Jacek Kriegseisen

jacek.kriegseisen@wp.pl

Avorio e corallo. La statua di San Sebastiano del convento dei gesuiti a Święta Lipka (Polonia)

DOI: 10.7431/RIV08072013

Ai confini settentrionali della Polonia, nell’antico territorio appartenente all’Ordine dei Cavalieri teutonici (łac. Ordo fratrum domus hospitalis Sanctae Mariae Theutonicorum in Jerusalem, Ordine dei Fratelli Serventi dell’Ospedale di Santa Maria dei Tedeschi di Gerusalemme) – che nel 1525 fu secolarizzato e trasformato nel Ducato di Prussia retto dall’ultimo Gran Maestro dell’ordine Albrecht von Hohenzollern – è situata una delle chiese di pellegrinaggio più importanti della Polonia del Nord – Święta Lipka1. Gli inizi del culto mariano qui risalgono alla prima metà del XV secolo, e nella seconda metà di quello stesso secolo la località era già nota come meta di pellegrinaggio ad imaginem Sancte Marie in Lipky2.

Non conosciamo il substrato su cui è sorto il culto mariano a Święta Lipka, tuttavia antiche leggende spiegano i suoi inizi e le origini del nome della località. Secondo queste leggende, a un condannato a morte in attesa nella prigione del vicino castello che venisse eseguita la pena capitale apparve la Madre di Dio ingiungendogli di scolpire nel legno la sua immagine. L’indomani, quando si vide la figura eseguita con grande perizia, il fatto fu riconosciuto come segno di un miracolo e di una remissione dei peccati del condannato. Una volta liberato, il recluso collocò la scultura su un tiglio lungo la strada e ben presto cominciò a diffondersi la voce di miracoli avvenuti per opera sua: un nobile non vedente riacquistò la vista, e gli animali di un pastore che passava nei pressi si inginocchiarono davanti alla sacra figura rendendo omaggio alla Madonna. Dopo un certo tempo con una solenne processione la scultura fu condotta nella chiesa più vicina, ma già l’indomani la figura era ritornata miracolosamente al suo posto di prima. Dopo che il fatto si ripeté, si decise di costruirle intorno una cappella (si sa che fu eretta senz’altro nell’ultimo quarto del XV secolo).

Nel 1525, dopo che il duca Albrecht von Hohenzollern fu passato al luteranesimo e lo stato monastico teutonico secolarizzato, il culto romano-cattolico venne vietato, la figura distrutta, il tiglio abbattuto, la cappella demolita e al suo posto venne eretta una forca, con la funzione di ricordare che era passibile di morte chiunque avesse partecipato a un qualsiasi culto proibito.3

Per decenni i pellegrinaggi vi si tennero in segreto, ma la situazione cambiò all’inizio del XVII secolo quando venne restituita ai cattolici la libertà di culto. A Święta Lipka fu ricostruita una chiesa, poi affidata ai gesuiti, i quali, al posto della figura distrutta, commissionarono un quadro che fosse una copia dell’immagine della Vergine conservata nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma (Salus Populi Romani). Da quel momento il culto mariano si estese e si consolidò, e il numero dei pellegrini che vi arrivavano si ampliò decisamente. Ne fu un segnale fra l’altro il fatto che una nuova chiesa intitolata alla Visitazione della SS. Vergine Maria4 (Fig. 1) vi venisse costruita alla fine del XVII secolo e arredata all’inizio del XVIII secolo. I lavori alla sua decorazione durarono intensamente fino alla metà del XVIII secolo. Questo secolo fu il periodo più luminoso della storia del santuario, che raggiunse allora un’importanza sovraregionale. In quell’epoca si andava in pellegrinaggio a Święta Lipka perfino dai territori più remoti della vasta Repubblica Polacca. Tuttavia lo scopo più importante dei Gesuiti insediatisi là era la cura pastorale dei cattolici che vivevano sparsi fra i protestanti all’interno dei confini di questa parte del Regno di Prussia (a partire dal 1701)5.

Fu sicuramente in quest’epoca che giunse nel santuario, forse come ex voto, la scultura raffigurante san Sebastiano nella sua posa iconografica più popolare, nota da decine di realizzazioni pittoriche e scultoree in Europa e al di fuori di essa: il Santo, trafitto da alcune frecce, è in piedi atteggiato in un trasporto quasi estatico sullo sfondo di un albero, con la mano destra levata sopra la testa e legata a un ramo e la sinistra celata dietro la schiena. In letteratura la scultura non è stata finora descritta e nemmeno menzionata. E’ apparsa solo una volta in un’illustrazione utilizzata in una storia divulgativa di Święta Lipka come esempio degli ex voto offerti al santuario6.

