonnetta ritassata e come pure rilievasi dalla fede del pesatore reggio fatta in somma di libre trentaquattro, oncie quattro e trappesi quindici stanteché il complimento dell’argento che compone detta galera di netto di peso libbre 33.3.29 che le consegnò da sua eccellenza signor Principe di Resuttano al detto console dietro d’averla fatta pesare dal medesimo console alla presenza di se medesimo ed altre persone risultò di libbre 33.3.29 di netto, come vedasi da una nota firmata da detto signor Principe qui annessa, quale argento ragionato a tarì undici l’oncia, importa quattro onze tarì 17.15

E più per regalia al giovane di detto console per aver con tutta sollecitudine smontato la detta galera e strappato il pezzo della legname e pesatale per vedersi quanto era di netto l’argento di detta galera ed il pezzo della legname e vedersi pure quanto di netto e di lordo pesava intieramente detta galera e nuovi dritti pagati al pesatore reggio stante la prima nota aversi dal detto pesatore lacerata, in tutto tarì dieciotto; stanteché il console per sua assistenza con detto giovane rilasciò il dritto che le competeva della smontatura e rimontaura di detta galera.

Onze 19

Palermo li 9 agosto 1778

si possono pagare le suddette onze diciannovi e tarì uno

Resuttano prefetto deputato

ASDPa diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1210

Spese fatte per serviggio della venerabile grotta di santa Rosalia in Montepellegrino per aversi fatto una cassa di legname per contenersi la galera d’argento.

Primieramente per n. cinque tavole veneziane di balle tre pagati tarì quattro e grana 14 l’una tarì 23.10

per chiodi, colla e cancheri tarì 6

per una toppa con sua chiave in un pezzo per la cassa di detta galera tarì 3

per porto di legname e della detta cassa tarì 3

per mastria di mastro per detta cassa onze 1.6

per canne cinque e palmi quattro di tela di Jaci tarì quattro e grana 15 canna per foderare al di dentro tutta la cassa importano tarì 25.12

