Maria Concetta Di Natale

mariaconcetta.dinatale@unipa.it

Apparati effimeri e Arti Decorative: carri di trionfo in corallo

DOI: 10.7431/RIV07062013

La realizzazione di diversi apparati effimeri con carri trionfali, in occasione dei Festini di Santa Rosalia tra fine XVII e inizio XVIII secolo a Palermo, disegnati dai famosi Architetti del Senato Paolo e Giacomo Amato1, produsse una parallela produzione di carri di trionfo anche in corallo, raffinati sopramobili per facoltosi committenti.

Si incontra la figura del fiume Oreto insieme a Santa Rosalia in diversi apparati effimeri dovuti alla cultura dei due architetti del Senato, come quello festivo dell’altare maggiore della Cattedrale di Palermo del 1697, disegnato da Paolo Amato, raffigurante l’apoteosi dei Geni fluviali di Palermo sotto il carro di trionfo della Santa che sovrasta la città (Fig. 1)2. La tematica iconografica di Santa Rosalia e del Genio del fiume Oreto, che trionfalmente unisce figure pagane e cristiane care al popolo palermitano, secondo non rare tradizioni e tollerati usi, ricorre anche nell’acquasantiera in filigrana d’argento con Santa Rosalia e il genio del fiume Oreto in corallo, firmata nel 1678 dall’argentiere della famiglia Palumbo, Francesco, figlio di Gennaro, di verosimili origini napoletane, attivo a Palermo3. Le figure dei protagonisti in corallo sono, verosimilmente, dovute a maestro corallaro trapanese, che poté anche essersi trasferito a Palermo dopo la diaspora causata dalla sommossa trapanese del 16724. Agli stessi autori dovrebbe riferirsi l’acquasantiera con San Rocco del Museo della Collezione Bosio di Campoligure5.

Tra i Trionfi di corallo che si legano alla cultura di questi architetti sono anche quelli privi di carro, come il Trionfo di Carlo II, della Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis (Fig. 2)6, forse proprio quello lasciato nel 1685 dallo scultore trapanese di corallo Vito Bova, composizione che si ispira a opere come il monumento a Filippo IV del 1661 del Piano del Palazzo Reale di Palermo, o la fontana del Garraffo della stessa città, dovuta al disegno di Paolo Amato, al prototipo di Giacomo Amato e alla realizzazione di Gioacchino Vitagliano7.

Un’aquila reale in corallo, pressoché identica a quella che sorregge il sovrano Carlo II, fa parte, insieme a due leoni rampanti che reggono due cornucopie fiorite e a uno stemma araldico in corallo, delle insegne gentilizie del Museo Liverino di Torre del Greco8, che trovano analogo riferimento negli stessi elementi della base del Capezzale con la Madonna di Trapani, del Museo Regionale Pepoli di Trapani9, caratterizzato da decori in argento e madreperla. Questa importante opera, tradizionalmente dono a Vittorio Amedeo di Savoia in occasione della sua incoronazione a Re di Sicilia nella Cattedrale di Palermo nella notte di Natale del 1713, verosimilmente da parte della città di Trapani, di cui peraltro è emblema proprio quella scultura mariana, è ancora ispirata al repertorio di Paolo e Giacomo Amato10. Un’altra versione, quasi identica di questo Capezzale con Madonna di Trapani è stata recentemente rintracciata in una collezione privata di Catania11 ed è da riferire allo stesso ambito culturale e allo stesso maestro corallaro attivo nel 171312.

