Nicoletta Bonacasa

n_bonacasa@hotmail.com

Musei e collezioni di Arti Decorative in Rete. Nuove risorse per la ricerca

DOI: 10.7431/RIV10132014

Internet è oggi considerato uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati ed efficaci. Nel corso degli ultimi anni, lo sviluppo della tecnologia e la veloce diffusione sociale dell’uso della Rete hanno portato alla realizzazione di interessanti progetti per la divulgazione di informazioni relative al patrimonio culturale1.

È ormai opinione comune che biblioteche, archivi e musei possono trovare in Internet nuove opportunità e modalità per avvicinarsi agli utenti. La consapevolezza di queste interessanti prospettive ha portato negli ultimi anni le autorità competenti ad interrogarsi sulla qualità dei servizi offerti per via telematica. Per questo motivo, da oltre un decennio l’Unione Europea promuove progetti per l’alfabetizzazione informatica, per la promozione di tecnologie per lo sviluppo dell’informazione e della comunicazione, nonché per la valorizzazione digitale del patrimonio culturale2.

Tali iniziative mirano a diffondere la conoscenza dei Beni Culturali, contribuendone alla tutela e alla promozione, facilitando inoltre la ricerca.

In questa prospettiva si colloca il progetto MINERVA (MINisterial NEtwoRking for Valorizing Activities in digitisation) finanziato nel 2002 con l’obiettivo di  coordinare politiche e programmi di digitalizzazione del patrimonio scientifico e culturale3. I risultati prodotti sono stati molteplici, soprattutto nell’abito dell’individuazione e nella diffusione di buone pratiche per la catalogazione e l’abbattimento dei costi della digitalizzazione, nonché per la progettazione di strumenti utili alla comunicazione web culturale di qualità4.

Altrettanto importante nel panorama europeo è il progetto MICHAEL (Multilingual inventory of cultural heritage in Europe)5, che dal 2004 ha l’obiettivo di favorire la ricerca di informazioni in modalità multilingue su contenuti digitalizzati sviluppati da istituzioni culturali come musei, biblioteche, università e archivi6.

Dal 2008 è disponibile in Rete Europeana, un portale tematico multilingue che funge da aggregatore di contributi digitalizzati da istituzioni culturali dei Paesi membri dell’Unione Europea sotto forma di immagini, video, files audio e ricostruzioni 3D7. Nel portale Europeana sono già disponibili molti contenuti utili per lo studio delle arti decorative, dai volumi antichi digitalizzati messi a disposizione dalle principali biblioteche europee (come dizionari, monografie e riviste), alle schede di opere custodite presso i musei partecipanti all’iniziativa. In entrambi i casi il portale offre una breve scheda informativa (autore, datazione, provenienza, tipologia, misure, soggetto) che rimanda al sito ufficiale dell’Ente che ha pubblicato il contenuto (Fig. 1).

Nel corso degli ultimi anni l’ambizioso progetto Europeana è stato ulteriormente sviluppato da iniziative come Linked Heritage e più recentemente AthenaPlus (Access to cultural heritage networks for Europeana), il cui obiettivo è fornire nuovi contenuti provenienti sia dal settore pubblico che privato, migliorare le funzionalità di ricerca del portale e soprattutto sperimentare metadati adattabili alle esigenze delle più diverse categorie di utenti8.

In abito italiano il database del portale CulturaItalia propone un notevole numero di schede dedicate alle opere d’arte decorativa. Si tratta di un supporto alla ricerca molto pratico e dalla consultazione intuitiva, che per ogni opera indicizzata offre una scheda in cui sono riportati, oltre ai dati riguardanti autore, datazione, provenienza e luogo di conservazione, anche una descrizione sintetica del manufatto, informazioni relative alle tecniche utilizzate e allo stato di conservazione9 (Fig. 2).

Una risorsa particolarmente utile per gli studiosi di arte sacra è rappresentata dal portale BeWeb (Beni Ecclesiastici in web)10, pensato come una vetrina per rendere visibile l’impegnativo lavoro di rilevamento del patrimonio storico e artistico portato avanti delle diocesi italiane sui beni di loro proprietà11. Il database permette una ricerca per diocesi, oggetto, soggetto, autore e cronologia. Ogni manufatto è presentato con una immagine ed una scheda sintetica che riporta informazioni su materiali e tecniche, misure, datazione, autore, iscrizioni, punzoni e collocazione. (Fig. 3).

