Paola Venturelli

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Una tavoletta da soffitto del Museo Civico di Crema (inizi del XVI secolo). Tra gli artisti cremaschi e i leonardeschi milanesi

DOI: 10.7431/RIV09032014

Il Museo Civico di Crema conserva tra le sue opere anche alcune tavolette da soffitto dipinte1, un genere di produzione seriale sviluppatosi con grande intensità nel Nord Italia durante il Rinascimento, recuperato criticamente da Winifred Terni de Gregory (1879-1961) alla metà del secolo scorso2, che ebbe proprio in questa cittadina lombarda esiti di notevole qualità tra il XV secolo e gli inizi del successivo3.

Poste a completare la decorazione di soffitti lignei, le tavolette erano collocate in posizione inclinata lungo le travi di sostegno infisse nel muro con funzione portante che percorrevano nel senso della larghezza e della lunghezza gli ambienti. Realizzate per lo più a tempera su legno preparato con imbiancatura a caolino, durante la prima parte del XV secolo presentano generalmente motivi naturalistici, mentre le teste e i profili -di fantasia o anche ritratti- caratterizzano le serie del secondo Quattrocento e degli inizi del Cinquecento. Si tratta di raffigurazioni spesso ripetitive, con tipologie fisiognomiche simili, desunte con ogni probabilità da modelli disponibili nella bottega esecutrice, più volte riproposti con scarse varianti nelle acconciature e negli abbigliamenti, mentre un più ampio campionario è ravvisabile nel tipo di incorniciature che riquadrano l’immagine, elemento importante per cercare di ricomporre in gruppi omogenei questi prodotti, quasi sempre purtroppo non più nelle sedi originarie.

La tavoletta qui presa in esame (fig. 1), di formato piuttosto grande (41x45cm) e leggermente bombata, con smusso superiore e ai due lati, reca il profilo di un giovane gentiluomo dai tratti vigorosi, con capelli mossi lunghi fino alla spalla e un berretto nero in capo. Avvolto da un mantello bianco e rosso, si staglia su un fondo scuro, situandosi al di qua di un arco trilobato -caratterizzato dal motivo di un fiore appiattito che campisce lo spazio tra arco e margine dell’inquadratura- retto da pilastrini resi prospetticamente, siglati dal motivo di una sorta di capitello scuro ripetuto.

Dipinta da un autore di non scarsa levatura con grande cura dei dettagli, l’opera non è mai stata oggetto di uno studio specifico.

Una fotografia in bianco e nero della tavoletta era stata pubblicata nel numero del 1964 di “Insula Fulcheria” -la rivista del Museo Civico di Crema-, con una didascalia che ne indicava l’ ingresso il 18 gennaio di quell’anno quale dono dell’ «Ing. Pierluigi Tagliabue» e l’assegnazione al «sec. XVI» e ad «autore ignoto»4. In seguito l’esemplare ha ricevuto solo una fugace menzione da parte di Sara Colombetti all’interno di una nota del suo articolo (1995) dedicato alle tavolette del museo cremasco a soggetto zoomorfo già pubblicate da Lidia Ceserani Ermentini nel 19935; Colombetti la citava insieme ad altre quattro formelle, tutte presentate come facenti parte di «un soffitto demolito in un antico palazzo dei Benzoni di Crema» e ascritte alla fine del XV secolo «per la foggia degli abiti e delle acconciature»6.

Due degli elementi del piccolo gruppo –ad esclusione della tavoletta in Museo, tutti in collezioni private-, erano stati pubblicati da Winifred Terni de Gregory tra il 1955 (la formella con il profilo di una dama, dalla studiosa ascritta al 1490 ca.) (fig. 2) e il 1958 (anch’essa con una dama di profilo, datata al 1490-1497) 7 (fig. 3), un’altra era stata resa nota da Andrea Bombelli nel 1957 (con la raffigurazione di un gentiluomo che esibisce sul copricapo un fermaglio d’oro creato dall’intreccio di lettere) (fig. 4) 8, la quarta da Lidia Ceserani Ermentini nel 1986 (assegnata alla fine del XV secolo, mostra un giovane uomo con un copricapo scuro- dettaglio forse non del tutto originario- e un elaborato abbigliamento, con il particolare della manica in tessuto bipartito, verde e arancione)9 (fig. 5). Simili per taglio compositivo e stile pittorico, gli esemplari si accomunano anche per il medesimo tipo di incorniciatura architettonica, accostabile, ma non sovrapponibile, a quella che compare nella serie di tavolette al Museo del Castello Sforzesco di Milano (di ignota provenienza), ricondotte al 1480-‘90 e a manifattura cremonese, con busti femminili e maschili di profilo e di tre quarti; della vicinanza si era accorto Mauro Natale (1997), menzionando del nostro insieme le nn. 3 e 410).

Segna la distanza dalle opere a Milano la soluzione marcatamente cuspidata dell’arco trilobato -derivazione aggiornata di quanto osservabile nella serie di tavolette con Storie della Genesi al Museo Ala Ponzone di Cremona, della metà del XV secolo, riportate dubitativamente ad Ambrogio Bembo11 – oltre che la mancanza nei pilastrini dei due capitellini in pietra scura sovrapposti, nonché la presenza sotto la cuspide del motivo a disco fiammeggiante e dei fasci di fiamme nello sfondo, elementi letti correttamente da Federico Zeri come richiamo al «fiammeggiante con raggi» sforzesco (la «Radia Magna»)12; nelle opere milanesi l’effigiato appare inoltre subordinato all’architettura, mentre campeggia più monumentale e autonomo al di qua dell’arco nelle cinque formelle in esame.

È presumibile che gli elementi dell’ insieme qui riunito provengano tutti dal medesimo edificio, probabilmente proprio quello «in via Marazzi» segnalato (1955) da Winifred Terni de Gregory nella didascalia di accompagnamento alla tavoletta n. 2, «attualmente Donati, che fu Benzoni»13, famiglia quest’ultima di grande importanza per Crema14, proprietaria anche del palazzo di via Civerchi 9, da dove proviene il gruppo delle tavolette a soggetto zoomorfo del Museo Civico di Crema preso in considerazione in altra sede15.