Quest’opera presenta alla base della scultura della Vergine due leoni rampanti (e non due grifi come l’altra) ai lati di un’aquila reale, pressoché identici a quelli della Collezione Liverino e con maggiore fedeltà rispetto alla targa marmorea del Palazzo del Senato e dell’arco festivo dei Quattro Canti, ideati da Paolo Amato per l’ingresso trionfale del re sabaudo a Palermo13. Tutte queste opere dovettero essere realizzate dalla stessa bottega verosimilmente trapanese, ma poteva essere anche una di quelle botteghe di maestri trapanesi e palermitani attivi a Palermo, come alcune che sono state già individuate, visto che almeno uno di questi capezzali fu dono regale da parte del Senato di Palermo al Sovrano. Stesse analogie si riscontrano nelle tre scatole con l’Immacolata di collezione privata di Catania14, dove evidenti sono le affinità stilistiche, tecniche e tipologiche nella realizzazione delle aquile, dei carnosi fiori in corallo dai pistilli in madreperla, dei tralci acantiformi in corallo e persino di quelli in argento e filigrana d’argento con quelli dei due capezzali. Analogie compositive sono riscontrabili anche nei panneggi degli abiti delle figure. Si tratta, dunque, di una bottega che ripropone più volte gli stessi modelli, o che è proprio ricercata per tali peculiari caratteristiche. È stata coerentemente avanzata l’ipotesi di studio che anche il Trionfo con Carlo II, dove non solo le analogie sono rilevabili nell’aquila, ma anche nella tipologia dello stemma, nella composizione della statua del re e addirittura nel fiorellino di corallo dal pistillo di madreperla, fosse prodotto più antico di una stessa bottega15. Qualora poi questo trionfo fosse effettivamente da identificare con quella “statua” o “figura” di “Carlo II” indicato nel 1685 tra le opere lasciate dal trapanese Vito Bova, scultore in corallo16, forse chi l’ha acquistato o l’erede della bottega, ha continuato la tradizione del maestro e dove era stato commissionato un Trionfo regale poteva esserne richiesto un altro ad un entourage di artisti-artigiani, dunque, collaudato ed affidabile. Nello specifico dell’inventario di Vito Bova non è dato, tuttavia, di individuare quest’opera. Si parla, infatti, di due quadri d’architettura con l’Immacolata e la statua di re Carlo II e ancora di un quadro di architettura con San Giuseppe e la figura di re Carlo II. Se non temi iconografici, come l’Immacolata presente nelle scatole e la figura de re, nel trionfo, non si hanno altri elementi che possano dare certezza a questa interessante ipotesi di studio.

Nel 1714 in una macchina per fuochi d’artificio nella Piazza del Palazzo Reale di Palermo per i festeggiamenti delle Reali Maestà di Vittorio Amedeo Duca di Savoia, e di Anna d’Orléans da Francia ed Inghilterra, re e regina di Sicilia, non poteva mancare la pesca del corallo, come propone l’incisione di Francesco Cichè del volume La Felicità in trono di Pietro Vitale17.

Dei vistosi apparati effimeri dovuti ai due architetti del Senato palermitano, come il carro di trionfo disegnato da Paolo Amato per il festino del 1693, sono rimasti diversi disegni che mostrano notevoli affinità con i trionfi di corallo di Apollo-Sole (Fig. 3) e dell’Annunciazione (Fig. 4) della Fondazione Whitaker di Palermo, attribuiti verosimilmente a maestri trapanesi e palermitani18. Le opere sono strettamente affini agli altri due trionfi con Santa Rosalia (Fig. 5) e San Michele (Fig. 6), già della collezione della Duchessa di Canevaro di Firenze, oggi passati al Bargello (Donazione Bruzzichelli) e all’altro con San Michele di collezione privata di Catania (Fig. 7)19, straordinariamente vicino non solo a quello dallo stesso soggetto di Firenze, ma anche all’altro con Apollo-Sole di Palermo, tanto da poterli considerare opere di uno stesso maestro corallaro dall’ideazione di Giacomo Amato20. Del Trionfo di Apollo-Sole Vincenzo Abbate nota come: “Straordinario appare il richiamo al carro trionfale disegnato da Paolo Amato per il festino del 1693”21.

Il trionfo con l’Annunciazione non si articola sul carro trionfale, come pure lo splendido trionfo con l’Immacolata già della collezione Ortolani di Bordonaro, oggi della Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis (Fig. 8), pure opera della fine del XVII secolo della stessa estrazione culturale22. Questi due ultimi trionfi sono impostati su un apparato scenografico che presenta il soggetto su una simbolica balconata che ad un tempo ne offre la visione e dall’altra la isola.