Non si è riusciti a individuare il donatore della scultura, e nemmeno a definire il periodo approssimativo in cui venne eseguita, perché non si sono conservate le iscrizioni delle persone che hanno offerto gli ex voto. Tuttavia si può accogliere l’ipotesi che un oggetto così insolito e prezioso sia stato offerto da uno dei membri della nobiltà o del clero che visitavano numerosi Święta Lipka7. Doni preziosi venivano anche inviati da terre lontane. Ne possono essere un esempio le pianete offerte dalla regina Maria Kazimiera Sobieska e da Maria Leszczyńska, futura moglie del re di Francia Luigi XV.

Nelle collezioni d’arte polacche, pubbliche e private8, quest’antico oggetto rappresenta un unicum, e anche se è rimasto danneggiato a più riprese (è stato riparato e incollato in modo non professionale), si è conservato in buono stato, con solo piccole perdite (rami spezzati dell’albero di corallo) (Fig. 2). È una composizione sfarzosa (altezza 47,5 cm) posta su un basamento ottagonale che si restringe verso l’alto (altezza 13,5 cm) chiuso in basso e in alto entro listelli profilati d’argento. Il basamento è realizzato in un unico blocco di pietra dai colori che si mescolano e compenetrano: un rosso dominante con gialli, grigi e bianchi, certamente composto dal cosiddetto diaspro rosso (diaspro di Sicilia)9. Sul basamento è stato fissato l’albero, la cui parte superiore fu eseguita con un unico, ramificato “alberello” di corallo (altezza 24,5; larghezza 23 cm), e la parte bassa – il tronco –, con frammenti di corallo assemblati insieme. Presso l’albero è stata collocata la figura seminuda del Santo scolpita in avorio (altezza 20 cm), in piedi, in posizione chiastica, con la testa leggermente reclinata sulla spalla destra, la mano destra sollevata sopra la testa e la sinistra celata dietro la schiena. Nel suo corpo sono conficcate sei frecce in metallo dorato e intorno alla testa è stata fissata un’aureola eseguita con lo stesso materiale (Fig. 3). Al di sopra della testa del Santo, sui rami di corallo, sono stati fissati due angeli anch’essi scolpiti in avorio: uno con una corona di fiori e l’altro con una foglia di palma (Fig. 4). Su alcuni rami dell’albero di corallo e ai piedi del santo si conservano foglie verdi e fiori gialli con un grano di corallo al centro eseguiti con un sottile metallo smaltato (ridipinto) (Fig. 5). Al centro della piccola parte anteriore dello zoccolo è stato montato un cartiglio eseguito in madreperla e ornato con alcune foglie di acanto in corallo rosso. Al suo centro è un’iscrizione che identifica il santo martire: S[anctus]. | SEBA= | STIA= | NUS. | M[artyr]. || (Fig. 6). Sulla scultura di San Sebastiano si sono conservate tracce di policromia: nel punto in cui hanno colpito le frecce sono visibili “gocce” di rosso che imitano il sangue (Fig. 7).

Per l’insieme della composizione, ma anche per i suoi dettagli e i materiali utilizzati (l’avorio per la scultura e il corallo per l’alberello), l’analogia formale più vicina all’oggetto di Święta Lipka è rappresentata dalla scultura, priva di basamento, messa in vendita il 5 dicembre 2007 dalla casa d’aste Sotheby’s di Londra con datazione, sicuramente troppo anticipata, intorno all’anno 1700 (altezza 32 cm)10 (Fig. 8). Un altro esempio, altrettanto vicino, è la scultura delle collezioni del Museo degli Argenti di Firenze, datata alla metà del XVIII secolo (altezza 35 cm)11 (Fig. 9). Ulteriori analogie formali sono costituite da opere d’arte in cui si è utilizzato soltanto alabastro (datate a metà del XVIII secolo)12 (Fig. 10) o solo corallo (non tenendo conto delle parti eseguite in metallo; con datazione generale al XVIII secolo)13 (Fig. 11), ma in cui si sono conservati nella composizione, e soprattutto nella posa del Santo, caratteristici elementi manieristici14. In base al confronto con questi altri esempi, si può datare l’opera di Święta Lipka entro il 1750.