Il sito BeWeb, è uno spazio in cui è agevolata la condivisione di risorse utili alla conoscenza e alla lettura di un patrimonio non sempre facilmente accessibile e può rappresentare uno strumento particolarmente interessante per reperire informazioni necessarie, ad esempio per operare confronti.

In ambito europeo si segnalano altri validi progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale nazionale, nei quali ampio spazio è riservato alle opere d’arte decorativa. In questo panorama, tra le iniziative più recenti, va citata la “Red Digital de Colecciones de Museos de España”, una piattaforma dalla quale è possibile accedere al catalogo digitalizzato delle opere conservate in 61 musei spagnoli tra cui il Museo Nacional de Artes Decorativas di Madrid e il Museo Nacional de Cerámica y de las Artes Suntuarias “González Martí” di Valencia12. Il database offre diverse opzioni nel campo di ricerca come: museo, datazione, inventario, oggetto, autore e luogo di produzione, e le schede dedicate alle opere propongono una interessante varietà di informazioni. Infatti, per ogni manufatto, oltre ai dati generali – tipologia, datazione, luogo di provenienza, misure, numero d’inventario, collocazione e materiali -, sono presentati approfondimenti riguardanti la descrizione dettagliata dell’opera, le tecniche di realizzazione, i marchi, i temi iconografici e i riferimenti bibliografici (Fig. 4).

Molto più sintetiche sono le informazioni disponibili nel catalogo on line del sito del National Trust Inglese, anche se rispondono pienamente alla missione dell’Associazione, ovvero la conoscenza del patrimonio culturale finalizzata alla sua salvaguardia13.

Le opere d’arte decorativa sono ovviamente ampiamente presenti nel database dalle Royal Collection Trust. In questo caso le schede, oltre a proporre i dati essenziali sul manufatto e una breve descrizione, presentano dettagliati riferimenti in merito all’acquisizione, in particolare se si è trattato di una committenza reale o un dono (Fig. 5)14.

Schede dedicate alle arti decorative sono disponibili anche nel portale “Bildindex der Kunst und Architektur” che dà accesso ad un ricco database di oltre 2 milioni di riproduzioni fotografiche di opere d’arte e architetture di 13 paesi europei. Per la consultazione dei dati è possibile utilizzare gli indici per luogo, artista, ritratti ed argomenti, oppure effettuare una ricerca libera per parola chiave,  eventualmente selezionando un canale di ricerca. Per ogni immagine è stata prodotta una scheda sintetica che riporta indicazioni su tipologia, provenienza, datazione, materiali e tecniche, temi decorativi e collocazione15.

Si tratta di uno strumento particolarmente interessante perché a differenza di altri database offre ai visitatori la possibilità di consultare riproduzioni fotografie che documentano anche opere ormai scomparse.

Google Art Project, lanciato da Google nel 2011, è una raccolta di immagini in alta risoluzione di opere d’arte conservate presso vari musei in tutto il mondo, con la possibilità di effettuare anche la visita virtuale delle gallerie in cui sono esposte. Anche in questo caso i manufatti d’arte decorativa trovano ampio spazio, ogni riproduzione digitale è accompagnata da una scheda descrittiva, completata da dati relativi all’autore, alla provenienza, ai materiali, alle misure, al luogo di conservazione e alla bibliografia relativa16 (Fig. 6).

Gli esempi citati dimostrano che la digitalizzazione è ormai considerata essenziale nei processi di valorizzazione, promozione, ricerca e tutela del patrimonio culturale, e in tale ambito un ruolo fondamentale è affidato ai siti web dei musei17.

La consultazione delle collezioni digitalizzate può facilmente attirare la curiosità del visitatore medio e allo stesso tempo è in grado fornire una vasta gamma di informazioni utili anche per gli specialisti. Attualmente i grandi musei internazionali sono impegnati nella realizzazione di cataloghi sempre più completi, strutturati in modo da consentire diverse modalità di accesso ai dati.

Nel corso degli ultimi anni l’innovazione più importante in questo settore è stata determinata dalla possibilità che la tecnologia digitale dà ad ogni visitatore virtuale di stabilire l’ordine delle informazioni da visualizzare, rendendo praticamente infinite le modalità di accesso alla conoscenza relativa ad un museo ed alle sue opere18.