Questi allegorici trionfi costituiscono una ulteriore testimonianza di come le maestranze trapanesi fossero partecipi della circolazione culturale dell’isola. Il ricordato Ippolito Ciotta vendeva nel 1680 al palermitano Antonio Grassellino, due carri trionfali, uno con San Francesco Saverio e l’altro con San Francesco di Paola sul vascello e lo scultore di corallo trapanese Vito De Bono nel 1687 realizzava una “macchina” con l’immagine di Santa Rosalia, di cui si è tentati di ipotizzare l’identificazione con quella oggi al Bargello23. Lo stesso corallaro Vito Bova nel ricordato inventario dei beni lasciati alla morte nel 1685 include una macchina di Santa Rosalia, il che evidenzia come tutte queste coerenti ipotesi di studio siano difficilmente verificabili.

Si può inserire nella tipologia dei trionfi, senza carro trionfale, anche il Calvario del Museo Diocesano di Camerino (MC), proveniente dalla Collegiata di San Ginesio24. L’opera, donata nel 1689 da Giovan Battista Ghiberti, Vescovo di cava dei Tirreni, originario di San Ginesio, dovuta a maestranze trapanesi della seconda metà del Seicento, poté anche essere acquistata a Napoli prima del 1689, data che si pone come termine ante quem per la sua realizzazione25.

Un Trionfo di corallo con San Giuseppe e il Bambino si conserva nella Chiesa dell’Ospedale dei Venerabili Sacerdoti di Siviglia (Fundaciòn Focus-Abengoa)26, raffrontabile all’altro di collezione privata di Palermo, senza carro di trionfo27.

Nell’inventario dell’eredità del fu Principe di Torella Don Marino Caracciolo del 1696, tra le diverse importanti opere in corallo, sono elencate: “Due scatole con due carri grandi di corallo sopra base di legno argentato e diversi fiori e tronchi similmente di coralli”, “un’altra con la statua di San Michele Arcangelo di coralli sopra una basa di legno inargentato con cornici indorate con diverse rose e frasche di coralli” e ancora “un’altra con la statua di San Giuseppe similmente di coralli consimile alla detta”28. Tra i soggetti privilegiati nei carri di trionfo in corallo è la figura di San Michele Arcangelo, simbolico vincitore nella lotta contro il demonio, il male e non a caso presente pure nel ricordato Trionfo di Palazzo Abatellis con l’Immacolata, emblematica figura deputata a schiacciare il diavolo.

Un inedito Trionfo di corallo, che ho individuato in una collezione privata di Palermo, raffigura, sopra l’usuale carro, trainato da due aquile, come quello di Zeus, l’incontro della Madonna e Gesù Risorto (Fig. 9). L’iconografia non è da confondere con quella più diffusa del Noli me tangere, relativa all’incontro di Gesù Risorto con Maria Maddalena (Giovanni, 20,17), poiché la figura di Maria reca sul capo una corona sempre in corallo. L’opera, che rimanda al carro trionfale di Santa Rosalia riprodotto nella parte superiore del citato apparato festivo dell’altare maggiore della cattedrale di Palermo del 1697 (cfr. Fig. 1), similmente trainato da grandi aquile condotte da un puttino, è strettamente raffrontabile a quelli ricordati di Apollo-Sole della Fondazione Whitaker di Palermo, di San Michele del Museo del Bargello di Firenze e di collezione privata di Catania. Queste opere sono pure caratterizzate dalla presenza del carro trionfale a “vascello” che si diffonde tra il XVII e il XVIII secolo proprio in quelli realizzati nei festini di Santa Rosalia dei due famosi architetti del Senato palermitano, Paolo e Giacomo Amato. Tale tipologia si distingue da quella proposta nella Caravella di collezione privata di Palermo, che si rifà a modelli più realistici e a quelle ideate da Filippo Juvara, di cui si conservano i disegni alla Biblioteca Nazionale di Torino, ma che può, comunque, inserirsi nella tipologia delle opere in corallo definite “trionfi”29.