L’ imponente edificio citato da Winifred Terni de Gregory, venne eretto a partire dal 1491 per volere di Socino Benzoni (ca. 1465-1510) –noto personaggio di parte guelfa, distintosi come condottiero di cavalleria sotto le insegne veneziane, passato poi alla parte francese- su preesistenti case di sua proprietà16. Largamente rimaneggiato nel Settecento, conserva tra le poche sopravvivenze del complesso originale alcune colonne recanti sul capitello lo stemma Benzoni (fig. 6), con un cane corrente (o mastino) nel capo, sopra un suolo ‘vaiato’ (richiamante la pelliccia di vaio, il pelo delle mantelle militari) 17.

Questo stesso stemma gentilizio orna una tavoletta (42×46 cm) passata sul mercato antiquario (1992) e assegnata ad anonimo lombardo tra 1475 e 148018, inserito entro il medesimo arco trilobato retto da pilastrini in prospettiva rimarcati da due fasce scure caratterizzanti i nostri cinque esemplari, ai quali può essere quindi aggiunto.

Per la loro datazione, diversamente da quanto proposto dalla critica che si è assestata su una cronologia intorno al 1490 (ad esclusione del generico «sec. XVI» proposto nel 1964 per la tavoletta del Museo Civico, come si è detto)19, mi pare più convincente pensare a prodotti ascrivibili al primo decennio del Cinquecento, stante anche il confronto con la terza serie delle belle tavolette (35×34,5) ancora oggi osservabili nel soffitto di uno degli ambienti di palazzo Vimercati (attuale via XX Settembre 18), diventato sede della Banca Popolare di Crema, con profili maschili e femminili entro un’incorniciatura a fogliami e motivi decorativi disposti ad andamento curvo che anche solo ragioni di moda inducono a reputare antecedenti alle nostre20.

Winifred Terni de Gregory aveva riconosciuto tra le formelle di questo terzo soffitto di casa Vimercati i ritratti di  Ottaviano (figlio di Ambrogio Vimercati e Caterina Zurla) e della seconda moglie Domitilla (Domicella) de Lupi di Bergamo, vedova di Giovannifrancesco de Emiliis di Brescia, sposata in seconde nozze dopo essere rimasto a sua volta vedovo di Lucrezia Benzoni21. Forse proprio in occasione del secondo matrimonio Ottaviano aveva fatto rinnovare il suo palazzo, stipulando il 30 ottobre 1499 un contratto con l’architetto e scultore Agostino de Fondulo, affidandogli il rifacimento della facciata e del portico da concludersi per la successiva festa del «Carnisprivum» (mezza Quaresima)22, data questa che si è pensato possa coincidere con quella delle sue nozze con Domicella, predisponendo inoltre per lei l’ambiente dove si trova il terzo ciclo di tavolette di casa Vimercati, che presenta ripetuti gli stemmi Vimercati e Lupis23.

Il contratto dovette essere rispettato dal de Fondulo, dato che nella primavera del 1500 Ottaviano fu in grado di ospitare nella sua dimora Ascanio Sforza (vescovo di Cremona e fratello del potente duca di Milano Ludovico detto il Moro), fatto prigioniero da Socino Benzoni -genero di Ottaviano Vimercati per averne sposato la figlia Caterina (nata dalla prima moglie Lucrezia), morta in giovane età24- che combatteva in quel momento nelle fila veneziane contro gli sforzeschi25.

Il cronista cremasco Alemanio Fino narrando della reclusione del Moro in Francia, aggiunge infatti che il 12 aprile 1500 Ascanio era stato portato prigioniero in Crema, con «molti personaggi milanesi, e condusserlovi Socino Benzone e Carlo Orsino, ambidue condottieri de cavalli sotto a signori veneziani […]. Fu il Cardinale (per non essere ancora finito il palazzo del Benzone) alloggiato in casa d’Ottaviano Vimercati suo suocero, e gli altri personaggi furono posti in castello»26.

Nell’aprile del 1500 dunque la dimora di Socino Benzoni non era ancora conclusa. Lo sarà però nel giugno del 1509.

A seguito della battaglia di Agnadello (14 maggio 1509) -alla quale Socino aveva partecipato al soldo veneziano- scoppiata tra l’esercito della lega di Cambrai al comando di Luigi XII di Francia, usciti sconfitti i veneziani27, intimata il 21 maggio la resa di Crema e riuscito il Benzoni a piegare i cremaschi facendo consegnare la città senza colpo ferire ricevendo dai francesi come ricompensa il comando di 25 lance e 50 arcieri28, Luigi XII si recò a Crema (27 giugno). Entrò trionfalmente nella cittadina lombarda «sotto un ricchissimo baldacchino azzurro lavorato a gigli d’oro, andandovi sempre alla staffa Socino Benzone ed Angiolo Francesco Griffone»; dopo avere raggiunta la «piazza» si recò in Duomo, uscendo «poi dalla chiesa per via tutta coperta di panni azzurri messi a gigli d’oro» per andare «ad alloggiare nel Palazzo Benzone, regalmente addobbato. Qui dimorando per due giorni, fu dalla Comunità rappresentato d’un bacino e d’un boccale d’argento. Ed egli fece cavalieri Alessandro e Guido Benzoni, con un figliuolo di Socino detto Compagno, Giacomo Zurla ed Alessandro Benvenuto»29.