Per questa ragione, la critica è sempre più impegnata nell’analisi degli effetti positivi, delle caratteristiche e delle criticità prodotte dalla catalogazione digitale delle collezioni museali19.

Studi recenti hanno dimostrato che se da un lato il pubblico è pronto ad accogliere l’offerta museale online, non sempre i musei sono in grado comunicare tramite Internet20 e soprattutto il mondo della ricerca storico-artistica, a differenza di quanto accade per altre discipline, non ha ancora sviluppato una sufficiente familiarità con la Rete21.

La presenza sul web di un museo e la pubblicazione del catalogo digitale delle collezioni possono, infatti, non soltanto accrescerne il ruolo di mediatore culturale nella società contemporanea, ma anche consentirgli di rivolgersi al grande pubblico in un nuovo modo, garantendo l’accessibilità e la molteplicità dei contenuti, che sviluppati con diversi livelli di approfondimento possono rispondere alle esigenze conoscitive delle più diverse categorie di visitatori22.

In questo processo, inoltre, è essenziale considerare non soltanto la varietà degli utenti potenziali ma anche il fato che la lettura su schermo è differente da quella su supporto cartaceo, quindi è necessario elaborare una strategia di comunicazione apposita23.

La complessità delle informazioni, in particolare, che devono essere fornite per la descrizione delle opere d’arte decorativa e la specificità dei contenuti, richiede che i dati non vengano forniti tramite schede o testi simili a quelli prodotti per i cataloghi a stampa, ma per mezzo di ipertesti e sistemi multimediali appositamente studiati e capaci di coinvolgere il visitatore nella lettura del manufatto, di stimolarlo ad esplorarlo sia visivamente sia concettualmente, di invogliarlo ad aprire i collegamenti tematici necessari per coglierne l’importanza e per collocarlo in una precisa fase storico-culturale.

Nel tentativo di raggiungere questo obiettivo, alcuni grandi musei che ospitano collezioni d’arte decorativa hanno scelto di offrire alla consultazione online schede particolarmente strutturate. È il caso del British Museum24 che per ogni opera catalogata propone un notevole numero di riproduzioni fotografiche, che documentano i manufatti anche nel dettaglio, e una scheda che oltre a riportare le informazioni essenziali su datazione, luogo di produzione, nome dell’artista, materiali, tecniche, misure, iscrizioni, punzoni e data di acquisizione da parte del museo, propone una descrizione minuziosa dell’oggetto e degli interventi conservativi effettuati. Ogni opera è indicizzata secondo diverse parole chiave, questo consente di ampliare la ricerca visualizzando altri manufatti collegati a quello in esame, ad esempio realizzati dal medesimo artista o che presentano gli stessi temi iconografici (Fig. 7).

Altrettanto ricche di informazioni sono le schede proposte dal database del Metropolitan Museum of Art di New York, che si segnalano per la qualità delle immagini e soprattutto per gli approfondimenti che l’utente può scegliere di selezionare dedicati alla descrizione dettagliata del manufatto (iconografia, tecniche, iscrizioni e punzoni) e ai collegamenti alle risorse disponibili in Rete (Fig. 8)25.

Appaiono decisamente meno particolareggiate le informazioni reperibili consultando il database di Kunsthistorisches Museum di Vienna, in cui sono riportati solamente i dati basilari26.

La scelta della National Gallery di Washington è attualmente quella di riservare soltanto per le opere di maggiore importanza delle schede molto approfondite, mentre per il resto della collezione di manufatti d’arte decorativa sono consultabili informazioni sintetiche, nelle quali tuttavia una particolare attenzione è riservata ai riferimenti bibliografici e alla qualità delle immagini, che possono essere ingrandite per visionarne i dettagli (Fig. 9)27.

Le schede dedicate alle arti decorative presenti nel catalogo digitale del J. Paul Getty Museum si segnalano per la descrizione minuziosa dei manufatti e soprattutto perché sono arricchite da una serie di immagini che documentano le opere nel dettaglio, permettendo all’utente di visionare marchi, iscrizioni e particolari della lavorazione (Fig. 10)28.

Analizzando i siti web dei musei d’arte decorativa si nota che, nella maggior parte dei casi, la consultazione dei cataloghi digitalizzati è particolarmente intuitiva e strutturata in modo da poter facilitare la ricerca tramite l’uso di specifici campi e parole chiave.