Il trionfo di Gesù e Maria viene così ad aggiungersi come importante tassello alla ricca e varia produzione dei carri trionfali in corallo dovuti ai maestri trapanesi, possibilmente anche a botteghe di artisti ormai trapiantati e attivi a Palermo alla fine del XVII secolo a fianco dei due architetti del Senato. La raffinatezza dei personaggi protagonisti del trionfo rimanda la realizzazione dell’opera al maestro della bottega, sia esso Ippolito Ciotta o Vito Bova o Vito de Bono, o altro abile artista. Tipologia, stile e raffinatezza esecutiva riportano l’opera tra le più emergenti del gruppo, distinguendola per la rarità dell’iconografia e l’eccezionale presenza delle aquile, condotte da un leggiadro puttino come auriga, al posto dei più usuali cavalli, che rinviano chiaramente a precise volontà della committenza. Si noti anche la variegata fantasmagoria dei rami di corallo culminanti con le usuali girandole floreali dai pistilli in madreperla analoghi a quelli che ricorrono non solo nei trionfi ma anche in diversi presepi di corallo non ultimo quello del Museo Regionale Pepoli di Trapani30.

Più stretta appare la concordanza stilistica con il trionfo di San Michele di collezione privata di Catania. La tecnica con cui sono realizzate queste opere è ormai quella della cucitura in uso dalla fine del XVII secolo. È presente ancora qualche tocco di smalto, ma compare l’argento. I supporti e le basi delle opere sono lignee.

A Palermo, non a caso, in anni molto vicini alla realizzazione dell’inedito trionfo venivano fondate due confraternite intitolate a Maria e Gesù, quella al Banditore nel 1702 e l’altra alla Loggia nel 170331.

La prima fu fondata dal Sacerdote Agostino Geraci nella Chiesa di San Giovanni Crisostomo all’Albergheria, della maestranza degli indoratori e per iniziativa del banditore della città Vincenzo Perino ebbe la costruzione di un nuovo oratorio, nella salita omonima nel 1703, oggi non più esistente32.

Altra confraternita dedicata a Gesù e Maria sorse, più tardi, nel 1729 nella cripta della Chiesa di Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri33.

Sull’altare della cripta un dipinto in ardesia presentava l’iconografia dell’Incontro di Gesù e Maria, andato perduto34.

Si ha ancora notizia di una congregazione di Maria e Gesù della Chiesa della Madonna della Volta, dalla quale alcuni confrati si separarono per fondarne un’altra nella Chiesa di San Pietro Martire, per poi passare presso la parrocchia di Santa Margherita nel rione della Conceria e aprirvi una chiesa che fu benedetta nel 173535.

Si ricorda ancora a Palermo la confraternita di Maria e Gesù del Lume con sede nella Chiesa di San Francesco d’Assisi, fondata nel 1750, che nell’altare maggiore aveva un quadro che univa l’iconografia dell’Incontro di Maria e Gesù con l’altra della Madonna del Lume36.

Tra i dipinti che ripropongono l’iconografia dell’Incontro della Madonna con Gesù Risorto si ricordano quello della confraternita di Gesù e Maria dei Panettieri, presso la Chiesa di Sant’Isidoro Agricola, attribuito a Guglielmo Borremans e datato al 1730 circa e l’altro di carattere più devozionale della confraternita di Maria SS. d’Egitto, anche se dubitativamente interpretati come relativi all’iconografia del Noli me tangere37.

A Termini Imerese era presente una confraternita di Gesù e Maria dal 1671, con sede nell’oratorio di Sant’Agata38.

Un carro trionfale tipologicamente affine a quelli di corallo compare nel paliotto con il Trionfo della Fede della Chiesa del Gesù di Casa Professa (Fig. 10)39, opera magistralmente ricamata da maestro siciliano del XVII secolo. La tipologia del carro di trionfo utilizzata dai maestri corallari ritorna anche in opere più tarde lignee come diverse cullette per statuine del Bambino Gesù, quale ad esempio quella della Chiesa della confraternita di Santa Maria di tutte le Grazie ai Pirriaturi di Palermo40 o l’altra, pure lignea finemente intagliata, di Maria Bambina della Chiesa Madre41 di Bagheria, opere tutte che consentono di evidenziare la diffusione di analoghe tipologie di elementi compositivi e decorativi in manufatti dei più svariati settori artistici.

Referenze fotografiche

Per le figg. 1, 2 e 8 si ringrazia la Galleria Interdisciplinare Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis e Enzo Brai, autore delle fotografie.

Per le figg. 3 e 4 si ringrazia la Fondazione Whitaker e Enzo Brai, autore delle fotografie.

Per le figg. 5 e 6 si ringrazia il Museo del Bargello di Firenze.