Qualora si accettasse di legare le vicende delle sei tavolette da soffitto qui prese in esame alla figura di Socino Benzone, per ipotesi circa la loro datazione occorrerebbe tuttavia tenere anche presente che dal 1505 al 1509 il condottiero cremasco, entrato in dissidio con Gian Paolo Gradenigo, podestà di Crema dal 1504, nel gennaio 1506 era stato condannato dal Consiglio dei Dieci alla perdita della condotta e a quindici anni da scontarsi a Padova, adducendo come motivo il suo presunto comportamento insolente nei confronti dei rettori di Crema. Riabilitato nella primavera del 1509 e utilizzato al comando di cento cavalieri contro Luigi XII, Socino era passato repentinamente dopo la disfatta di Agnadello ai francesi, forse anche per l’ammirazione che nutriva nei confronti del Trivulzio30. Godrà poco la ritrovata libertà. Il 21 luglio 1510, infatti, venne fatto «prigioniero da’ Veneti, mentre scortava i foraggi Francesi che si conducevano a Peschiera […] tosto condotto a Padova […], e qui senza molto processo decapitato, nulla ostante che il maresciallo Triulzi e il duca di Chaumont, luogotenente del re in Italia, minacciassero con lettere e messi»31.

Seguendo l’itinerario biografico di Socino Benzoni, le sei tavolette potrebbero allora essere state eseguite tra il 1500 e il gennaio 1506, oppure tra la fine del maggio 1509 e il 21 luglio 151032.

Quanto ai possibili autori, la critica ha avanzato i nomi dei «Fratelli Bombelli»33, una dinastia artigiana cremasca (i Cagalupo Bombelli), impegnata tra l’altro nel 1493 con Agostino, Silvestro e Bartolomeo (detto Sperandio) nella realizzazione di tavolette da soffitto per il salone della Loggia comunale, in collaborazione con il «marangone» Bernardino Salaseri34, nota sul piano documentario, ma non collegabile per il momento a nessuna opera. Anche Vincenzo Civerchio è entrato nella rosa dei candidati. Per questo artista cremasco, forse educatosi proprio nella bottega dei Bombelli35, mancano tuttavia sia tracce relative alla formazione sia a possibili lavori nell’ambito della produzione di tavolette da soffitto36; le sue opere non dovettero peraltro spiacere ai francesi, dato che –come riferisce lo storico cremasco Pietro Terni, nel 1509- entrati in città essi presero e portarono in Francia un quadro del Civerchio – «cosa singolare et rara»37- rappresentante san Marco tra la Giustizia e la Temperanza, commissionatogli nel 1507 per la sala grande del palazzo municipale dalla Comunità di Crema38.

Per orientare stilisticamente la tavoletta del Museo Civico di Crema e quelle che gli si possono affiancare, il riferimento più convincente mi pare ad ogni modo quello proposto da Winifred Terni de Gregory nel 1958 per gli esemplari nn. 3 e 4, riferimento lasciato cadere però del tutto dalla  successiva critica. La studiosa li riconduceva alla «bottega di Bernardino de Conti», sottolineando per la formella con la dama le «goffe esagerazioni provinciali» della moda in auge nel Ducato di Milano al tempo di Beatrice d’Este (1475-1497)39, giovane consorte di Ludovico il Moro dalla fine del 1490 e «novarum vestium inventrix»40.

Ripetutamente indagato da Maria Teresa Fiorio41, nato dal magister Baldassarre presumibilmente intorno al 1470 e operoso con i fratelli nell’atelier famigliare42, Bernardino Conti realizza tra il 1496 e il 1508 una serie di ritratti firmati e datati dal rigoroso taglio araldico, sperimentandosi ripetutamente in questo genere attraverso altre opere -prive però di firma e data- sino al 1522 (anno in cui probabilmente morì), in una produzione caratterizzata da profili nitidi, ottenuti con una severa semplificazione formale e ripresa lenticolare dei dettagli della figurazione, mettendo sul medesimo piano la rappresentazione del volto, degli abiti e degli ornamenti. Ritrae tra l’altro anche personaggi ben noti a Socino Benzoni: a più riprese Charles II Chaumont d’Amboise, luogotenente di Lombardia e governatore di Milano (1500), nonché nipote del potente cardinale George d’Amboise, il consigliere di Luigi XII43, eseguendo pure il ritratto di Catellano Trivulzio (datato 1505, ora al Museo di Brooklyn), dipinto che apre alle committenze dei congiunti di Gian Giacomo Trivulzio44.

In attesa di dati documentari che possano gettar luce sulle vicende delle formelle cremasche -raffinati esiti di quell’arte «corale» analizzata nelle sue molteplici direzioni da Winifred Terni de Gregory-, importa qui sottolineare che i loro autori sembrano conoscere oltre che la ritrattistica di tipo araldico dei cosiddetti leonardeschi milanesi anche le scelte figurative adottate in opere tipo i due pannelli laterali del trittico al Museo del Castello Sforzesco di Milano, del primo decennio del XVI secolo, rappresentanti devoti con San Bernardo di Chiaravalle e un santo martire. Assegnati al cosiddetto Pseudo Boltraffio -«un utile rifugio per  attribuzioni scomode» come ha definito questo pittore Maria Teresa Fiorio45-, mostrano personaggi dal profilo cristallizzato, distinti da una modellatura piatta, forme raggelate e nitide.

Uno dei leonardeschi milanesi in modo particolare potrebbe essere stato vicino alle botteghe cremasche: Giovanni Ambrogio de Predis46.

Stando a Winifred Terny de Gregory (1955) «nel primo Cinquecento» i de Predis avrebbero con qualche membro risieduto a Crema47, notizia della quale non possediamo però alcuna prova documentaria48. Pittore della corte sforzesca dal 1482, scomparso nel 1510, in gioventù e in vecchiaia impegnato come ‘miniatore’45, molto noto sul piano documentario, ma dalle risultanze stilistiche sfuggenti, essendo l’unica sua opera firmata il ritratto (datato 1502) dell’Imperatore Massimiliano I (Vienna, Kunsthistorisches Museum), Ambrogio dovette peraltro legarsi in amicizia con Agostino de Fondulis -al quale Ottaviano Vimercati, come ricordato, il 30 ottobre 1499 aveva commissionato il completamento del suo palazzo-, come denunciano gli scambi di servigi intervenuti tra de Predis e Agostino tra il 1483 e il 148449.