L’obiettivo è adeguare i contenuti alle necessità conoscitive delle molteplici categorie di utenti che potenzialmente potrebbero consultarli, per questo motivo si sceglie di strutturare le schede dei cataloghi su più livelli, partendo da informazioni sintetiche e di carattere generale, che possono essere arricchite da approfondimenti specifici.

È il caso del database proposto dal Victoria & Albert Museum, nel quale l’utente accede per ogni opera catalogata ad una serie di riproduzioni fotografiche e ad una scheda in cui in sintesi vengono indicati luogo di produzione, datazione, artista, materiali e tecniche, collocazione nel percorso museografico e una breve descrizione dell’oggetto e della sua funzione. Da ogni scheda sintetica il visitatore ha la possibilità di approfondire le informazioni inerenti la storia del manufatto, i temi iconografici presenti, le tecniche utilizzate e la bibliografia relativa (Fig. 11)29.

Anche il Museo Lázaro Galdiano di Madrid punta alla massima documentazione delle opere incluse nel database e ad una consultazione agile delle informazioni30. Infatti le schede, che riportano i dati essenziali sui manufatti, sono arricchite da specifici approfondimenti sulla descrizione e destinazione d’uso degli oggetti, sulla bibliografia e soprattutto su confronti con opere simili conservate anche presso altri musei. La ricerca è ulteriormente agevolata dai collegamenti alle schede dedicate a manufatti attribuiti allo stesso autore oppure che sono stati realizzati con le medesime tecniche, o ancora che sono esposti nella stessa sezione del museo (Fig. 12).

La scelta del Iparművészeti Múzeumot di Budapest è quella di documentare nel dettaglio i manufatti presenti nel catalogo on line31. Le schede si segnalano, infatti, per la cura nella descrizione delle opere (committenza, lavorazione, temi iconografici, restauri) e nella puntuale documentazione sia bibliografica sia fotografica, che consente di visionare i particolari (Fig. 13).

Il database del Musee des Tissus et des Arts Decoratifs di Lyon permette di effettuare ricerche sia semplici che avanzate, ma le schede riportano solamente le informazioni essenziali sui manufatti32.

Il sito del Bayerisches Gewerbemuseum propone un database specifico per le opere d’arte decorativa. Per ciascun manufatto è consultabile una scheda caratterizzata da un’estrema attenzione riservata alla documentazione bibliografica33.

Lo stesso tipo di scelta è stata effettuata nella realizzazione del catalogo digitale del Musée des Arts Décoratifs  di Parigi (Fig. 14)34.

La qualità delle immagini è invece l’aspetto più interessante delle schede sintetiche disponibili nel database del Museum of Fine Arts di Boston35.

Un caso a parte è rappresentato dal sito web del Louvre, dal quale è possibile accedere a diversi database. In particolare “Joconde” è il catalogo digitale gestito dalla Direzione dei Musei di Francia del Ministero della Cultura e ha lo scopo di registrare e fare conoscere la grande ricchezza dei musei francesi. Si tratta di un importantissimo progetto che ha avuto inizio nel 1995 e oggi vede la partecipazione di oltre 140 musei, e offre agli utenti la consultazione gratuita di oltre 300.000 schede di opere. La struttura del database consente di effettuare sia ricerche libere che di utilizzare un ricco thesaurus di termini tecnici, nomi e luoghi, studiati per agevolare l’utente.

L’aspetto più interessante è dato dall’attento sfruttamento delle potenzialità della struttura ipertestuale. Partendo, infatti, dalla scheda sintetica dell’opera selezionata è possibile ampliare la ricerca sulla “tipologia”, sul “luogo di produzione”, “datazione”, “materiali e tecniche”, “iscrizioni”, “soggetti rappresentati” e “luogo di conservazione”. Appare evidente come questo sistema di catalogazione possa rivelarsi  particolarmente utile per gli studi sulle arti decorative, infatti, oltre a consentire i necessari confronti stilistici, tipologici e tecnici, permette di ampliare la conoscenza dell’ambito culturale e del contesto artistico che ha prodotto l’opera in esame e di avere a disposizione informazioni sui numeri d’inventario e la bibliografia relativa (Fig. 15)36.

La realtà museale italiana trova nella pubblicazione di cataloghi digitali consultabili in Rete un nuovo mezzo per facilitare la conoscenza del proprio ricchissimo patrimonio di arti decorative, spesso sconosciuto ai più.