Per le figg. 7, 9 e 10 si ringrazia Enzo Brai, autore delle fotografie.

  1. M.C. Ruggieri Tricoli, Paolo Amato, la corona e il serpente, Palermo 1983. []
  2. Cfr. M.C. Ruggieri Tricoli, Le fontane di Palermo nei secoli XVI, XVII e XVIII, Palermo 1984, Fig. II. In un altro disegno di Paolo Amato della Galleria Regionale della Sicilia viene di nuovo raffigurata Santa Rosalia che sparge fiori sul genio del fiume Oreto, cfr. M.G. Paolini, Aggiunte al Grano e altre precisazioni sulla pittura palermitana tra Sei e Settecento, in Scritti in onore di Ottavio Morisani, Catania 1982, p. 135, nota 17, Fig. 175. []
  3. M.C. Di Natale, scheda n. 116, in L’arte del corallo in Sicilia, catalogo della Mostra a cura di C. Maltese e M.C. Di Natale, Palermo 1986, pp. 288-290. L’opera reca la firma Franciscus Palumbo filius Gennari Palumbo fecit hoc opus 1678. []
  4. Ibidem. []
  5. M.C. Di Natale, scheda n. II, 101, in Ori e argenti di Sicilia dal Quattrocento al Settecento, catalogo della Mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, p. 224. []
  6. V. Abbate, scheda n. 79, in I Grandi capolavori del corallo. I coralli di Trapani del XVII e XVIII secolo, a cura di V.P. Li Vigni, M.C. Di Natale, V. Abbate, Milano 2013, p. 150. []
  7. V. Abbate, scheda n. I, 32, in Wunderkammer siciliana alle origini del Museo perduto, catalogo della Mostra a cura di V. Abbate, Napoli 2001, p. 124, che riporta la precedente bibliografia e vi nota “affinità coi trionfi degli imperatori romani che arricchiscono l’apparato della Cattedrale di Palermo per il festino del 1686, opera di Paolo Amato”. []
  8. Cfr. la scheda n. 55, in C. Del Mare, M. C. Di Natale, Mirabilia Coralii. Capolavori barocchi in corallo tra maestranze ebraiche e trapanesi, catalogo della Mostra a cura di C. Del Mare, Napoli 2009, p. 222. []
  9. V. Abbate, scheda n. 166, in L’arte del corallo…, 1986, p. 358. []
  10. Ibidem. []
  11. Cfr. M. C. Di Natale, Ad laborandum curallum, e scheda n. 102, in I Grandi capolavori del corallo…, 2013, pp. 39-55 e 178-179. []
  12. Ibidem. []
  13. V. Abbate, scheda n. 166, in L’arte del corallo…, 1986, p. 358. Cfr. M. C. Ruggirei Tricoli, Paolo Amato…, 1983, p. 125, figg. 128 e 134. []
  14. M. Vitella, scheda n. 36, in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della Mostra a cura di M. C. Di Natale, Milano 2001, pp. 494-495 e M. C. Di Natale, Ad laborandum curallum, e scheda n. 90, in I Grandi capolavori del corallo…, 2013, pp. 39-55 e 164. []
  15. M. C. Di Natale, Ad laborandum curallum, in I Grandi capolavori del corallo…, 2013, pp. 39-55 e 164. []
  16. M. Serraino, Trapani nella vita civile e religiosa, Trapani 1968, p. 113. Cfr. pure R. Vadalà, ad vocem Bova, in Corallari attivi a Trapani e nella Sicilia occidentale dal XV al XIX secolo, in Materiali preziosi dalla terra e dal mare nell’arte trapanese e della Sicilia occidentale tra il XVIII e il XIX secolo, catalogo della Mostra a cura di M. C. Di Natale, Palermo 2003, p. 372. []