Non conosciamo le intenzioni di suffragio per le quali la statuetta fu offerta al santuario di Święta Lipka, poiché San Sebastiano là non era oggetto di culto, e, fra le opere d’arte raccolte nella chiesa e nel monastero, di tema principalmente mariano, questa scultura costituisce un’eccezione. La cosa più verosimile è che motivo della sua donazione sia stato il collegamento fra l’”alberello” di corallo e la figura del Santo collocata presso di esso con la già ricordata leggenda di Święta Lipka sulla figura di Maria Vergine venerata fra i rami del tiglio. In modo analogo aveva proceduto l’orafo di Norimberga Hans Kellner il quale, in un’opera realizzata intorno al 1590 e conservata nelle raccolte del Bayerisches Nationalmuseum di Monaco di Baviera, aveva utilizzato un frammento di corallo come albero della conoscenza del bene e del male da cui Adamo ed Eva avevano colto il frutto proibito15 (Fig. 12). Tuttavia non si può non prendere in considerazione anche la lunga e ricca tradizione di attribuire al corallo proprietà specifiche: alchemiche (lapis philosophorum), mediche, apotropaiche o simbolico-religiose. Infine bisogna ricordare gli ‘studioli’ italiani e le Kunst-, Wunder- e Raritätenkammer nordeuropee, in cui gli alberelli di corallo, come naturalia (Fig. 13) – accanto agli artificialia, mirabilia, exotica e anche instrumentalia e scientificalia – occupavano un posto preminente. Sono noti molti oggetti di oreficeria dell’Europa del Nord in cui, unendo insieme valori ideali di artificialia e naturalia, si utilizzava il corallo nelle sue forme naturali. Accanto alla già ricordata opera di Hans Kellner, le più rappresentative sono le figure in argento di Dafne eseguite a Norimberga da Wenzel e Abraham Jamnitzer: una del 1570 circa conservata nelle collezioni del Musée national de la Renaissance di Château d’Ecouen, e l’altra del 1580 circa nelle collezioni del Grünes Gewölbe di Dresda (Fig. 14). Nel caso delle due figure di Dafne abbiamo a che fare con un’opera d’arte autonoma in cui il corallo è stato però utilizzato come elemento semantico sostanziale del suo contenuto. Ma sono note anche opere antiche in cui l’alberello di corallo è stato utilizzato senza attribuirgli, almeno a un primo sguardo, significati supplementari. Oggetti siffatti sono gli alberi di corallo inseriti nelle basi decorative o nei vasi (Fig. 15), talvolta completati da foglie e fiori smaltati. Attraverso un semplice collegamento formale dovevano senz’altro far venire in mente mazzi di fiori. Fra gli esempi noti di questo genere, a proposito dell’opera polacca, di particolare interesse sembra l’oggetto messo in vendita dagli antiquari Altomani & Sons di Milano16 (Fig. 16). Sicuramente questo oggetto non è omogeneo, poiché l’alberello di corallo è stato, a quanto pare, reimpiantato su una base più antica, della seconda metà del XVII secolo, decorata con la tecnica del retroincastro caratteristica delle botteghe siciliane. Tuttavia, a proposito dell’oggetto polacco la cosa importante è che i rami di corallo sono stati decorati con foglioline di metallo simili a quelle fissate sugli alberelli di Święta Lipka e di Firenze17.

La scelta e l’utilizzo in una stessa, virtuosistica opera di materiali caratteristici (corallo, madreperla, avorio, diaspro rosso), un analogo modo “pittorico” di scolpire la figura di san Sebastiano particolarmente ben visibile negli oggetti di Święta Lipka e di Firenze (la disposizione delle mani e della testa, i dettagli scolpiti del tessuto intorno ai fianchi del santo, del viso e dei capelli)18, la collocazione sull’albero di corallo degli angeli con gli attributi19, le gocce di sangue dipinte (Święta Lipka, Firenze): tutti questi elementi indicano che l’oggetto ritrovato in Polonia fu eseguito nella stessa bottega da cui sono usciti l’opera messa all’asta da Sotheby’s20 e quella delle collezioni fiorentine21. Bottega che è senz’altro una di quelle operanti a Trapani. Potrebbe essere quella fondata da Giuseppe Tipa e poi gestita dai figli Andrea (1725–1766) e Alberto (1732–1783)22. I Tipa erano specializzati nell’esecuzione di opere di vario genere, fra cui piccole sculture di materiali preziosi e insoliti come avorio, alabastro, corallo o ambra. Un esempio perfetto ne è la scultura rappresentante san Giuseppe con il Bambinello Gesù proveniente da una collezione privata di Palermo, per la cui esecuzione si sono utilizzati avorio, madreperla e diaspro rosso23.