A questo proposito si cita il caso del Polo Museale Fiorentino, che dal sito ufficiale permette la consultazione di un database in cui sono confluite le schede estremamente sintetiche e accompagnate da immagini in bianco e nero, relative ai manufatti conservati presso gli enti che hanno aderito al progetto, tra cui la Galleria degli Uffizi, il Museo del Bargello e il Museo degli Argenti37.

Appare di facile consultazione il database del Museo Poldi Pezzoli di Milano, nel quale si possono effettuare sia ricerche libere che per tipologia, luogo di produzione, datazione e nome dell’autore, tuttavia le schede riportano unicamente le informazioni di carattere generale38.

Altri siti web propongono solamente gallerie fotografiche delle opere più significative, accompagnate da semplici didascalie come il Museo della Filigrana di Campo Ligure (Genova), il Museo Adriano Bernareggi di Bergamo e il Museo degli Strumenti Musicali e Museo delle Arti Decorative – Castello Sforzesco Milano.

In Italia un grande patrimonio di opere d’arte decorativa è ovviamente conservato presso i Musei Diocesani. Sebbene nel corso degli ultimi anni si è registrato un notevole miglioramento nella struttura dei siti web di questa particolare tipologia museale, nella ricchezza e varietà dei contenuti pubblicati in Rete, per quanto riguarda la catalogazione digitale generalmente si sceglie di pubblicare gallerie fotografiche delle opere principali, con l’obiettivo di illustrare sinteticamente le collezioni o il percorso museografico, come nei casi dei siti dei Musei di Milano, Catania, Monreale ed Agrigento39 (Fig. 16).

I siti dei Musei Diocesani di Palermo e Napoli40, invece, sono arricchiti da veri e propri database che consentono la ricerca per soggetto, autore, collocazione, datazione e materia, e propongono schede sintetiche sui manufatti catalogati (Fig. 17).

Il web è dunque uno strumento molto utile e di rapida consultazione per chi effettua ricerche nell’ambito delle arti decorative41.

L’interesse nei confronti delle potenzialità di questo mezzo è testimoniata dalla promozione di particolari progetti, come ad esempio quelli attuati dall’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina”42.

Lo strumento tramite il quale vengono diffusi i risultati delle iniziative di ricerca promosse  dall’Osservatorio è proprio un sito web, dal quale si può accedere ad un gran numero di informazioni costantemente aggiornate riguardanti studi, progetti, pubblicazioni ed eventi dedicati alle arti decorative. Il sito, infatti, presenta, oltre alle molteplici sezioni dedicate ad esempio alle bibliografie regionali e nazionali, alla Rivista on line e alle collane editoriali (“Quaderni dell’Osservatorio” e “Digitalia”), agli approfondimenti sui musei d’arte decorativa e a tanto altro, anche un ricco patrimonio di documenti digitalizzati come articoli pubblicati in riviste d’arte e quotidiani.

Il sito dall’Osservatorio è soprattutto una risorsa innovativa di supporto alla ricerca, grazie anche ai database disponibili:, “Argenti”, “Ceroplastica”, “Maioliche” e “Opere d’arte francescane”43 (Figg. 1819).

Si tratta di cataloghi digitali in cui l’interrogazione può essere effettuata in modalità semplice, attraverso l’uso di una singola chiave, o avanzata, incrociando più chiavi di ricerca che possono essere inserite nei campi di pertinenza. Per ogni opera catalogata vengono fornite immagini e informazioni su materiali, autore, datazione, marchi, iscrizioni, luogo di produzione, attuale ubicazione, stato di conservazione e riferimenti bibliografici44.

Sempre dal sito OADI è consultabile di database  “I Musei dello Splendore. Il Portale dell’Oreficeria siciliana dal XV al XIX secolo”, dedicato alle collezioni custodite presso diversi musei siciliani e che costituisce una rete utile per la documentazione di opere anche inedite45.

Recentemente, in seguito ad una Convenzione tra la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A. Bombace” e l’Osservatorio, è stato realizzato un progetto di studio congiunto, con l’obiettivo di divulgare e valorizzare il materiale di ricerca manoscritto, dattiloscritto e fotografico appartenuto a Maria Accascina (1898-1979), illustre storica dell’arte del Novecento e autrice di ricerche pionieristiche nel settore delle arti decorative46.