Un ultimo aggancio con l’entourage vinciano sembra infine scaturire dalla stravagante acconciatura sfoggiata dalla dama nella tavoletta n. 3, con i capelli intrecciai e annodati in modo fantasioso. L’autore sembra infatti avere avuto presenti i famosi studi di teste con elaborate acconciature femminili di Leonardo da Vinci della serie di Windsor (Windsor Castle, Royal Library 1215-12518), da collegare alla Leda stante (Firenze, Palazzo Vecchio), variamente datati dalla critica tra il 1505 e il 150950, un interesse derivato a Leonardo dal Verrocchio, attestato dal celebre elenco di oggetti che il Vinci aveva portato con sé nel suo primo trasferimento da Firenze a Milano (ca. 1482), in cui compaiono oltre a due teste «con bella capellatura», anche una «testa di putta con trezie rannodate» e «una testa con un’acconciatura»51.

Desidero ringraziare il personale del Museo Civico di Crema.
Grazie anche a Lidia Ceserani Ermentini e a Maria Teresa Fiorio

  1. Cfr. P. Venturelli, Le tavolette da soffitto del Museo Civico di Crema: un riesame, in “Insula Fulcheria”, in corso di pubblicazione (2014). []
  2. Rimando alla monografia: P. Venturelli, La contessa Winifred Terni de Gregory Taylor (1879- 1961). Un’ inglese a Crema  e la “Pittura artigiana lombarda del Rinascimento”, in corso di pubblicazione (2014); P. Venturelli, Tavolette da soffitto, in Rinascimento cremasco. Maestri, botteghe, opere tra XV e XVI secolo, a cura di P. Venturelli, in corso di pubblicazione (2015). []
  3. Cfr. L. Ceserani Ermentini, Tavolette rinascimentali. Un fenomeno di costume a Crema, con Introduzione di G. C. Sciolla, Bergamo 1999. []
  4. Cfr. la segnalazione in Museo in “Insula Fulcheria”, III, 1964, p. 73 (non sono riuscita a reperire notizie sul donatore). []
  5. L. Ceserani Ermentini, Tavolette Rinascimentali di scuola cremasca (con la relazione di restauro di Ambrogio Geroldi), Crema 1993. []
  6. S. Colombetti, La serie di tavolette da soffitto del Museo Civico di Crema, in “Insula Fulcheria”, XXV, 1995, p. 83 e nota 9, p. 103 (riproposto in S. Colombetti, A proposito di tavolette da soffitto del Quattrocento lombardo: botteghe cremonesi e cremasche, in “Arte Cristiana”, 1996, p. 188). []
  7. W. Terni de Gregory, Crema monumentale e artistica, Crema 1955, p. 73 A (riproposta anche nella seconda edizione del volume, ampliata e in quattro lingue, edita nel 1960, p. 99 A); W. Terni de Gregory, Pittura artigiana lombarda del Rinascimento, Milano 1958, p. 101, fig. 64. []
  8. A. Bombelli, Pittori cremaschi dal 1400 ad oggi, Milano 1957, p. 17 (l’immagine dell’opera, a colori, figura anche in W. Terni de Gregory, Pittura artigiana …1958, Tav. III). []
  9. L. Ceserani Ermentini, Le tavolette da soffitto rinascimentali (seconda parte), in “Insula Fulcheria”, XVI, 1986, fig. 47, pag. 123 (ripubblicata in L. Ceserani Ermentini, Tavolette rinascimentali… 1999, pag. 177, fig. 180 e giudicata della «fine del Quattrocento»). []
  10. M. Natale, in Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco, t. I, Pinacoteca, Milano 1997, pp. 221-230 (nn. 135-166, 35.4×38; 36.4×39,2 ca.); per la serie del Castello Sforzesco, formata da 32 elementi, si aggiunga: S. Colombetti, A proposito di tavolette da soffitto del Quattrocento lombardo…, 1996, p. 188 (con ipotesi attributiva verso l’area «cremonese – cremasca» []
  11. Si veda da ultimo M. Tanzi, in «quelle carte de trumphi che se fanno a Cremona». I tarocchi dei Bembo, a cura di S. Bandera, M. Tanzi, catalogo della mostra (Milano 2013) Milano 303, n. 3, pp. 58-60 (con bibliografia precedente). []
  12. F. Zeri, Italian Paintings in the Walters Art Gallery, Baltimora 1976, p. 294 (Federico Zeri accosta alla serie del Castello Sforzesco anche la tavola pubblicata da W. Terni de Gregory, Pittura artigiana…1958, tav. III, invece appartenente al gruppo che stiamo qui esaminando). []
  13. W. Terni de Gregory, Crema monumentale… 1955, p. 72; l’esemplare n. 3 è detto provenire «da un soffitto demolito di un antico palazzo Benzoni a Crema» (W. Terny de Gregory, Pittura artigiana… 1958, tav. III); la tavoletta n. 4 «da un soffitto demolito» (W. Terni de Gregory, Pittura artigiana… 1958, p. 101); quella n. 5 (44×44 cm), con un giovane di profilo, giudicato da Lidia Ceserani Ermentini «in foggia e pettinatura di fine Quattrocento, un vero ritratto uscito da una bottega cremasca assai evoluta», proverrebbe da una «casa di via Mazzini» (L. Ceserani Ermentini, Tavolette rinascimentali… 1999, p. 177; p. 155). []
  14. Con i fratelli Paolo e Bartolomeo furono Signori di Crema (1403) e due anni dopo con Giorgio, cfr. P. da Terni, Historia di Crema 570-1557, ed. a cura di C. e M. Verga, Crema 1964, pp. 128- 129; per i Benzoni Signori di Crema, cfr. anche B. Bettoni, Storia di Crema, a cura di M. Sangaletti, Crema 2013, pp. 90-94. []