I piccoli capolavori della scultura e dell’artigianato artistico eseguiti in Sicilia e nell’Italia Meridionale nel XVII e nel XVIII secolo, ma anche successivamente, erano molto ricercati in Polonia. Dando espressione all’insolito e allo sfarzo barocco, tanto ammirati in Polonia, erano testimonianza della ricchezza e dell’importanza del loro proprietario.

Referenze fotografiche

Fig. 1 – collezione dell’autore

Fig. 2, 3, 4, 5, 7 – Rafał Rzeczkowski

Fig. 6 – Jacek Kriegseisen

Fig. 8 – da https://www.sothebys.com/en/auctions/ecatalogue/2007/european-sculpture-and-works-of-art-l07233/lot.55.html

Fig. 9 – da M. Mosco, scheda n. V.10.4, in Materiali preziosi dalla terra e dal Mare nell’arte trapanese e della Sicilia occidentale tra il XVIII e il XIX secolo, catalogo della mostra (Museo Regionale “A. Pepoli”, Trapani) a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2003, pp. 258–259.

Fig. 10 – da P. Palazzotto, scheda n. V.10.3, in Materiali preziosi…, 2003, p. 258.

Fig. 11 – da https://elogedelart.canalblog.com/archives/2009/07/13/14380476.html

Fig. 12 – da L. Seeling, scheda senza numero, in Bayerisches Nationalmuseum. Handbook of the art. and cultural history collections, a cura di R. Eikelmann, Munich 2002, p. 161.

Fig. 13 – da https://www.fondationcustodia.fr/ununiversintime/55_linard_2799_fr.cfm

Fig. 14 (a sinistra) – da https://www.cotidianul.ro/wenzel-jamnitzer-geniul-renasterii-germane-202773/

Fig. 14 (a destra) – da https://www.flickr.com/photos/24364447@N05/7805444448/lightbox/