Il “Fondo Accascina” è stato inventariato e i relativi riferimenti sono accessibili dal sito della Biblioteca Centrale47. Tramite il sito dell’Osservatorio è possibile consultare, grazie ad una maschera di ricerca divisa in campi che consente di incrociare più parametri per eseguire ricerche complesse, il database che contiene una prima schedatura delle opere in argento e di oreficeria. Le schede presentano il materiale del “Fondo Accascina” (immagini ed appunti della studiosa) e l’aggiornamento scientifico delle opere documentate (Fig. 20).

Gli esempi citati in questo breve contributo, dimostrano che il web può diventare un prezioso spazio di approfondimento e ricerca per lo studio delle arti decorative, accessibile a tutti ed ogni luogo. Infatti, la grande quantità di informazioni che possono contribuire alla descrizione dei manufatti utilizzando Internet consiste in un insieme di dati eterogeneo, costituito da elementi distinti, come immagini, testi e collegamenti. La possibilità di interconnettere queste risorse tramite la catalogazione digitale genera nell’opera d’arte un potenziale narrativo che dà luogo a paradigmi relazionali sempre nuovi, mettendo in grado l’utente di collegare le informazioni secondo modalità non attuabili con i vecchi sistemi tradizionali di schedatura48.

I database così strutturati agevolano la condivisione su larga scala dei risultati della ricerca scientifica,  grazie all’economicità e la rapidità di consultazione delle schede d’inventario on line, e aprono molteplici possibilità di approfondimento che interessano non solo lo studio delle arti decorative, ma anche altre discipline ad esse connesse come ad esempio la storia del collezionismo, la storia della critica e la teoria del restauro49.

Dagli esempi analizzati appare evidente che il corretto sfruttamento delle potenzialità dell’ipertesto permette di sperimentare nuove vie per descrivere le collezioni, proponendo dei sistemi che, integrando la più ampia gamma di informazioni, siano in grado illustrare tutti gli aspetti e i temi riconducibili alle opere ed evitino la dispersione delle informazioni.

Inoltre, la presenza di interfacce di interrogazione sufficientemente articolate aiuta l’utente nel compiere selezioni (ad esempio per soggetto, autore, tipologia, o provenienza) e nello scegliere liberamente il proprio personale percorso di approfondimenti.

La struttura ipertestuale, infatti, può consentire il completamento della tradizionale scheda da catalogo di un manufatto con contenuti specifici, particolarmente utili agli studiosi, ad esempio dedicati a confronti stilistici, tipologici e tecnici, con approfondimenti sul contesto culturale ed artistico che ha prodotto l’opera in esame e con informazioni sullo stato di conservazione e gli interventi di restauro.

Questo sistema ha anche il pregio di evitare il rischio del sovraccarico cognitivo derivante da pagine troppo dense di contenuti, che possono determinare disorientamento nell’utente.

Vista la rapidità di aggiornamento ed evoluzione delle tecnologie è estremamente probabile che nei prossimi anni la digitalizzazione del patrimonio culturale verrà ulteriormente sviluppata con sistemi e strumenti di consultazione sempre più agili ed efficaci.

Queste considerazioni aprono ad una ulteriore riflessione sulle responsabilità che ricadono sugli enti che pubblicano cataloghi digitali in Rete, i quali avranno il compito di procedere con frequenza all’aggiornamento delle schede, ad esempio dal punto di vista bibliografico, affinché i database mantengano un alto valore di scientificità.

In conclusione, è necessario chiarire che se è ormai evidente che anche la ricerca scientifica in campo storico-artistico oggi può avvalersi di valide tecnologie informatiche, che hanno il pregio di agevolare lo studio e facilitare la condivisione delle informazioni, è altrettanto ovvio che questi strumenti mai potranno sostituire la conoscenza diretta dei manufatti e le indagini d’archivio. In tal senso i database e i siti web dei musei assolvono la loro funzione culturale se vengono strutturati e utilizzati come supporto alla ricerca tradizionale50.