  15. Per il palazzo, cfr. M. Perolini, Vicende degli edifici monumentali e storci di Crema, Nuova edizione riveduta dall’autore, Crema 1995 (I ed. 1975), n. 20, pp. 89-96; per queste tavolette a soggetto zoomorfo, cfr P. Venturelli, Le tavolette… (2014). []
  16. Per Socino (Soncino) Benzoni, cfr. G. Pillinini, Benzone, Socino, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 8, 1966, pp. 728-730 []
  17. M. Perolini, Vicende degli edifici monumentali… 1995, n. 59, pp. 227-232 (termine post quem per il sorgere del palazzo è il 16 ottobre 1491, quando la Comunità consente a Socino Benzoni che venga demolito un muro per potere raggiungere dalle sue proprietà direttamente la Piazza []
  18. Un’immagine di questa tavoletta è presso la fototeca della Fondazione Zeri (Bologna), scheda n. 24404, busta n. 0269 (con l’indicazione dell’ assegnazione cronologica e dell’ambito produttivo; lo stemma non risulta identificato). []
  19. Come figura nella nota in “Insula Fulcheria”, III, 1964, p. 73, in cui si registrano gli ingressi delle nuove opere. []
  20. Per le tavolette dei tre soffitti di questo palazzo (ancora in situ), rese note da Winifred Terni de Gregory (in Crema monumentale 1955, p.71; Ead, Pittura artigiana…1958, pp. 72 e sgg.), cfr. L. Ceserani Ermentini, Le tavolette da soffitto rinascimentali. La collezione della Banca Popolare di Crema, in “Insula Fulcheria”, XV, 1985, pp. 81-109 (per il terzo ciclo, cfr. a pp. 103-107); Ead, Tavolette rinascimentali… 1999, pp. 61-114; P. Venturelli, Le tavolette, in Rinascimento cremasco…(2015); per il Palazzo, cfr. M. Perolini, Vicende degli edifici… 1995, n. 10-12, n. 104, pp. 371-374. []
  21. W. Terni de Gregory, Pittura artigiana… 1958, p. 72 (collegandoli ai ritratti che figurano nella  Pala Vimercati, rappresentante una Resurrezione, nella Pinacoteca di Brera di Milano, dipinto commissionato da Ottaviano Vimercati -morto nel 1520- a Giovanni Cavriani, da porre nella cappella padronale di San Pietro Martire a Crema; per questo dipinto, cfr. C. De Angelis, La pala Vimercati di Giovanni Cavriani e il suo committente, in “Insula Fulcheria”, XXI, 1991, pp. 9-30); L. Ceserani Ermentini, Tavolette rinascimentali… 1999, p. 65. []
  22. L. Ceserani Ermentini, Le tavolette da soffitto…, 1986, p. 122; M. Marubbi, Vincenzo Civerchio. Contributo alla cultura figurativa cremasca del primo Cinquecento Milano 1986, p. 195; M. Verga Bandirali, Contributo alla ricostruzione di una fase cremasca nel percorso di Agostino Fondulo, in “Arte Lombarda”, 92/ 93, 1990, pp. 63-74 ( a p. 63 ); C. De Angelis, La pala… 1991, p. 10. Per Agostino Fondulo, appartenente a una nota famiglia di artisti originari di Crema, in parte trapiantata a Padova e a Vicenza, cfr. M. Verga Bandirali, Fonduli (De Fondulis, De Fondutis, Fondulo), Agostino, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 48, 1997, online (con bibliografia precedente); S. Bandera, Agostino de’ Fondulis, Bergamo 1997. []
  23. Come ipotizzava W. terni de Gregory, Pittura artigiana… 1958, p. 72; per gli stemmi Vimercati e Lupi in questo ambiente, cfr. L. Ceserani Ementini, Le tavolette da soffitto… 1985, pp.106- 107 (con datazione alla fine del secolo); M. Verga Bandirali, Contributo alla ricostruzione …1990, nota 6 p. 74. []
  24. Nel 1505 quando Socino venne imprigionato dai Veneziani (vedi oltre nel testo, nota 29), con l’accusa di abuso di potere, per la sua liberazione intercedettero i parenti della moglie, che risultano i Martinengo da Brescia (P. da Terni, Historia di Crema…1964, p. 253), casato cui appartenne la donna sposata da Socino in seconde nozze, della quale non conosciamo però il nome (cfr. Giuseppe Racchetti, Storia genealogia delle  famiglie cremasche, Crema, Biblioteca Civica, Ms. 182, I, f. 147). []
  25. P. da Terni, Historia di Crema…1964 p. 251; Storia di Crema raccolta dagli Annali di M. Pietro Terno, ristampata con annotazioni di G. Racchetti, Crema 1844-1845, vol. I, p. 268; per la cattura di Ascanio Sforza e degli altri filo- sforzeschi, cfr. L. G. Pélissier, Le cardinal Ascanio Sforza prisonnier des Venitiens (1500), in “Revue Historique”, XXII, t. LXII, 1897, pp. 1-13 dell’estratto (il cardinale e  i suoi seguaci, presi dalle truppe veneziane il 13 aprile, furono consegnati all’ambasciatore francese a Venezia il 6 maggio).  []
  26. Storia di Crema  raccolta… 1844, pag. 237 (siamo ancora nella prima fase delle vicende  francesi in Italia, quando Venezia era alleata della Francia; per l’arrivo e il dominio dei francesi a Crema, cfr. B. Bettoni, Storia di Crema… 2013, pp. 122-130). []
  27. Il 14 maggio i francesi rompono ad Agnadello l’esercito veneto (l’esercito francese è diviso in tre parti: l’avanguardia condotta da Charles d’Amboise, il nucleo centrale da Luigi XII e la retroguardia da Gian Giacomo Trivulzio); il 23 maggio il guascone Bernard de Ricault, luogotenente di Chaumont d’Amboise, capo dell’esercito francese in Italia, assume il governo di Crema  a nome di Luigi XII, cfr. S. Meschini, La Francia nel Ducato di Milano. La politica di Luigi XII (1499-1512, 2 voll. Milano 2006, II, pp. 573-610 (per il ruolo di Socino Benzoni, vedi alle pp. 593-594; per bibliografia sulla resa cremasca, cfr. nota 196, p. 594). []