Fig. 15 (in alto e in basso) – da https://www.ilsegnodeltempo.com

Fig. 16 – da https://www.altomani.com/viewdoc.asp?co_id=634

  1. Alla nascita, alla storia, all’architettura e agli arredi del santuario di Święta Lipka sono state dedicate molte pubblicazioni scientifiche e divulgative. Le più importanti sono: M.F. CIARITIUS, B.V.M. Lindensis. Vetustissimum et religiossimum in Prusia Sacellum Beatissimae Virginis Mariae sacrum, prodigiis divinis clarissimum, Brunsbergae 1626; T. CLAGIUS, Linda Mariana, sive de B. Virgine Lindensi, Coloniae 1659; A. KOLBERG, Geschichte der Heiligenlinde, in Zeitschrift für die Geschichte und Altertumskunde Ermlands, III, 1864–1866, 7–9, pp. 28–138, 435–520; A. ULBRICH, Die Wallfahrtskirche in Heiligelinde. Ein Beitrag zur Kunstgeschichte des XVII. und XVIII. Jahrhunderts in Ostpreussen, Strassburg 1901; J. POKLEWSKI, Święta Lipka. Polska fundacja barokowa na terenie Prus Książęcych, Warszawa 1974; J. OBŁĄK, Święta Lipka, Olsztyn 1975, (II ed. 1982); J. PASZENDA, Dzieje Świętej Lipki, in Biuletyn Historii Sztuki, XXXIX, 1977, 3, pp. 278–286; Idem, Architektura Świętej Lipki, in Kwartalnik Architektury i Urbanistyki, XXIII, 1978, 1–2, pp. 57–69; J. POKLEWSKI, Święta Lipka, Warszawa 1986; J. PASZENDA, Architektura zespołu kościelnego w Świętej Lipce na tle polskiego baroku, in Komunikaty Warmińsko-Mazurskie, 1993, 4, pp. 511–518; Idem, Święta Lipka, Olsztyn 1996, (II ed. 2008); A. SZORC, Stefan Sadorski (1581–1640). Fundator Świętej Lipki, Olsztyn 1996; J. PASZENDA, Święta Lipka. Monografia, Kraków 2008, con ulteriore bibliografia. []
  2. J. Paszenda, Święta Lipka. Monografia, Kraków 2008, s. 19. []
  3. J. PASZENDA, Święta Lipka…, pp. 18–30. []
  4. J. PASZENDA, Święta Lipka…, pp. 31–50. []
  5. J. PASZENDA, Święta Lipka…, pp. 132–157, 172–173. Dopo la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti decretata nel 1773 da Papa Clemente XIV, i Gesuiti lasciarono Święta Lipka nel 1780, ma vi tornarono nel 1932; v. J. PASZENDA, Święta Lipka…, pp. 158–159, 172–173. []
  6. J. OBŁĄK, Święta Lipka, Olsztyn 1975, (II ed. 1982), p. e fig. senza numero. []
  7. . CLAGIUS, Linda Mariana, 1659, pp. 375–380, 572–583; A. KOLBERG, Geschichte…, 1864–1866, pp. 97–99; J. PASZENDA, Święta Lipka…, 2008, pp. 48–50, 62–64. []
  8. Sul tema degli oggetti antichi nelle collezioni polacche eseguiti con l’utilizzo di corallo, cfr. J. KRIEGSEISEN, Il servizio da altare ornato di corallo del tesoro del santuario mariano di Częstochowa (Polonia), in “OADI. Rivista dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia”, 7, 2013 (https://www.unipa.it/oadi/rivista/). []
  9. Cfr. C. NAPOLEONE, L’impiego dei diaspri e delle agate di Sicilia dal XVI al XVII secolo, in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, a cura di M.C. DI NATALE, Milano 2001, pp. 192–203. []
  10. Definito come manufatto di maestri trapanesi, cfr. https://www.sothebys.com/en/auctions/ecatalogue/2007/european-sculpture-and-works-of-art-l07233/lot.55.html. []
  11. M. MOSCO, scheda n. V.10.4, in Materiali preziosi dalla terra e dal mare nell’arte trapanese e della Sicilia occidentale tra il XVIII e il XIX secolo, catalogo della mostra (Museo Regionale “A. Pepoli”, Trapani) a cura di M.C. DI NATALE, Palermo 2003, pp. 258–259. Va aggiunta a queste ultime anche un’opera analoga di una collezione privata di Palermo, in merito alla quale si rimanda a A. VIRGA, San Sebastiano. Iconografia e arte in Sicilia, Palermo 1993. []
  12. P. PALAZZOTTO, scheda n. V.10.3, in Materiali preziosi…, 2003, p. 258. []
  13. Casa d’aste Sotheby’s, cfr. https://elogedelart.canalblog.com/archives/2009/07/13/14380476.html. []
  14. Nello studiolo realizzato negli anni 1570–1572 nel Palazzo Vecchio (Palazzo della Signoria) di Firenze per il granduca di Toscana Francesco I de’ Medici si trova un quadro di Giorgio Vasari raffigurante Perseo e Andromeda. La posa di Andromeda incatenata alla roccia è sorprendentemente simile alla figura di San Sebastiano nelle opere descritte. []
  15. L. SEELING, scheda senza numero, in Bayerisches Nationalmuseum. Handbook of the art. and cultural history collections, a cura di R. Eikelmann, Munich 2002, p. 161, fig. []
  16. Cfr. https://www.altomani.com/viewdoc.asp?co_id=634 []
  17. M. MOSCO, scheda n. V.10.4, in Materiali preziosi…, 2003, pp. 258–259, fig. []
  18. In molte chiese della Sicilia le sculture di San Sebastiano sono oggetto di culto (per esempio nella chiesa Madre di San Martino di Corleone, nella chiesa Madre di San Ciro di Marineo, nel Museo Diocesano di Palermo), cfr. schede nn. I.5, I.11, in Lungo le vie del legno, del marmo e dello stucco. Scultori e modellatori in Sicilia dal XV al XIX secolo, (Mirabilie Artificio, 2), a cura di M. GUTTILLA, Palermo 2010, pp. 74–75, 92–95; S. LA BARBERA, La scultura lignea nel Museo Diocesano di Palermo in Arti decorative nel Museo Diocesano di Palermo. Dalla citt al museo e dal museo alla citt, a cura di M.C. DI NATALE, Palermo 1999, pp. 87–88. []
  19. Analoghi angeli in avorio compaiono sull’albero di corallo nel gruppo della Fuga in Egitto della metà del XVIII secolo. Nel suo basamento è stato a sua volta utilizzato senz’altro diaspro rosso, cfr. scheda n. 46, in Rosso corallo. Arti preziose della Sicilia barocca, catalogo della mostra a cura di C. ARNALDI DI BALME – S. CASTRONOVO, Milano 2008, p. 186. []
  20. Cfr. https://www.sothebys.com/en/auctions/ecatalogue/2007/european-sculpture-and-works-of-art-l07233/lot.55.html. []
  21. M. MOSCO, scheda n. V.10.4, in Materiali preziosi…, 2003, pp. 258–259. []
  22. M.C. DI NATALE, I maestri corallari trapanesi dal XVI al. XIX secolo, in Materiali preziosi…, 2003, pp. 23–56, in particolare pp. 39–45. []
  23. V. CHIARAMONTE, scheda n. III.30, in Materiali preziosi…, 2003, p. 171. []