  1. P. Galluzzi, Introduzione, in P. Galluzzi- P.A. Valentino (a cura di), I formati della memoria. Beni culturali e nuove tecnologie alle soglie del terzo millennio, Firenze, 1997, pp. XXI-XXVIII; M. L. Bellido Gant, Arte, museos y nuevas tecnologías, Gijón, 2001, pp. 194-214; A.B. Rodríguez Eguizábal, Nueva sociedad, nuevos museos, in “Revista de Museoligía”, n.24-25, 2002, pp. 25-38; A.B. Rodríguez Eguizábal, Nueva sociedad, nuevos museos, in “Revista de Museoligía”, n.24-25, 2002, pp. 25-38; C. Karp, El patrimonio digital de los museos en línea, in Museum Internacional: Patrimonio inmaterial, 2004 París, UNESCO n 221-222, pp 44-51; A. Russo – J. Watkins, Post-museum experiences: structured methods for audience engagement, in Proceedings Eleventh International Conference on Virtual Systems and Multimedia, Brussels, 2005, pp. 173-182; M. Henning, New media, in  D. Macdonald, A Companion to Museum Studies, Oxford, 2006, pp. 302-318; R. Parry, Recoding the Museum. Digital Heritage and the Technologies of Change, Abingdon, 2007; L. Cataldo – M. Paraventi, Il museo oggi. Linee guida per una museologia contemporanea, Milano, 2007, pp. 41-88; C. Carreras, Comunicación y educación no formal en centros patrimoniales ante el reto del mundo digital, in S. M. Mateos (a cura di) La comunicación global del patrimonio cultural, Gijón, 2008, pp. 287-308. []
  2. Sull’argomento si veda E. Bonacini, Nuove tecnologie per la fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale, Roma 2011, pp. 37-40. Per le politiche attuate dall’Unione Europea cfr. R. Maiello, Politiche e legislazione dell’Unione Europea per la digitalizzazione del patrimonio culturale , in “DigItalia”, Vol 2 (2013), pp. 9-23. []
  3. Minerva Project, Digitising content together: Ministerial NEtwork for Valorising Activities in Digitisation (information brochure on the project), Roma 2004.< https://www.minervaeurope.org/publications/minervabooklet-i.pdf>. []
  4. Sulle attività e i risultati ottenuti dal Progetto Minerva si veda <https://www.minervaeurope.org/>. []
  5. < https://www.michael-culture.org/it/home>. []
  6. R. Caffo propone una analisi aggiornata dello sviluppo dei progetti MINERVA e MICHAEL in R. Caffo, Accesso ai contenuti culturali via web: qualità e standard, in P. Galluzzi – P.A. Valentino (a cura di), Galassia Web. La cultura in Rete, Firenze 2008, pp. 46-66; sull’argomento si veda anche R. Caffo, La Biblioteca digitale: la strategia dell’Unione Europea e il servizio MICHAEL, in “Bollettino AIB”, 46 (2006), n. 4, p. 399-406. []
  7. < https://www.europeana.eu/portal/>. []
  8. <https://www.linkedheritage.eu/>; <https://www.athenaplus.eu/>. []
  9. < https://www.culturaitalia.it/>. []
  10. <https://www.chiesacattolica.it/beweb/UI/page.jsp?action=home>. []
  11. Cfr. G. Caputo, Il portale dei beni culturali ecclesiastici BeWeB, in “DigItalia”, Vol 2 (2013), pp. 108-116. []
  12. Hanno aderito al progetto musei archeologici, storico-artistici, d’arte contemporanea, dell’artigianato, etnologici e antropologici, del costume, storici, di scienza naturale e case museo. I musei coinvolti sono nazionali, regionali e locali, pubblici e privati, localizzati in diverse aree geografiche:  Andalusia, Aragona, Cantabria,  Castilla-La Mancha, Castilla y León, Extremadura, Galizia, Isole Baleari, Madrid, Murcia e Valencia. < https:// www.ceres.mcu.es/>. []
  13. < https://www.nationaltrustcollections.org.uk>. []
  14. < https://www.royalcollection.org.uk>. []
  15. < https://www.bildindex.de>. []
  16. < https://www.google.com/culturalinstitute/project/street-art>. []
  17. Le funzioni del web museum e le diverse tipologie di siti sono ampiamente analizzate in C. S. Bertuglia – F. Bertuglia- A. Magnaghi, Il museo tra reale e virtuale, Roma, 1999; C. Manzone – A. Roberto, La macchina museo. Dimensioni didattiche e multimediali, Alessandria, 2004; L. Mctavish, Visiting the virtual museum: art and experience online, in J. Marstine, New Museum. Theory and practice, Oxford, 2006, pp.226-246; H.A.D. Spencer, Interpretative Planning and the Media of Museum Learning, in B. Lord (a cura di), The manual of museum learning, Plymouth, 2007, pp. 201-220. []