  28. P. Terni, Historia di Crema…1964, pp. 261 e sgg.; F. S. Benvenuti, Storia di Crema, I, Milano 1859, pp. 310-314; S. Meschini, La Francia nel Ducato di Milano… 2006, II, p. 593 (durante un breve soggiorno bresciano di Luigi XII, durato fino al 28 maggio, giungerà la delegazione cremasca formata da sei cittadini e guidata da Socino per fare atto di sottomissione). []
  29. Per l’arrivo a Crema e il soggiorno di Luigi XII nella casa di Socino Benzone, cfr. F. S. Benvenuti, Storia di Crema, I,  1858, p. 315; P. Terni, Historia di Crema… 1964, pp. 268-269; S. Meschini, La Francia nel ducato…, II, 2006, p. 609 e nota 243. []
  30. Benché il Senato veneziano avesse  premiato Socino «con decoroso avanzamento per la prigionia del cardinale, da lui stesso di suo ordine accompagnato a Venezia, […] venuto a podestà a Crema» (1504) Gian Paolo Gradenigo, «che avea con Socino contratto briga mentre ambi eran giovani allo studio di Pisa, questa si accrebbe in Crema per le franche maniere di quest’uomo d’armi; e il podestà […] l’accusò al consiglio de’ Dieci, e il processo si fece con tal segretezza che Benzoni richiamato sott’altri protesti a Venezia, vi andò lietissimo, e si trovò posto ai ferri» (B. Bettoni, Storia di Crema… 2013, p. 125, pp. 126-127). []
  31. B. Bettoni, Storia di Crema.. 2013, p. 129; per la data della cattura e dell’impiccagione, cfr. F. S. Benvenuti, Storia di Crema…, I 1859, p. 319; G. Pillinini, Benzone… 1966, p. 728 (sulla scorta del Sanuto, X, p. 825). Gian Giacomo Trivulzio, Gran Maresciallo di Francia, Marchese di Vigevano e già Governatore di Milano, uomo potentissimo al tempo di Luigi XII, era nato a Crema, quando il padre, Antonio, era governatore per i Visconti in città (1444), cfr. F. S. Benvenuti, Storia di Crema…, Milano 1859, I vol., p. 237 (sulla scorta di Pietro Terni, cancelliere del marchese stesso); risale alla visita di Socino Benzone ad Asti nel settembre del 1498 il suo primo incontro con Gian Giacomo Trivulzio: l’ «accoglienza fu piuttosto lusinghiera e non è da escludere che proprio in tal circostanza si sia stabilito fra i due un rapporto di reciproca stima e considerazione che non doveva restare privo di conseguenze» (G. Pillinini, Benzone…1966, p. 728); per il Trivulzio, cfr. L. Arcangeli, Gian Giacomo Trivulzio marchese di Vigevano e il governo francese nello stato di Milano (1499-1519), in Vigevano e i territori circostanti alla fine del Medioevo, a cura di G. Chittolini, Milano 1997, pp. 22-25. []
  32. Solo nel 1514 Crema esce definitivamente dalla tribolata situazione con il nuovo consolidarsi del potere di Venezia; l’entrata di Luigi XII beneficò particolarmente Socino Benzoni, creato capitano di 25 lance d’ordinanza, ma anche i Vimercati trassero vantaggi (25 febbraio 1510: conferma dei privilegi per Ottaviano e  Marco Antonio Vimercati), cfr. S. Meschini, La Francia nel Ducato… 2006, II, pp. 647-648  e nota 385, p. 648. []
  33. A. Bombelli, I pittori… 1957, pp. 15-16 (non comprovata è l’affermazione che i Bombelli firmassero i loro dipinti con la «sigla» che appare sotto forma di fermaglio d’oro sul copricapo indossato dal giovane nella tavoletta n. 3; per la fonte di tale affermazione e per il fermaglio d’oro, cfr. P. Venturelli, La Contessa Winifred…2014; P. Venturelli, in Rinascimento cremasco…, 2015). []
  34. Per la bottega dei Cagalupo Bombelli, attiva nella produzione di quadri, tavolette di legno dipinte per soffitto, statue lignee, intagli, lavori di oreficeria, portata alla ribalta da Winifred Terni de Gregory, vedi W. Terni de Gregory, Crema monumentale …1955, pp. 16-17; Ead, Crema monumentale…1960, pp. 21-23); A. Bombelli, I pittori …1957, pp. 15-1; L. Ceserani Ermentini, Le tavolette da soffitto…1986, pp. 121- 122; M. Marubbi, Vincenzo Civerchio…1986, pp. 14-15, 193-194; P. Venturelli, in Rinascimento cremasco …2015; questa bottega riceve nell’ agosto del 1509 pagamenti per avere dipinto le bandierine di carta per l’entrata in Crema del governatore del re di Francia (cfr. W. Terni de Gregory, Crema monumentale ..1955, p. 22; L. Ceserani Ermentini, Le tavolette da soffitto… 1986, p. 122; M. Marubbi, Vincenzo Civerchio… 1986, nota 82, p. 75, pp. 193-194); i magistri Agostino Cagalupo Bombelli e Agostino de Fondulis figurano con altri (incluso il pittore Antonio Boldi, attivo alla fine del XV secolo nel Duomo di Crema e nel palazzo comunale cittadino) come testimoni in una vendita di Ottaviano Vimercati del 25 gennaio 1500: non è improponibile pensare quindi che ai Bombelli possano ricondursi alcune delle tavolette da soffitto del palazzo di Ottaviano Vimercati (G. Cavallini, Nuovi elementi per il primo Cinquecento a Crema: le botteghe pittoriche e Bernardo Buso, in “Insula fulcheria”, XXXIV, 2004, p. 197-198). []