  17. P. Vitale, La felicità in trono sull’arrivo, acclamatione, e coronatione delle Reali Maestà di Vittorio Amedeo Duca di Savoia, e di Anna d’Orléans da Francia ed Inghilterra, re e regina di Sicilia, Gerusalemme e Cipro, celebrata con gli applausi di tutto il Regno tra le pompe di Palermo reggia, e capitale descritta per ordine dell’illustrissimo Senato palermitano…, Palermo 1714. L’incisione è riportata da A. Daneu, L’arte trapanese del corallo, Milano 1964, p. 38. Cfr. pure C. Arnaldi di Balme, S. Castronovo, I coralli nelle collezioni sabaude. Una ricognizione delle fonti inventariali e delle raccolte museali piemontesi, in Rosso corallo. Arti preziose della Sicilia Barocca, catalogo della Mostra a cura di C. Arnaldi di Balme, S. Castronovo, Cinisello Balsamo 2008, pp. 35-53. []
  18. V. Abbate, schede nn. 156-157, in L’arte del corallo…, 1986, pp. 342-345. Cfr. pure M.C. Di Natale, scheda n. 1, 15, in Wunderkammer siciliana…, 2001, p. 104 e scheda n.75, in I Grandi capolavori del corallo…, 2013, p. 144. []
  19. M. C. Di Natale, Oro, argento e corallo tra committenza ecclesiastica e devozione laica, in Splendori di Sicilia…, 2001, pp. 22-69. []
  20. Ibidem. []
  21. V. Abbate, schede n.157, in L’arte del corallo…, 1986, p. 344. []
  22. M.C. Gulisano, scheda I, 33, in Wunderkammer siciliana…, 2001, p. 127. []
  23. Cfr.  M.C. Di Natale, I maestri corallari…, in Materiali preziosi…, 2003, pp. 23-56, che riporta la precedente bibliografia. []
  24. B. Montevecchi, Note su alcune opere trapanesi nelle Marche, in Storia, critica e tutela dell’arte nel Novecento,. Un’esperienza siciliana a confronto con il dibattito nazionale, Atti del Convegno Internazionale di studi in onore di Maria Accascina, a cura di M. C. Di Natale, Caltanissetta 2007, pp. 253-260. []
  25. Ibidem. []
  26. J.M. Cruz Valdovinos, Opere conservate e documenti…, in Storia, critica e tutela…, 2007, pp. 161-173. []
  27. M.C. Di Natale, scheda n. 159, in L’arte del corallo…, 1986, p. 348. []
  28. R.F. Margiotta, La ricerca d’archivio. Note documentarie sulla produzione siciliana di manufatti in corallo e Appendice documentaria, in Sicilia ritrovata. Arti decorative dai Musei Vaticani e dalla Santa Casa di Loreto, catalogo a cura di M. C. Di Natale, G. Cornini, U. Utro, della Mostra a cura di A. Paolucci, M. C. Di Natale, Palermo  2012, p. 173. Si veda anche G.C. Ascione, Il corallo a Napoli storia di un collezionismo tra viceregno e regno, in Splendori di Sicilia…, 2001, p. 105. []
  29. M.C. Di Natale, scheda n.78, in I Grandi capolavori del corallo…, 2013, p. 148. []
  30. V. Abbate, scheda n. 158, in L’arte del corallo…, 1986, p. 346. []
  31. F. Lo Piccolo, Le Confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo. Il tempo passato. La città, in Le Confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo. Storia e Arte, catalogo della Mostra a cura di M. C. Di Natale, Palermo 1993, p. 319, schede nn. VII, 161 e VII, 162. []
  32. Ibidem []
  33. F. Lo Piccolo, Le Confraternite…, in Le Confraternite…, 1993, p. 323, scheda n. VII, 194. []
  34. Ibidem. []
  35. F. Lo Piccolo, Le Confraternite…, in Le Confraternite…, 1993, p. 324, scheda n. VII, 198. []
  36. R. Di Natale, scheda n. I,13.4, in Le Confraternite…, 1993, pp. 126-127. []
  37. M. Vitella, scheda n. II,25, in Le Confraternite…, 1993, p.177. []
  38. F. Lo Piccolo, scheda n. VIII,6,4, in Le Confraternite …, 1993, p. 334. []
  39. M. C. Di Natale, Oro, argento e corallo…, in Splendori di Sicilia…, 2001, pp. 22-69. []
  40. N. Bertolino, scheda n. III, 27, in Le Confraternite…, 1993, pp. 209-10. []
  41. M. Vitella, scheda n. 36, in Splendori di Sicilia…, 2001, p. 540. []