  18. S. Intorre, Il Museo nel Web. Un caso di studio, Palermo 2013, pp. 9-18. []
  19. Sull’argomento si veda L. Regil, Nuevos balcones digitales: la incorporación del hipermedia en los museos de arte, in “Biblios: Revista electrónica de bibliotecología, archivología y museologia”, n. 12, 2002, pp. 1-9; B. Lejeune, The Effects of Online Catalogues in London and other Museums: A Study of an Alternative Way of Access, in “Papers from the Institute of Archaeology S1”, 2007, pp. 79 -97; I. G. Fuentetaja – M. Economou, Studying the type of online access provided to museum collections, in 2008 Annual Conference of CIDOC Athens, September 15 – 18, 2008; B. Dawson – M. Ladouceur – M. Raket, Collection Effects: Examining the Actual Use of On-Line Archival Images, Museums and the Web 2009: Proceedings. Toronto: Archives & Museum Informatics, 2009, in <https://www.archimuse.com/mw2009/papers/dawson/dawson.html>. []
  20. P. GALLUZZI – P. A. VALENTINO (a cura di), Galassia Web…, 2008. []
  21. Sull’argomento si veda D. M. Zorich, Transitioning to a Digital World Art History, Its Research Centers, and Digital Scholarship, in “Journal of Digital Humanities”, Vol. 1, No. 2 Spring 2012, pp. 27-38. []
  22. N. BONACASA, Il museo on line. Nuove prospettive per la museologia, Palermo 2011. []
  23. FONDAZIONE FITZCARRALDO, Il Museo e la Rete: nuovi modi di comunicare. Linee guida per una comunicazione innovativa per i musei, Venezia 2014. []
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  40. < www.museodiocesanopa.it/>; < https://www.museodiocesanonapoli.com>. []
  41. N. BONACASA, L’uso di Internet per lo studio delle Arti Decorative, in J. RIVAS CARMONA (a cura di), Estudios de Prateria. San Eloy 2009, Murcia 2009, pp. 193-202. []
  42. <https://www.unipa.it/oadi/>. L’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina” ideato e diretto da Maria Concetta Di Natale, è pensato come strumento scientifico del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo per ampliare la ricerca nel settore specifico. []
  43. Il database è stato realizzato nell’ambito della ricerca PRIN 2009 “Tecniche diagnostiche innovative e materiali nano-strutturati per la conservazione dei Beni Culturali” (Unità di ricerca: “Ricognizione dello stato di conservazione delle opere d’arte nelle chiese francescane”, coordinata da Maria Concetta Di Natale). []
  44. S. Intorre, Il database degli Argenti dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia, in J. Rivas Carmona (a cura di) Estudios de Platerìa. San Eloy 2010, Murcia 2010, PP. 340-346. []
  45. < https://www.unipa.it/oadi/digitalia/dellutri/index.php>; C. DELL’UTRI, I Musei dello Splendore. Il Portale dell’Oreficeria siciliana dal XV al XIX secolo, Palermo 2011. []
  46. M. C. DI NATALE (a cura di), Maria Accascina storica dell’arte: il metodo, i risultati, in Storia critica e tutela dell’arte nel Novecento. Un’esperienza siciliana a confronto con il dibattito nazionale, atti del Convegno Internazionale di Studi in onore di Maria Accascina (Palermo-Erice 14-17 giugno 2006), Caltanissetta 2007. []
  47. < https://www.bibliotecacentraleregionesiciliana.it/archivioaccascina.html>. []
  48. Sull’argomento si vedano S. Intorre, Digitalizzare l’opera d’arte. Metodi e strumenti, Palermo 2013;  F. Antinucci, Musei virtuali. Come non fare innovazione tecnologica, Roma-Bari, 2007, A. Pizzaleo, Beni culturali e tecnologie digitali, in F. Severino (a cura di) Comunicare la cultura, Milano, 2007, pp. 131-148. []
  49. Cfr. P. Galluzzi, Nuove tecnologie e funzione culturale dei musei, in P. Galluzzi-P.A.Valentino (a cura di), I formati della memoria…, 1997, pp. 3-39. []
  50. M. C. Di Natale, Metodologia per lo studio delle opere d’arte decorativa: alcuni esempi siciliani, in R. Cioffi – O. Scognamiglio (a cura di), Mosaico. Temi e metodi d’arte e critica per Gianni Carlo Sciolla, Napoli 2012, pp. 497-512. []