  35. M. Caffi, Vincenzo Civerchio. Notizie e documenti, in “Archivio Storico Italiano”, s. 4, XI, 1881, pp. 329-352: W. Terni de Gregory, Scritti minori, a cura di M. Verga Bandirali, Crema 1964, pp. 45-56 (con schede di M. Verga Bandirali); l’unica monografia rimane ancora quella di M. Marubbi, Vincenzo Civerchio…1986 (con bibliografia precedente). []
  36. L’ipotesi spetta a L. Ceserani Ermentini, Tavolette rinascimentali… 1999, p. 179 (l’esemplare è ritenuto della fine del XV secolo e forse assegnabile alla «bottega» di Vincenzo Civerchio). []
  37. P. Terni, Historia…1964, p. 268. []
  38. M. Caffi, Vincenzo Civerchio…1881, pp. 348-349. []
  39. W. Terni de Gregory, Pittura artigiana…1958, didascalia alla Tav. III, e p. 64. []
  40. P. Venturelli, «novarum vestium inventrix». Beatrice d’Este e l’apparire: tra invenzioni e propaganda, in Beatrice d’Este 1475-1497, a cura di L. Giordano, Quaderni di Artes/2, 2008, pp. 147-159. []
  41. M.T. Fiorio, Conti, Bernardino, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. 28, Roma 1983, pp. 373-376 (con bibliografia precedente); Ead, Per il ritratto lombardo: Bernardino de Conti, in “Arte Lombarda”, 68-69, 1984, pp. 35-50; Ead, Qualche aggiunta a Bernardino de Conti, in “Raccolta Vinciana”, XXV, 1993, pp. 93-.111; Ead, Bernardino de Conti, in I leonardeschi. L’eredità di Leonardo in Lombardia, Milano 1998, pp. 211-230; Ead, In margine al de Predis, in Studi di Storia dell’arte in onore  di Maria Luisa Gatti Perer, a cura di M. Rossi, A. Rovetta, Milano 1999, pp. 149-156; sempre a Maria Teresa Fiorio spettano le note di aggiornamento al paragrafo ‘Bernardino de Conti’, in W. Suida, Leonardo e i leonardeschi, edizione a cura di M. T Fiorio, Vicenza 2001, note nn. 42-44, pp. 287-288; recentemente sono tornati su Bernardino de Conti: E. Villata, Da Bernardino de Conti a Leonardo. Piccole note sulla moda leonardesca nella Milano francese, M. C. Passoni, La ritrattistica di Bernardino de Conti. Alcune precisazioni sulla committenza, in Le Duché de Milan et les commanditaires français (1499-1521), a cura di F. Elsig, M. Natale, Roma 2013, rispettivamente alle pp. 127-135; pp. 145-165. Segnalo che presso l’Archivio di Stato di Milano, nel Fondo Sironi, formato dalle schede riguardanti l’arte e gli artisti lombardi, redatte in decenni di studio presso l’Archivio milanese dal compianto Grazioso Sironi (cfr. Arte e Storia di Lombardia. Scritti in memoria di Grazioso Sironi, a cura di P. Venturelli, Biblioteca della “Nuova Rivista Storica”, n. 40, 2006), sono presenti numerosi documenti sul pittore e la sua famiglia. []
  42. Cfr. S. Gatti, Un’opera ritrovata di Bernardino dei Conti, in “Arte Lombarda”, 51, 1979, pp. 77-79; Ead, Un polittico torinese di Bernardino de Conti: documenti, in “Arte lombarda”, 60, 1981, pp.111-113; M. T. Fiorio, Per il ritratto… 1984,  p. 51, nota 40; J. Shell, Pittori in bottega. Milano nel Rinascimento, Torino 1995 (Conti, Bernardino de’ : sub indice).  []
  43. Su questo personaggio, cfr. S Meschini, Il luogotenente generale “di qua dei monti” perno ufficiale  del governo francese in Italia: ufficio e uomini, in Ead, Luigi XII duca di Milano. Gli uomini e le istituzioni del primo dominio francese (1499-1512), Milano 2004, pp. 67-108); una delle tre versioni con Charles d’Amboise, firmata, del 1500, è al municipio di Saint- Amand – Montrond, l’altra, datata 1504, al Museo di Varallo Sesia (cfr. M. T. Fiorio, Conti, Bernardino… 1983). []
  44. M.T. Fiorio, Bernardino de Conti… 1998, pp. 216-219; J. Shell, Pittori in bottega...1995, p. 119; per le committenze d’arte in direzione francese, cfr. M. T. Binaghi, 1499-1512: i francesi e i pittori milanesi (con qualche scultore, in Milano e Luigi XII. Ricerche sul primo dominio francese in Lombardia (1499-1512), a cura di L. Arcangeli, Milano 2002, pp. 75-83 (per Bernardino e i Trivulzio: p. 77); il vuoto di notizie per Bernardino dal 1508 al 1522, ha fatto ipotizzare un suo allontanamento dalla Lombardia per soggiornare in Francia (M. T. Fiorio, Conti, Bernardino…1983, p. 374). []
  45. Nella sua monografia su Boltraffio la studiosa ha negato l’esistenza di questo pittore (M. T. Fiorio, Giovanni Antonio Boltraffio, un pittore milanese nel lume di Leonardo, Milano- Roma 2000, pp. 71-74; per l’opera al Castello Sforzesco, cfr. a  pp. 117-119); vedi anche M. T. Fiorio, Giovanni Antonio Boltraffio, in I leonardeschi… 1998, pp. 152-153. []
  46. Per documenti su questo artista e la sua famiglia, si veda P. Venturelli, Documenti inediti per Giovanni Ambrogio De Predis. Tra miniatura, oreficeria e questioni di metodo, in “Arte Cristiana”, 830, 3005, pp. 396-402 (la famiglia era presente anche a Sedriano; cfr. M. Comincini, Giovanni Ambrogio de Predis, il collaboratore di Leonardo da Vinci, in Sedriano. Una parrocchia una comunità, a cura di M. Comincini, M. Cavalieri, Rho 2000, pp. 37- 41; ora in M. Comincini, Studi per la storia dell’arte nel milanese, Abbiategrasso 2006, pp. 97-102); per considerazioni sulle troppo numerose attribuzioni di opere a Giovanni Ambrogio de Predis, cfr. P. Venturelli, «Con bel smalto et oro». Oreficerie del Ducato di Milano tra Visconti e Sforza, in Oro dai Visconti agli Sforza. Smalti e oreficeria nel Ducato di Milano, a cura di P. Venturelli, catalogo della mostra (Milano 2011-2012), Cinisello Balsamo 2001, pp. 44- 45, e note nn. 90-95, pp. 58-59 []