per tacci per intacciare suddetta tela tarì 3

per mastria per foderare detta cassa tarì 6

per tingere color verde detta cassa tarì 9

sommato in tutto onze tre tarì venticinque e grana due  3.25.2

Sono pagate al mastro onze tre e tarì dieci 3.10

Giovenco deputato

  1. Tengo a ringraziare l’amico Marcello Messina, dell’archivio storico diocesano di Palermo, per i preziosi suggerimenti bibliografici e archivistici, nonché per il costante supporto nella ricerca intrapresa. []
  2. G. Villari, G. Meli, Il Tempio dei Re. Con la ristampa anastatica compattata del “De Principe Templo Panormitano (1728) di G. M. Amato” traduzione a fronte di A. Morreale, Palermo 2001, p. CXXXIII. []
  3. ibidem []
  4. F. M. Emanuele e Gaetani, Della Sicilia Nobile. Continuazione della parte seconda, Palermo 1757, pp. 144, 145. []
  5. I. de Vio, Li Giorni d’oro di Palermo nella trionfale solennità di S. Rosalia, Vergine Palermitana Celebrata l’Anno 1693, Palermo 1694, pp. 138, 139. []
  6. Idem, p. 139. []
  7. Idem, p. 141. []
  8. Ibidem. []
  9. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1749 []
  10. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1757. []
  11. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1766. []
  12. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1768. []
  13. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1812; i nomi di entrambi gli argentieri sono stati resi noti anche da Giuseppe Cardella che individua e pubblica parzialmente una copia dell’inventario del 1812, cfr. G. Cardella, La scoperta di un inventario manoscritto del 1812 del Tesoro si santa Rosalia del Sacro Monte. Appunti su ori editi e inediti del Tesoro, in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 2001, p. 731. []
  14. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1796. Di seguito il contenuto del documento: <<Per l’importo della Galera d’argento donata dal Sig. D. Pietro Napoli e Barresi seniore olim Principe di Resuttano consistente come fatto cioè 151.19.10. Poppa e coperta, quale è mantenuta da un asta con due teste di Grifi nelli due punti di detta asta e proprie con suo convoglio, che termina con suo mascherone, n.18 remi, n. 5 cannoni tra grandi e piccoli, n.2 ancore con suoi sproni, due scalette, aquila con due teste con sua corona, n. 3 stemmi gentilizie, n. 18 coccani con suoi bracci, n. 2 antenne, n. 2 alberi ed altre cosette attinenti alla detta Galera, che fù acconciata e ripulita nell’anno 1779. Di peso di netto libre 34.4.15. Arma di legno con asta di ferro e cinque chiodi di ferro che inchiodano detta armatura di legno con la carina di detta Galera di peso libre 7.4.8. Un maniglione di ferro nuovamente fatto sul principio di detta asta di peso libre 4.11. Pesa in tutto di lordo detta Galera libre 42.1.4 dalle quali libre 42.1.4 dedotte libre 7.4.8 d’arma di legno e del ferro come sopra libre 7.4.8. Resta l’argento di netto libre 34.4.15. Quali libre 34.4.15 ragionate ad onze 4.12 libra, importano di netto senza mastria, 151.7.10. Palla di piombo per tirare in alto detta Galera di peso rotoli 12 (att.i) 1 rotolo>>. Analoga descrizione viene riportata anche nell’inventario del 20 ottobre 1812 che rinnova il precedente del 1796. []
  15. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1846. []
  16. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1868. []
  17. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1869. []
  18. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1896. []
  19. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1908. []
  20. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 89, inv. 1930. []
  21. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 12 cautele di cassa, f. 111. []
  22. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1216 []
  23. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1208; cfr anche S. Barraja, I marchi degli argentieri e orafi di Palermo dal XVII ad oggi, saggio introduttivo di M. C. Di Natale, Milano 2010, p. 80 []
  24. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1208 []
  25. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di San ta Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1012; M. C. Di Natale ha posto in relazione i “rami di paradiso” del Santuario di Santa Rosalia, con quelli presenti nel tesoro della Cappella Palatina di Palermo (cfr. M.C. Di Natale, Frasche e fiori d’argento per gli altari, in Arredare il sacro. Artisti, opere e committenti in Sicilia dal medioevo al contemporaneo, a cura di M.C. Di Natale e M. Vitella, Milano 2015, p.68; Eadem, scheda n. 14, in Lo scrigno di Palermo. Argenti, avori, tessuti, pergamene della Cappella Palatina, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale e M. Vitella, Palermo 2014, pp. 62-63). Tuttavia non mi è stato possibile riscontrarli, constatarne la tipologia e verificarne i marchi. []
  26. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1209. []
  27. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1215. []
  28. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1209 []
  29. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 120; probabilmente Filippo Mondino fu il mastro di riferimento del Santuario in quanto, nel corso della ricerca, si riscontra il suo nome diverse volte. []
  30. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1210 []
  31. ASDPa, diocesano, II stanza, Santuario di Santa Rosalia, n. 11 cautele di cassa, f. 1212 []
  32. Ringrazio sentitamente don Gaetano Ceravolo, rettore del Santuario di Santa Rosalia sul monte Pellegrino, per avermi consentito, con grande disponibilità e spirito di collaborazione, di prendere visione della Galera d’argento. []
  33. S. Barraja, ad vocem Guarnuto Pietro, in Arti decorative in Sicilia. Dizionario biografico, vol. I, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2014, p. 308; il medesimo marchio consolare si riscontra anche nel reliquiario di San Pellegrino, custodito nella chiesa del Carmine di Caltabellotta, a tal proposito cfr. M.C. Di Natale, scheda II, n. 59, in Ori e argenti di Sicilia. Dal Quattrocento al Settecento, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, p. 229; P. Palazzotto, scheda III.11, in Veni Creator Spiritus, catalogo della mostra a cura di G. Ingaglio, Agrigento 2001, p. 79 []
  34. S. Barraja, ad vocem Fulco Iacopo, in Arti decorative…,vol. I, 2014, p. 262. []
  35. G. Barbera, scheda II, n. 112, in Ori e argenti…, 1989, pp. 261, 262. []
  36. C. Ciolino, scheda n. 124, in Il Tesoro dell’Isola. Capolavori siciliani in argento e corallo dal XV al XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di S. Rizzo, Catania 2008, pp. 895-897. []
  37. M.C. Di Natale, scheda II, n. 114, in Ori e argenti…, 1989, p. 263. []
  38. L. Ajovalasit, scheda n. 160, Caravella, in L’arte del corallo in Sicilia, catalogo della mostra a cura di C. Maltese e M.C. Di Natale, Palermo 1986, pp. 350, 351. []