  47. W. Terni de Gregory, Crema monumentale… 1955, p. 13. []
  48. Benché tutte le informazioni date da Winifred Terni de Gregory nei suoi studi siano risultate frutto di accurate indagini archivistiche e non di fantasia (cfr. P. Venturelli, La contessa Winifred…2014), non sono riuscita a rintracciare la fonte documentaria di tale notizia. L’unica indicazione della presenza a Crema di una famiglia Prada (o Predarij, o Predari) che ho reperito è nei manoscritti di Giuseppe Racchetti conservati presso la Biblioteca Civica di Crema; vi è citato un Grazio Prada (de), Prata, «sovrastante alla Fabbrica del Duomo con Gio. Giacomo Gabbiano nel 1311», membro di una famiglia ghibellina, con Zanino però tra i consiglieri che elessero i Benzoni Signori di Crema (1403); una famiglia Predarij è attestata alla metà del XIV secolo, «forse la medesima de Predari» (Giuseppe Racchetti, Genealogia delle nobili e distinte famiglie cremasche […] Crema 1 marzo 1888, Ms. 292, I, c. 211v). Parte della famiglia De Predis commercia in drappi (P. Venturelli, Documenti inediti… 2005); da una sentenza arbitrale del 4 dicembre 1520 si apprende che Ottaviano Vimercati aveva costituito in data non precisata una società commerciale di «panni» con i cremaschi Grifoni, incaricati della gestione (C. De Angelis, La pala Vimercati di Giovanni Cariani e il suo committente. Documenti inediti, in “Insula Fulcheria”, XXIII, 1993, pp. 140-149). []
  49. Come nota M. Verga Bandirali, Scheda per Agostino Fondulo scultore, in “Arte Lombarda”, III, 1958, pp. 29-44 (a p.  p. 42 nota 12); M. Verga Bandirali, Fonduli (De Fondulis, De Fondutis, Fondulo), Agostino 1997, online. Ambrogio De Predis compare infatti nel ruolo di fideiussore nel documento di commissione dell’ 11 marzo 1483 per i lavori in terracotta che Agostino doveva realizzare per la chiesa milanese di santa Maria presso san Satiro (G. Biscaro, Le imbreviature del notaio Boniforte Gira e la chiesa di santa Maria presso san Satiro, in “Archivio Storico Lombardo”, XXXVI, 1910, pp. 135-136), mentre Agostino è testimone al contratto di allogazione del 25 aprile 1483 della Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci per l’ancona della Concezione in San Francesco grande di Milano (G. Biscaro, La commissione della Vergine delle rocce a Leonardo da Vinci secondo documenti originali, in “Archivio Storico Lombardo”, XXXVII, 1910, pp. 153-155; come osserva Maria Verga Bandirali, dalla convenzione del 25 aprile 1483, si apprende che sia Agostino sia i Preda abitano a Milano nella stessa parrocchia, a san Maurilio nella zona di porta Ticinese; cfr. M. Verga Bandirali, Scheda… 1958, p. 42 nota 12), a sua volta il de Predis garantirà per Agostino nel 1484 nel contratto per il palazzo Landi di Piacenza (S. Fermi, Gli scultori di Palazzo Landi, in “Bollettino Storico Piacentino”, V, 1910, pp. 217-222; G. Fiori, Le sconosciute opere piacentine di Guiniforte Solari e di Gian Pietro da Rho: i portali di S. Francesco e di Palazzo Landi, in “Archivio Storico Lombardo”, n.s. IX, 1966-1967, pp. 3-16). []
  50. Per i disegni di Windsor e la Leda stante, cfr. P. C. Marani, Leonardo. Catalogo completo, Firenze 1989, pp.142-145; C. Pedretti,  Drawings Ruined in Restoration, in “Achademia Leonardi Vinci”, X, 1997, pp. 258-259; P. C. Marani, Leonardo. Una carriera di pittore, Milano 1999, pp. 262-275; E. Testaferrata, La Leda di Leonardo: compendio di un’invenzione, e G. Dalli Regoli, in Leonardo e il mito di Leda. Modelli, memorie e metamorfosi di un’invenzione, a cura di G. Dalli Regoli, R. Nanni, A. Natali, catalogo della mostra (Vinci 2001), Cinisello Balsamo 2001, rispettivamente: pp. 69-70, e scheda n. III.4, pp. 138-139 (con bibliografia). []
  51. L’elenco è sul f. 888r (già 324r) del Codice Atlantico (Milano, Biblioteca Ambrosiana), cfr. Il Codice Atlantico della Biblioteca Ambrosiana di Milano, trascrizione diplomatica e critica di A. Marinoni, Firenze 1975-1980, 12 voll.,  X, pp. 125-127. Circa ipotesi di un diretto coinvolgimento del Vinci nell’ambito della moda, cfr. P. Venturelli, ‘Una bella inventione’. Leonardo da Vinci, Milano e la moda, in “Achademia Leonardi Vinci Journal”, X, 1997, pp. 78-94 (ora in P. Venturelli, Leonardo da Vinci e le arti preziose.  Milano  tra XV e XVI secolo, Venezia 2002, pp.123-143); sul tema degli intrecci vinciani, cfr. M. T. Fiorio, 10. Botanica, intrecci e decorazioni. Disegni di Leonardo dal Codice Atlantico, catalogo della mostra (Milano 2011-2012), Novara 2011. []